Senso di colpa interruzione amicizia

Gentili dottori,
Da quasi 8 mesi andava avanti un'amicizia con il figlio di una mia cara amica.
Ero in cuor mio innamorata ma non gliene ho mai parlato.
Sono stata la sua confidente, la sua spalla e l'ho aiutato in una situazione difficile.
Non appena è stato meglio ho notato che mi inviava pochi messaggi, rispondeva dopo ore e io ho capito di essere troppo legata a lui.
In questo periodo sono stata la sua spalla, ora non avevo più quel ruolo.
Ho deciso di slegarmi da lui in vari modi ma non riuscivo perché i social mi portavano a cercarlo.
Percepivo al contempo il suo graduale distacco, il suo bisogno di viversi i suoi spazi.
In un messaggio gli ho comunicato di avere avuto questa sensazione e che avrei rispettato i suoi spazi... mi ha risposto dopo ore, con uno smile... Avevo il cuore a pezzi, così, la sera successiva ho deciso di bloccarlo dai social per darmi l'opportunità di dimenticarlo.
Non ho mai avuto il coraggio di comunicargli i miei sentimenti, è vero, ma stavo male e mi rendo conto di non essermi comportata da persona sensata.
Ora mi sento in colpa nei suoi confronti e nei confronti della madre, per aver chiuso in quel modo, senza motivo apparente.
Eppure, questa distanza è l'unica possibilità che ho per dimenticarlo.


Aggiungo anche che, ero sempre io a preoccuparmi di lui... quasi mai il contrario.
Ad esempio sapeva che ho un problema all'occhio e non mi ha mai chiesto come andassero le cose... ho fatto tanto eppure ora mi sento scorretta e indegna... non so che fare.
Penso a tutte le volte che mi diceva di essermi riconoscente e mi sento male
[#1]
Dr. Mariateresa Di Taranto Psicologo 157 17 3
Gentile utente,

mi dispiace per il suo "cuore a pezzi". Il cuore a pezzi mi fa pensare a quel che rimane dentro di lei quale traccia di un desiderio infranto, di un'illusione rivelatasi disillusione.
Riferisce di essersi resa la spalla di quest'uomo per sollevarlo dal dolore, mentre non ha ricevuto nulla in cambio.
Mi colpisce il termine ruolo, il quale rimanda ad una funzione, ad un insieme di compiti da assolvere o di aspettative che convergono su un individuo. Esso si discosta da quel che dovrebbe essere un rapporto d'amore o d'amicizia, improntato sulla reciprocità, sulla spontaneità, sulla libertà di viversi e stare insieme.
Inoltre l'amicizia è un legame importante che ha una sua dignità e pertanto non dovrebbe essere un ripiego dell'amore, né una mediazione tra un rapporto d'amore desiderato totalmente o in parte e l'impossibilità di viverlo.

Capisco il suo dolore, che la fa oscillare probabilmente tra tentativi che si rivelano maldestri di prendere le distanze da lui e domande incessanti sul cosa o sul come avrebbe potuto fare o essere qualcosa di diverso o di più per legarlo a lei. Domande che poi non trovando risposta divengono altre domande, incertezze, sensi di colpa.
La colpa, a dire il vero, mi pare nel suo caso un riparo dietro al quale sta cercando rifugio, nel tentativo di respingere l'umiliazione e la ferita del non essere stata voluta, considerata, amata. Forse l'impossibilità ad accettare il rifiuto la induce a ritenere di aver commesso degli errori o a ritenersi colpevole. Forse infatti per lei è più tollerabile ritenersi scorretta e indegna piuttosto che respinta.
Per quanto riguarda la madre, può pensare di essere stata fedele a sé stessa e a quello che lei sente; di avere cioè delle sue valide e comprensibili ragioni per aver agito in questo modo.

Io le suggerirei di esprimere a quest'uomo quello che prova perché deve a sé stessa questa possibilità, la possibilità di provarci e di non dover vivere nel rimpianto passeggero o duraturo, di non averlo fatto.
Può far paura dichiarare i propri sentimenti e rischiare che non vengano accolti e corrisposti; può far paura dover fare i conti col dolore del sentirsi uno scarto.
Tuttavia se lui non dovesse ricambiare quello che lei prova, dovrà pensare che ciò non toglie nulla al suo valore e che in fondo a questa delusione troverà uno spiraglio di serenità, la serenità di averci provato, di aver fatto tutto il possibile. E allora non ne sarà uscita sconfitta, ma vincente in ogni caso, come quei combattenti che pur essendo stati apparentemente vinti, conservano il coraggio e l'onore di aver combattuto fino alla fine.

Questo è un combattimento che lei deve fare soprattutto con sé stessa, con la sua paura.
In ogni caso ne uscirà vincente, in quanto tra l'altro, se non dovesse andare come forse spera, potrà affacciarsi su nuove opportunità, su nuovi rapporti nei quali non dovrà accontentarsi di essere solo una spalla, né di dover prendere quel che l'altro le destina nell'eterna speranza di ricevere di più.
Merita quel di più che vuole e questa potrebbe essere l'occasione per cercarlo.
Se dovesse comunque avere difficoltà può prendere in considerazione l'ipotesi di rivolgersi ad uno psicologo; anche il percorso che eventualmente intraprenderà potrà sostenerla e aiutarla ad abbandonare quei ruoli marginali che si ritaglia, a scoprire il suo valore unico, che divenendo visibile per lei, lo diventerà tendenzialmente anche per gli altri.

Auguri di cuore.

Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Innanzitutto grazie Dottoressa. Riprendo le sue parole

"Forse infatti per lei è più tollerabile ritenersi scorretta e indegna piuttosto che respinta."

In realtà io sento entrambe le cose... tuttavia il fatto di non sentirmi contraccambiata non dipende da me, perchè ho il cuore sereno di aver fatto veramente il possibile, ma l'idea di aver chiuso in maniera così sgarbata dipende da una mia mancanza e non la accetto. Mi chiedo continuamente cosa pensino di me e ci sto male... è questo il mio senso di colpa.
[#3]
dopo
Utente
Utente
Escludo comunque la possibilità di parlare dei miei sentimenti... ho fatto già tanto
[#4]
Dr. Mariateresa Di Taranto Psicologo 157 17 3
Gentile utente, è vero che ha già fatto tanto, forse troppo, ma in un' altra veste, quella di amica o confidente. Adesso, se sceglie di rivelare i suoi sentimenti, non deve farlo per lui, ma solo per sé stessa, per potersi dare eventualmente un' occasione di vivere una storia, ma soprattutto di osare, uscire allo scoperto, andare fino in fondo e poi oltre, proseguendo con la sua vita, senza lasciare nulla di irrisolto o di intentato dietro di sé.
Comunque è lei a dover decidere, chiaramente. Io non voglio convincerla a fare nulla, ma solo offrirle degli spunti di riflessione che ritengo sensati.
Come vede comunque è d' accordo con me sull' aver fatto tutto il possibile e sulla serenità che ne consegue, dentro di lei. Non è poco essere sereni e star bene con sé stessi rispetto ad una situazione, seppur dolorosa.

Sull' aver chiuso "in maniera sgarbata", se rivelasse a lui quello che prova, spiegherebbe anche questo, ma se non se la sentisse, penso comunque, come le ho già scritto, che avrebbe i suoi motivi per averlo fatto; deve rispettare prima di tutto se' stessa e tutelarsi, in accordo con quelli che sono i suoi bisogni e le sue emozioni. Tra l' altro mi pare che sia esattamente quello che ha fatto lui, nel momento in cui ha preso quel che lei gli ha offerto, distaccandosi successivamente per riappropriarsi dei suoi spazi, senza preoccuparsi molto di come lei si sarebbe sentita.
Ognuno deve fare anche i conti con ciò che sente, al di là di tutto e rispondere prima agli echi dei suoi sentimenti.

Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it