Difficoltà nel socializzare

Il titolo purtroppo la dice tutta.Man mano che crescevo,da quando è iniziata l'adolescenza questa difficoltà è diventata sempre più pressante. Negli ultimi mesi sono arrivato al limite e mi vedo completamente allo sbando. Quando ero più "giovane" ero molto solare,aperto,disponibile con tutti,ma nonostante le prime piccole batoste sorpassavo le cose tranquillamente e vivevo la mia vita. Un giorno i miei genitori si separarono,non fui molto colpito da ciò. Con mio padre non ho mai avuto un vero rapporto padre/figlio,quindi non ho sofferto la mancanza. Tuttavia mia madre era preoccupata che in realtà la cosa potesse avermi scosso in qualche maniera e temeva che potessi sbandarmi,quindi cominciarono ad arrivare divieti sulle uscite e chi frequentare. Quindi cominciata la mia reclusione forzata,cominciò il mio distacco dal mondo. Inizialmente era sopportabile,ma passano gli anni e cominciai a sentire il peso di tutto ciò.Trovai un minimo di sollievo nelle chat,ma mi feci prendere troppo,tanto che allontanarmi da esse era come una sofferenza,difficile. Allo stesso tempo sono diventato sempre più chiuso in me stesso e diffidente da tutto e tutti,tanto che quelle rare persone che mi si avvicinavano,sparivano dopo poco. Ma tramite le chat riuscivo ad essere come "volevo essere". Da due anni circa però ho messo i freni a questa chiamiamola vita virtuale,mi sono reso conto che non mi bastava,che avevo bisogno del contatto con persone reali e qui parte il mio dramma che vivo tuttora.
Nelle discussioni mi capita spesso di non essere reattivo,come se fossi in uno stato di apatia/sonno mentale perenne. Difficilmente riesco a dire la mia e quando capita lo faccio anche nella maniera sbagliata. Mi rendo conto che non ho fiducia nelle persone che ho davanti,ogni volta che devo accennare ad una cosa di me,metto alla prova chi ho davanti molte molte volte per capire se posso effettivamente dirgli qualcosa,ma dopo tutto ciò comunque me lo tengo dentro.
Quindi fare nuove amicizie diventa dura. Ho qualcuno attualmente con cui stare,ma non mi basta e voglio allargare la mia cerchia. Il problema finisce anche sulle ragazze,stando recluso non ho praticamente mai avuto contatti con loro. Ho sviluppato un vero e proprio terrore nell'averci a che fare,paura di confondere le cose e fare cavolate,paura di farmi avanti,rifiuti ed altro. E vedere tutto ciò in questo periodo nella quale sento ed ho il bisogno di dare tanto a qualcuno,che sia un amico,un'ipotetica ragazza ed anche a me stesso mi porta a scatti di rabbia nella quale mi scarico prendendo a pugni,calci le prime cose che mi ritrovo davanti,a momenti di crisi credo di panico di notte dove mi capita anche di piangere a volte e mi fanno isolare completamente quelle volte che esco fuori in compagnia.
Ho voglia di fare tanto ma è come se mi mancasse quella scintilla che fa accendere la miccia e non riesco più a sbloccarmi con gli altri,estranei o non che siano.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Utente,
La vita virtuale inficia quella reale e le difficoltà di quella reale, amplificano la vita virtuale.
Le chat sono un surrogato della realtà, rappresentano una scorciatoia delle relazioni, una vera via di figa.....se lei le adopera come sostituzione di ben altro, si troverà a rinforzare le sue pregresse problematiche relazionali.

Questo circolo vizioso può essere interrotto mediante un aiuto concreto e specialistico di tipo psicologico, per sanare ciò che le manca e restituirle qualità di vita

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

tutti noi iniziamo e IMPARIAMO a socializzare fin da bambini e se la famiglia è il luogo dei primi apprendimenti, poi dai tre anni la scuola (materna prima ed elementare e media poi) diventa un luogo fondamentale per imparare a stare con gli altri, dal momento che questa non è una caratteristica innata, ma un'abilità appresa.

Lei non specifica quanti anni aveva quando i Suoi genitori si sono separati, ma ai tempi è accaduta una cosa fondamentale: la mamma, che probabilmente si è ritrovata e rivista da sola e quindi con molte responsabilità addosso, Le ha impedito di uscire per poter regolare e tenere sotto controllo le proprie paure e le proprie ansie. Ecco che a Lei viene a mancare un pezzo di esperienza, attraverso la quale avrebbe potuto apprendere come fare per relazionarsi in maniera più funzionale, diventando ad esempio sempre più assertivo.

Legga qui per approfondimenti: https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1087-le-abilita-sociali.html

Ma il problema principale è mantenuto in vita dal Suo modo di comportarsi e Le spiego perchè. Più Lei EVITERA' di farsi avanti con le ragazze per timore di un rifiuto o di fare brutta figura, più le Sue paure aumenteranno e Lei resterà intrappolato nei Suoi timori, ma anche nelle Sue convinzioni (ad esempio di non poter cambiare e di essere diverso dagli altri, ecc...).

Quindi la chiave del cambiamento può essere proprio quella di cominciare a fare diversamente da quanto9 ha fatto fin qui, consapevole che le abilità di cui è carente adesso possono tranquillamente essere apprese e perfezionate a qualunque età.
Se tutto ciò dovesse risultarLe troppo difficile da solo, può chiedere aiuto ad un amico o persona più esperta di Lei, ad esempio con le ragazze; non c'è nulla di male in tutto ciò e comunque, come Lei ho già detto, queste abilità relazionali e sociali si apprendono dalle interazioni, dall'esperienza, dagli altri e dagli errori.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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dopo
Utente
Utente
Ringrazio per le risposte,purtroppo mi sono dovuto limitare nello scrivere a causa dello spazio disponibile. Avevo 13 anni quando i miei si separarono,tuttavia non fu la prima crisi matrimoniale che ebbero. Quindi in casa vi era già un clima abbastanza teso.
Qualche anno fa più o meno per lo stesso genere di problemi decisi di mia volontà di fare un percorso con uno psicologo,li mi resi conto di quanto (in quel periodo) non mi neanche servisse perchè un pò trascinato da pensieri del tipo "oggi ho esposto a qualcuno le mie idee con una semplicità che neanche immaginavo",un pò trascinato da emozioni come la rabbia perchè temevo che una volta finito quel percorso non fossi riuscito comunque a tirarmi un pò su,feci tutto quel che c'era da fare in pochi giorni e non esagero dicendo pochi giorni. Avevo bisogno di quella chiamiamola molla per fare il passo avanti,e l'andare da quello psicologo fu il mio trampolino.
Ora quella "molla" sembra mancare ed il motivo per cui non torno dallo psicologo è che purtroppo la mia situazione economica attuale non me lo permette,ed anche essa purtroppo attualmente influenza il tutto dato che semplicemente anche un'uscita non posso permettermela.
Attualmente per fortuna un lavoro l'ho trovato quindi confido che in minima parte il problema dell'uscire fuori lo possa risolvere un pò alla volta.
E finalmente mi sono deciso nel chiedere consiglio ad una persona vicina.
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Dr. Nunzia Spiezio Psicologo 531 20 3
Caro ragzzo,
provi al consultorio della sua città e chieda se può essere inserito in un percorso gratuito. Se ciò non fosse possibile dovrebbe pagare solo il corrispettivo ticket che è cosa modesta; un sacrificio che vale la pena di fare.
Le faccio tanti auguri.

Dr.ssa Nunzia Spiezio
Psicologa
Avellino

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

mi permetta di puntualizzare che dallo psicologo non ci si reca per esporre delle problematiche come se il pz. dovesse "vuotare il sacco", ma una volta intercettato e messo a fuoco il problema è necessario poi mettere in pratica delle strategie comportamentali che permettano di cambiare e di risolvere il problema, altrimenti ci ritroviamo senza la "molla" e senza la direzione. In altre parole la cosa più importante è capire COME FARE per risolvere il problema e relazionarsi in maniera serena e competente.

Cordiali saluti,