Forte ansia anticipatoria e conseguente sconforto

Buongiorno,
ho 42 anni e da circa due anni soffro in maniera continuativa di attacchi di panico con agorafobia, forte ansia anticipatoria e conseguente sconforto. Soprattutto la mattina, avverto sintomi molto intensi: paura di fare la doccia, per cui tergiverso e a volte mi capita di stare male proprio mentre faccio la doccia. Iniziare la giornata è veramente complicato...ho paura di tutto. Vado costantemente al lavoro e mi rendo conto che ho dei lunghi momenti in cui sto bene; in altri invece avverto molto disagio: per esempio, nello stare al bar con le colleghe, nel dover uscire a piedi, recarmi al supermercato. La mia vita è molto limitata e ho il terrore di mettermi alla guida, per cui adotto tutte le strategie di evitamento possibili e sono molto brava nel trovarle.
Quando sono a casa, spesso mi annoio ma non riesco a uscire da questo stato di inattività: dico "Ora lo faccio, ora lo faccio,...". Resto ferma.
Da un anno circa sono interapia cognitivo-comportamentale: si è notevolmente incrementato il livello di consapevolezza ma nn rispondo ai trattamenti decondizionanti: per la paura della perdita del controllo, nn riesco a eseguire gli esercizi ...
Inoltre, assumo 23 gg di xanax al mattino, 15 dopo pranzi e 15 la sera. Mi sembrano tantissime e vorrei scalarle. Su internet si legge tanto, ma è vero che un dosaggio come questo è impossibile da scalare senza l'ausilio di un altro farmaco?
La psicoterapia è utile nel ridurre l'aastinenza?
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Utente,
dato che la psicoterapia è in corso dovrebbe esporre le sue difficoltà e perplessità alla sua curante.
Lo ha già fatto?
L'approccio terapeutico da lei scelto è particolarmente indicato per il trattamento dei suoi disagi, naturalmente l'impegno del paziente e la sua collaborazione è un fattore da cui non si può prescindere per un buon svolgimento ed esito della terapia.

Quanto ai farmaci la sua domanda è di competenza medica meglio medico specialistica - psichiatra - e dunque dovrebbe parlarne con il medico prescrivente o se desidera porre la questione qui in area Psichiatria.
Non proceda allo scalaggio del farmaco in maniera autonoma, la sua assunzione deve essere monitorata dal medico.

Restiamo in ascolto

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> Da un anno circa sono interapia cognitivo-comportamentale: si è notevolmente incrementato il livello di consapevolezza ma nn rispondo ai trattamenti decondizionanti: per la paura della perdita del controllo, nn riesco a eseguire gli esercizi
>>>

L'obiettivo di una psicoterapia attiva e focalizzata come la TCC non dovrebbe principalmente essere la consapevolezza, ma liberarla dalla paura che le normali situazioni le creano.

Quali esercizi le sono stati assegnati?

Per le domande sui farmaci deve chiedere in area psichiatria.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#3]
dopo
Utente
Utente
Ho iniziato da poco la pratica di desensibilizzazione con la tecnica dell'iperventilazione e, successivamente, dell'immaginazione di situazioni ansiogene, le situazioni più ansiogene per me. Mi rendo conto che ho un problema di controllo, nel senso che non mi lascio andare perchè ho paura di non poter gestire le situazioni di ansia conseguenti, anche durante la terapia.
A casa, mi sono stati assegnati esercizi di respirazione diaframmatica
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
In un'ottica strategica, se ha un problema di controllo, se cioè la sua ansia ha decise connotazioni ossessive, l'esposizione graduale e gli esercizi di respirazione potrebbero non bastare.

Ciò sembrerebbe infatti confermato dalla sua ammissione di essere diventata bravissima con le strategie preventive e di evitamento, che è un decorso tipico degli attacchi di panico.

Perciò va affrontato direttamente anche l'aspetto di ossessività. Altrimenti, per l'appunto, la difficoltà e la paura a perdere il controllo ostacolano il lavoro e non intaccano il meccanismo alla base del problema.

Dovrebbe riparlare di ciò con il terapeuta, esprimendogli le sue perplessità. Lo ha già fatto? Che cosa le ha detto?
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dopo
Utente
Utente
Sì, ne abbiamo parlato e lui dice che la mia è una resistenza. Mi ha lasciato con un quesito e ci rivedremo domani
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Potrebbe certo trattarsi di una resistenza. Tuttavia la resistenza non dovrebbe essere un alibi per far ricadere sul paziente la responsabilità dell'inefficacia di una terapia.

Dato che non conosco il suo caso di prima mano, non posso dirle se il terapeuta abbia già tentato tutto il possibile per aggirare tale resistenza o se ancora ci sia spazio per altro. Se così fosse, lei si troverebbe di fronte a una scelta: o decide di buttare il cuore oltre l'ostacolo e fa i compiti che le sono stati assegnati, oppure rimane con la sua ansia.

In TBS riconosciamo diversi tipi di resistenza e adattiamo la strategia terapeutica allo specifico tipo offertoci dal paziente:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/375-la-resistenza-in-psicoterapia.html

Tuttavia più che di una resistenza potrebbe trattarsi di un problema di non esatto inquadramento della natura del suo tipo di ansia. L'ansia può esprimersi in molti modi. Attacchi di panico allo stadio iniziale - sempre in un'ottica strategica - devono essere trattati in modo diverso rispetto a quando il paziente ha già iniziato a mettere in atto evitamento e comportamenti precauzionali.

Però il collega è usa la TCC, quindi potrebbe essere di diverso avviso. Potranno risponderle anche i colleghi TCC per darle ulteriori delucidazioni.
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