Come aiutare il mio fidanzato che soffre di ansia

Salve dottori, sono una ragazza di 24 anni e volevo chiedere un consiglio riguardo una situazione che vorrei "migliorare".

Sono fidanzata con uno splendido ragazzo da circa un anno, ci siamo conosciuti in gruppo di amici e ci siamo presi un colpo di fulmine incredibile, di quelli che neanche a 15 anni avevo mai vissuto. Abbiamo superato tante cose insieme, nonostante questo "breve" tempo. Mio padre è stato tanto male e lui mi è stato vicino fin da subito, ed io con lui stessa cosa.

Rientriamo tra le cosidette coppie miste, poiché io sono di fede cristiana (non particolarmente praticante), lui di fede islamica, praticante. Ci siamo venuti incontro su tanti aspetti di questa relazione, ammetto che abbiamo perso anche il nostro equilibrio per un paio di mesi (per paura di incomprensioni ed incompatibilità future), ma ci siamo felicemente ritrovati perché entrambi siamo super innamorati ed io, parlando per me, sento di aver trovato proprio la persona della mia vita.

La cosa piu importante su cui avrei bisogno di un parere è il fatto che lui soffre di disturbi d'ansia abbastanza importanti da circa 2 anni (da prima di conoscermi, per intenderci), però ammetto che questa problematica si riproietta in parte anche nel nostro rapporto (non lo dico perché ne risenta io, ma perché vedo lui soffrire e vorrei aiutarlo).

Premetto che sono un sanitario, per cui ho questa tendenza di aiutare le persone.

Ha iniziato a soffrire di attacchi di panico, peggiorati nel periodo in cui ci eravamo allontanati, al punto da richiedere accesso in pronto soccorso: ha sempre palpitazioni, insonnia, non se ne rende conto ma anche tanti sbalzi d'umore, dolori al petto/intercostali ed ultimamente anche reflusso, e una serie di altri dolori fisici che di fatto non nascondono nessun problema di salute fisica.

Con me è dolcissimo, si scusa sempre se mi trasmette questo suo stato d'animo e questo suo malessere, io cerco di lasciarlo sfogarsi ogni volta che ne ha bisogno e lo ascolto senza mai giudicarlo. Anzi, l'ho spronato ad iniziare un nuovo lavoro, ad iniziare un percorso psicologico, ma la psicologa in questione non gli ha dato per nulla una buona impressione. Ho capito che, a volte, se inizia a farsi prendere da tante paure differenti, lo devo lasciar stare e aspettare che gli passi, e tranquillizzarlo nel modo migliore che posso fare: dimostrargli l'amore che provo, lo abbraccio, lo bacio ed effettivamente si sente subito meglio.

La cosa che mi rende felice, anzi, è vedere che quando siamo insieme (nonostante dentro di sé abbia una tempesta di emozioni), ha sempre il sorriso e mi ringrazia ogni giorno, sentendosi pure in colpa di farsi vedere cosi.

Vorrei chiedere un parere: se c'è qualcosa che posso fare per sostenerlo (fortunatamente riesco a tutelare la MIA salute mentale, che viene al primo posto).

Grazie in anticipo.
[#1]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,

Dal nostro punto di vista la strada intrapresa era quella giusta: un percorso psicologico specifico.
Lei ci dice però che >la psicologa in questione non gli ha dato per nulla una buona impressione.<

La Psicologa (che deve essere anche Psicoterapeuta per poter curare) si può cambiare.
Ma se nemmeno la seconda gli desse una buona impressione occorre ipotizzare delle resistenze verso tale forma di cura, forse non prevista o accettata dalla cultura di provenienza del Suo ragazzo.

Che lui si scusi dei propri malesseri mettendosi in posizione down, non è un merito; è segno del non sapere cosa altro fare.

Lei può aiutarlo a cercare una forma di terapia per lui accettabile e sostenendolo nel percorso.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
dopo
Attivo dal 2020 al 2023
Ex utente
In realtà, a parte che lui è italiano, le dico con tutta la sincera verità, tutta la sua famiglia è a conoscenza dei suoi problemi e lo sostengono, aiutandolo a trovare un percorso psicologico migliore.
Non le ha dato una buona impressione poiché mi riferisce che è una persona che gli sembra ascoltare poco ciò che lui dice e che allo scattare dell'ora,lo manda via. Non è per ostilità verso la figura dello psicologo in sè, anzi, ha solo aspettato di trovare un lavoro per potersela pagare.
La ringrazio della sua risposta, ma mi sembra che sia stato un po' superficiale soffermarsi sul discorso cultura. Scusi se mi permetto di dirglielo.
[#3]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Qualche precisazione.

. Sono contenta che lui goda dell'appoggio di tutti Voi.

. La durata della seduta è stabilita all'inizio della relazione terapeutica. Allo scadere del tempo (c'è sempre un orologio in Studio) il paziente si alza, saluta e esce, senza alcuna necessità di .. essere "mandato via". Altrimenti è necessario segnalarli che il tempo è terminato:
ovviamente ciò permette al Terapeuta di avere alcuni minuti liberi per staccare mentalmente,
e per poter iniziare puntualmente con la persona successiva.

. L'attenzione alla cultura di provenienza (compresa la religione, se persona praticante) è una necessità clinica di noi Psy; e non una "superficialità" come Lei sembra ritenere non conoscendo evidentemente nulla dell'etnopsicologia.
Una maggiore prudenza da parte Sua nel distribuire "superficialmente" giudizi ed etichette in territori specialistici che non Le sono propri
Le eviterà di cadere in tali topiche grossolane
(ciò avviene soprattutto quando qualcosa delle nostre risposte tocca qualche nervo scoperto).

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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