Ossessione per il cibo e paura di ingrassare

Buonasera,
sono una ragazza normopeso, convivo da molto tempo con problemi relativi all'alimentazione. Premetto che sono stata sempre cicciottella, mi e sempre piaciuto mangiare bene e tanto. I miei problemi sono iniziati a 18 anni a seguito di una dieta con la quale ho perso circa 20 kg. La paura di ingrassare e vari conflitti interiori mi hanno fatto entrare nel circolo vizioso della bulimia. Sono stata bulimica per molti anni con alti e bassi e varie ricadute, fino a quando qualche anno fa la mia bulimia si e trasformata in alimentazione incontrollata senza tecniche compensatorie. In poco tempo sono diventata obesa. Mi sono rivolta ad una psicologa mi ha aiutato a scoprire molti miei lati nascosti ed e venuto fuori che io ho la tendenza a soffocare le mie emozioni con il cibo. Finito il percorso con la psicoterapeuta e con il passare del tempo mi sono accorta che questo e vero e sono riuscita anche in parte a riconoscere quali sono le emozioni che mi spingono a mangiare di più e volte riesco a controllarmi altre volte nonostante riconosca le motivazioni che mi spingono a compiere questo gesto mangio comunque. Ormai questo mio stare perennemente a dieta per la paura di ingrassare mi ha creatura vera e propria ossessione per il cibo. MI sveglio la mattina ed il mio primo pensiero e cosa mangerò durante il giorno, conto le calorie di qualsiasi cosa mangio, faccio molta attività fisica... Ho la testa impegnata h24 sul cibo e questo mi distoglie la mente dalla realtà da ciò che mi succede attorno. Credo che questo sia un mio meccanismo di autodifesa che innesco proprio per non vedere ciò che mi succede?? Questa ossessione può essere innescata dal fatto che sono perennemente a dieta? Tanto e vero che quando sgarro lo faccio non per il piacere di mangiare tanto e vero che mangio qualsiasii cosa anche se sono piena. Sono consapevole che il mio e un atteggiamento ossessivo, anche il mio mangiare con voracità quasi a non masticare il boccone non e normale. L'ossessione e peggiorata da quando ho deciso di avere un bambino, la paura di prendere tanti kg e di non riuscirmi a controllare era così grande che non ho mangiato nulla più del dovuto. Poi ho avutoun attimo di tranquillità dopo la nascita della bambina, ma l'ossessione e tornata dopo una dieta dove ho perso quasi 10 kg. Ho il terrore di trasmettere le mie ansie per il cibo a mio figlio per questo vorrei liberarmi di questo peso che mi rende la vita molto pesante. Credete sia necessario schemi rivolga di nuovo ad una psicoterapeuta o avete dei consigli da darmi?
Grazie molte
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Utente,
I disturbi del comportamento oro alimentare sono davvero complessi e molto dolorosi, la loro guarigione non corrisponde quasi mai al peso raggiunto ed all'pparente risoluzione dei sintomi, che serpeggiano a lungo dentro la psiche.

"Questa ossessione può essere innescata dal fatto che sono perennemente a dieta? "

Diciamo che è esattamente il contrario, lei ha paura di ingrassare - è dietro questa paura di perdere il controllo c'è molto altro rispetto al peso - e di conseguenza sta perennemente a dieta.
Il cibo ha rappresentato per lei un amico, un amante, un utero caldo nel quale rintanarsi, una coperta di Linus, è tantissimo altro....compensando, spostando, anestetizzando...

Il controllo non è solo dei chili, ma emozionale, sessuale, affettivo, del corpo che cambia...ed un bambino stravolge tutti gli equilibri faticosamente raggiunti.

Si faccia aiutare ancora ne ha davvero bisogno, soltanto così potrà restituire al cibo il significato di nutrimento del corpo, non dell'anima.

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Utente
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Buongiorno Dott.ssa,
Grazie per la risposta. Sono perfettamente consapevole del fatto che la mia ossessione per il cibo in realtà è una forma di controllo per controllare le mie emozioni che di fatto sono incontrollabili. È come se mi focalizzassi sul cibo per nn vedere ciò che mi sta succedendo attorno. Sto iniziando a capire che mangio voracemente solo per riempirmi (mangio molto salutare il mio abbuffarmi è riempirmi di verdure anche 500gr a pasto) e di fatto mangio anche quando sono sazia. Sono stata lasciata da poco da mio marito, improvvisamente, e da quando mi ha lasciata mi si è aperto un mondo, e come se adesso riesco a vedere quali sono i problemi, cosa mi fa sentire triste e vuota e proprio adesso mi sono accorta che il cibo è diventata un'ossessione e che è diventato un problema. Forse o è così, prima focalizzavo i miei problemi sul cibo proprio per nn vedere quali erano i veri problemi tanto da nn accorgermi che mio marito nn mi amava da molto. Certo è che la base di tutto c' è una forte mancanza di autostima (sto cercando di lavorare anche su questo) e una tendenza a nn lasciarmi andare completamente per questo cerco di controllare tutto nn riuscendoci. perfettamente quali sono i mie mancanze, le mie ansie... Ci sono arrivata dopo un percorso terapeutico, per questo mi chiedo se sia il caso di intraprendere un nuovo percorso oppure ho bisogno di fare chiarezza nella mia vita magari con il supporto di consiglieri e letture.
Grazie molte
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Le letture ed i consigli non servono a molto, la tematica è complessa e fa leva su meccanismi molto profondi che si allacciano alla sfera affettiva, relazionale e sessuale
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Salve, in aggiunta alle riflessioni della collega, volevo comunicarle quanto mi abbia colpito un suo senso critico, segno di una capacità a guardarsi dentro e a mettersi in gioco.

La sua affermazione: "È come se mi focalizzassi sul cibo per nn vedere ciò che mi sta succedendo attorno", l'ho trovata molto importante.
Per prima mette in luce un senso di "tristezza e di vuoto" in lei. Per mia esperienza, un vissuto tipico relativo a chi vive un malessere legato al discorso della nutrizione e dell'alimentazione è un senso di solitudine profonda.

Lei si accorge che suo marito non l'amava molto e, mentre leggevo le sue parole ricche di riflessioni e cariche di emblematiche espressioni emotive, mi chiedevo se il cibo non avesse un duplice ruolo, diventando così un'arma a doppio taglio: da una parte compensa, per così dire confortando la sua mancanza d'amore, dall'altra la conferma, imprigionandola al contempo in quella situazione di carenza, con il rischio di perpetuare indefinitamente il senso di "tristezza e di vuoto".
In questa luce, la sua affermazione sulla "autodifesa" è importante: finché non vede, non cambia.

Questo senso di vuoto e questa carenza potrebbero condizionare il giusto sviluppo di una positiva immagine di sé, causando la "forte mancanza di autostima", di cui ci parla. Non potendo avere fiducia in se stessa, non so se posso anche dire non avendo dentro di sé l'esperienza di buone relazioni d'amore, purtroppo può di conseguenza essere difficile "lasciarsi andare".

In accordo con la collega, parliamo di un'esperienza complessa. Il suo racconto apre diversi sentieri e numerosi interrogativi. Non ci conosciamo, ma sento in lei un movimento non di poco conto.
La rottura con suo marito sembra avere consentito una nuova consapevolezza relativamente al cibo, che lei ha potuto problematizzare in modo nuovo. Dice che "si è aperto un mondo"!
Curioso di capire cosa intende dire precisamente - mi aiuti pure -, mi sono immaginato in lei un sorprendersi nello scoprire qualcosa di sé, come se avesse preso coscienza di qualcosa di inedito, forse anche di doloroso.

Nel suo raccontarsi, sento come dei passaggi in lei, un suo procedere che, seppur accidentato, mi sembra promettente.
E penso che continuando questa importante ricerca che sta facendo, e di cui ci sta rendendo generosamente partecipi, lei possa riuscire benissimo a esprimersi autenticamente e a essere se stessa liberamente. Senza più essere assoggettata al cibo.
E così, sentendo la vita nelle sue mani, può avventurarsi nel mondo per abitarlo e, perché no, trovare l'amore che merita.

Un saluto,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

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Utente
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Buonasera Dott. DeSantis,
Grazie per la sua risposta. In passato sono stata molto sola, soprattutto durante l'adolescenza. Sono stata sempre grassa e questo mi portava ad isolarmi e trovare conforto nel cibo. Per quanto riguarda l'esperienze amorose diciamo che mio marito e stato il mio primo "vero" ragazzo e con l'affermazione "mi si e aperto un mondo" intendevo dire che ora riesco a vedere cose che prima non riuscivo o non volevo vedere. Guardando in dietro effettivamente ero molto sola e negli ultimi due anni anche trascurata da mio marito. Non sono mai riuscita a parlare liberamente con lui dei miei problemi perche lui essendo una personalità che non riesce a gestire le situazioni preferisce aggirare il problema piuttosto che affrontarlo. Paradossalmente ora che mi ha lasciata sono più serena e riesco a vedere esattamente cosa c'è dentro di me e soprattutto la cosa più importante, non mi colpevolizzo per la fine del nostro matrimonio tanto meno mi sento in colpa nei confronti di mio figlio. Ora riesco a vedere lucidamente che il mio "abbuffarmi" non e altro che un placare le mie preoccupazioni, ansie, dolori! Non a caso in questi anni ho fatto più volte effetto yo-yo in concomitanza con eventi spiacevoli per me. In questi anni ho spostato la mia attenzione su mille problemi non accorgendomi che l'unico mio vero problema era il rapporto con mio marito.
Mi corregga se sbaglio, ma ho notato che in questi anni procedevo per obbiettivi di peso, nel senso che mi dicevo: "Ok arrivo a 65 e faccio così..." puntualmente alla soglia dei 65 riprendevo subito 2 kg. Stessa cosa ora, arrivo a 60 smetto questa benedetta dieta, vado a cena fuori con amici... arrivata a 62 sgarro e riprendo 2 kg. e come se rimandassi ogni volta qualcosa, e come se questa cosa non vorrei che arrivasse, perche non ha senso interrompere la dieta a 2 kg dall'obbiettivo se l'obiettivo prefissato fosse la cosa che realmente mi renderebbe felice. Può essere che sto rimandando qualcosa che in realtà mi fa paura o che penso di non essere in grado di affrontare?
Ad esempio, so che e presto, ma oggi mi e venuto un flash, e come se il mio rimandare le relazioni sociali celasse la paura di ricostruirmi una vita, vivere un nuovo amore per la paura di essere abbandonata di nuovo per cui soffrire. E, mentre le sto scrivendo questo, mi e venuto in mente che forse io non ho voluto vedere i problemi che c'erano con mio marito per la paura di rimanere da sola di nuovo a tal punto di nascondere inconsciamente la verità a me stessa e anche agli altri che mi vedevano dal di fuori.
Grazie molte
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Il suo racconto si arricchisce ulteriormente e i suoi pensieri meritano molta attenzione.
Mi sembra che proceda anche in modo associativo e questo, nel mio orientamento teorico, è il segno positivo di una funzione riflessiva attiva, di una fluidità del pensiero che è creativa.

Quando si chiede se "può essere che sto rimandando qualcosa che in realtà mi fa paura o che penso di non essere in grado di affrontare?", si pone una domanda a mio avviso importante, come se il cibo fosse una sorta di ancoraggio.

Penso come lei che il cibo e i suoi gesti veicolino un senso, e comprenderli è fondamentale. A volte abbiamo paura di ciò che desideriamo e delle nostre potenzialità. Magari non siamo abituati a esprimerci, siamo timidi e pensiamo di non potercelo permettere. Magari restiamo in attesa che qualcuno ci approvi o ci riconosca e dimentichiamo che oggi possiamo riconoscerci noi per primi, con maggiore indipendenza dagli altri.

Magari dentro di noi si forma l'idea che per essere accettati o amati è necessario essere in un determinato modo, che però non corrisponde alla nostra più espressiva autenticità. Mi chiedo se questo discorso possa riguardare anche la sua storia familiare e le relazioni più antiche di quando era bambina.

Senz'altro in questa sede non possiamo approfondire nel modo dovuto la profondità dei suoi vissuti. Ma se il movimento del suo pensiero prosegue come sta facendo, tracciando i suoi itinerari, sono sicuro che a partire da se stessa riuscirà ad affacciarsi nel mondo e a vivere in un modo nuovo, creando appartenenze.

Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
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Buonasera Doc,
grazie come sempre per le sue risposte. Mi riconosco perfettamente in quello che dice! Analizzando il mio vissuto posso dirle quasi con certezza che i miei problemi siano iniziati molto prima dell'eta adolescenziale. Sono sempre stata una bimba a cui piaceva mangiare ma oggi posso dirle che a volte il mio magiare era compensatorio. Riesco ad individuare quali sono state le mancanze in eta adolescenziale, mancanze legate anche al rapporto con mia madre. Sono da sempre stata molto legata a mia madre e con lei mi confido e ho un bellissimo rapporto ma ultimamente credo che lei non capisca fino in fondo quali sono i miei problemi, si sofferma in superficie e non va fino in fondo. Ora mi chiedo se il suo non sia un atteggiamento evitante o meglio che non vuole vedere il problema per paura delle conseguenze. Stesso atteggiamento lo ha avuto quando avevo 15 anni. Una mamma non può non accorgersi che la figlia di 15 anni stia passando un momento no, evidentemente lei non ha voluto vederlo, sempre a livello inconscio, per paura delle possibili cause/conseguenze. Fino a qualche tempo fa avevo un forte senso di protezione verso mia madre e prendevo come oro colato tutto quello che diceva. Oggi, invece, riesco a scindere le mie decisioni dalle sue e soprattutto non mi faccio influenzare dal suo modo di pensare. Questa consapevolezza lo ha avuta da quando mio marito mi ha lasciata, anche per questo ho citato la frase "mi si e aperto un mondo", adesso riesco a vedere con molta più lucidità cose che prima no riuscivo minimamente a vedere e mi chiedo come sia possibile.

Per quanto riguarda il lato cibo, questi gg sono stata decisamente meglio, ho avuto un piccolo scivolo oggi ma ho individuato subito le motivazioni e mi sono rimessa in carreggiata.
Grazie e buona serata
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