Attacchi d'ansia/panico?

Buonasera Dottori.
Ho 37 anni, fumatore (anche se sto cercando di smettere). Ex paziente oncologico per un linfoma di hodking 2b, in remissione compketa da quasi due anni.
Ho sempre avuto quakche piccolo problema d'ansia, che tuttavia non ha mai inficiato minimamente il mio stile di vita/abitudini. Credo fosse perlopiu' assolutamente normale.
In quest'ultimo mese e poco piu' tuttavia, ho avuto due episodi pre-sincopali (con tutta la sintomatologia connessa a questi casi tranne, sudorazioni ed evacuazione involontaria). La prima. Il primo il 27/10 e giuro, credevo di morire. Il secondo, la scorsa settimana.
Dal primo mi sono ripreso completamente e senza strascichii (se non per dei fastidiosi, ma vivibili, continui acufeni) anche se ovviamente da ex paziente oncologico, l'ho fatto presente sia al mio curante che al mio ematologo. Il secondo, mi ha prescritto alcuni esami dai quali, se non per un piccolo linfonodo sottoparotideo di 8mm (attualmente in fase di valutazione Orl) non e' emerso nulla di preoccupante.
Il secondo episodio presincopale invece mi ha costretto a rivolgermi al pronto soccorso, poiche' avevo una netta fame d'aria persistente accompagnata da gambe molli, sensazione di costrizione al collo ed al petto, che non mi abbandonavano. Anche il P.S. Ha prescritto altri accertamenti, che svolgero', pur non riscontrando nell'Ecg effettuato da loro e negli esami sanguigni, nulla di problematico.

I miei problemi da quel giorno non si sono piu' risolti, purtroppo. Oramai ho come costante, almeno una volta al giorno, la sensazione di avvicinarmi nuovamente ad una pre-sincope. Avverto un'aumento di rigidita' muscolare (nella zona sternale sopratutto), accompagnata da difficolta' respiratorie (e' come se il mio corpo perdesse la sua capacita' naturale di saper respirare correttamente). Mi ritrovo quindi ad annaspare.

Vi contatto perche' ovviamente sulle prime, propendevo nettamente per un qualcosa di patologico, ora invece al contrario, per un qualcosa di psicosomatico.
Mi sono fatto un piccolo esame di coscienza, notando che i miei problemi si presentano in un momento nel quale sono solo (nel senso che la mia compagna si trova in un'altra regione)...e fatalita' ila seconda presincope e' coincisa con la sua partenza.
Che tutti gli episodi appaiono e si risolvono nell'arco di un tempo ristretto (10-15minuti).
All'inizio temevo dei problemi polmonari (dovuti a quanto esposto soora) ma...attraverso alcuni esercizi di respirazione diaframmatica, ho notato come non solo la fame d'aria che mi accompagnava durante l'intera giornata sia sparita, attraverso respirazione diaframmatica e qualche piccolo esercizio di rilassamento (sicuramente fatto malissimo xD), riesco a contrastare e ridurre le sintomatologie (non credo sarebbe possibile se fossero patologiche).
A fronte di tutto questo chiedo un vs cortese parere. Ritenete opportuno io contatti uno psicologo? Debbo farlo ora o aspettare la fine dell'iter diagnostico?
O cosa?
Grazie del vostro tempo,
[#1]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le Utente,
la propensione all'autodiagnosi, al fai da te (esercizi di rilassamento) e all'autoprescrizione di accertamenti diagnostici sono tre strategie che per quanto siano messe in atto in buona fede contribuiscono ad alimentare il continuo automonitoraggio che la induce a restare costantemente in "stato d'allerta".
L'ansia non è una caratteristica di personalità, a differenza di quanto molti credono, al contrario è un segnale di disagio che non è mai fine a se stesso ma esprime la presenza di un'insoddisfazione che merita uno spazio d'ascolto e di condivisione.
Non è necessaria la presenza di un disturbo psichico per legittimare il ricorso ad uno psicologo, a volte il sintomo è solo un veicolo del disagio che stiamo vivendo e non va automaticamente classificato come espressione di una patologia.
Un colloquio diretto con lo psicologo può offrirle l'opportunità di approfondire questi aspetti e ricevere indicazioni relative alle modalità d'intervento più adeguate.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dr.ssa Campione
La ringrazio per la (celerissima fra l'altro) risposta.
Ci tengo a precisarle tuttavia alcune cose, forse mi sono espresso male in precedenza.
Io non ho attivato alcuna autodiagnosi: Il percorso si é attivato spontaneamente attraverso il canale Medico, quando mi sono presentato dal mio Ematologo (che mi segue per via del linfoma trattato in precedenza attaverso controlli trimestrali) dopo aver avuto il primo episodio pre-sincopale, e si é intensificato al secondo. Non sono un medico, ma immagino sia normale avere "un'occhio di riguardo" per un paziente oncologico tutt'ora nella fase di rischio recidiva (purtroppo) quando si manifestano eventi di tale portata in termini di sintomatologia. Non sono stato io a richiedere queste investigazioni ma i medici stessi a volerle ed io mi sono adeguato, fidandomi.
Come avrà certamente compreso, non ho alcuna competenza in campo medico (se non quella acquisita involontariamente sui Linfomi, ne avrei fatto volentieri a meno, mi creda) sopratutto, per quanto attiene alla Sua, sfera di competenza; Ammetto in merito la mia più assoluta ignoranza ed é anche per questo che mi trovo a scriverle quì. Lo stato di allerta continuo c'é, le mentirei dicendo altrimenti, ma cerco di lasciarlo fluire il più possibile, ascoltandomi, e gli esercizi di rilassamento che cerco di compiere quando avverto più pressione, sono un semplice "cerotto di emergenza" su quella che sicuramente come lei dice, non é una situazione risolvibile senza competenza e sopratutto con il fai da te (che ritengo deletereo da sempre). Diciamo che quegli esercizi sono l'arma che ho trovato funzionale in queste giornate (ripeto, in emergenza) ma non é certo la soluzione. Almeno evito di finire di nuovo in Pronto Soccorso.

Per la soluzione, per l'appunto, le scrivevo chiedendole se ritiene opportuno:

-Un contatto immediato con uno Psicologo.
-Il termine dell'Iter diagnostico e poi, se non dovessero risultare problemi di tipo fisico, il contatto con uno Psicologo.

Lo chiedo proprio perché non sò come muovermi in questa situazione e non sò decidermi su quella che potrebbe essere la strada più opportuna.
Il mio medico di base mi dice di attendere l'iter diagnostico, l'ematologo il contrario, l'Orl é d'accordo con il mio medico di base ed il medico del Pronto Soccorso con l'ematologo.
Sperò comprenderà quindi il mio dubbio, dato l'attuale stallo alla messicana(che debbo dire mi ha strappato anche un mezzo sorriso) nel quale mi ritrovo, in mezzo a due coppie di medici che mi dicono l'uno il contrario dell'altro.
La saluto e la ringrazio per il tempo dedicatomi.
[#3]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Credo che un primo colloquio con lo Psicologo può essere fatto anche parallelamente al completamento dell'iter diagnostico, considerando il disorientamento comprensibile e legittimo nella situazione che si è venuta a creare, può offrirle l'opportunità di fare chiarezza dentro di sé ed condividere gli aspetti critici del suo vissuto.
In seconda battuta, in funzione dell'eventuale diagnosi medica sarà necessario definire gli eventuali obiettivi dell'intervento terapeutico sia esso medico che psicologico.
Ansia

Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.

Leggi tutto