Ripensamenti relazione finita

Gentilissimi Dottori,
avevo gia chiesto consulto un mese e mezzo fa riguardo la relazione con il mio ragazzo.
2 giorni fa ci siamo lasciati e non riesco a capire se ho fatto la cosa giusta.

Da un mese sono in cura presso una psicoterapeuta che mi ha diagnosticato una forte predisposizione all'ansia e un disturbo ossessivo (ho spesso pensieri automatici negativi che mi provocano ansia e conseguenti rimuginazioni).

Come scritto nel consulto precedente, dopo aver confessato un tradimento al mio ragazzo ho iniziato ad avere dubbi ossessivi sulla relazione: lo amo o no? voglio stare con lui o no? è la persona che voglio? etc etc. Oltre al fatto che in questi ultimi mesi non provo più passione per nulla, mi sento vuoto e perso.
In questo periodo abbiamo fatto cose nuove insieme e ho avuto modo di vederlo in circostanze che non avevo mai visto prima (ad es. la sua laurea oppure vederlo insieme ai suoi colleghi universitari) e questo mi ha destabilizzato perché mi sono fissato con il dubbio che forse non lo conosco così bene e che non è la persona che voglio.

Così questo weekend, nonostante non avessi molta voglia di vederlo perché volevo passare del tempo con i miei parenti, decisi di chiedergli di passare 4 giorni insieme e fu un incubo. La settimana appena trascorsa era stata molto stressante causa l'università e quando lo vidi ebbi conferma delle mie più grandi paure: non provavo nulla, lo vedevo come un estraneo e mi dava quasi fastidio la sua presenza. Non sono neanche sicuro se in quel momento avessi ansia o meno.
Così ho passato 4 giorni abbracciato a lui piangendo senza sosta e dopo aver visto anche lui piangere per la prima volta ho deciso che era il caso di chiudere.
Siamo rimasti amici e con la mia promessa che avrei lavorato su me stesso e poi mi sarei fatto vivo. In fondo spero che tutto questo sia causa di uno stress accumulato e che quando riuscirò a riprendermi potrò tornare con lui, ma non sempre quello che vogliamo è il meglio per noi.
Ora però il pensiero di tornare con lui mi fa venire fitte al cuore e ansia, alterno momenti in cui mi manca a momenti in cui il pensiero di tornare con lui mi fa stare male.
La mia terapista mi aveva consigliato di non lasciarlo fino a quando non avessi risolto l'ansia e calmato i pensieri ossessivi, ma non ce l'ho fatta.

Ho paura di aver perso l'unica persona più importante della mia vita a causa dell'ansia e della mia impulsività. Anche se interpreto l'ansia sempre come un segnala di allarme che qualcosa non va e che va cambiata.

Non so bene come agire in questo momento, non riesco a fermare la tristezza e l'ansia che la solitudine mi sta creando.

Vi ringrazio per la vostra attenzione,
F.
Dr.ssa Marta Stentella Psicologo 355 5
Gentile utente,
Che tipo di psicoterapia ha intrapreso?
Come è il rapporto con il suo terapeuta?
Sta traendo dei benefici?
Il fatto che non abbia ascoltato il suo terapeuta e si sia rivolto di nuovo qui può essere interpretato in diversi modi.

Bisognerebbe capire quanto i suoi pensieri negativi e ossessivi e le sue rimuginazioni pervadono il suo equilibrio psichico. Da ciò che scrive sembra che il problema sia piuttosto radicato. A tal proposito le chiedo se ha mai pensato di rivolgersi ad uno psichiatra per affiancare una terapia farmacologica che le permetta di affrontare la psicoterapia con maggiore tranquillità e collaborazione.
Glielo ha consigliato il suo psicoterapeuta?
Cosa ne pensa?

Ovviamente qui l'aiuto che possiamo darle è estremamente limitato come potrà ben capire.

Dr.ssa Marta Stentella - Roma e Terni
Psicologa Clinica e Forense, Psicodiagnosta
www.martastentella.it

Segnala un abuso allo Staff
Risposta utile
Utente
Utente
Gentile Dr.ssa Stentella,
innanzitutto la ringrazio per la risposta.

Negli ultimi 4 anni ho cambiato 4 psicoterapeuti, quest'ultima è di orientamento cognitivo comportamentale ed è la prima volta che seguo questo tipo di percorso.

Il problema è che ho iniziato anche a dubitare sul fatto se mi fido o no della mia terapeuta e della sua diagnosi e mi rendo conto che una parte di me mi sta boicottando per non cambiare. Ho scritto qua probabilmente come compulsione ai dubbi e nonostante me ne renda conto, non riesco a fermarmi.

No, la mia terapeuta mi ha detto che non è necessario che io prenda medicinali, ma al prossimo appuntamento le chiederò se forse ora è il caso. Ho comunque paura di prendere medicinali ed economicamente non penso di potermi permettere visite psichiatriche.

La ringrazio ancora per il suo tempo.
F.
Segnala un abuso allo Staff
Dr.ssa Marta Stentella Psicologo 355 5
Gentile utente,
I suoi continui dubbi sui suoi sentimenti, sulle sue scelte anche in relazione alla scelta del terapeuta e al fatto che si fida o no di lei facendole produrre continue rimuginazioni farebbe pensare a un problema di tipo ansioso e Ossessivo.
A mio avviso un aiuto farmacologico sembrerebbe rendersi necessario altrimenti, come lei stesso ha ammesso, tenderà a boicottare ogni forma di aiuto senza appunto collaborare. E senza collaborazione qualsiasi intervento risulta essere inutile.

Non necessariamente deve rivolgersi ad uno psichiatra privato. È sufficiente rivolgersi al suo medico di famiglia e farsi segnare una visita psichiatrica in convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale.

Segnala un abuso allo Staff
Risposta utile
Ansia

Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.

Leggi tutto

Consulti simili su ansia

Consulti su problemi relazionali

Altri consulti in psicologia