Ansia e ipocondria

Buongiorno. Avevo aperto un post circa un mese fa che non sono riuscita a ritrovare. Ne apro un altro per parlarvi del mio problema. Ho 56 anni e vivo da sempre con un fratello di 51 anni affetto da sindrome di Down. Siamo soli io e lui non avendo più genitori e parenti prossimi. Nel marzo del 2014 me lo sono visto praticamente morire sotto gli occhi. A causa di un malore eravamo in osservazione al PS quando è stramazzato al suolo in seguito ad una pausa cardiaca molto lunga che ha reso necessario l'impianto immediato di un pacemaker. Io ad agosto ho cominciato ad avere frequenti episodi di oppressione toracica e a volte dolori al petto. In un paio di occasioni ho fatto ricorso al PS. L'ultima quindici giorni fa per un attacco più forte del solito che mi ha portato ad essere ricoverata in osservazione per una notte intera e metà giornata. Da un punto di vista cardiaco tutto a posto: ECG. ecocardio, enzimi, sto aspettando di effettuare la prova da sforzo che ho rimandato a causa dell'influenza che mi ha colpito la settimana scorsa. Al Ps sono stata ricoverata nella stessa stanza dove mio fratello si è sentito male e in quella notte ho pensato ad una probabile correlazione con la sintomatologia che mi affligge dall'estate scorsa. E' solo un dubbio però. Ho vissuto questi episodi di oppressione toracica con forte senso d'ansia, spesso sfociati in attacchi di panico, patologia di cui avevo sofferto circa 10 anni fa in un contesto lavorativo ed affettivo molto complicato.
Ho cercato come vi avevo scritto in precedenza un supporto psicoterapeutico ma non sono stata fortunata. Purtroppo nella città in cui vivo non ci sono psicologi o psichiatri che attuano la psicoterapia cognitivo-comportamentale. Mi sono rivolta anche al Servizio di Igiene mentale ma la psichiatra che mi ha visitato ha detto che l'unico modo per uscirne è prendere farmaci: paroxetina + Xanax, e che la psicoterapia non mi serve in questo momento perchè è necessario una pronta remissione della sintomatologia ansiosa ottenibile solo con i farmaci. Farmaci antidepressivi che io non vorrei prendere, sono disposta però a prendere un ansiolitico al bisogno come per altro sto facendo.
Dopo l'influenza ho notato un aumento della sintomatologia ansiosa: mi sento senza forze, provo continua sonnolenza ( e pensare che fino ad una decina di giorni fa soffrivo d'insonnia), apatia, un continuo senso di malessere e una tristezza profonda.
La domanda che vi rivolgo è questa: come ne esco? Cosa devo fare?
Grazie a chi vorrà rispondere.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile Signora,

la terapia cognitivo-comportamentale è una fra le tante forme di psicoterapia che possono esserle utili per lavorare sul problema degli attacchi di panico e dell'ansia che la sta comprensibilmente attanagliando, alla luce della situazione che descrive e di quanto è successo a suo fratello.
Può cercare meglio su internet se desidera espressamente un terapeuta di quell'orientamento o rivolgersi ad uno psicoterapeuta di diversa formazione.

Non è necessariamente vero che solo con i farmaci la sintomatologia ansiosa si può contenere in tempi rapidi (senza dimenticare che gli antidepressivi impiegano anche 3 settimane per dare un pieno effetto): esistono tecniche come l'ipnosi e la PNL che possono dare rapidi risultati sul sintomo (e quindi sull'espressione fisica o psichica del malessere, ma non sulla sua causa più profonda), e accade anche che un paziente si senta molto meglio semplicemente dopo qualche colloquio psicologico, indipendentemente dall'orientamento del professionista.
Solo provare questa strada le potrà consentire di verificarne gli effetti sul suo caso.

Che diagnosi ha ricevuto dalla psichiatra?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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dopo
Utente
Utente
Grazie per la sollecita risposta.
La psichiatra ha parlato di ansia e attacchi di panico.
L'ho incontrata 2 volte: la prima per la diagnosi e consigli per uscire da questo stato di cose. Si è irrigidita subito appena ho manifestato al volontà di non prendere l'antidepressivo. Non è un capriccio e l'ho fatto presente. Ho assunto la paroxetina nel 2004 per diversi mesi, avevo avuto qualche miglioramento ma gli attacchi di panico non se ne sono mai andati. Ricordo quanto è stato complicato e doloroso smettere il farmaco per i pesanti effetti fisici e psicologici della sospensione. All'epoca occupavo un posto di lavoro di altissima responsabilità che mi creava molto impegno e molta ansia che è scomparsa solo dopo che con grande coraggio e una buona dose di pazzia ho lasciato quel lavoro. Sono stata bene per tutti questi anni. Ora l'ansia è ricomparsa in maniera devastante.
La seconda volta che ho incontrato la psichiatra è stato per chiederle una psicoterapia ma lei ha precisato che il servizio di Igiene mentale non offre questo servizio.
Mi sono così rivolta ad una psicoterapeuta che mi ha proposto un percorso fatto di sedute settimanali per 3-4 mesi, basando i colloqui sulle tematiche familiari a partire dall'infanzia. Sinceramente non me la sono sentita. Leggendo qui sul vostro sito e altrove sono venuta a conoscenza della psicologia strategica breve, lei ora mi parla di PNL che non so cosa sia (le chiedo gentilmente se mi può spiegare).
Io voglio guarire, devo guarire, per me e per il mio fratellone che dipende da me in tutto e per tutto e che con le antennine tipiche della sua sindrome ha percepito che qualcosa non va e mi bacia e abbraccia come non mai.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
La PNL è la Programmazione NeuroLinguistica, un insieme di tecniche che, utilizzate in ambito psicologico/psicoterapeutico, promuovono il cambiamento il paziente.

Come mai non se l'è sentita di intraprendere il percorso che le è stato prospettato?
Le sembra che 3 o 4 mesi siano troppi?
Deve considerare che nessuno le può garantire a priori dei tempi certi nè per la remissione/attenuazione dei sintomi nè per la risoluzione a monte del problema: dipende tutto da qual è la causa del suo malessere e da come lei risponderà al trattamento
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dopo
Utente
Utente
Forse sono presuntuosa ma la causa del malessere credo di saperla. Gestire da sola una situazione come la mia, con un fratello che invecchia rapidamente di giorno in giorno, che manifesta segnali di deterioramento intellettivo importanti, non è certo una passeggiata. Quando sono ricorsa al PS un sabato alle 10 di sera, perchè i dolori toracici fortissimi non passavano e mi ero comprensibilmente agitata fino alla crisi di panico ho dovuto mettere in piedi un'assistenza per lui di emergenza che mi ha letteralmente distrutta, oltre al malessere che stavo provando.
Avevo chiesto alla psicoterapeuta di aiutarmi a rompere il circolo vizioso ansia-ipocondria-attacchi di panico, aiutandomi a ristrutturare i pensieri che portavano a ciò.
Lei mi ha detto che il suo orientamento era educativo-familiare e che dovevamo partire da molto indietro per capire e cercare di risolvere i mali del presente e che il mio caso era molto complesso e probabilmente non sarei riuscita a guarire del tutto dagli attacchi di panico.
So che non esiste una bacchetta magica per risolvere di colpo il mio problema ma tanti mesi di trattamento e anche gli elevati costi economici della terapia mi hanno dissuaso. Forse ho sbagliato, anzi sicuramente sì, forse leggo troppo ma leggendo sono venuta a conoscenza di psicoterapie più mirate e più brevi che purtroppo dove abito non sono disponibili. E così sono andata di xanax nei giorni successivi, 0,25 al bisogno, se non altro i sintomi dell'ansia un pò me li ha attenuati.
Grazie di nuovo per il tempo che mi sta dedicando.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Non è detto che la causa sia solo quella "manifesta" e più prossima al momento dell'insorgenza del sintomo: lei è stata male anche alcuni anni fa, in un periodo difficile, e questo fa pensare che alcune vulnerabilità psicologiche presenti a monte la rendano soggetta a sviluppare una risposta panica nei momenti di oggettivo disagio.

Come le dicevo, nessuno le può assicurare a priori che sarà sufficiente un intervento breve e risolutivo senza verificare in corso d'opera qual è la sua risposta al trattamento: se però ha individuato il tipo di specifico terapia che vuole provare può cercare meglio su internet o rivolgersi alle scuole di specializzazione in quel tipo specifico di terapia per chiedere dei nominativi.
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dopo
Utente
Utente
La ringrazio dottoressa per l'attenzione e i suggerimenti.
Farò come mi ha detto.
Buona giornata
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Mi aggiorni quando vuole, se lo desidera.

Buona giornata anche a lei,
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Psicologo attivo dal 2012 al 2021
Psicologo
Gentile Signora,
lei ha il diritto di scegliere lo psicologo che preferisce ma tenga presente che non tutti i percorsi psicologici sono necessariamente lunghi e che, in ogni caso, se non si trova bene può sempre cambiare professionista.

La terapia cognitivo comportamentale è nota ma ci sono molti altri modi di lavorare che possono offrirle gli stessi tempi e risutati.
Cordialmente
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dopo
Utente
Utente
Me ne può suggerire qualcuno?
Grazie anche a lei per l'interessamento.
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Psicologo attivo dal 2012 al 2021
Psicologo
Credo che potrebbero andare bene un approccio cosiddetto strategico ma anche quello sistemico-relazionale. Io personalmente uso quest'ultimo e in genere non vado oltre le 8 sedute in casi di ansia.

In ogni caso devo dirle che io partirei dall'inquadramento della sua situazione anche (ma non solo) attraverso la raccolta di informazioni sulla sua storia personale e familiare, di solito i primi 3 incontri sono proprio dedicati a ricontestualizzare i sintomi o il disagio.

Può darsi che l'approccio cognitivo comportamentale raccolga meno informazioni anamnestiche, ma non posso esserne certo non trattandosi del mio metodo. Se quindi cerca un percorso che non le richieda di ripercorrere alcuni aspetti del passato è bene che si informi subito, con lo psicologo che troverà, sul metodo di lavoro da lui seguito.
Le faccio i miei migliori auguri

p.s. tenga anche conto che ormai molti professionisti lavorano online usando skype e quindi ha una scelta più ampia di quanto non creda
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dopo
Utente
Utente
Grazie anche a lei dottore.
Giovedì vedo di nuovo la psichiatra del centro di salute mentale della mia ASL.
Al telefono mi ha detto che mi suggerirà alcuni percorsi di psicoterapia.
Vi terrò informati.
Mi corre l'obbligo di ringraziarvi per l'attenzione che mi avete dato e i preziosi suggerimenti.
Grazie anche ai responsabili di questo sito per il loro prezioso lavoro.
Cordialmente
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Benissimo, ne riparli con la psichiatra e ci aggiorni quando crede.

Un caro saluto,
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dopo
Utente
Utente
Buongiorno.
Eccomi qua.
Ieri ho incontrato la psichiatra.
Diagnosi: disturbo da attacchi di panico con agorafobia.
Trattamento suggerito: paroxetina + xanax all'inizio da scalare in seguito.
Ho fatto di nuovo resistenza alla paroxetina, ricordandole quanto sono stata male anni fa quando ho smesso il farmaco. Risposta: e chi ci dice di smetterlo, ci sono studi che ne testimoniano l'assoluta sicurezza fino a 5 anni.
Davanti alla mia richiesta di fare psicoterapia, risposta (come l'altra volta): non serve! Il trattamento di elezione è farmacologico ed è questo.
Io alla fine ho ceduto dicendole che avrei fatto quello che lei mi ha detto di fare, ma sono piena di dubbi e di paure. Ancora più disorientata. Mi mette paura iniziare a prendere una molecola così potente per così tanto tempo. E' vero ultimamente l'ansia segna tutte le mie giornate, anche ieri sera ho avuto un forte stato d'ansia subito dopo cena, calmato con una compressa di xanax da 0,25.
Non so che fare. Vorrei un vostro consiglio. Grazie per l'attenzione.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile Signora,

non possiamo essere noi - in quanto psicologi e in quanto professionisti che non la conoscono direttamente - a dirle se prendere o non prendere i farmaci prescritti.

Posso però dirle che dalla letteratura non risulta affatto che il trattamento farmacologico sia quello d'elezione per i disturbi d'ansia, ma risulta che il trattamento combinato (farmaci + psicoterapia) lo è.
Peraltro sia in letteratura che nella pratica clinica si evidenzia la possibilità di curare con successo i disturbi d'ansia con la sola psicoterapia.

Non posso che ritornare a quanto detto in precedenza: cerchi uno psicologo psicoterapeuta e inizi un percorso con lui dopo aver discusso insieme di tutta la situazione e ottenuto una valutazione psicologica (e non solo psichiatrica) del suo quadro clinico complessivo.
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dopo
Utente
Utente
Grazie dottoressa. Farò così. Mi farò valutare anche da uno psicologo. Poi deciderò se iniziare o meno la terapia farmacologica.
Grazie di nuovo per il tempo che mi ha dedicato.
Buona giornata
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Ci faccia sapere!

Tanti cari auguri,
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dopo
Utente
Utente
gentili dottori buongiorno.
Torno a scrivere dopo alcuni mesi.
Dall'aprile scorso sono in cura presso una giovane ( e preparata) psicologa ad orientamento cognitivo-comportamentale. Sono stata inserita nell'ambito del tirocinio che la dott.ssa svolge presso l'UMEA della mia Asl.
Devo dire che mi sono trovata molto bene già dall'inizio. Ora però è successa una cosa che mi ha completamente spiazzato. Avevo appuntamento lunedì scorso alle 16 per l'ultimo incontro prima del periodo di ferie. Periodo che per me è il più difficile dell'anno. La struttura che accoglie mio fratello disabile grave dalle 8 alle 16 è in ferie per cui l'ho a casa tutto il giorno. La persona che mi aiuta qualche ora in casa è in ferie anche lei in più sono reduce da un brutto episodio di diverticolite che mi ha fatto stare una settimana in ospedale e dal quale non sono ancora completamente guarita.
Nell'ultimo incontro avuto con la psicologa avevo manifestato tutta la mia ansia nel dover affrontare da sola questo periodo per me difficilissimo. Tenete presente che per patologie di mio fratello il caldo è micidiale per cui poche uscite, niente mare che a lui piace ma che dista 80 km da casa. Insomma la prospettiva di passare, come ogni anno, il periodo ferragostano da soli, chiusi in casa.
La psicologa sapeva di questo mio profondo disagio e malessere tanto da avermi gentilmente concesso un incontro, prima delle sue ferie, per cercare di aiutarmi a redigere un calendario di iniziative, anche semplici, per superare questo periodo critico.
Lunedì scorso mi ero organizzata: ho fatto venire a casa la ragazza che qualche volta mi aiuta e che pago profumatamente, ero pronta ad uscire, quando 20 minuti prima dell'appuntamento, mi telefona la psicologa dicendo che doveva annullarlo a causa i un furioso temporale estivo che non le permetteva di raggiungere il posto di lavoro.
Io ho fatto presente che avevo bisogno di parlarle, che ero in crisi, speravo che mi posticipasse che ne so di un'ora l'incontro visto che la fugacità dei temporali estivi è cosa ben nota o che mi concedesse almeno una chiacchierata telefonica di qualche minuto.
In realtà mi ha richiamato dopo una decina di minuti per propormi un incontro per mercoledì, ma ho dovuto declinare in quanto non ho nessuno che possa venire a casa ad occuparmi di mio fratello.
Scrivo a voi perchè ci sono rimasta malissimo: l'ho vissuto come un abbandono, una mancanza di rispetto, una superficialità che non mi aspettavo.
Ora non me la sento di continuare questo rapporto, si è rotta un'empatia che si era da subito creata.
Sono troppo drastica? E' il riemergere di vissuti abbandonici che mi fa essere così determinata? Secondo voi è utile provare a recuperare un rapporto?
Insomma, mi aiutate a capire cosa devo fare?
Per l’ansia che mi ha comprensibilmente assalito in questi giorni ho fatto uso di xanax (0,25 2 volte al giorno) e bene o male le giornate passano.
Grazie per il vostro ascolto.
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