Quale tipo di terapia può aiutarmi in caso di blocchi decisionali e crisi esistenziali cicliche?

Gentili dottori,
Sono reduce da un episodio di vita piuttosto sgradevole che mi spinge a ricercare una terapia psicologica.
Vorrei però chiedervi quale tipo di terapia può essere funzionale per lenire la mia condizione.


Sono sempre stato soggetto a forti blocchi nel prendere decisioni, molta paura nello sperimentare cose nuove, estrema avversione al rischio, indecisione perenne e dubbi patologici su tutto.
Nei periodi peggiori della mia vita i dubbi hanno invaso ogni singolo aspetto della realtà, fino a mettere in discussione il solo fatto di essere vivo, con perdita di significato della mia esistenza e della mia identità.
In tali momenti, soprattutto in occasione di scelte importanti (scegliere che studi intraprendere, che carriera iniziare, se cambiare lavoro, se cambiare città, scegliere una casa dove abitare, ecc), pur riuscendo a costruire infinite liste di pro e contro e considerazioni razionali, mi sono sentito disorientato e alla cieca e mi sono ritirato dal mondo esterno, non sapendo assolutamente cosa fare, non percependo niente che potesse farmi propendere verso qualcosa, trovando sempre un numero uguale di pro e di contro.
Quando ho provato a risolvere "di forza" queste situazioni di dubbio con la pura razionalità, soppesando fino all'esasperazione ogni possibile risvolto anche solo ipotetico, è spesso capitato che mi... autosabotassi clamorosamente, finendo per impedire a me stesso di prendere la decisione, con temporeggiamenti infiniti e dissonanze cognitive irrisolvibili.
Il rimuginio ha sempre occupato quasi tutto il mio tempo: in effetti le mie relazioni sociali sono state sempre stentate e intermittenti.
Quelle affettive praticamente nulle, tranne pochi brevi esperimenti piuttosto angoscianti e deludenti.


Con non poca vergogna, devo riconoscere che alcuni "sblocchi" sono riuscito ad ottenerli solo laddove dovevo "reagire" per esasperazione ad intromissioni esterne negative (datori di lavoro invasivi, relazioni finite male, ecc); mentre invece ogni qualvolta io mi trovi in una situazione di libertà e piena autodeterminazione, beh... finisco spesso per paralizzarmi nella paura e nell'inazione, non capendo cosa sia meglio per me, o avendo troppa paura di prendere iniziative.


Sono stato per diversi anni in terapia psicologica per risolvere grossi problemi (più familiari che miei) che mi atterrivano, ma non ho mai ricevuto delle diagnosi di nevrosi, o almeno i vari dottori a cui l'ho chiesto non si sono pronunciati.
E' però abbastanza pacifico il fatto che io abbia una struttura DOC grossa come una casa, che fa parte di me e contaminerà per sempre la mia vita.
Vorrei lavorare su questo punto.


Vi chiedo perciò quale tipo di terapia potrebbe aiutarmi.
Vorrei imparare a... Non bloccarmi! O magari, i blocchi sono "sensati" perché mi proteggono, ma allora vorrei imparare a non cacciarmi in situazioni che mi bloccano, o almeno a non soffrire così tanto quando devo prendere decisioni importanti.

Grazie mille per i consigli
[#1]
Dr.ssa Fabiola Raffone Psicologo, Psicoterapeuta 80 2 6
Gentilissimo utente,
non si possono dare regole generali perché ogni persona è un caso a sé.
È necessaria in prima battuta una buona diagnosi iniziale dello stato globale, e solo in base a questa è possibile capire veramente dove è preferibile indirizzarsi.

In ogni caso, tutte le principali forme di aiuto psicologico hanno una lunga storia e sono applicate e diffuse a livello internazionale.
Non vi è nulla di improvvisato e il percorso terapeutico è condotto insieme , paziente e psicoterapeuta.

Dal suo racconto sottolinea una componente doc che potrebbe essere ben curata con la psicoterapia cognitivo comportamentale che ha lo scopo di aiutare ad apprendere nuovi schemi mentali e di comportamento, sostituendo quelli inadeguati che causano sofferenza.
Si tratta di una terapia che tende a concentrarsi sugli aspetti da modificare del proprio modo di agire.

Vi sono poi altre forme di psicoterapia, alcune note e molto valide. Tutte le psicoterapie lavorano sulle aree affettive, emotive, cognitive e relazionali della persona, cioè su come la persona sente e vede se stesso ed il mondo. Esse si differenziano anche in base all’obiettivo che può essere specifico, come nelle terapie focalizzate e indirizzate a risolvere un sintomo o un solo problema, oppure ampio, com’è in genere nelle psicoterapie psicodinamiche.

Saluti e buona fortuna per la sua scelta!

Dott.ssa Fabiola Raffone
Psicologa Clinica, Criminologa, Grafologa, Psicodiagnosta, Terapista della riab. psichiatrica

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dott.ssa Raffone,
Grazie per la cortese risposta. Quindi lei mi dice che c'è da considerare anche la variabile dell'obiettivo, cioè psicoterapie su uno specifico problema vs psicoterapie globali sulla persona?

In passato ho scelto i terapeuti senza una vera cognizione di causa e, sebbene le terapie abbiano di fatto portato ad uno scioglimento del blocco che mi tormentava in quel momento, i blocchi si sono ripresentati su nuovi aspetti di vita in anni successivi, facendomi pensare che la mia mal funzionante struttura di fondo sia rimasta inalterata.

Mentre mi documentavo sulla "decidofobia", ho letto che delegare ad altri è un pessimo modo per diventare persone autonome in caso di indecisione patologica, e vorrei evitare di instaurare questo meccanismo chiedendo aiuto psicologico ogni volta che devo assumermi la responsabilità di una scelta di vita.
[#3]
Dr.ssa Fabiola Raffone Psicologo, Psicoterapeuta 80 2 6
Certo. Considerare l'obiettivo della psicoterapia e l'orientamento di essa di conseguenza, è fondamentale.

Lavorare su sé stesso in psicoterapia significa anche imparare a scegliere e camminare con le proprie gambe assumendosi la responsabilità delle sue scelte.
Sceglie lei, non il terapeuta.


Saluti

Dott.ssa Fabiola Raffone
Psicologa Clinica, Criminologa, Grafologa, Psicodiagnosta, Terapista della riab. psichiatrica

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