Ansia e senso di colpa nella relazione: mi sta tormentando

Buongiorno... Sono una ragazza di 27 anni e Sto frequentando un ragazzo da 6 mesi circa, molto gentile e molto dolce.
Mi tratta molto bene e mi ha fatto sentire come non mi sentivo da tanto tempo... Mi ha dato attenzioni, mi fa sentire davvero molto bene.

Qualche settimana fa ho iniziato ad avere il pensiero martellante e ripetitivo del tipo "lui è innamorato di me e io non lo ricambio allo stesso modo".
Questo pensiero mi ha fatto stare male, mi ha fatto sentire talmente male, che gli ho chiesto una pausa.
Perché l'ultima cosa che vorrei è fargli del male o mentirgli.
Ho una forte ansia... Sento un forte senso di colpa quando sono in sua presenza... Non riesco a distogliere i miei pensieri dai sensi di colpa e dall'ansia, ma allo stesso tempo, l'idea di non vederlo di più, di chiudere quindi, mi fa stare male.
Non so cosa fare.
Non so cosa significa ciò che sto provando.
Vorrei solo tornare ad essere serena, ma in questo momento sembra impossibile.


Per fare comprendere meglio la situazione devo precisare che ho avuto una relazione molto lunga, di 9 anni, fino a due anni e mezzo fa.
Quando l'ho lasciato, ho provato cose simili a quelle che sto provando ora (peggiori, date la relazione di lunga data), insomma l'ho vissuta malissimo.
Lo avevo lasciato perché non sentivo più nulla.
Ora, ho il terrore di ferire di nuovo una brava persona, ho il terrore di farlo soffrire.

Aiutatemi a capire come sentirmi meglio e se c'è la possibilità che la mia attuale relazione non sia giunta al termine...
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Dr. Mariateresa Di Taranto Psicologo 157 17 3
Gentile utente,

mi dispiace molto per quello che sta vivendo; immagino si senta assediata da questi pensieri martellanti. Da quello che scrive si potrebbe ipotizzare un disturbo ossessivo compulsivo.
Infatti, ho letto anche il suo precedente consulto, nel quale emergeva una sofferenza causata dalla paura di non riuscire più a provare emozioni. Ora c'è un'altra paura, quella di non ricambiare l'amore per il suo fidanzato.
Sembrerebbe che tale paura l'abbia stretta come in una morsa, al punto da non lasciarle scampo, se non quello di sottrarsi alla relazione domandando una pausa. In fondo, sottraendosi alla relazione si è sottratta alla paura rispetto alla stessa, rispetto al non ricambiare il suo fidanzato, si è sottratta a quest'ultimo, la cui presenza è diventata insostenibile a causa dell'innescarsi del suo senso di colpa. Una colpa però che attualmente si è legata al suo fidanzato e alla paura di non ricambiare i suoi sentimenti, di farlo soffrire, ma che probabilmente va ben oltre.

Nelle sue parole "l'ultima cosa che vorrei è fargli del male o mentirgli", si può celare la verità del suo sentire, ossia proprio perché non vorrebbe fargli del male o mentirgli si è insinuata questa paura dentro di lei.
Forse fare del male al suo fidanzato o mentirgli la renderebbe colpevole, disonesta, indegna, forse non tanto agli occhi di quest'ultimo, quanto ai suoi, occhi che probabilmente la scrutano in attesa di coglierla in fallo.

Provi a pensare alla sua precedente paura di non provare emozioni, a come essa le sia sembrata plausibile, credibile, al punto da presentarsi come una convinzione. Da cosa è nata?
Forse si è instillata nella sua paura di essere condannata ad un'infelicità perenne, ad una vita nella quale ciascun evento felice e ciascun traguardo raggiunto, (come il superamento di un esame universitario a lungo atteso, per riportare le sue parole) si rivelasse insufficiente, troppo poco o niente, per procurarle gioia.

Immagino che pensando ora a quella sua paura, dalla quale ha preso le distanze, facilmente coglierà l'insensatezza, l'assurdità o l'esagerazione. Eppure all'epoca le era forse impossibile coglierla. Probabilmente la stessa cosa si sta verificando ora.
Spero di averle dato degli strumenti per riflettere e comprendere meglio; tuttavia ritengo utile che contatti uno psicologo per intraprendere un percorso psicologico, nel quale farsi sostenere in questo momento, magari dando una voce a questa paura e scoprendo in quella sede "cosa significa", cosa vuol riportare alla luce, potendo separarsene, senza quindi dover agire in funzione di essa.

Auguri di cuore.

Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it

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