Colon irritabile, lutto e ansia

Gent. mi prima di tutto grazie per il servizio.

Sono anche io un operatore sanitario e per quanto cerchi di essere lucida e razionale, sento di aver bisogno di aiuto.


A dicembre ho perso mia mamma nel giro di pochissime settimane da una diagnosi di tumore (uno dei famosi killer silenziosi). . . mi rendo conto che per quanto potessi capire che la situazione era tragica, vivendola in prima persona con la mia amata mamma (di soli 60 anni) avevo attuato un meccanismo di autodifesa, aggrappandomi disperatamente a una non so quale speranza di rivederla stare bene.

I primi tempi successivi alla scomparsa di una persona cara si sa, sono duri ma si hanno cose a cui pensare... sono stata un po' con mio padre preoccupandomi che non si buttasse troppo giù.
Ho ripreso gradualmente il lavoro perché non è motivo di distrazione vedere altre persone soffrire, ed essendo molto empatica mi immedismo sempre troppo in ogni famiglia con cui entro in contatto.
Stavo cercando di ritrovare un equilibrio, con i momenti di dolore che cerco di non sopprimere; ma poi anche mio fratello ha avuto un ricovero d'urgenza per un problema fortunatamente risolto, ma che poteva avere un esito fatale.
Forse è stato questo il fattore scatenante, perché da allora ho iniziato ad avere più ansia e qualche disturbo tipo fastidio e tensione al colon discendente, non è un sintomo invalidante ovviamente altrimenti non sarei così tranquilla, ho comunque un'eco addominale prenotata tra 1 mese.
E questo è un altro tasto dolente.
Gli esami strumentali mi terrorizzano, perché quando mia mamma entrò in ospedale per quei dolori addominali dall'ecografia si vide una situazione disastrosa, mentre io ero tranquilla che fosse qualche calcolo che si stava muovendo.

Il mio mmg mi ha prescritto 5 gocce di Xanax 3 volte al giorno per 2 mesi e poi scalare, ma in realtà volevo solo tenerlo in caso di necessità e credo di averlo preso 3 o 4 volte in totale in questi mesi.
Forse ho sbagliato a non seguire il suo consiglio, ma non lo ritenevo necessario.
Nel frattempo probabilmente ho somatizzato l'ansia.


Sulla base di tutto ciò mi rendo conto di avere un problema, voi che ne pensate?
Dovrei aspettare e vedere se riesco a tornare la persona ottimista e positiva che ero o meglio rivolgermi ad uno psicoterapeuta?
Potrà aiutarmi a superare questa ipocondria che mi sta nascendo nei confronti più degli altri che mia, praticamente vedo tumori ovunque... Passo inoltre tantissimo tempo su forum oncologico cercando anche di aiutare sia pz che familiari...

Aggiungo anche che a volte quando ci sono luci forti ho momenti che potrei definire, da profana, di depersonalizzazione. Durano poco e sono capitati poche volte, pensavo fosse un calo di pressione, ma credo sia il fastidio della luce che si lega all'ansia di stare per svenire, creando questo loop.. però ripeto niente di tutto ciò mi sta impedendo di svolgere le mie normali attività.
Grazie davvero per la vostra attenzione e la disponibilità.
[#1]
Dr. Mariateresa Di Taranto Psicologo 157 17 3
Gentile utente,

comprendo il suo dolore, un dolore troppo struggente da sembrare inconsolabile.
Di fronte a tale perdita tutte le parole possono rivelarsi vane in un primo momento, ma credo che vadano comunque pronunciate.
Ha attraversato un periodo non solo di estremo dolore, ma anche di paura, smarrimento, solitudine. Infatti, la diagnosi di malattia di una madre, irrompe brutalmente dentro di noi, sopraggiunge con violenza a squarciare la vita; suona come una minaccia di morte annunciata, la quale però, per quanto ci possa preparare ad un lutto anticipatorio, si rivela comunque un miserabile inganno, perché pur preparandoci non ci prepara mai a sufficienza; pur lasciandoci meno storditi, ci lascia comunque nell'impossibilità di assimilare la sua morte.

La morte di un genitore, infatti, è uno di quegli eventi ineluttabili che viene assimilato più con la mente che col cuore, come ultima e unica difesa che ci rimane per non soccombere.
Oltre a ciò, si è confrontata con il ricovero di suo fratello e con la consapevolezza della propria morte che emerge in seguito a quella dei propri genitori, in quanto sappiamo che dopo di loro è il nostro turno.
Stava cercando di trovare un equilibrio, ma poi è sopraggiunta l'ansia e i disturbi fisici, forse anche perché dopo la prima fase del lutto, che dura relativamente poco, ci si avvia verso una fase più duratura di intenso dolore che investe l'anima e il corpo.

Io le consiglierei di rivolgersi ad uno psicoterapeuta per farsi sostenere in questo momento così delicato, nel quale oltre ad aver perso sua madre, una persona così importante, ha perso forse anche alcune parti di sé stessa, insieme alla speranza e alla fiducia nella vita.
Lei prima di essere un operatore sanitario è una persona e ha bisogno di aiuto, di comprensione, accoglienza, dolcezza per proseguire la sua vita anche senza chi l'ha lasciata.
Si affidi inoltre anche al suo medico e segua le sue prescrizioni.

Comunque, al di là di tanta disperazione, potrà scorgere forse una strana forma di conforto al pensiero di aver avuto la possibilità di dire addio a sua madre, di stare al suo capezzale ad esprimerle il suo amore e la sua vicinanza, di portare a compimento ciò che era stato lasciato in sospeso, provando a mitigare antichi rancori o rimproveri silenziosi e magari raggiungendo una qualche forma di riconciliazione o intima vicinanza che a molte persone non è concesso mai di raggiungere.

La perdita dei genitori per i figli adulti può avere la funzione di favorire la crescita, spingendoli a conquistare una maturità, una consapevolezza e completezza che non avrebbero potuto conquistare diversamente.
Lo so che avrebbe rinunciato volentieri a tale dono se in cambio avesse potuto non perdere sua madre, ma purtroppo la vita non le ha offerto l'alternativa.
Tuttavia, anche se non ha avuto questa dolce possibilità di scelta, ne ha altre, meno dolci, ma a loro modo importanti. Può scegliere di forgiare sul dolore e sui ricordi un nuovo adattamento, nuovi aggiustamenti della sua vita e della sua persona.
Con il lutto ci si confronta con la vastità del dolore e della perdita, si sopravvive ad essi, si è costretti a lasciare andare chi muore. Però lo si può portare dentro di sé, acquisirne alcune abitudini o gusti. E anche quel dolore irreversibile si può trasformare nel tempo, divenendo un intimo e profondo rifugio che appartiene solo a noi e a nessun altro, nel quale solo noi possiamo orientarci e che per quanto possa sembrare strano, può costituirsi come una risorsa e una forza di fronte a nuovi dolori.
Nel suo caso, potrebbe anche divenire una segreta fonte di ricchezza per le persone che incontrerà nel suo lavoro o sulla strada della sua vita, e che in quanto persona empatica vorrà aiutare e sostenere, offrendo in prima persona l'esempio di come si possa risorgere dal dolore e diventare più ricchi interiormente.

Auguri di cuore.

Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it

[#2]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
le mie più sentite condoglianze per il lutto che l'ha colpita.
Dalle sue parole, per quanto è possibile a distanza, sembra di avvertire gli effetti del PTSD, il disturbo da stress post traumatico, che presenta i sintomi da lei segnalati e inoltre reazioni inusuali di volta in volta di rabbia o di scoraggiamento, aggressività o lacrime, oltre all'insonnia e a quegli stati che a lei sono apparse depersonalizzazioni.
Il trauma di una perdita del tutto inattesa, avvenuta nei tempi e nei modi da lei descritti, è stato acuito dall'incidente occorso a suo fratello (forse a sua volta derivato dalla scomparsa della mamma?) sgominando del tutto le sue capacità di fronteggiare la situazione, ossia privandola delle capacità di coping, come dicono gli psicologi.
A questo punto, malgrado -e forse a causa- della necessità/volontà di essere lucida, lei si dibatte tra stati d'animo negativi, in una situazione in cui non è facile non dico accettare, ma nemmeno capire del tutto cosa le è successo e perché, e in quale nuovo modo vada interpretata la vita.
Da qui i suoi sintomi psicosomatici ("Il corpo accusa il colpo", dice il libro di Van der Kolk); la paura/ribellione contro la Medicina, i suoi strumenti, le sue indagini.
Devo dire che ha fatto bene a non assumere le benzodiazepine per il periodo lungo prescritto dal medico generico. Il mio insegnante di Neuroscienze del CNR, il professor Marco Pagani, ha dimostrato per primo nel mondo che l'uso protratto delle benzodiazepine inibisce alcune fasi del sonno, e con ciò preclude la possibilità di processazione dell'engramma; in altre parole, non permette al cervello dormiente di sciogliere i nodi dolorosi, di farsene una ragione.
Tra l'altro lei non è stata colpita da piccoli eventi quotidiani, ma da un grave trauma.
Uno psicologo esperto nei traumi potrebbe aiutarla, spiegandole l'origine dei suoi sintomi e suggerendole esercizi sia fisici che mentali idonei a superare una parte rilevante del suo stato attuale, per poi sostenerla in una serena elaborazione del lutto.
Anche nell'ospedale che ha seguito sua madre dovrebbero esserci psicologi a ciò preposti.
Un abbraccio. Ci tenga al corrente.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#3]
dopo
Utente
Utente
Vi ringrazio moltissimo dottoresse per le vostre risposte.
Sento infatti la necessità di un supporto in questo momento, mi ero già rivolta ad una psicoterapeuta un anno fa dopo aver scoperto che mi stavo frequentando con un narcisista covert. Ma questo ovviamente non è stato niente, rispetto alla sofferenza che ho vissuto con la malattia e la scomparsa della mia adorata mamma..
È proprio vero tutto quello che avete scritto, non si può essere mai pronti a perdere chi ci ha messo al mondo, chi ci ha insegnato tutto, chi ci ha reso quello che siamo..negli ultimi giorni si è mostrata con una forza incredibile, forse per noi figli, ma credo che lei era proprio così, una forza della natura. Anche questo ricordo aiuta molto nel sopportare l'enorme sofferenza.
È proprio vero, a differenza di altre situazioni, abbiamo avuto la possibilità di starci vicine e godere del poco tempo a nostra disposizione ed è stato anche piacevole, se non si pensava a quello che da lì a poco sarebbe successo.
Quello di mio fratello invece è stato un ricovero improvviso causato da un'embolia polmonare massiva, diciamo che è stato preso in tempo..avevo il terrore che anche a lui trovassero qualcosa di brutto.
Per questo vorrei riuscire a tornare più realista e razionale, perché mi rendo conto che questo catastrofismo potrebbe peggiorare..

Seguirò il consiglio di farmi aiutare e vi ringrazio nuovamente per il tempo che mi avete dedicato con le vostre gentili risposte.

Buon lavoro!
[#4]
Dr. Mariateresa Di Taranto Psicologo 157 17 3
Gentile utente,

comprendiamo la sua enorme sofferenza.
Sua madre l'ha messa al mondo, le ha insegnato a vivere; l'ha resa la persona che è oggi, anche se in parte, in quanto tale merito lo deve anche a sé stessa.
Sua madre ha fatto sicuramente molto altro oltre a ciò. Anche per queste ragioni lei non la perderà, la sigillera' nel cuore come parte di sé, custode del suo passato, patrimonio del suo essere, ricordo indelebile.
Oltre a ciò, potrebbe cogliere l'eredità dolce e amara che lascia la morte: la consapevolezza che la vita è breve e che è importante viverla pienamente, rincorrere i propri sogni, trovare meno ragioni per arrabbiarsi o per essere infelici e più per sorridere; trovare più tempo per le persone care che ci restano, ricordarsi di abbracciarle di più, di amarle ora più che possiamo.

Intraprenda il percorso psicologico e prosegua con la sua vita, facendo tesoro di tutto ciò.

Auguri per tutto.

Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it

[#5]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
sottoscrivo tutte le parole della mia collega. Non perderà il patrimonio indelebile che sua madre ha creato in lei, e in più riconoscerà da ora in avanti i valori più genuini, le azioni più giuste da compiere.
Auguri infiniti.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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