Ansia, relazione e nostalgia

Salve a tutti.

Utilizzo questo sito per porre sotto la vostra attenzione la mia situazione psicologica cercando, con l'ausilio della vostra professionalità, qualche spunto di riflessione al fine di vederci più chiaro, per quanto possibile.

Parto col dirvi che ho sono impegnato in una relazione con una mia coetanea da circa 2 anni e mezzo.
È una relazione solida e dove non ci sono apparenti motivi che possano far pensare ad una rottura.

Il problema è la mia situazione interiore che, come sempre, ha colpito tutte le mie relazioni serie (ossia, tutte quelle relazioni in cui ci ho investito in fedeltà, amore, rispetto ecc).

Sono sempre in un limbo, in una situazione di dentro fuori da una decina di mesi (anche all'inzio della relaizone mi venivano oensieri del genere ma non in maniera così invasiva come ad Ottobre).
Spesso, avverto l'esigenza di arrivare ad una chiusura totale, divertirmi e vivere da single.
A volte penso che questa relazione non andrà avanti perchè ho paura che questo limbo arriverà a decretare la fine della relazione.

Altre volte invece sono sopraffotto dalla noia perchè non sappiamo cosa fare e dove andare.

A volte la guardo e mi fa impazzire, altre volte invece non mi attira nemmeno.

Tutto ciò so verifica quando esco con i miei amici (tutti single) e quando ci sono magari anche loro amiche della comitiva (sento che mi sto reprimendo nelle pulsioni ecco).

Poi ci sono invece dei momenti dove fantastico con la mia ragazza, dove non mi pesa essere fidanzati e dove inziamo a progettare per viaggi e cosa da fare in futuro.
(mi crea ansia solo immaginarmi per esempio dopo tanti anni con lei anche se questa dinamica è stata presente anche nella mia precendente relazione durata 2 anni e mezzo)
Qualche settimana fa eravamo arrivati alla rottura a causa di incongruenze e sono andato io a cercarla per far pace.

Non stavo bene e a vedere le sue foto mi si stringeva il cuore.
Solo che poi sto con lei e ritorno in questo limbo.
Io sto impazzendo e sono arrivato a pemsare addirittura che questa possa essere dipendenza affettiva oppure che voglio lasciarr solo per non avere più questo tarlo.

Nella mia relazione precendente mi sentivo allo stesso identico modo, uguale ma a 2 anni e mezzo finì la relazione che chiuse la mia ex e io confernai la rottura quando tornò.

È come se avessi due persone interne che non riescono a trovare un equilibrio.
La prima è libertina e vuole divertirsi da single con gli amici, l'altra invece è il classico fidanzato, che vuole programmare viaggi e stare a tavola con i suoi.

In tutto ciò, vivo con prpfonda nostalgia l'estate da single dopo la rottura, alcuni momenti degli anni passati fatti di videogiochi, ricordi con amici passati e della qualità della vita in generale.
Una sera a calcetto ero con mio cugino e un mio amico storico e mi sobbalzò alla mente quando 7 anni fa andavamo a giocare.
Vedendo su di loro il corso del tempo, mi è venuto un magone assurdo.

Grazie mille e spero possiate aiutarmi.
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Dr. Mariateresa Di Taranto Psicologo 157 17 3
Gentile utente,

dalla sua descrizione sembrerebbe che stia attraversando un conflitto interiore che probabilmente le causa sensazioni di sofferenza, sfinimento, incertezza, disorientamento perché la sottrae dalla sua pace interiore.
Il conflitto interiore si genera quando coesistono dentro di noi desideri e bisogni contrastanti, dei quali la soddisfazione degli uni provoca l'insoddisfazione degli altri.
Nel suo caso desidera essere single, forse per poter sentirsi libero di approcciarsi ad altre ragazze e svincolato dal legame, ma al tempo stesso vuole pensare e definire la vita a due.
Allora in attesa di raggiungere la tregua si posiziona in quel limbo, ossia in una zona indefinita, in un mezzo che non tende né in una direzione né nell'altra, nel quale aspetta forse di comprendere cosa sente, cosa vuole, cosa vive e cosa tali vissuti e desideri tormentati potrebbero e dovrebbero rappresentare per lei.

Si potrebbe ipotizzare che la sua giovane età contribuisca a farle desiderare maggiormente la libertà di divertirsi, di fare esperienze, che non sia ancora pronto per una relazione stabile o che quest'ultima le faccia paura perché si presenta come una minaccia di perdere la propria libertà o individualità. Una minaccia di perdere o di perdersi.
Comunque, in linea di massima, qualunque scelta o condizione comporta una perdita o una rinuncia. E forse la sua insofferenza nasce anche dal fatto che adesso lei è costretto al confronto con questa verità.
Infatti se si è single si deve fare i conti a volte con la sensazione di solitudine, di dover contare solo su sé stessi; possono restare almeno parzialmente inappagati bisogni come quello di amare ed essere amati, di essere apprezzati e riconosciuti da un altro.
Se si è in coppia, invece, si deve rinunciare inevitabilmente ad alcune occasioni, ci si deve impegnare in un legame che a volte si rivela insoddisfacente, imperfetto, non all'altezza delle proprie aspettative. In un legame nel quale, inevitabilmente, dopo alcuni anni, subentra la monotonia; ci si scopre a volte un po' noiosi e un po' annoiati, ci si deve misurare con un altro che appare ai propri occhi qualche volta meno attraente, fastidioso, deludente.
Col trascorrere del tempo e degli anni, nelle relazioni la monotonia diviene sempre più consistente. E lo diviene ancor più quando si vive insieme, quando si passa dal dichiararsi e dimostrarsi l'amore nei modi più sorprendenti e disparati, al fare la spesa per decidere cosa mangiare a cena. E allora come naturale evoluzione di un legame, spesso i propri sonetti mutano in liste di cose da fare.

Tuttavia, questo, che può spaventare e apparire un peso eccessivo, presenta numerosi aspetti positivi. Infatti è possibile godersi la routine e talvolta anche trascenderla.
La routine è anche fatta di quel conosciuto, familiare, di odori, sguardi, piccoli gesti che ci fanno sentire a casa; semplici e importanti abitudini che divengono il nostro mondo, la nostra vita, che ci avvolgono, ci sorreggono e ci custodiscono.

Potrebbe soffermarsi a rifletterci, così come può riflettere sul fatto che nel rimpiangere i tempi trascorsi, tendiamo a porre l'attenzione solo sui ricordi piacevoli di quegli anni.
Provi a domandarsi che ne è stato di quei dolori, di quelle difficoltà e delusioni che inevitabilmente ha incontrato nei momenti della sua vita che ora rimpiange.

Può prendere in considerazioni l'ipotesi di rivolgersi ad uno psicologo per parlare di questo e/o di molto altro, per esplorare i suoi vissuti e farsi guidare nel raggiungimento della sua serenità e di una qualche forma di riconciliazione con due parti di sé che appaiono inconciliabili.

Auguri di cuore.

Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Innanzitutto la ringrazio vivamente per il tempo che ha dedicato alla mia causa e per i numerosi spunti di riflessione che mi ha dato.
Sono già in cura da una psicologa perchè dall'età di 14 anni mi è stato diagnosticato un Disturbo Ossessivo Compulsivo. Infatti, nel corso del tempo, ho sofferto di dubbi del genere in tutte le relazioni serie che ho avuto. Ha colpito anche il mio orientamento, l'ipocondria e la paura di morire. Sono ancora in cura ma mi sono rivolto a voi perchè nel bel mezzo dell'attacco d'ansia non sapevo a chi rivolgermi, dato che la mia psicologa è in ferie.
Lei sostiene che si tratta di Doc, di schemi e che se avessi voluto realmemte lasciarla, l'avrei già fatto ( siamo arrivati alla rottura io e la mia lei per altri motivi e l'ho cercata io. Piansi anche quando mi disse che lei sarebbe stata un lontano ricordo) Inoltre, lei sostiene che uo abbia paura di essere lasciato e quindi, in maniera inconscia, mi metto in condizione di dover lasciare io.
[#3]
Dr. Mariateresa Di Taranto Psicologo 157 17 3
Gentile utente,

ora la situazione è più chiara.
Si tratta probabilmente del dubbio di amare la sua fidanzata o meno, associato alla paura di trovarsi di fronte all'inevitabile decisione di lasciarla nel caso scoprisse di non amarla.
Questo è un dubbio che legandosi alla sua relazione, allo stato di salute e all'orientamento sessuale, porta probabilmente alla luce la sua paura di soffrire, perché si scopre malato e quindi col rischio di essere agli sgoccioli della sua vita, o omosessuale, vedendo crollare la sua identità, o ancora, perché si rende conto di dover lasciar andare chi ama e da cui è amato, come la sua fidanzata, infliggendole dolore.
Nel dubbio, infatti, c'è la tormentata preoccupazione, una preoccupazione ossessionante, poco o per niente sradicabile da pensieri e ragionamenti razionali.
Non a caso ci sono tante persone afflitte dal disturbo ossessivo compulsivo, perché esso nasce dalla tendenza tipicamente umana di pensare, temere; misurare la certezza e l'incertezza della vita, i rischi evitabili e quelli inevitabili.
Prosegua con fiducia, impegno e pazienza il percorso psicologico intrapreso e nel frattempo guardi anche ad altri aspetti sia della vita che della sua persona.
Pensi a cosa le piace fare, si dedichi a quel che fa; coltivi sogni, speranze, si ascolti.
Lei in quanto essere umano, ha un universo dentro di sé, nel quale c'è molto altro oltre al suo disturbo.

Auguri per tutto.

Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it

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