Infezione delle vie urinarie da klebsiella pneumoniae

Buonasera,

durante un ricovero in ospedale per insufficienza respiratoria, è stata diagnosticata a mia madre di 86 anni, sofferente di cardiopatia ischemica cronica e valvolare, una infezione delle vie urinarie da Klebsiella pneumoniae (senza sintomi o febbre).


E' stata trattata per i primi due giorni con ceftriaxone e poi con meropenem per un totale di 12 giorni.


Dopo le dimissioni dall'ospedale è rientrata in casa di riposo (con catetere vescicale) dove hanno rifatto l'esame delle urine, risultato ancora positivo.

E' stato poi sostituito il catetere e ripetuto l'esame, risultato sempre positivo.

Adesso, trovandosi in una comunità, è in isolamento nella sua camera, da circa un mese, e non segue una terapia antibiotica.
Da quanto capisco, non avendo sintomi, si cerca di tenere sotto controllo la situazione e capire se con il tempo può negativizzarsi.
Il problema principale è diventato la condizione di isolamento, sommata alle altre patologie di cui già soffre, senza un'idea di quanto potrà durare la situazione.


Vorrei chiedere se, secondo Voi, è possibile che una persona nel tempo si negativizzi, anche senza terapie antibiotiche, o se questa positività può durare anche per tutta la vita.
Nel caso più favorevole, quante settimane o mesi ci possono volere per poter superare il problema?


Vi ringrazio per quanto potrete rispondermi e per i Vostri consigli.


Cordiali saluti.
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Dr. Paolo Piana Urologo 38.3k 1.7k 17
Eseguire la coltura da urine da catetere è sempre piuttosto vano, poiché il risultato è scontato, ovvero è quasi inverosimile che sia negativa. La Klebsiella spaventa, poiché se nelle urine spesso si comporta da innocuo parassita, ben più pericolosa può essere se trasmessa alle vie respiratorie di altri soggetti debilitati, specie in comunità (ospedali, RSA, ecc.) In sintesi, con chi la porta nelle urine si stabilisce una sorta di convivenza, però estremamente difficile da risolvere, considerata la tenace multiresistenza agli antibiotici. Anzi, insistere ad oltranza è senz’altro controproducente e comunque bisognerebbe farlo senza improvvisare e sotto la guida di un infettivologo. Ora ci chiediamo se sia assolutamente necessario mantenere il catetere vescicale, perché la sua rimozione e anche solo l’adozione del pannolone, potrebbe rendere meno ardua la lotta alla Klebsiella.

Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it

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dopo
Utente
Utente
Buongiorno,
grazie per la risposta!
Per quanto riguarda il catetere, penso abbia lo scopo di mantenere dentro un "circuito chiuso" questo batterio, in modo che non ci siano contaminazioni verso l'esterno, quindi in funzione della sicurezza dell'ambiente più che una necessità della paziente. Infatti mia mamma prima del ricovero non lo aveva ...
Mi consiglia di chiedere se è possibile la rimozione?
Altrimenti non saprei proprio come agire, considerato che l'isolamento "sine die" non può essere una soluzione.
La ringrazio per i possibili suggerimenti che vorrà darmi.
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Dr. Paolo Piana Urologo 38.3k 1.7k 17
<<>Per quanto riguarda il catetere, penso abbia lo scopo di mantenere dentro un "circuito chiuso" questo batterio, in modo che non ci siano contaminazioni verso l'esterno,>>>

Ci permettiamo di dissentire decisamente, in questo modo le residue possibilità di debellare la Klebsiella praticamente vengono del tutto vanificate e lo isolamento va solo ai danni della paziente.

Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it

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dopo
Utente
Utente
La ringrazio per questa Sua risposta molto chiara.

Cercherò di capire che tipo di disponibilità ha la struttura in cui è ricoverata mia mamma rispetto alla rimozione del catetere, e in caso negativo temo che dovrò per forza cercare delle alternative al ricovero, anche se è una soluzione estremamente difficile per le sue condizioni di salute.

Grazie ancora e buona giornata.
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Dr. Paolo Piana Urologo 38.3k 1.7k 17
Ovviamente dal punto di vista "logistico" il catetere a permanenza è di gestione assai più facile dei pannoloni, che richiedono maggiore impegno per il cambio e l'igiene. Forse l'unico limite potrebbe essere la presenza di piaghe da decubito, in tal caso è necessario scendere ad un compromesso.

Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it

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dopo
Utente
Utente
Gent.mo Dottore,
Finora non si sono verificate piaghe da decubito.
Da quanto capisco, il problema del batterio è "relativamente" grave, nel senso che mia madre potrebbe conviverci, ma la permanenza nella casa di riposo rende tutto molto complicato, e il mantenimento del catetere di fatto impedisce ogni possibile miglioramento. Proverò a parlarne con il personale Medico della struttura.
La ringrazio molto per la Sua disponibilità e completezza nelle risposte.
Cordiali saluti.