Ansia per il futuro e solitudine

Salve, la mia situazione può non sembrare così grave ma va avanti da tempo ormai e comincio a preoccuparmi.
Sono sempre stata fin da bambina, una persona abbastanza chiusa, riservata e molto timida.
La timidezza da piccola non mi ha impedito comunque di stringere amicizie con i coetanei mentre mi ha creato problemi nel relazionarmi con gente più grande di me.
Alle medie (forse il periodo più "brillante" per quanto riguarda le amicizie) avevo un gruppetto di persone con cui stare.
Alcune le ho perse con altre ho continuato i rapporti perché siamo andate nella stessa scuola.
All'inizio delle superiori non so cosa è cambiato ma in seguito ad un episodio stupidissimo mi sono resa conto della difficoltà che ho nel relazionarmi con gli altri, ora anche con quelli della mia età (19 anni).
L'episodio è stato stupido: eravamo dispari in classe e sono rimasta seduta da sola, ricevendo un "forever alone" da un compagno.
Al tempo non ci avevo dato tanto peso ma ora, dopo aver finito le superiori e iniziato l'università mi rendo conto che forse quelle parole erano vere.
Non ho mai, ad esempio scritto sul gruppi classe, l'ansia mi mangiava.
Non sono riuscita a mantenere i rapporti con quasi nessuno.
So che alcune persone ancora si sentono e si scrivono mentre sembra che di me si siano completamente dimenticati.
Forse sono stata anche io ad allontanarmi un po' e vi spiego il perché: nel 2017 sono stata ricoverata per pochi giorni in seguito ad una crisi di panico.
Nulla di grave che però è stato l'inizio di altri attacchi durati circa un anno e poi quasi completamente scomparso grazie alla psicoterapia.
Il punto è stato che in quei pochi giorni di ricovero quasi tutti sembravano essersi dimenticati di me.
Mi sono chiesta come mai dopo quasi 4 anni nessuno avesse pensato a me, ho cominciato a farmi delle colpe, credendo che fossi io il problema e questo non ha aiutato la mia condizione mentale.
Ho cominciato a chiudermi in me stessa, più di quanto facessi prima e mi rendo conto di aver sbagliato perché non ho ottenuto effettivamente niente.
Se pensate che non abbia vita sociale non è così, prima del covid uscivo abbastanza spesso con una compagnia grazie a praticamente un'unica amica che ho.
Il problema?
Non ho mai legato con nessuno di questi, quasi mai scambiato una parola nonostante ci avessi provato.
Mi sembra di essere invisible agli occhi degli altri e non capisco perché.
Le poche persone che mi conoscono notano il mio essere introversa ma non pensano che io viva questa situazione perché non ne ho parlato con nessuno.
L'uni l'ho iniziata da casa e non ho praticamente conosciuto nessuno.
Non ho praticamente un buon rapporto con i social ma davvero può essere questo il problema?
Intanto il tempo è passato ed ho una paura assurda che questa sensazione di inadeguatezza e isolamento rimanga per sempre.
Scusate lo sfogo.
[#1]
Dr. Mauro Bruzzese Psicologo 126 6 11
Gentile ragazza,

Mi dispiace molto che stia vivendo questa situazione e questa sensazione di essere "invisibile".

Leggendo questa richiesta ho avuto la sensazione di una ragazza ora, prima bambina, che era in attesa. Era in attesa di essere scelta per il banco, in attesa in ospedale che qualcuno la venisse a trovare. In attesa che qualcuno la chiamasse al telefono o massaggiasse. In attesa di essere invitata ad uscire con un gruppo, fino ad arrivare ad "usufruire" delle amicizie della sua amica e quindi tramite questa sua amica avere una cerchia di conoscenti con cui poter uscire.

E lei cosa porta? Cosa dá? Quanto é intraprendente? quanto é interessata agli altri? Come lo dimostra? quante volte chiama un conoscente? cosa fa per costruire un'amicizia? cosa fa per essere attiva nella vita sociale universitaria? quanto si impegna nella costruzione di relazioni che durino nel tempo?

La vita é spesso cosí: un do ut des, dare per ricevere. Ci vuole impegno anche per costruirsi rapporti sociali che poi possano sfociare in amicizie. Stessa cosa quando lavorerà o con i suoi vicini di casa futuri, i suoi suoceri etc. Le persone si aspettano da lei, che sia anche lei a cercare, a prendere iniziative, a proporre, a chiedere "come sta oggi?", a dire una battuta, a far fare una risata o a condividere uno stato d'animo... soprattutto nella condivisione si creano i legami!

E' più facile a dirsi che ad attuarsi lo immagino bene! Per ora conservi le mie parole nella sua testa.
Ad un certo punto, con una maggiore sicurezza e assertività, sono sicuro che saprá prendersi quello di cui ha bisogno.

No, Non rimarrá per sempre questo isolamento e inadeguatezza, per risponderle: cambierá quanto più lei sará disposta a cambiare alcune sue "rigiditá" (mi conceda il termine) e le sue zone di comfort.

Torni ad aggiornarci se le farà piacere,
In bocca al lupo per questo suo primo anno di università che spero sia all'insegna del "coraggio del cambiamento" oltre che di studio proficuo.

Cordialitá,

Dott. Mauro Bruzzese,
Psicologo clinico presso il Newham University Hospital di Londra, Fondatore e CEO di PsicologON.
www.psicologon.com

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