Relazione coniugale disfunzionale

Buona sera, scrivo perché non so come aiutare mia madre.
Mia madre ha 50 anni ed è da 20 anni risposata con il suo secondo marito, dal quale è nato mio fratello (attualmente lui 18 anni), famiglia cui ho vissuto per 15 anni, mentre da 1 vivo da sola.
Parto da mia madre: culturalmente cresciuta con la devozione per la famiglia, la casa sempre in ordine, pasti sempre pronti: tale spirito di abnegazione l ha sempre portata a pensare il benessere altrui a costo di compromettere il suo, sempre.
Ha avuto 3 eventi traumatici: un ischemia di nonna (sua madre) che l ha vista assisterla in tutto e per tutto e per il quale è stata seguita con terapia psichiatrica, il secondo evento è stato una isterectomia che l ha costretta a rimuovere tutto l utero e da ciò ha originato una progressiva perdita di peso, l anno scorso.
La "mazzata finale" il decesso di nonna ed ora la vedo scomparire tra i vestiti.
Sono passati 4 mesi dal decesso e ora l'attività principale è quella di curarsi solo del nonno vedovo e del marito e mio fratello.
La perdita di peso è evidente e preoccupante, confermata anche da altri familiari.
Lei nega di aver bisogno anche se parlandone, emerge che il marito sostiene di "non volerla vedere addormentata" alla luce della precedente esperienza.

Passo a parlare del marito: per me è stato come un secondo padre, materialmente umanamente non hai mai fatto mancare niente a nessuno.
Purtroppo ha sempre avuto, non a tutti i torti, l etichetta di risparmiatore fino riguardarsi sulla spesa e generi alimentari.
Una sera, quando ho sollevato che mia madre ha bisogno di aiuto è stato più concentrato sulla mia carica emotiva eccessiva, che della mia preoccupazione e richiesta di aiuto.
Infatti, da quell'evento lui non mi ha mai cercata, consapevole dei rapporti ormai rotti sia con mia madre (limitati a qualche messaggio) sia con lui stesso e mio fratello.

La sorella di mia madre (che dista a due ore di auto) , ha proposto una vacanza con i due, il marito ha dato indisponibilità a mediare sul posto e organizzazione di tale vacanza imponendo quella congeniale a lui: non ha minimamente pensato che a mia madre potesse fare piacere vivere un po' la sorella, visto che stanno lontano e visto che è l unica persona a cui si appoggia emotivamente.

Dal canto mio, vederla mangiare 4 fusilli in un piattino da dolce mi fa molto male, sentirmi dire "cosa vieni a fare a casa se devi arrabbiarti" da mio fratello, mi ha fatto sentire incompresa oltre che cacciata.
Non capisco se mia madre non vuole farsi aiutare per lo scomodo economico che reca al marito (i soldi hanno sempre caratterizzato quest' abnegazione di mia madre) o se davvero incosciente della sua condizione.
Alla sorella ha affermato la frase "vorrei raggiungere mamma".
Temo che, mia madre si sia rassegnata ad un matrimonio solo perché non autonoma dal punto di vista economico, provvedendo esclusivamente ai carichi della casa e quindi non chieda aiuto, sacrificandosi per l ennesima volta.
[#1]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 184
Gentile ragazza,
capisco bene che lei sia addolorata e turbata per lo stato di prostrazione che le sembra di vedere in sua madre; tuttavia il suo desiderio di aiutarla non può che essere espresso in un dialogo costruttivo, sereno e non invasivo, con sua madre stessa e coi suoi familiari conviventi.
La sua preoccupazione, espressa in termini eccessivi, ha provocato invece liti e incomprensioni, e la sua confusione si nota anche nello scritto che ci ha mandato, rendendone oscuri molti passaggi. Glieli evidenzio.
1) Parla di una madre vissuta nell'abnegazione alla famiglia e incapace di provvedere economicamente a sé stessa. Ma è verosimile questo per una cinquantenne dei nostri giorni?
2) Meno verosimile ancora appare il fatto che sua madre avrebbe avuto solo tre eventi avversi fin qui, consistenti nella malattia e poi nella morte della madre e in una isterectomia alle soglie della menopausa. Quest'ultimo soprattutto è un evento comune, impossibile da definire "traumatico"; ma anche la morte di un genitore anziano, e la sua malattia, fanno parte del ciclo di vita.
Invece lei qui allude oscuramente ad una "terapia psichiatrica", non si capisce se erogata alla nonna colpita da ischemia o a sua madre che la stava assistendo.
3) Il fatto che sua madre abbia avuto due mariti, invece, non viene da lei citato come traumatico. Come mai? Non vede nessun trauma nel perdere il marito da giovane, per morte o per abbandono? L'ha definita una donna devota alla famiglia: non può essere stata una sua scelta quella di lasciare il proprio marito per sposare un altro. E dunque?
In ogni caso, sua madre adesso sta vivendo il lutto della scomparsa della madre, avvenuta appena quattro mesi fa. Niente di strano in questo. Anche il marito lo nota, infatti lei scrive: "il marito sostiene di "non volerla vedere addormentata" alla luce della precedente esperienza".
Quale precedente esperienza? Quella della terapia psichiatrica? Certamente sua madre non sembra in depressione, visto che si dedica attivamente ad accudire il padre, il marito e il figlio: dunque non sembra aver bisogno di farmaci.
Infine lei segnala: "Non capisco se mia madre non vuole farsi aiutare per lo scomodo economico che reca al marito (i soldi hanno sempre caratterizzato quest' abnegazione di mia madre) o se davvero incosciente della sua condizione".
Cara ragazza, premesso che una donna ampiamente adulta ha la capacità di vivere il lutto della perdita di un genitore, nel dolore ma anche con un progressivo recupero, se le si lascia il tempo e il modo per trovare le sue strategie di fronteggiamento, una cosa è certa: l'eventuale aiuto dev'essere chiesto dal paziente stesso, se non è giuridicamente incapace di intendere e di volere, e soprattutto è gratuito, grazie al servizio sanitario italiano.
Il primo passo sarebbe la visita del medico di famiglia, poi forse quella del dietologo, se sua madre non si tiene volontariamente a dieta paventando gli effetti della menopausa; infine, se necessaria, quella dello psichiatra. Ma questo deve avvenire se realmente necessario e se richiesto dal paziente stesso.
Come figlia affettuosa lei dovrebbe essere presente con discrezione e non creare tensioni e allarme; essere strumento di pace, non di conflitto... a meno che lei stessa, come molte cose della sua lettera fanno supporre, non sia più turbata di quello che vuol riconoscere e non valuti in maniera meno positiva di quanto dichiara le persone che circondano sua madre, il marito per primo.
Rifletta su tutto questo con più attenzione, ed eventualmente acceda lei stessa ad un percorso psicologico, gratuito presso il consultorio o le ASL.
Buone cose. Se vuole, ci tenga al corrente.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie per la sua risposta e chiarisco i punti. Forse mi sono espressa male.
In realtà non è "incapace" ha sempre provveduto con lavoretti, non tanto per necessità di soldi, ma per l orgoglio di sentirsi "mantenuta". Mia nonna prima di morire le ha sempre fatto notare che il marito attuale ha sempre posto restrizioni sulla gestione delle finanze, infatti suo marito le ha dato una carta ricaricabile. Di questa carta mia madre ne usufruisce il meno possibile. Su questo mia madre tempo addietro ne mostro' malessere parlandone con me, ma evidentemente lo ha accettato.
Mia madre non ha casa di proprietà (nemmeno quella del marito), appunto lavora saltuariamente e a malapena va dal parrucchiere, non ha vita sociale, non si permette una cena con le amiche.
Sul secondo punto, quando mia nonna 3 anni fa ebbe un ischemia, mia madre la assistette accogliendola a casa e la convivenza con nonna fu difficile perché quest' ultima non accettava di stare presso di lei e non accettava di curarsi.
Vuoi il carico emotivo, vuoi quello assistenziale, e dopo che nonna è tornata a casa, mia madre si rivolse al medico che, a sua volta, le consigliò un consulto psicologico. Quí, a mia madre le fu consigliata una terapia di una psichiatra e riesce finalmente a tornare alla normalità. Di questo evento, ne ha sempre parlato, al limite del logorroico, come un qualcosa di estrema gravità anche quando l emergenza e le cure furono terminate. E parla di "trauma" perché ogni visita la affronta sempre come qualcosa di tragico.
So benissimo che un isterectomia di per sé non reca traumi, ma un dato di fatto è che da allora ha perso peso, moltissimo, persino il giorno dopo l operazione era proiettata a fare le faccende di casa.
Sì, anche il divorzio ha avuto il suo peso, e l attuale marito è stata sí, una sua scelta, ma questo "controllo delle finanze" credo abbia degli effetti di non poco conto sulla sua autostima. Tenuto conto che, al di là di questo fondamentalmente non le ha fatto mancare nulla. Riguardo alla "devozione familiare" la connoto con tristezza perché non ha mai fatto niente per sé stessa, né uno svago, né ha mai affermato quel diritto di non sentirsi un peso economico in famiglia derivante dal non avere un lavoro: il suo primo pensiero è la casa a posto e i pasti pronti.
Sì, sono molto turbata. Perché sono quattro mesi che c e stato il lutto e, pur non pretendendo una ripresa totale, almeno mi aspetto che provi a mangiare. È stata dura per me, vederla con 4 fusilli in piatto da dolce. Soffro quando mia zia mi riporta le sue parole "voglio raggiungere mamma".
È dura per me, vedere che il marito, accetti lo stato delle cose e non affermi il suo ruolo di sostegno alla salute verso chi lo cura ogni giorno. È dura sentirsi dire "ma cosa ci possiamo fare". La ritengo una brava persona ma nella fase attuale non mi vanno giù:
- il controllo finanziario (spesa inclusa) quando problemi di reddito in realtà non ci sono
- la sottovalutazione della salute di mia madre ("non voglio vederla addormentata") che intanto scompare nei vestiti
- a fronte di questo litigio avuto con me, (dopo 20 anni di convivenza) non si è mai preoccupato della frattura che si è creata con mia madre, ed è passato un mese. Allo stesso modo, all invito di una vacanza della sorella di mia madre, ha posto vincoli di posti e di soldi, facendoli desistere. Non ha pensato che mia madre, visto il periodo, ha bisogno della sua famiglia vicino?
Altresì, ha rapporti di circostanza anche con gli altri fratelli di mia madre perché reguardito anche da loro di non assicurarsi del benessere di mia madre, vedendola esageratamente magra.
Sì, riconosco di non aver usato i mezzi giusti, ma non riesco ad accettare che mia madre non voglia svolgere un percorso di consapevolezza sia dal punto di vista dell'autostima sia per l elaborazione del lutto. Mi fa male che "scelga" questo stato di cose, consapevole al contempo, che è capace di autodeterminarsi.
Grazie
[#3]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 184
Gentile utente,
lei sembra consapevole delle ragioni del suo stato d'animo, dal momento che scrive: "non riesco ad accettare che mia madre non voglia svolgere un percorso di consapevolezza sia dal punto di vista dell'autostima sia per l elaborazione del lutto. Mi fa male che "scelga" questo stato di cose, consapevole al contempo, che è capace di autodeterminarsi".
Bene, tutto questo a lei dispiace, lo capisco, però è un ineludibile dato di realtà.
Lo psicologo non può essere prescritto da terze persone a chi è padrone delle proprie azioni, e un "percorso di consapevolezza" è appunto un percorso psicologico, mentre a quel che ho capito sua madre per breve tempo, mentre la madre era sua ospite, è stata curata da uno psichiatra e con farmaci, visto che a quanto scrive sembrava "addormentata".
Se sua madre volesse rivolgersi ad uno psicoterapeuta avrebbe a disposizione il bonus gratuito (guardi sul portale INPS) se risulta disoccupata e non abbiente, ma il dolore di un lutto non richiede cure: solo pazienza e l'affetto dei familiari, se c'è. Legga a questo proposito la risposta al quesito di cui qui sotto le fornisco il link. https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/982636-depressione-per-lutto.html
Ugualmente non gioverebbe a sua madre un percorso "dal punto di vista dell'autostima" allo scopo di non sentirsi in colpa perché non lavora.
Lei comprende che all'epoca in cui avrebbe dovuto entrare nel mondo del lavoro, sua madre faceva una figlia, aveva un primo marito, divorziava, sceglieva un secondo marito, faceva un altro figlio...
Pensa che uno psicologo potrebbe non farla riflettere sul fatto che questa non è "abnegazione alla famiglia"? E crede che le farebbe bene questo, nel momento presente?
Dal momento che lei che ci scrive continua invece a voler considerare sua madre una bambina irresponsabile, e una vittima non si sa bene di cosa, visto che il marito le mette a disposizione una carta prepagata anziché dirle di contribuire al bilancio familiare col suo lavoro, permetta alle mie antenne di psicologa di comprendere che forse dentro di lei sono presenti anche altre recriminazioni e consapevolezze.
Pensi, al momento, a creare per sé e per sua madre un clima sereno.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

Menopausa

Cos'è la menopausa? A quale età arriva e come capire se è arrivata: i sintomi e i consigli per affrontare questa fase della vita della donna.

Leggi tutto