Ansia e crisi di pianto

Salve, vorrei sottoporvi un problema che ho sempre avuto fin dall'età adolescenziale, ma che adesso che ho 20 anni e ho iniziato l'università è peggiorato notevolmente, impedendomi di condurre una vita tranquilla.
Purtroppo, da un mese circa, sto avendo degli attacchi d'ansia molto forti, seguiti da crisi di pianto che non riesco in alcun modo a fermare.
Il 1 ottobre ho iniziato il corso universitario che ho sempre voluto fare, Medicina e Chirurgia, nell'ateneo più vicino alla mia città (90 km). L'obbligo di frequenza e l'orario, che prevede lezioni anche fino alle 19, mi hanno obbligata a cercare un alloggio qui. All'inizio, prima di cominciare le lezioni, ero al settimo cielo perché finalmente ero riuscita a fare quello che volevo veramente (l'anno scorso ho seguito un altro corso di laurea sempre in questo ateneo, ma da pendolare). Poi però, al momento del trasferimento, ho avuto un bruttissimo attacco d'ansia: la gola mi si chiudeva e non riuscivo neppure a parlare, sentivo un peso sullo stomaco e iniziavo a tremare, con il risultato di un pianto incontrollato. Tutto ciò era accompagnato da pensieri molto negativi. L'unica cosa che mi calmava in quei momenti era la consapevolezza di poter tornare a casa mia, e un paio di volte l'ho anche fatto, ma poi ho smesso perché vedevo questo gesto come una resa inaccettabile da parte mia. Questa dinamica si ripete tutti i lunedì quando torno nella nuova casa, e il malessere, che in quest'ultimo periodo si sta manifestando anche attraverso forti dolori alla pancia e allo stomaco, inizia a farsi sentire la domenica pomeriggio. A volte la domenica sera non riesco neppure a dormire, perché l'unico pensiero che ho in testa è quello della partenza.
Avevo già avuto problematiche simili quando ero più piccola, ad esempio in gite scolastiche di più giorni, ma ho sempre pensato che fosse normale dato che erano le mie prime esperienze da sola fuori di casa, e in effetti lo scorso settembre ho fatto un viaggio di una settimana a Londra con una mia amica e non ho mai avuto questi pensieri negativi.
All'inizio ho provato a parlarne con i miei genitori, che essendo tuttavia in questo periodo molto presi dalle pratiche di divorzio sono nervosi e si sono limitati a dirmi che passerà. Quando ho provato ad insistere qualche giorno fa, visto che la situazione non migliora affatto, si sono molto arrabbiati e mi hanno sgridata. Questo mi fa sentire molto in colpa, perché in effetti non sono poi così lontana da casa (le mie coinquiline ad esempio stanno a 12 ore di treno da casa e, a differenza mia, non possono tornarci tutti i giovedì).
Inoltre tutto questo mi fa preoccupare perché fino ad ora sono sempre stata una persona molto testarda e volenterosa, ho sempre portato a compimento quello che ho iniziato e con buonissimi risultati, ma adesso ho paura che questo stato d'animo possa rovinare il mio percorso di studi, che è molto lungo e impegnativo.

Grazie in anticipo per i chiarimenti e l'aiuto.

Cordiali saluti.
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Psicologo attivo dal 2014 al 2018
Psicologo
Gentile Utente
I cambiamenti e i nuovi percorsi, se non si è sereni e si hanno nodi da sciogliere, anche se intensamente desiderati posso portare un carico di ansia e angoscia, difficili da accettare proprio perché fortemente voluti.
Il suo corpo sta somatizzando la paura di un percorso ignoto lontano da casa, un'esperienza tanto impegnativa in termini di energia e tempo, la lontananza dagli affetti familiari, il timore di non essere capace in quanto non sostenuta emotivamente dalla famiglia.
Spesso sono proprio le persone più sensibili che si ritrovano a vivere questi episodi proprio perché hanno resisto anni per dimostrare che sono capaci, che valgono o per conquistare l'affetto di genitori freddi e distanti.
Credo che alla base ci sia da risolvere un problema affettivo, la difficoltà a distaccarsi dalla famiglia, a vivere la sua indipendenza e la sua maturità.
Da come leggo l'ansia del distacco era già presente in giovane età.
Credo ci sia anche un senso di colpa nel lasciare la famiglia in un momento cosi difficile. Magari vorrebbe restare a casa e ricucire i rapporti tra i suoi genitori. Ma deve imparare a tenere sulle sue spalle solo i suoi problemi i suoi genitori sono grandi abbastanza da prendere soli le loro decisioni seppur dolorose e inaccettabili per un figlio.
E' figlia unica?
< Si sono molto arrabbiati e mi hanno sgridata. Questo mi fa sentire molto in colpa> Sembrerebbero le parole di una bambina spaventata dai genitori che si sente in colpa per i loro litigi.
Si goda gli anni dell'università con impegno e allo stesso tempo la leggerezza di una giovane donna. Lasci a casa i problemi e si dedichi a realizzare il suo sogno.
Rifletta sull'idea di iniziare una terapia per elaborare le somatizzazioni, i pensieri disfunzionali e l'ansia da separazione.

Cordialità
[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dott.ssa,
sono effettivamente figlia unica, e anche per questo ho sempre voluto dimostrare alla mia famiglia di essere all'altezza della situazione. Non è mai stato facile, anche perché sono sempre stata sola nelle mie "imprese", senza sentire i miei genitori partecipi e presenti, e adesso questa solitudine inizio a sentirla sempre di più. A volte vorrei parlare di quello che sento, ma sono sempre stata liquidata molto in fretta da tutti. L'unica persona che mi ascoltava era mia nonna, che purtroppo se n'è andata 8 anni fa.
Comunque odio stare da sola, ma allo stesso tempo sono molto diffidente verso gli altri (sono stata vittima di bullismo da piccola per via del mio peso). Alcune volte provo ad uscire dal guscio, ma dall'esterno ricevo indifferenza. Vedo le vite degli altri scorrere e io mi sento intrappolata, consapevole di dover crescere ma allo stesso tempo troppo immatura per farlo. Molte persone più grandi di me, al contrario, mi dicono che sono molto più matura della mia età, ma io sinceramente non so proprio che pensare.
Inoltre a volte quando torno a casa, nonostante provi molto sollievo, mi trovo circondata da nervosismo e tensione e mi ritrovo a pensare "ma perché sono tornata?" e questo ciclo va avanti immutato per le settimane successive.
Una mia amica mi ha proposto di tornare a fare la pendolare per tranquillizzarmi, ma avendo vinto borsa di studio e alloggio non mi sembra il caso di buttare via un privilegio del genere.

La ringrazio per i consigli, che terrò sicuramente in considerazione nel caso in cui non dovessi migliorare.

Cordiali saluti.
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