dubbi su dubbi

Gentilissimi, provo a chiedere un vostro parere. Da quasi 3 mesi mi sono smarrito nel tunnel dei dubbi patologici e non solo. Proverò ad essere breve e conciso. Ho la mente suggestionata da ogni sorta di malattia mentale( bipolare, borderline, delirante ecc ecc.) e mi sono smarrito in un tunnel da cui mi viene difficile venirne fuori. La mente satura di pensieri intrusivi ed illogici che mi hanno fatto sprofondare in ansia, attacchi di panico ed una tensione emotiva generale. Paura di perdere il controllo, di far del male, paure e dubbi su ciò che vedo o sento ecc ecc, i pensieri si aggrovigliano uno dietro l'altro.Non so più distinguere tra patologico e fisiologico. Ogni giorno un irrefrenabile necessità di cercare sul web argomenti di psichiatria, psicopatologia, piscofarmaci ecc ecc. scatenando una tempesta ansiosa invalidante, portandomi umore triste e continuamente in allarme. Non faccio che cercare rassicurazioni a tutti, risultando pesante. Scandaglio la mia mente alla ricerca di ogni possibile risposta ma non ne trovo, anzi sempre peggio. Cerco nel mio passato, eventi riconducibili ad una presunta patologia. Stesso incubo nel 2012, quando per altri motivi fisici, stavo male e piangevo al pensiero di hiv e sclerosi multipla. Ho diversi sensi colpa per alcuni errori commessi. Mi sento la mente invasa da fantasmi e paure che mi rendo conto essere assurde, illogiche, eccessivamente amplificate. Faccio terapia da diversi mesi. Il mio terapeuta e anche uno neuropsichiatra che riesce solo in parte a rassicurarmi sul fatto di non avere nulla di ciò, e che il mio star male sta nel fatto di cercare disperatamente risposte su tutto .Mi tranquillizzo per un po', fin quando la mente torna li, innescando ansie su ansie. Le cose di prima al momento non mi attirano( uscire, gioire con gli amici, la palestra il mio essere allegro scherzoso con la battuta pronta. stop tutto fermo per paura che si tratti di fenomeni ipomanicali o maniacali. Ho paura persino di arrabbiarmi per paura e dubbi che possa trattarsi che ne so di qualcosa di psicotico. Mi sforzo di avere un rigido autocontrollo per la paura di tutto. Se sento le parole, bipolare, borderline ecc ecc vi giuro mi vengono attacchi di ansia fortissimi. La colpa è mia me rendo conto, non dovevo e non devo usare il web per questo, perché mi ha portato a questo. Sono gay, e non vi nascondo che ultimamente mi capita di provare sensi di colpa per il mio essere persino nei confronti di DIO. Se per qualche minuto ho voglia di gioire, ridere o riprendere una vita più leggera e serena, ecco che le paure ritornano e penso, non farlo perché è patologico, non pensarlo perché è patologico, Si non so più ridere e rilassarmi, per come mi sono smarrito. ecco, mi sono totalmente perso che non so ritrovare la strada. Scene di violenza mi fanno tremare, perché penso e se lo facessi anche io? LA mia vitalità quotidiana si è persa in questo garbuglio e non so come ritornare.
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Psicologo attivo dal 2018 al 2024
Psicologo
Gentile Utente,
sembra che lei stia vivendo "ansia libera", ossia una sensazione di agitazione costante che si manifesta con diverse espressioni.

Questa intensa agitazione, che io chiamerei paura, sembra che abbia innescato quel meccanismo cosiddetto della "paura della paura", per cui anche solo al pensiero del suo malessere lei entra già in un profondo stato di agitazione.

A me sembra che ciò che lei racconta come sintomatologico (paura di avere qualche psicopatologia, paura di perdere il controllo ecc) non rappresenti la causa del suo malessere, bensì la conseguenza.

Questo spiega il seguente virgolettato:

"Il mio terapeuta e anche uno neuropsichiatra che riesce solo in parte a rassicurarmi sul fatto di non avere nulla di ciò, e che il mio star male sta nel fatto di cercare disperatamente risposte su tutto .Mi tranquillizzo per un po', fin quando la mente torna li, innescando ansie su ansie."

Non le basta che qualcuno le dica che lei non ha le patologie che teme, perchè qualcosa in lei sembra essere andato in corto circuito, e questo le fa ritornare le sue paure..

Ne parli con il suo terapeuta del fatto che queste rassicurazioni non le giovano e che ha sentito il bisogno di chiedere aiuto su questo sito ad esempio. Parlatene perchè possono emergere elementi utili per rinsaldare l'alleanza e progredire nel suo percorso.
[#2]
dopo
Attivo dal 2019 al 2019
Ex utente
Gentile dottore la ringrazio della risposta. Molto probabilmente è come dice lei. Il problema è he ho necessità di sicurezze e di risposte. La mia vita ne sta risentendo, se esco fuori casa mi assale ansia batticuore e tensione. Oltre tutto si unisce una profonda indecisione sul da farsi. Prima penso e cerco di convincermi di una cosa, poco dopo le paure tornano a farmi mettere in dubbio ogni cosa. Una rimurginazione costante. Sicuramente l umore basso non mi aiuta, ma mi sembra di non trovare via d'uscita da tutto ciò. Non gioisco più. Prima, nonostante le mie insicurezze, mi piaceva curarmi vestirmi bene, adesso non ho più voglia. Mostravo una falsa sicurezza che non avevo al cento per cento. Ho sempre voglia di rientrare a casa. Quando suono fuori, non rido , non scherzo, vado sempre con la mente li. Le faccio un esempio ieri sera a cena da amici con relativi bambini, prendendo in braccio il bimbo, un ansia assurda, e pensavo e se diventassi un pedofilo? cioè è assurdo tutto questo. Dovrei partire per Roma e mi viene l'ansia al pensiero di star male. Ansia che somatizzo con bruciori diffusi al corpo, bruciore agli occhi, paura dell'insonnia perché penso sia qualcosa di patologico. Mi sento molto fragile da ricercare conforto costante, pensi che mio padre spesso dorme con me per darmi un po' di sicurezza. E si è messo pure di mezzo il senso di colpa religioso, pensi un po'.con relativi rituali per trovare sicurezza. Dottore guardi è assurdo, ma ho una certezza, in tutto ciò è il senso di colpa e la suggestione mentale che muove il tutto. Perché mi creda non distinguo più il normale dal patologico, dubito anche di me stesso, con la paura di una ricaduta futura che mi terrorizza. Io di natura sono fragile e mi sembra di non poter far nulla senza l'appoggio degli altri, e il futuro mi terrorizza con le sue incertezze. Ho una forte dipendenza affettiva da mia madre, che nonostante la sua iperprotettività ha cercato di rendermi più adulto. Immagino di non farcela senza di lei e le sue rassicurazioni, il suo appoggio materiale ed emotivo. Una parte di me vorrebbe fidarsi delle rassicurazioni fornite, anche quelle fornite dal mio terapeuta, ma ecco i dubbi ritornare. Molto probabilmente dovrei cambiare strategia psicoterapica perché al momento trovo benefici minimi. Voglia sessuale molto bassa, e mi porta ad avere un senso di colpa verso il mio compagno, per la mia debolezza caratteriale poco prestante. ADORAVO la musica e ballare, adesso se ascolto quelle allegre mi fanno poco effetto, mentre quelle tristi e malinconiche mi portano a commuovermi(questo mi fa molta paura). Al momento gira e ruota tutto intorno alla fragilità alla paura ed all'ansia. Cosa mi consiglia?
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Psicologo attivo dal 2018 al 2024
Psicologo
"Io di natura sono fragile e mi sembra di non poter far nulla senza l'appoggio degli altri, e il futuro mi terrorizza con le sue incertezze."

A proposito di questo virgolettato le chiedo: il sostegno altrui lo ha da sempre considerato basilare per riuscire ad affrontare la sua vita?

Glielo chiedo perchè, con i limiti di ciò che è possibile carpire con una consulenza online, sembra che lei si trovi in un momento in cui lei non si fida minimamente di se stesso (nè dei suoi comportamenti, nè delle sue emozioni) e questo la porta a cercare rifugio nell'affetto ed il supporto dei suoi genitori, tuttavia pare che queste "compensazioni" abbiano un effetto momentaneo e che, una volta finito l'effetto calmante, lei si ritrovi catapultato in un mondo di ansia e paura.

E' come se lei avesse, al momento, smarrito la fiducia in se stesso e ciò fa si che le sue esperienze siano connotate da un senso di tristezza e paura di perdere il controllo (es. "sono pedofilo? sono un compagno non prestante? sono una persona fragile?).

Ma mi sembrano proprio queste insicurezze, che se ben affrontate, possano rappresentare il punto di partenza di un buon percorso psicoterapeutico.
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