Apatia ed astenia

Gentili dottori sono una donna di 35 anni. Negli ultimi mesi sto riscontrando dei sintomi psicofisici che stanno iniziando a preoccuparmi. Ho fatto tutte le analisi del caso per capire se i sintomi di cui soffro sono di carattere organico o psicologico e l'esito delle analisi danno valori assolutamente regolari. Tutto è iniziato con il percepire una forte astenia pur non facendo nulla di che.Piano piano, a questa astenia, si è accostata anche una apatia che mi porta ad avere uno scarso stimolo verso l'esterno. Esco in modo sporadico di casa e quasi sempre solo se sono in compagnia o del mio ragazzo o di un amica fidata. Non avverto l'ansia di uscire o di ritrovarmi in spazi aperti, è che semplicemente non provo interesse nel mettere la testa fuori di casa se non strettamente necessario e quando accade, poi avverto la voglia, seppur controllata, di rientrare. Il problema mi si pone quando la cosa si ripercuote anche sull'ambito lavorativo. Sono disoccupata da gennaio (la mia ultima esperienza lavorativa è stata psicologicamente logorante),ed ora ho paura di ritrovare un lavoro. Paura di ritrovarmi per tante ore fuori casa, paura perche fisicamente questa astenia non mi aiuta di certo ad affrontare un simile impegno che richiede entusiasmo e dinamicita di cui al momento purtroppo non dispongo. Premetto che non soffro di scarsa autostima o di pensieri negativi o depressivi. E' solo che mi sento tanto ma veramente tanto stanca, sia fisicamente che psicologicamente e questa stanchezza sta diventando invalidante nel provare stimolo ed entusiasmo verso tutto cio che c'è fuori. Anche quando il mio compagno mi propone delle uscite o delle gite, io l'assecondo per non fargli sentire il peso dei miei disagi ma di fatto poi per me uscire o restare in casa è, non sempre, ma molto spesso, la stessa cosa.Di primo impatto quando mi si chiede di fare qualcosa rispondo di si proprio per cercare di attivarmi e rendermi utile ma poi bastano pochi minuti che cambio subito idea e non vorrei piu fare nulla. Il problema mi si pone quando questo disagio si estende anche a livello lavorativo. Io ho bisogno di lavorare perche vivo da sola (scelta non fatta, ne voluta e ne cercata ma in cui purtroppo mi sono ritrovata) e mi devo mantenere. Ho un supporto da parte di un familiare che pero in maniera sottile e velata trova sempre il modo di rinfacciarmelo e farmelo pesare, un familiare con cui tra l'altro ho un rapporto di amore ed odio; amore per il suo ruolo genealogico ed odio per il nostro rapporto conflittuale con dinamiche che ora sarebbero troppo lunghe da raccontare in questo contesto. Io vorrei soltanto ritrovare la chiave giusta per rimettere in moto, la mia vitalità, il mio entusiasmo, la mia voglia di fare e di risentirmi viva. Invece mi sento una specie di spettatrice disinteressata della mia vita quando invece dovrei sentirmene la protagonista perche di fatto è quello il mio ruolo.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile utente,
L' esclusione mediante indagini ematochimiche di cause organiche non esclude automaticamente le cause psichiche correlate al suo disagio.
Oltre alle analisi, le suggerirei una visita dal suo curante, che saprà leggere tra le righe della sintomatologia, se non vi sarà nulla di organico, una valutazione psicologica darà un nome ed un volto al suo corteo sintomatologico.

Il suo corpo si sta esprimendo con i sintomi, questi oltre che tacitati, vanno ascoltati e decodificati per restituirle la qualità di vita smarrita

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr. Francesco Mori Psicologo, Psicoterapeuta 1.2k 33 31
Gentile utente,
concordo con quanto scrive la mia collega.
E' opportuno che lei si rivolga ad uno specialista della salute mentale, psicologo o psicoterapeuta, per fare chiarezza sui sintomi. Eventi come la perdita del lavoro possono innescare sintomatologie simil depressive. Il suo atteggiamento di "paura" circa il futuro inoltre contribuisce al mantenimento dello status quo, innescando un circolo vizioso che rinforza l'apatia ("ho paura di non farcela e quindi rimango a casa" è un pensiero che non può che rafforzare la sua "mancanza di energie).
In ogni caso, al di là delle cause contingenti, è possibile che ci siano elementi più profondi, come il rapporto familiare che ci fa intravedere, alla base delle difficoltà.
Le allego un link sui rapporti tra sintomatologia depressiva e famiglia:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1815-la-famiglia-del-depresso-origini-familiari-di-una-patologia.html
Spero possa esserle utile.

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

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dopo
Utente
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Gentili dottori, ho gia parlato con la mia dotteressa. Lei associa questi sintomi a tutti gli episodi degli ultimi 5 anni (5 anni fa ho subito una grave perdita:il lutto di mia madre; mio padre dopo un anno ha conosciuto un altra donna con la quale è andato a vivere in un altra citta e da allora non ho piu rapporti con lui; con i miei parenti paterni abitando a 680 km da casa, non ho mai avuto di fatto rapporti e quindi si sono giustamente disinteressati alla cosa - con i parenti materni i rapporti sono stati sempre apparenti: grandi tavolate di amore ed affetto a natale e durante i restanti 365 giorni all'anno totale menefreghismo e questa mia mancanza di riverenza e prostrazione nei loro confronti, in quanto io non so amare chi non c'è e si disinteressa nell'esserci, non è cambiata di una virgola. Di fatto mi sono ritrovata con la morte di mamma (unico e solo mio reale punto di riferimento in ambito familiare e nella vita in generale) a vivere poi da sola trovandomi addosso responsabilita economiche( e non solo) che vanno ben oltre le mie possibilita (che per il momento riesco a sostenere solo grazie all'aiuto si disinteressato ma non per questo non fatto pesare dall'unico familiare che si preoccupa un pochino per me). Il lavoro concluso è stato con uno di quei terribili parenti materni che è finito per innescare meccanismi di ulteriore ostilita in ambito familiare materno (una vera e propria forma legalizzata di sfruttamento dove alla fine non ho piu deciso di sottostare). Uniche note felici, degli amici splendidi che sono come una seconda famiglia ed il mio rapporto sentimentale di quasi un anno con un ragazzo splendido che non è al corrente dei miei disagi interiori ma che di fatto a volte legge tra le righe il mio malessere quando mi capita di "cogliere" l'occasione di una risata (cosa che con lui capita spesso perche riesce a farmi star bene e a ridere tanto) per tirare fuori il pianto, che io ovviamente continuo a far passare per una risata anche quando mi viene chiesto "ma stai piangendo"?. Ora il punto è questo ... perche tutto questo disagio e malessere fisico è scoppiato ora? sarebbe stato normale provarlo appena mia madre è morta visto la totale devastazione interiore che provavo. Pensavo di esserne uscita tutto sommato "equlibrata" dalla sua morte, poi dall'abbandono di mio padre e dai continui conflitti con i parenti materni perche tutto sommato, al di la del ragionevole dolore che puo recare una simile perdita, stavo abbastanza bene ed il mio corpo sopratutto non ha mai mostrato simili sintomi prima.L'unica ostentazione fisica del lutto di mia madre è stato perdere 10 kg in un mese quando venne a mancare, kili che poi dopo circa 2 anni ho ripreso tutti. Riesco a convivere con il dolore con cui ho ormai un rapporto pacifico e sereno da 5 anni ma fatico a convivere con questa astenia fisica che mi fa perdere la voglia di fare tante, tantissime cose e mi fa preferire il restare a casa che uscire anche se a volte mi forzo nel farlo proprio per non innescare un punto di non ritorno....vorrei tanto ridare ossigeno al mio corpo, sentire aria fresca e pulita che mi spinge a rimettermi a fare tante cose, come ho sempre fatto prima di questi ultimi mesi.