Distratta e poco sveglia

Buonasera,

Vi scrivo perché da tempo ho un problema che mi limita molto su tutti i campi.
Purtroppo non sono mai stata una persona particolarmente sveglia, e questo me lo rinfacciano in molti da tempo. Il fatto è che se non mi trovo in una situazione che reputo piacevole (tipo a lavoro o in compagnia di persone che non mi piacciono) tendo a "chiudermi nel mio mondo", a distrarmi e a pensare a cosa potrei fare dopo. Il mio è un lavoro molto ripetitivo e noioso, non aiuta anche il fatto che lo detesti e che lo reputi una sconfitta dopo anni passati a studiare per tutt'altra cosa, quindi per me è molto facile distrarmi e pensare ad altro. Fortunatamente questo non mi crea problemi sull'operato, il problema principale sono i colleghi: mi prendono in giro ogni giorno sul mio essere poco sveglia, poco sorridente, con poca voglia di parlare e voglia di fare. Certi commenti mi fanno stare malissimo, e appesantiscono ulteriormente il mio stato d'animo in quel momento.
In realtà è da quando ero piccola che vengo "etichettata" così, lo dicono spesso anche i miei genitori o i miei amici, ma più di tutto mi fa soffrire il fatto di non sapere come cambiare. So di avere un problema, ma non so come affrontarlo.
Per non parlare poi della mia incapacità a rispondere a certi commenti o prese in giro, il più delle volte non rispondo o magari la prendo sul ridere.
Credo che la gente ormai mi abbia preso per stupida o tonta, e la cosa peggiore è che so di non esserlo (sono sempre stata brava nello studio, sono una persona creativa, ragionevole e nel lavoro sono autonoma), però non so come fare per mostrarlo a tutti.
Questa cosa mi crea non pochi problemi, sono anche arrivata a pensare che probabilmente solo il suicidio potrebbe essere l'unica "soluzione" al problema, ma al tempo stesso sento che non ne valga la pena.
Non so nemmeno se questo possa considerarsi un problema di carattere medico, spero che questo mio consulto sia in qualche modo idoneo.

Spero qualcuno possa aiutarmi.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Il suo problema appare complesso, ma in realtà è semplice: lei stessa non si accetta, anzi ha interiorizzato le critiche che ormai da anni le vengono rivolte, a partire dall'ambito familiare che avrebbe dovuto essere il più protettivo. Di conseguenza si chiude non appena avverte un segnale dell'ambiente che le ricorda i suoi presunti difetti e finisce per "metterli in scena", come in una rappresentazione teatrale. Gli altri la considerano addormentata, e lei si adagia in quel ruolo, per poi prendersela con sé stessa e con la sua incapacità di reagire, di rispondere a tono, di difendersi.
Tutto questo è inevitabile, perché l'ha imparato fin da piccola e ha ripetuto infinite volte questo copione. Ma al suo attivo ci sono due cose: il dispiacere che prova in questa situazione, e la consapevolezza che il suo "personaggio" non corrisponde al suo io vero, né alle sue reali potenzialità. Mai come nel suo caso l'affidarsi ad uno specialista risulta consigliabile. Cerchi con fiducia uno psicologo che la eserciti a ristrutturare i comportamenti e a ridefinire l'idea che ha di sé stessa. Con molti auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buonasera, la ringrazio moltissimo per la risposta.
Purtroppo avevo già più o meno intuito che i miei problemi caratteriali provenissero dall'ambito familiare.
In realtà non ho mai avuto veri e propri problemi con i miei genitori, so che mi amano, non mi hanno mai fatto mancare nulla e passiamo spesso molti momenti piacevoli insieme. Però da sempre ho come l'impressione che non sono propriamente la figlia che avrebbero voluto, e che mi amino solo per "dovere". Molto spesso fanno delle battutine in cui sottolineano dei miei difetti (modi di fare, aspetto fisico, incapacità varie) che mi feriscono tantissimo, il più delle volte trovo una scusa e mi allontano per il fastidio e perché mi viene da piangere. So che posso passare per esagerata, vittima e permalosa (infatti mi dicono anche questo), vorrei non sentirmi così in realtà e prenderla sul ridere, ma ci sto veramente male. Da qui penso possa nascere il mio problema di reazione alle critiche.
È da anni che penso di aver bisogno di chiedere aiuto a uno psicologo, ma c'è qualcosa che mi blocca. Consideri che iniziavo a pensarci già più di 10 anni fa, quando a 16 anni ho tentato per la prima volta il suicidio (mi è capitato 3 volte finora, ma non ho mai avuto il coraggio di "continuare"). In quell'occasione mia madre mi scoprì, ma non fece nulla se non rimproverarmi. Ho provato anche a chiedere consiglio qualche mese fa a mia madre e al mio ragazzo, ma entrambi mi hanno detto che non ho bisogno di uno psicologo perché non sono depressa, ma solo "pigra". Non so cosa pensare, tutti mi ritengono esagerata o una persona alla quale piace fare la vittima, mi piacerebbe davvero fare così solo per "noia", ma la verità è che tutto ciò mi fa soffrire davvero, e sono arrivata a pensare più volte che l'unica soluzione per risolvere tutti i miei problemi (carattere apatico, sovrappeso, pigrizia, lavoro che odio, laurea che giace inutilizzata, ecc) è quella di eliminare il problema alla radice, cioè io.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Cara ragazza, una persona che arriva a prospettare il suicidio, e lo tenta più volte, sta soffrendo moltissimo, altro che esagerare! Lei può volersi sforzare di sminuire le cause (e facendolo sbaglia), ma non riesce a sminuire gli effetti.
Fra l'altro dalla sua lettera si capiscono tante cose, per prima che è una persona capace di guardare con intelligenza i propri sentimenti... però non riconosce di essere stata "bonsaizzata", diciamo, da una serie di frasi, sguardi, atteggiamenti che l'hanno sempre sminuita e messa in angolo. Lei scrive: "da sempre ho come l'impressione che non sono propriamente la figlia che avrebbero voluto, e che mi amino solo per "dovere"". L'intera frase è un'interpretazione "difensiva", in cui lei accusa sé stessa, per difendere i suoi genitori. Forse potrebbe rivedere l'intera situazione, pensando che la colpa certo non è sua, ma nemmeno loro. In altre parole, i suoi genitori potrebbero avere una scarsa capacità di comunicazione, una profonda ignoranza delle modalità che permettono ad una bambina di crescere nell'amore e nel rispetto di sé stessa; forse pensano, come tanti, che i rimproveri raddrizzano mentre le lodi rendono deboli; infine i suoi potrebbero essere distratti dal lavoro o da altre cose, o sentirsi insufficienti per il loro compito genitoriale, come appare dalla reazione di sua madre quando la sorprese a tentare il suicidio e come tutta reazione la rimproverò, chiudendo lì ogni ulteriore interessamento. Come vede, di interpretazioni che spiegano perché prova tanta sofferenza ce ne sono tante, e non mi stupirei che come spesso accade lei avesse scelto anche un partner affetto dalla stessa mancanza di empatia che domina i suoi genitori. Ora, per fare chiarezza e cominciare a ristrutturare i suoi rapporti con il resto del mondo, urge uno psicologo. Si voglia quel pochino di bene necessario a cercarlo. Con auguri affettuosi.