Dare sempre speranza: i fattori predittivi sono una mera informazione, non una condanna!

salvocatania
Dr. Salvo Catania Oncologo, Chirurgo generale, Senologo


Le più belle parole non sono “Ti amo”, ma “E’ benigno!”

[Woody Allen] 

Nessun paziente passa senza lasciare traccia e di qualcuno rimane un ricordo particolare, profondo, che non si dimentica. Che incide a tal punto da modificare il nostro modo di pensare e di agire nella relazione medico-paziente. Si tratta quasi sempre di pazienti che malgrado le nostre pessimistiche previsioni sono “uscite“ dalla griglia delle nostre statistiche.

Alcuni di questi, nella mia quasi quarantennale esperienza oncologica, hanno scritto pagine cruciali, talvolta strazianti, ma sempre straordinariamente lucide sulla loro vita dove non c’è sconfitta, non c’è rassegnazione nelle loro parole. Talvolta c’è palese persino l’incoraggiamento per il medico che non lesina il suo impegno.

Costante la consapevolezza che in momenti simili, quando sembra che ogni speranza sia perduta e che ogni cosa appare sotto una luce diversa, occorre da un versante, quello del paziente, prendere in mano le redini della propria esistenza, e con coraggio, senza abbandonare mai la speranza, fare un bilancio.

Mentre dall’altro, quello del medico, per cementare l’alleanza terapeutica, occorre “spogliarsi” (12) delle proprie verità oggettive, desunte da un certo numero di elementi studiati statisticamente, perché forse ne esistono altri ugualmente importanti, neanche oggi sufficientemente conosciuti.

Dare sempre speranza del resto risponde ad una tra le più importanti aspettative del malato e pertanto più che dare si potrebbe parlare di incoraggiare la speranza. Quando parliamo di cancro, parliamo di persone che con non molte eccezioni, cominciano ovvero continuano comunque a nutrire speranza, vedono un'opportunità laddove prima non avrebbero concesso un minimo di attenzione, nè alcun credito. Per quanto si continui a considerarla una malattia non facilmente curabile in alcuni casi, tra i malati di cancro il tasso di suicidi è incredibilmente prossimo allo zero: bizzarro! Evidentemente, la speranza sembra prevalere tenacemente a dispetto della diagnosi più nefasta.

Tra le magistrali lezioni dalla parte del paziente, quella, alla scoperta della malattia, di volersi contrapporre alla angosciante domanda

“PERCHE' PROPRIO A ME? DOVE HO SBAGLIATO?”

con differente approccio, perché il cancro non è un nemico da combattere e guarire ad ogni costo in quanto rappresenterebbe il lato oscuro della vita.

Questo diverso approccio consente di invertire il pregiudizio che la malattia possa essere considerata una risposta punitiva a una colpa, pena del contrappasso a bilanciare qualche peccato effettivamente mortale.

E quindi per sgretolare l'esigenza che nasce dal pregiudizio di dover espiare una colpa. Non c’è alcuna colpa da espiare. Non c’è alcuna lotta da approntare.

Il modello parassitario del cancro come il fantasma che ci perseguita e ci rincorre, diventa la nostra condanna in caso di fallimento delle terapie e quindi questo diverso modello della coesistenza aiuta a non farsi scoraggiare dalle storie vissute, ascoltate o anche solo lette, per resistere alla deriva depressiva.

Il modello parassitario, così purtroppo presente ed enfatizzato dai media, che sinora ha ispirato tutte le strategie di LOTTA, traghettando il linguaggio militare (persino i soggetti volontari per uno studio vengono chiamati "arruolati") direttamente dalle vittoriose battaglie contro le malattie infettive del passato, con l'obiettivo di bonificare il corpo sradicando il cancro come un virus chirurgicamente o chimicamente, è un modello quanto mai obsoleto.

Tant'è che tutte le nuovissime terapie "molecolari" tendono ad essere personalizzate per ogni tipo di tumore. Facile dedurre che un ciarlatano si riconosce subito perchè propone una unica terapia per tutti i tumori. E non solo invece sono eterogenei i tumori su pazienti altrettanto eterogenei , ma addirittura solo poche cellule di tutto il tumore sono veramente maligne, quelle che lo fanno crescere: le cellule staminali del cancro.

E soprattutto è una arma a doppio taglio perché letale sul piano psicologico in caso di fallimento delle terapie.

Quello più moderno, conoscendo sempre meglio la sua flessibile fisiologia, è di riuscire a farlo diventare più frequentemente una malattia cronica come ad esempio il diabete, malattia curabilissima che consente uno stile di vita assolutamente normale.

E se paradossalmente non fosse maligno e neanche cattivo? Non dal punto di vista della diagnosi, ma della semantica.

Se non fosse nè aggressivo, nè subdolo, se non fosse nemmeno infido?

Metti il caso che fosse al contrario stupido, ottuso e insensato.

Che non avesse scopi (13) e teologia, che non combattesse contro il suo ignaro ospite al fine di distruggerlo, ma si ritrovasse invece conquistatore anarchico e senza volontà, tanto meno di potenza?

Che non assomigliasse affatto a quell'alieno mostruoso, l'estraneo e contrario che si è impossessato del nostro corpo portandolo perfidamente alla rovina.

Che, proprio dovendo antroporfomizzare, riuscissimo a immaginarlo come un idiota arcaico e primitivo, una sorta di tonto e limitato, non per questo poco pericoloso, non per questo meno pericoloso.

Anzi pericolosissimo pur non riconoscendogli una identità dotata di una volontà malvagia,nè dotato di una "intelligenza malvagia" e che la sua pericolosità deriva dalla sua strutturale insensatezza, dalla sua primitiva organizzazione metabolica e per paradosso, distruttivo in quanto stupido e inaspettatamente elementare e afinalistico.

E’ possibile approfondire alcuni di questi concetti su 

 Medico e ricercatore di fama internazionale, David Serva-Schreiber, fu colpito all'età di 30 anni da un cancro al cervello, ritenuto oggettivamente come "letale". Diciannove anni dopo avere girato il mondo, impegnato in conferenze e presentazioni dei suoi nuovi libri, lui stesso deve ammettere che la malattia è tornata, ancora più aggressiva. Non rimpiange nulla di quel che ha fatto in questi 19 anni regalati di vita durante i quali ha convissuto con lo stupido tonto che tuttavia non gli ha impedito di vivere la normalità professionale e quella di una famiglia, con 3 figli.

E sono stupefacenti le pagine scritte poco prima di morire, con domande ancora cruciali, strazianti ma straordinariamente lucide, sulla vita.

<< Quando si perde la speranza si blocca tutto, persino la volontà di proseguire le terapie, compromettendo la sopravvivenza stessa. Per quanto mi riguarda, spero ancora tenacemente che i sintomi si risolveranno nonostante la loro gravità. Mi impegno a fondo per nutrire la vita dentro di me, rafforzare i muscoli, placare il mal di testa e conservare la serenità. Mi do da fare per rimanere in contatto con le persone a cui voglio bene e concentrarmi su tutto ciò che mi dona il piacere di vivere.

Coltivo con scrupolo tutte queste fonti di speranza che alimentano il desiderio di vivere sino a domani, poi a dopodomani, poi a dopo-dopodomani.....

Sono convinto che occorra fare di tutto per aiutare i malati a mantenere intatta la loro capacità di sperare. Non si tratta di servire loro pietose bugie, non è necessario camuffare la verità per dare speranza.

Una fonte di speranza è il piacere di stare con i propri cari. Quando vedo mia moglie ed i miei figli tocco il cielo con un dito.

Anche un semplice animale da compagnia può illuminare il grigiore della malattia. Molto tempo fa mi dovetti sottoporre ad un estenuante ciclo di chemioterapia che durò tredici mesi, e per placare le terribili nausee adottai un sistema poco ortodosso: dormire accanto al mio cane e accarezzarlo di tanto in tanto. Era come se lui avesse capito che aveva un ruolo molto importante nella mia battaglia per la salute. Ogni mattina andavo a correre con lui. O meglio lui aveva preso talmente a cuore la sua missione che sarebbe più generoso dire: "Mi portava a correre tutte le mattine".

Una cosa che il mio gatto Titus, ovviamente, non può fare. Ma mi offre la sua fedele compagnia e mi fa l'immenso regalo di dormire fra le mie gambe. Grazie Titus, con te mi sento meno solo di notte >>

 

Qui ho espresso solo il mio personalissimo parere. Ribadendo che nessuno intende minimizzare sulla pericolosità della malattia, sarebbe interessante sapere da chi ha vissuto questa esperienza, se da parte dei medici e dei media sia possibile trasmettere una chiave di lettura sul cancro più "accettabile". E questa ce la dovrebbero suggerire i pazienti

Riassumo le mie curiosità in tre punti:

1) E' preferibile essere "arruolati" in una lotta senza quartiere contro un fantasma che ci perseguita e ci rincorre, un alieno da combattere ed affamare, dotato di malvagità inusitata, da sradicare chirurgicamente, chimicamente o con le radiazioni?

2) O è preferibile pensare ad un errore(*) genetico, afinalistico, privo di malvagità, anzi tonto come un idiota arcaico e primitivo

http://www.senosalvo.com/tutti_abbiamo_un_tumore.htm

da correggere chirurgicamente, chimicamente, con le radiazioni e con il quale comunque sarebbe possibile teoricamente "coesistere" come una malattia cronica?
Ma non solo: importantissime sono da considerare le raccomandazioni di Prevenzione Primaria (=stile di vita: alimentazione + attività fisica) per correggere... l'errore (htpp://www.senosalvo.com/possibile_sfuggire_alla_morte.htm ).

(*) Difficile spiegare e soprattutto sintetizzare il ruolo dell'epigenetica nella cancerogenesi. Sono stati identificati più di cento geni con caratteristiche tali da poter essere definiti proto-oncogeni e circa 30 geni oncosoppressori. Le alterazioni genetiche dell'origine del cancro inizialmente non colpiscono geni specifici, ma alcuni di questi geni possono essere fortemente coinvolti nell'insorgenza di alcuni tumori. Si tratta di geni definiti "oncogeni", ma esistono anche altri tipi di di geni: geni regolatori con funzione protettiva, la cui funzione può venire meno, e che sono repressori degli oncogeni e per questo chiamati "oncorepressori". Si tratta di fenomeni presenti costantemente in natura e pertanto lo STUPIDO TONTO ha via libera quando le mutazioni rendono più attivi gli oncogeni oppure inattivano gli oncosoppressori.

 

3) In entrambi i casi.... nell'immaginario non cambierebbe nulla!

 Sarebbe utile per noi avere una delle tre risposte.

 

  • Attaccare o fuggire fanno parte dello scontro. Quello che non appartiene alla lotta è restare paralizzati dalla paura. Paulo Coelho, Il cammino di Santiago 1987.
  • Uno dei più efficaci mezzi di seduzione del male è l'invito alla lotta. Franz Kafka (1916)

 

Fonti:

  1. Westcott R. “Can miracles happen?” British Medical Journal (2002)
  2. Everson T.C. “Spontaneous regression of cancer” Progress in Clinical Cancer (1967)
  3. Challis G.B et al “ The spontaneous regression of cancer “ A rewiew of cases from 1900 to 1987” Acta Oncologica (1990)
  4. Col W.H. “ Efforts to explain spontaneous regression of cancer” Journal of Surcical Oncology (1981)
  5. Bodey B et al. “The spontaneous regression of cancer: possible mechanism” In Vivo (1998)
  6. Van Baalen D. et al. “Psicho-social correlates of spontaneous regression in cancer” Monograph (1987
  7. Cui Z. et al “Spontaneous regression of advanced cancer: identification of a unique genetically determined, age-dipendent in trait mice “. Proc. Of the National Accademy Science (2003)
  8. Cui Z. “The winding road to the discovery of the SR/CR mice” Cancer Immunity (2003)
  9. Mac Kie R.M. “Fatal melanoma transferred in a donated kidney 16 years after melanoma surgery. in New England Journal of Medicine (2003)
  10. Koebel C.M. "Adaptive immunity maintains occult cancer in an equilibrium state". In Nature (2007)
  11. Catania Salvo. “..e poi cambia la vita.” Ed. Franco Angeli (1998)
  12. Catania Salvo. “ Dottore si spogli”. Ed. Il pensiero Scientifico (2005)
  13. Donghi P., Peluso G. " Di cosa parliamo quando parliamo di cancro " Ed. Cortina (2014)

 

Data pubblicazione: 19 maggio 2014 Ultimo aggiornamento: 07 marzo 2017

470 commenti

#1
Utente 339XXX
Utente 339XXX

Trovo interessante questa nuova chiave di lettura che purtroppo io non riesco a vedere in alcun modo come consolatoria.

#2
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Perfetto ! Infatti la mia news non aveva proprio alcun intento consolatorio.
Sarebbe sin troppo facile "consolare" chi non né ha alcun bisogno sia perché non vede nuove riprese della malattia e sia perché non è costretto a reiterati cicli di terapie.

Volevo con una diversa chiave di lettura aprire uno spiraglio di speranza per chi

a) è stato marchiato a vita con una "prognosi particolarmente infausta", solo sulla base di fattori predittivi sfavorevoli.

b) pazienti che, anche a causa della FATIGUE
[ http://www.senosalvo.com/La_fatigue_parte_I.htm ]
non trovano più la forza per dire "sono disperata", ma manifestano un segnale ancora più grave "Sono stanca ! ", che comporta inevitabilmente come conseguenza al rifiuto di qualsiasi ulteriore terapia.

c) altri, sui quali approfondiremo nel corso di una eventuale discussione.

#3
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Lo spiraglio di speranza con una diversa chiave di lettura sul GRANCHIO vale soprattutto per Lori (#commento n.3495), Antonietta (#commento 3352), quest'ultima etichettata dai nostri fattori predittivi e di stadiazione come IV° STADIO !!! Antonietta non è un IV° STADIO : è Antonietta, e appartiene ad una categoria differente rispetto al IV stadio di Genoveffa, perché la stadiazione è il risultato ARTIFICIOSO di una "media o Mediana", cioè una astrazione artificiosa per metter ordine nel caos dei dati individuali. Nella natura NON ESISTE la mediana, perché esiste LA VARIANZA.

https://www.medicitalia.it/blog/senologia/44-come-si-calcola-il-rischio-reale-per-il-tumore-al-seno.html

#4
Ex utente
Ex utente

L'intento consolatorio è offensivo della nostra intelligenza già provata dalla sofferenza. Mi piace molto questa chiave di lettura del GRANCHIO TONTO E ANARCHICO senza alcuna reticenza sulla sua reale pericolosità. Sottostimarla aggiungerebbe l'umiliazione della banalizzazione. Confesso che non mi sono ancora adeguata a confrontarmi con un pericoloso tonto, ma ci proverò volentieri perché comunque è una via di uscita alternativa. Esprimerò senz'altro il mio parere più avanti. Intanto grazie per lo sforzo empatico, non certo comune, di volersi mettere nei nostri panni di condannati più dai pregiudizi che dalle leggi della natura.

#5
Ex utente
Ex utente

La metafora guerresca "fatti coraggio" e di "lotta perpetua" promossa dai medici e soprattutto enfatizzata dai media, oltre che umiliante è persino comica in diverse situazioni (l'ho vissuta con mia madre). Si può motivare una truppa di soldati forti e baldanzosi, e che forse queste motivazioni ideali le possiedono di proprio, ma come si fa a motivare con metafore guerresche un soldato ferito gravemente ed annichilito in fondo al suo letto, che purtroppo lucidissimo mantiene l'unico contatto che lo collega al mondo resta un tubicino dell'ossigeno ? Ben vengano tutte le chiavi di lettura nuove se ispirate dal rispetto della dignità umana.

#6
Ex utente
Ex utente

Corrige :
....ma come si fa a motivare con metafore guerresche un soldato...............................che purtroppo lucidissimo mantiene l'unico contatto che lo collega al mondo attraverso un tubicino dell'ossigeno ?

#7
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Grazie per il bel contributo di entrambe. Ribadisco che io sono molto addolorato quando una mia paziente mi confida di essere "disperata" oppure terrorizzata (spesso quando ci sono bambini piccoli), ma non sono mai eccessivamente preoccupato. Lo sono molto invece quando mi confessa "SONO STANCA" dopo reiterati tentativi terapeutici.

Mi riderebbe tragicamente in faccia se io la invitassi a "lottare". Da questa chiave di lettura è invece, non certo agevole, possibile ricompattare la fiducia perduta.

#8
Dr. Chiara Lestuzzi
Dr. Chiara Lestuzzi

La storia di david Serva-Schreiber mi ha fatto ricordare un episodio riguardante mio fratello. A 42 anni ha avuto un tumore al cervello -operato- a malignità intermedia. Ricordo alcune cose di quel periodo: A)il tipo di tumore dava un 60% di probabilità di guarigione completa, e io l' ho comunicato con ottimismo a mia cognata; il medico curante mi ha fatto notare che c' era quindi il 40% di probabilità di recidiva, e mi ha fatto sentire malissimo. B) Mio fratello, lucidamente, sapeva che c'era un rischio di recidiva, e diceva: "Mi servono almeno 20 anni, perché i figli crescano. C)dopo l'intervento ho parlato più volte con il neurochirurgo che lo seguiva, e ricordo bene con che aria accorata gli raccontavo del fatto che mio fratello aveva due bambini ancora piccoli, che per lui era importante vivere. Razionalmente sapevo benissimo che -fatto l'intervento- non era più nel potere del neurochirurgo influenzare l'andamento della malattia, eppure istintivamente sentivo il bisogno di "raccomandare" mio fratello. Mi sentivo molto stupida.
Mio fratello ha fatto anche la radioterapia, ed è stato bene per 15 anni. A quel punto -anche secondo il radioterapista- era ormai da considerare guarito, e invece gli è spuntata quella che sembrava una recidiva (in realtà, probabilmente era un secondo tumore nella sede del primo). Nuovo intervento, e mio fratello quando gli ho detto "Be' adesso almeno i ragazzi sono grandi" mi ha risposto "Hanno ancora bisogno di me".
Dopo un anno recidiva, altro intervento (a questo punto era un tumore molto maligno), nuova radio, poi anche la chemio, ma dopo 6 mesi è andato in progressione. Mi sono fiondata a Londra per un consulto dal massimo esperto europeo di tumori cerebrali, per chiedre se ci fosse qualche terapia ancora sperimentale da provare. Lui -a cui avevo già mandato via mail tutta la storia e che aveva già capito tutto, ma mi aveva chiesto di parlarci di persona- ha riguardato velocemente la documentazione, si è alzato dalal scrivania per sedersi di fronte a me, mi ha chiesto "Come sta suo fratello?" (io ho risposto "abbastanza bene, non ha disturbi") e poi mi ha preso una mano e guardandomi negli occhi mi ha detto: "Se fosse mio fratello, quando comincerà a stare male non farei nulla per prolungare una vita miserevole; pensate ai 17 anni che vi sono stati regalati e cercate di godere i mesi che restano".
Io ricordo con tanta dolcezza quei mesi in cui ho potuto aiutare un po' mio fratello, in cui ho assaporato ogni momento passato insieme.
Siamo stati più vicini e complici in quei mesi che quando eravamo bambini e ragazzi e abitavamo nella stessa casa.

#9
Dr.ssa Paola Scalco
Dr.ssa Paola Scalco

Quando ho ricevuto la diagnosi di carcinoma al seno (https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3989-un-ospite-indesiderato.html) non mi sono domandata perché fosse capitato a me, ma -con mia stessa sorpresa- mi son ritrovata a pensare: "Ci siamo: adesso tocca a te, Paolina".
Quasi come se, dopo le numerose conoscenti o amiche che erano passate da questa strada con problematiche di maggiore o minore entità, ora il dito della "conta" (<<...a star sotto tocca a...te!!!>>)quella volta si fosse inevitabilmente fermato su di me.
Ciò che principalmente mi ha spaventato in quei primi giorni, in cui tutto era ancora da approfondire e da decidere, è stato il riflesso del mio sguardo che lo specchio mi rimandava: era vuoto e spento, irriconoscibile. Mi inquietava e cercavo di evitarlo. Se, come si dice, gli occhi sono lo specchio dell'anima, significava quindi che dentro di me si era spenta quella fiammella vitale che, nonostante tutto, fino ad ora non mi aveva mai abbandonato?
La speranza è forse come il coraggio di Don Abbondio, che se uno non ce l'ha non se lo può dare?
Non so se esista una risposta universalmente valida, ma nel mio caso la volontà di riavere indietro i miei occhi di prima è stato il punto di partenza per cercare di vivere momento per momento questa esperienza senza mai dimenticare di concedermi io per prima la possibilità della speranza.

#10
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

# Paola, interessantissimo, perché veramente infrequente (4-5 % e del resto parliamo sempre di VARIANZA e non di mediana ) che un paziente dinnanzi ad una sentenza così grave non passi attraverso il "perché proprio a me ?". Questo l'avevamo rilevato in un corposo studio condotto nel secolo scorso con l'amico e compianto psiconcologo (uno dei fondatori della psiconcologia italiana)Marcello Tamburini. Ma dinnanzi ad un "Quando ho ricevuto la diagnosi di carcinoma al seno...." non posso che prenderne atto e...continuare ad imparare dalle esperienze altrui.

#Chiara, effettivamente sono pazzesche le coincidenze tra la storia di David Serva-Schreiber e quella di tuo fratello. Anche lui descriveva le stesse motivazioni che lo svegliavano dalla deriva depressiva quando i suoi tre figli erano piccoli e poi più avanti quando erano già grandicelli.

#11
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Mi sono sbagliato in realtà paragonando la situazione di tuo fratello riguardo ai figli di David Serva-Schreiber, perché a questi, dedica l'ultimo suo libro HO VISSUTO PIU' DI UN ADDIO prima di morire (la dedica è del maggio 2011) . La dedica è agli oncologi che l'hanno curato e agli altri pazienti che ha conosciuto nella medesima condizione e appunto ai figli " Sachia (16 anni), Charlie (2 anni) e Anna (sei mesi !).Mi addolora profondamente il pensiero di non poterli accompagnare alla scoperta della vita. Spero di aver contribuito ad alimentare il loro slancio vitale. Nutro la speranza che sapranno coltivarlo nei loro cuori e lasciarlo zampillare di fronte alle sfide di ogni giorno "

#12
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Buongiorno,
sono Rosella...

Paola...innanzitutto ciao e ben ritrovata, anche di qua! :-)

Anche a me è accaduto più o meno di esprimere lo stesso tuo pensiero, all'atto della lieta novella... non mi sono chiesta "perché proprio a me", non mi ha neppure sfiorata quel pensiero... dopotutto siamo chimica e quindi...perché NON A ME?

Ciò che però mi è accaduto in seguito è stato di vivere come sdoppiata in una vita parallela: la vicenda non toccava la Rosella autentica, non era suo compito affrontare la malattia, bensì toccava "l'altra Rosella"!
La prima, la Rosella originale, è sempre restata nella mia mente quella priva di problemi, quella che in qualche modo lottava per la salvezza dell'altra, che era più debole ed impaurita...

Poi, nel tempo, ho iniziato a "dialogare" con l'ospite indesiderato e mi sono creata una teoria molto personale che ho anche espresso nel mese di novembre o giù di lì sul Blog delle Ragazzefuoridiseno, ma che non sembrava fosse stato colto nella sua essenza, o per lo meno per come io intendevo condividerlo... pertanto non ho insistito!:-)
Poi, improvvisamente, alcuni giorni fa ho letto un intervento del Dottor Catania che esprimeva proprio un concetto molto similare al mio sentire...e allora mi sono detta che forse non ero la sola a concepire il Granchio in quella maniera...

Riporto, a seguire, ciò che ho ribadito circa il mio pensiero in proposito e mi unisco all'espessione che decrive il granchio come "tonto e anarchico"... e pensare che io gli avrei gentilmente concesso un rango differente offrendogli l'opportunità di domostrarsi "intelligente" al fine di garantire la propria sopravvivenza, oltre alla mia, in una sorta di mutuo soccorso reciproco! :-)

Copio e incollo dal Blog delle Ragazzefuoridiseno:

Dottor Catania, buonasera, sono Rosella...

Leggendo il Suo pensiero riguardo alla possibilità alternativa di percepire il Granchio, mi è tornato alla mente un mio intervento di parecchi mesi fa, nel quale filosofeggiavo in maniera similare e in cui mi esprimevo ironicamente sull'opportunità di "scendere a patti" con esso.
Mi ero chiesta, in quel mio farneticare, se in qualche modo il Granchio potesse essere definto quale "essere pensante" ma "poco intelligente" dal momento in cui egli si autodistrugge inevitabilmente distruggendo chi lo ospita e, così facendo, contrariamente a come agisce ogni essere umano, egli lotta per una sopravvivenza molto limitata nel tempo ...

Mi dicevo: se fosse "intelligente" si potrebbe arrivare ad una sorta di compromesso fra ospite ed ospitante... in tal modo le due parti non dovrebbero soccombere se non per raggiunti limiti di età!

Ora, leggendo il Suo intervento, Dottore, mi ritrovo in quei pensieri, che forse mesi fa non ho neppure espresso in maniera chiara o comprensibile e che, in verità, non sono andata a rileggere stasera...

La mia conclusione è che, al netto delle elucubrazioni mentali che ognuno di noi si crea, sia veramente opportuno un ripensamento su come si percepisce il cancro, come Lei suggerisce.

Quindi è meglio non pensare ad esso come ad un parassita, sono assolutamente d'accordo con Lei, bensì come ad una parte di noi con cui, in qualche modo, scendere a patti per ottenere da essa la massima collaborazione...esattamente come si fa per portare avanti nel tempo una civile convivenza...

"Io ci parlo..." scrivevo alcuni mesi fa...ed era la verità!
Lo è tutt'ora...
Era questa la mia idea di allora e mi piace rileggerla, rivista e corretta, nelle Sue parole di oggi... :-)

Felice notte a Lei... faccia sogni belli!

#13
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

All'imperdibile Rosella una scherzosa provocazione (^____^)

>>Ciò che però mi è accaduto in seguito è stato di vivere come sdoppiata in una vita parallela: la vicenda non toccava la Rosella autentica, non era suo compito affrontare la malattia, bensì toccava "l'altra Rosella"! >>

....quindi la Rosella autentica avendo delegato il peso della sentenza all'altra Rosella....forse l'ha fatto per rimuovere il cruciale >>PERCHE' PROPRIO A ME !>> O forse mi sfugge qualcosa ??

#14
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Dottor Catania, :-)...

...in realtà, come Lei immagina, la mia non è stata una scelta consapevole nè tanto meno ragionata...

Non è stata neppure una mossa strategica per liberarmi dal peso della malattia e dalla conseguente pesantezza che inevitabilmente mi avrebbe accompagnata nei mesi successivi...

La sensazione dello sdoppiamento è iniziata sul lettino della dottoressa ecografista, mentre ricevevo passivamente le sue male parole a danno della mia sensbilità in un momento che non esagero se definisco il peggiore della mia vita!

E' stato come se quella tipa (la definsco tale volutamente...)mi avesse tarpato le ali.

Io, che in nessuna altra circostanza avrei evitato di reagire alle sue cattiverie, alla sua mancata professionalità, alla sua arroganza, ecco, io in quel preciso istante mi sono ammutolita e sono diventata l'altra Rosella, quella che piangeva sommessamente senza profferire parola...

Uscendo dall'ambulatorio dopo aver ricevuto quella "botta in testa" (...ops...che sia stata quella situazione a farmi partorire pensieri tanto anomali??? :-)), bene, dicevo, uscendo dall'ambulatorio faticavo a far mia la situazione, ad elaborare il dolore e a disperarmi, tanto che, dopo uno smarrimento iniziale dedicato al dolore che avrei procurato a mio figlio, sono passata alla fase della reazione immediata.

Le mie ali NON SI TOCCANO...
Dovevo provvedere a farmele ricrescere immediatamente! :-)

A seguire mi sono sentita forte esattamente come prima di aver ricevuto la "lieta novella", ho telefonato alla mia amica e nel raccontarle l'accaduto era come se raccontassi qualcosa che non mi apparteneva...benché fossi ovviamente ben conscia che non era così!

La sensazione che provavo era diversa da quella che mi sarei mai aspettata...

Io ho interpretato questo mio sdoppiarmi, che peraltro è proseguito nel tempo e sussiste tutt'ora quando si tratta di confrontarmi con esiti, controlli e quant'altro, in maniera assolutamente naturale.

Non mi infastidisce, anzi...mi consente di dedicarmi alla mia vita con naturalezza e di pensare al mio futuro senza immaginarlo spezzato anzitempo...
Vi sono sicuramente momenti in cui le due Rosella si intersecano, in cui il dolore e la paura la fanno da padroni, ma accade, per il momento, sempre meno sovente...

Sarà per via della mia eterna voglia di positività...sarà perché so che vincerò (!), sarà perché nel caso ciò non accadesse risulterebbe sconfitta quell'altra... sarà quel che sarà... fatto sta che la mia salvezza è stata anche questa modalità di percezione di me stessa e della malattia stessa, unitamente ai miei monologhi con Granchio, raggi ionizzanti e terapie inibitrici dell'aromatasi... io parlo con tutti, non si sa mai che qualcuno sappia ascoltare e che si possa contrattare in qualche modo... :-)

Ironicamente penso che qualcuno direbbe: ma non ne bastava una, di Rosella?
Due non saranno troppe? :-)

:-)

#15
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Sì,....effettivamente due sono troppe !! (^___^)

#16
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Aaaahahahahah....!!!!!

Vedrò di limitarmi nel futuro... cercherò quantomeno di garantire che non ne spunti una terza!

#18
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Questo è un bell'esempio di IMPRUDENZA PROGNOSTICA (purtroppo di un nostro consulente di Medicitalia)

https://www.medicitalia.it/consulti/oncologia-medica/27842-adenocarcinoma-polmonare-lobo-superiore-dx-con-versamento-pleurico-omolaterale.html

Espone il caso a febbraio del 2008 la figlia della paziente affetta da cancro in fase chiaramente avanzata. La risposta del collega è ineccepibile sul piano tecnico fidandosi imprudentemente delle "statistiche" che ribadisco sono inaffidabili, perché si pretenderebbe che queste "possano sostituirsi al Padre Eterno"

>> Mi scuserà la franchezza. Stiamo parlando di un cancro del polmone avanzato (invasione pleurica), di un tipo istologico (adenocarcinoma) aggressivo e scarsamente sensibile alla terapia. Credo purtroppo che la mamma abbia una prognosi infausta a breve termine ( tre mesi ).
Un abbraccio.

UNA SCIABOLATA !!!!!!!

Oggi la figlia ci aggiorna per chiedere un consiglio per il padre, ma ci scrive anche
>>purtroppo mia madre si è spenta il 1 ottobre 2009, nonostante le fu dato circa due mesi di vita e devo dire che nonostante la malattia e le chemio mia madre è vissuta discretamente, ha sofferto solo gli ultimi mesi e voi tutti mi siete stati di grande aiuto e supporto morale.>>

Dunque il primo medico alla diagnosi ( gennaio 2006) le "aveva dato" tre mesi di vita. La signora è deceduta ad ottobre 2009 .

Cioè se la signora avesse creduto alla previsione del primo medico
le sarebbero stati tolti 33 mesi di vita, che invece lei "ha vissuto discretamente " (evidentemente o perché non ci ha creduto o perché i familiari molto opportunamente l'hanno tenuta all'oscuro)

E nonostante ciò il nostro consulente a febbraio 2008 ribadisce un categorico "tre mesi di vita", cannando di altri 17 mesi di vita vissuti invece DISCRETAMENTE alla faccia delle nostre previsioni.
Qui qualcosa non mi torna perché il medico caso mai dovrebbe "dare vita" esagerando in SPERANZA e non toglierla.

E io sto citando solo casi che alla fine sono finiti male, perché li tengo di riserva quelli registrati da me e ben documentati di persone che sono viventi dopo 30 anni dalle sentenze di morte ed hanno vissuto benissimo e soprattutto meglio di prima della catastrofica diagnosi.

#22
Dr. Fernando Bellizzi
Dr. Fernando Bellizzi

E si Rosella, lo sdoppiamento è una delle reazioni naturali della mente. E' simile a quello che descrivono gli eroi di gesti speciali, che dichiarano "non so come ho fatto" "non ero io"; in ipnosi usiamo anche questo meccanismo della mente. Cosa succede? Probabilmente si attiva aree del cervello non usuali e queste ci fa percepire l'esperienza come qualcosa di nuovo.
Insomma, scopriamo di saper fare una cosa che non sapevamo fare!

Brava Rosella, ottima introspezione! ;)
Anche Paola è stata brava a descriverla, ma io e Paola l'abbiamo studiato.

#24
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Dottor Bellizzi...buonasera,

è stato un gran bel leggerLa! :-)

L'essere umano è assolutamente straordinario e io mi sono sempre detta, come qualche insegnante ribadisce sovente a scuola alla consegna delle Pagelle, che se si applicasse un po' di più, potrebbe riuscire molto meglio! :-)

L'inspiegabile difesa che inconsciamente riusciamo a mettere in atto fa si che il nostro percorso di vita possa cambiare!

E quindi, se la nostra personalità riesce a "sdoppiarsi" per sopravvivere, figuriamoci se non riesce a sconfiggere un ammasso di cellule disobbedienti, tonte e ignoranti ...

In definitiva, Dottor Bellizzi, mi sembra corretto dire che il "nostro" motto ADELANTE SIEMPRE appartiene anch'egli ad un aggiustamento in difesa del proprio sentire, essendo un incitamento di indubbia efficacia!
... meglio cantarsela e suonarsela in un impeto di positività assoluta, piuttosto che aspettare passivamente gli eventi!

Un caro saluto a Lei ed un sorriso!

Rosella

#27
Ex utente
Ex utente

Dr.ssa Scalco e dr. Bellizzi, anche io mi difendo sdoppiandomi in tutte le occasioni : chemioterapia, radioterapia, controlli. Come io fossi l'accompagnatrice di me stessa. In queste doppie scarpe ci sto benissimo. Anche a me è stato spiegato che si tratti di una reazione naturale della mente. Quel naturale mi aveva tranquillizzata definitivamente sino a che una psicologa , amica di una mia amica, mi ha spiegato che si tratta di una normale reazione, ma se persiste a lungo non sarebbe da considerare normale e necessiterebbe di un trattamento. Io ci vivo benissimo da anni perchè dovrei midificare il mio atteggiamento se mi fa star bene ?

#28
Ex utente
Ex utente

Dr.ssa Scalco e dr. Bellizzi, anche io mi difendo sdoppiandomi in tutte le occasioni : chemioterapia, radioterapia, controlli. Come io fossi l'accompagnatrice di me stessa. In queste doppie scarpe ci sto benissimo. Anche a me è stato spiegato che si tratti di una reazione naturale della mente. Quel naturale mi aveva tranquillizzata definitivamente sino a che una psicologa , amica di una mia amica, mi ha spiegato che si tratta di una normale reazione, ma se persiste a lungo non sarebbe da considerare normale e necessiterebbe di un trattamento. Io ci vivo benissimo da anni perchè dovrei midificare il mio atteggiamento se mi fa star bene ?

#29
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Dottor Catania...

l'Utente 137246...che Noi tutte/i conosciamo e amiamo moltissimo, è una Persona Speciale...

Ho riletto con commozione la sua storia, che in parte già conoscevo, e devo dire che, una volta in più, ho rinnovato il mio personale apprezzamento per un'Anima tanto forte e tanto delicata al tempo stesso...

Come non stabilire con essa un rapporto di fortissima empatia, nel virtuale ed ancor più nel reale?

Rosella

#30
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

D'accordissimo su tutta la linea, Rosella. Io ho diversi pazienti usciti dalle statistiche, ma l'esempio che ho citato ne ha tutte le caratteristiche per rappresentare per me il primo caso virtuale ben documentato , anche se sono trascorsi "SOLO" 4 anni dal momento in cui la nostra "persona speciale" ha comunicato qui la notizia....sulla insorgenza delle met astasi ossee.

#32
Dr.ssa Paola Scalco
Dr.ssa Paola Scalco

@ Utente 342456
Conosce la simpatica poesia "Il sole nero" di Gianni Rodari?
Recita così:

La mia bambina ha disegnato un sole nero di carbone
appena circondato di qualche raggio arancione.
Ho mostrato il disegno ad un dottore.
Ha scosso la testa, ha detto: ”La poverina, sospetto,
è tormentata da un triste pensiero che le fa vedere tutto nero.
Nel caso migliore è un difetto di vista: la porti da un oculista”
Così il medico disse ed io morivo di paura.
Ma poi guardando meglio, sotto al foglio,
vidi che c’era scritto, in piccolo “l’eclisse”.

Questo per dire che, in generale, è indispensabile muoversi con estrema cautela e considerare con attenzione i vari aspetti di un comportamento prima di definirlo "patologico".

A livello teorico, possiamo sostenere che l'esperienza della depersonalizzazione (lo sdoppiamento che anche Lei ha descritto) è relativamente comune e rappresenta una difesa adattiva in determinate occasioni stressanti o traumatiche.
Anche il numbing emozionale (una sorta di attenuazione della reattività emotiva) ha le medesime finalità.
Entrambi sono sintomi dissociativi e ciò che va eventualmente indagato con maggior approfondimento non è tanto la loro presenza (di per sé appunto non patologica), quanto la loro frequenza e la loro intensità. L'anormalità sta infatti nell'eccesso di qualcosa di funzionale che si riflette negativamente sia sulle relazioni sociali sia sull'attività lavorativa e diventa perciò disadattivo.
Queste manifestazioni si collocano su un continuum di gravità che va dal lieve al grave (un vero e proprio disturbo dissociativo) e l'aspetto subdolo è che più i sintomi invalidanti cronicizzano, più la persona ci si abitua e li ritiene "normali". Per questo potrebbe essere a volte utile la valutazione di un professionista esperto che possa discriminare tra situazioni normali e patologiche.

#36
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Copio-incollo:

2) O è preferibile pensare ad un errore(*) genetico, afinalistico, privo di malvagità, anzi tonto come un idiota arcaico e primitivo

http://www.senosalvo.com/tutti_abbiamo_un_tumore.htm

da correggere chirurgicamente, chimicamente , con le radiazioni e con il quale comunque sarebbe possibile teoricamente "coesistere" come una malattia cronica ?

Ma non solo : importantissime sono da considerare le raccomandazioni di Prevenzione Primaria ( =stile di vita : alimentazione+ attività fisica) per correggere ..l'errore .

Io mi colloco proprio qui...

La LOTTA da sostenere, in questo caso, mi pare meno impari, anzi...mi piace pensare di avere molte frecce al mio arco se nel mio immaginario devo rapportarmi con un "essere" tonto, idiota, primitivo e, aggiungo, anche plasmabile al mio volere con differenti interventi a livello non solo chirurgico o chimico, ma con un adeguato stile di vita e una positività che rende forte la mia volontà di vincere, correggendo l'errore prodotto da un'umana imperfezione...

Agendo e pensando in tale maniera mi è facile pensare che COMUNQUE VADA, SARA' UN SUCCESSO...

Quanto meno ci avrò provato, senza permettere al TONTO di sopraffarmi gratuitamente.

E nel caso in cui la vittoria finale risultasse sua?

Perdere contro un idiota non fa parte delle mie corde!

Naaaaaaaa.... non ci posso neppure pensare!!!

...ma, nel caso ciò dovesse accadere, sarei comunque assolutamente certa di avergli reso "la vita difficile"!

Io sono solita ripetermi, nei momenti di difficoltà in cui mi adopero al massimo, quanto segue:

"Chissà cosa sarebbe successo se non mi fossi comportata in tale maniera?
Sarebbe stato senz'altro tutto più difficile, più doloroso!"

Quindi, COMUNQUE VADA, SARA' SEMPRE UN SUCCESSO... per lo meno in ragione di autostima!

E, diciamolo, non è poco!

:-)

Rosella

#37
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Geniale osservazione >>Perdere contro un idiota non fa parte delle mie corde!
Naaaaaaaa.... non ci posso neppure pensare!!!>> Non ci avevo pensato !

Perché questo vuol dire che anche se la chiave di lettura meglio accettabile possa essere considerata la n 2, non viene comunque esclusa del tutto la chiave GUERRESCA DELLA LOTTA....ma stavolta contro uno stupido arcaico tonto.

Ho correttamente interpretato il suo pensiero ?

Grazie per il contributo.

#38
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Dottor Catania...

Lei ha assolutamente bene interpretato il mio sentire!

Nulla ci viene regalato... la lotta fa parte da sempre dell'essere umano e si deve procedere ad indossare la propria armatura soprattutto quando ci si contrappone ad un nemico TONTO IGNORANTE E ARCAICO... sono questi gli esseri peggiori da annientare!

Grazie a Lei, di tutto... ma proprio di tuttissimo!!!

Rosella :-)

#39
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Effettivamente fa parte dell'istinto di conservazione che riemerge in condizioni estreme. E qui ci sono tutte le ragioni...per definirle estreme. Grazie ancora per il contributo.

#40
Utente 343XXX
Utente 343XXX

A me è rimasto impresso questo episodio durante la malattia: qualche mese fa dopo aver richiesto un ulteriore consulto ad un oncologo conosciuto a livello nazionale nel campo della ricerca dei tumori triplo negativi, tutto mi aspettavo tranne sentire parlare con estremo relativismo dell'infausta prognosi sponsorizzata nella letteratura da questi particolari istotipi. Avevo colto senza fatica non tra le righe, ma nella veridicità delle sue parole una buona dose di ottimismo, badate bene, non dettate dalla lettura di un istologico che comunque non era il massimo, ma dalla semplicità con cui estrapolava il senso di un percorso non tanto diverso da qualsiasi altra difficile prova a cui la vita spesso ti sottopone. Mi parlò di una montagna da scalare e della sua cima che avrebbe reso merito a tutta la fatica. In seguito via mail gli ho scritto in diverse occasioni di come fondamentalmente me ne sarei stata volentieri in pianura e che ero stufa di vedere solo nuvole e non la vetta. E puntualmente lui mi diceva quanto fosse vero quello che provavo senza impormi di percepirmi altra quando non ero pronta a farlo. Ripensando al nostro primo incontro, uscita dal suo ambulatorio ho realizzato che la speranza è veramente una gran cosa. E che la lettura compulsiva di quante ce l'hanno fatta e quante no, perdeva di significato nel momento in cui mi guardavo allo specchio. Perchè il mio dottore questo aveva fatto dicendomi che le statistiche non si fanno portavoce di una verità assoluta proprio per le variabili insite nelle storie di ognuno, così uniche e pertanto diverse anche se verosimilmente uguali. Perciò come medico che prima di tutto è un essere umano come noi, nonostante la tendenza nell'immaginario collettivo di noi pazienti a responsabilizzarli oltremodo, oltre cioè una natura che non è la loro..e mi riferisco alle sembianze celesti. Si era sentito in dovere prima di tutto di ricordarmi questo,che la speranza fa la differenza, prima delle terapie, dei dati, dei fattori, delle complicazioni, delle probabilità. Nessuno lo aveva fatto prima. Perciò mi sono resa conto di come la mia prognosi fosse già cambiata istantaneamente con quel suo modo di dirmi come stavano "effettivamente le cose". Contemporaneamente mi sono sentita come quella a cui si dice "brava hai scoperto l'acqua calda ...e la speranza è l'ultima a morire ecc". Di fatto sono uscita dal suo ambulatorio con qualcosa in tasca che avrei trasformato come meglio ritenevo opportuno. Sono tornata a casa ed ho scritto di come avessi appreso a 36 anni una verità assai (ma non troppo) banale ad un mio professore dell'università, relatore qualche anno fa della discussione di laurea con cui in seguito ho instaurato un rapporto virtualmente empatico per l'abitudine di scriversi. Lui mi rispose "Per fare una verità bisogna essere in due, scriveva uno studioso francese: interagire con persone che conoscono i problemi aiuta a trovare una verità che può darti maggiore stabilità ed alimentare la fiducia. La speranza è come l'aria che respiriamo: ci accorgiamo che c'è soltanto quando ci manca. La speranza sostiene la volontà e la vitalità, affinchè la vita continui e tu possa far parte di quella ormai grandissima schiera delle persone che sono riuscite a superare questo momento difficile" NOn mi sento una guerriera, nè una amazzone, o un'eroina anche se in tanti provano ad affibbiarmi questa maschera. A volte mi sento positiva, a volte no e questa condizione che invece mi impongo di non dover essere per forza qualcun altra, mi dona molta serenità. Lunga vita alla speranza e alla bellezza delle cose fragili che ci rende persone comuni.

#41
Utente 343XXX
Utente 343XXX

firmato Nadine!

#42
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Grazie Nadine per il prezioso contributo
>>NOn mi sento una guerriera, nè una amazzone, o un'eroina anche se in tanti provano ad affibbiarmi questa maschera. >>

Questa affermazione forse merita un ulteriore, da parte sua approfondimento. Vorrebbe dire forse che ci sia questa "tendenza" (da parte di chi ? medici, familiari, amici...) a caricare di responsabilità ulteriori il malato in un momento di grande fragilità ? Ho compreso bene ?

#43
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Grazie Nadine per il prezioso contributo
>>NOn mi sento una guerriera, nè una amazzone, o un'eroina anche se in tanti provano ad affibbiarmi questa maschera. >>

Questa affermazione forse merita un ulteriore, da parte sua approfondimento. Vorrebbe dire forse che ci sia questa "tendenza" (da parte di chi ? medici, familiari, amici...) a caricare di responsabilità ulteriori il malato in un momento di grande fragilità ? Ho compreso bene ?

#44
Utente 343XXX
Utente 343XXX

sì dottore,per la mia esperienza posso dire che la tendenza c'è soprattutto da parte di amici "ah io non riuscirei mai, ma come fai, sei grande, sei speciale, sei una leonessa! e io più che rispondergli con un sorriso e un ROARRR non so che altro dire per l'ingenuità e un poco di ignoranza sprigionata dall'inconsapevolezza di una realtà che pare tangibile solo all'occorrenza. Anch'io PRIMA mi ponevo così, sa? Ma ancora più frequente lo è tra le compagne di avventura..."siamo guerriere! siamo eroine! tutte in guerra contro il nemico. AHH dottore demonizzare la fragilità, quale cosa più infausta per il nostro vivere!BOh io la vedo così, ma fondamentalmente forse non c'è un modo giusto o sbagliato. Di sicuro le dinamiche sono strane, si seguono tendenze per identificarci in modelli e atteggiamenti che auspicabilmente ci miglioreranno l'esistenza e talvolta capita di farci violenza per superare quanto prima le paure da cui siamo inevitabilmente condizionate. Poi però capita che non siamo pronte per fare le guerre. Da parte degli oncologi l'aspetto psicologico viene rimandato ad altri professionisti come giusto che sia, talvolta però non guasterebbe soffermarsi a parlarne un po'..alcuni come nel mio caso lo hanno fatto. A volte dalle mie oncologhe ho ricevuto comunque qualche apprezzamento per il modo di vestirmi in malattia, l'uso dei colori a fronte di tanto grigiume in questi reparti... Forse è più facile con gli infermieri avere un rapporto empatico.

#45
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

>>Forse è più facile con gli infermieri avere un rapporto empatico. >>
Molto acuta questa osservazione anche se non credo che faccia la differenza il livello empatico della categoria degli infermieri rispetto a quella dei medici che dipende da molte variabili che sarebbe difficile qui approfondire.

Ma senz'altro differente è la percezione da parte del paziente perché differente è il LINGUAGGIO utilizzato dagli infermieri rispetto a quello utilizzato dai medici. In che senso.

A causa della formazione scolastica il linguaggio del medico è frequentemente un linguaggio esoterico nel senso che è estremamente pratico e preciso ma è comprensibile solo agli addetti ai lavori. Per questo si parla di medichese che molti trovano difficile tradurre automaticamente in italiano.

L'infermierese invece è un linguaggio BILINGUE e viene quindi percepito come un linguaggio di livello empatico più elevato rispetto al medichese.



#46
Utente 339XXX
Utente 339XXX

@Dr. Bellizzi
>>E' simile a quello che descrivono gli eroi di gesti speciali, che dichiarano "non so come ho fatto" "non ero io"; in ipnosi usiamo anche questo meccanismo della mente.>>

Quindi è molto utile affidare le nostre reazioni alle "nostre" parti guerresche ?

@Dr.ssa Scalco intanto grazie per la chiara ed esaustiva esposizione.Mi è chiara anche la distizione di dissociazione adattiva e patologica in relazione, come scrive lei, alla frequenza ed intensità. Nel mio caso non è nè frequente, nè intensa da distogliermi dalle attività quotidiane. Nonostante ciò è stata valutata come non adattiva perchè persiste da anni dall'evento traumatico (scoperta del tumore) ed in genere accade in occasione dei controlli periodici, che eseguo come se delegassi ad altra persona questo compito.Me ne devo preoccupare ? Grazie

#47
Dr.ssa Paola Scalco
Dr.ssa Paola Scalco

Effettivamente la teoria ci dice che, oltre a frequenza ed intensità delle manifestazioni, anche il criterio della loro persistenza nel tempo dall'evento traumatico va tenuto in debita considerazione.
Nel suo caso specifico, non ci si può sbilanciare più di tanto, non conoscendola personalmente e avendo limitate informazioni.
Certo si può però dire che la teoria va sempre affiancata dal buon senso...
Senza inappropriati allarmismi o eccessive preoccupazioni, potrebbe magari richiedere una consulenza psicologica per una valutazione "in diretta", in modo da risolvere i suoi dubbi.

#48
Dr. Fernando Bellizzi
Dr. Fernando Bellizzi

Mi scuso per l'assenza, ma in questo periodo la "famigghia! richiede particolari attenzioni, e quindi son meno collegato!

Utente 339916.
Non credo esista una formula magica che si adatta a tutti. Credo che siano possibili diversi atteggiamenti a seconda della situazione.
Fa bene a usare il guerriero che è allenato alla guerra. Fa bene a usare il diplomatico che è abile nella negoziazione. Fa bene a nascondersi chi sa che uno scontro diretto sarebbe deleterio. Fa bene a nascondersi chi ha doti mimetiche.

Rispettare il proprio stile personale, riconoscere le proprie risorse e le proprie abilità, e dare un'occhiata alle proprie debolezze, per conoscere i propri limiti, e valutare se conviene o meno impegnarsi nella ricerca di una dote che non si ha, o se sia meglio potenziare ciò che si ha.

#49
Dr. Fernando Bellizzi
Dr. Fernando Bellizzi

Sull'infermiere e sul medico.

Alcune riflessioni personali sul ruolo dell'infermiere (frutto del paziente laureato in psicologia ricoverato per 4 mesi in un arco di sette mesi).
L'infermiere passa più tempo con il paziente ed ha un rapporto più "intimo" nel momento in cui si occupa della pulizia e dell'igiene del paziente, ma anche del nutrimento, laddove aiuta il paziente a mangiare.

Mentre il *medico* può sempre darsela a gambe dopo aver pronunciato parole *arcane*, l'infermiere è costretto a stare con il paziente fin tanto che non porta a termine la procedura che deve fare.

Se la flebo non scende... l'infermiere ha da stare lì fintanto che la flebo non scende, dando tempo al paziente di parlare, chiedere, etc etc.

L'infermiere, inoltre, essendo *truppa* e non *generale*, diciamo che è *sacrificabile*, o meglio, *sono tanti*, per cui ci si può sbilanciare, azzardare e sperimentare cose che con il *generale* non sempre è possibile. Se un infermiere ed un paziente proprio non vanno d'accordo, c'è sempre il collega a cui chiedere di gestire il paziente.

L'infermiere fa da cavia.

E l'infermiere è prezioso anche per il suo ruolo di mediatore con il medico: si vedono in sala medici e possono riferire al medico, che ha l'opportunità di *pensare*, non incalzato dall'emozione del paziente.

L'infermiere ha anche un ruolo importante nel mettere le pezze nell'equipe medica... sa quale medico coinvolgere per ottenere qualcosa e su quale medico fare leva per far arrivare il suggerimento adeguato al primario.

L'infermiere, bene o male è sempre presente in reparto, il medico delle volte va cercato, va reperito.

#50
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Grazie Fernando e Paola per il contributo. Ovviamente io avevo fatto riferimento per sottolineare la differenza di ruolo tra medico e infermiere solo alla variabile linguaggio, ma lasciavo intendere che ce ne fossero tante altre variabili.

#51
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Ma approfittando del vostro coinvolgimento vorrei tornare al tema centrale di questo blog. Ci sono molte ragioni che hanno portato il cancro , a differenza di altre malattie altrettanto pericolose (esempio infarto)ad assumere nell'immaginario e soprattutto nel modo di raccontarlo, il carattere di un "essere" dotato di autonoma, e malvagia, volontà. Più moderni approcci clinici suggeriscono una possibile "cronicizzazione" di questa malattia.

Mi chiedevo e lo chiedo a voi psicologi e pazienti se da qui si possa ripartire. Se potrà essere così, allora assume una nuova rilevanza anche il modo di "parlare" della malattia, perché risulta evidente che la prospettiva di una possibile convivenza con il cancro porta a raccontarlo più come un ospite indesiderato,

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3989-un-ospite-indesiderato.html

(termine opportunamente usato da Paola), di cui avremmo fatto volentieri a meno, che come un killer spietato.

Cambiare narrazione non è un diversivo illusorio, ma può essere utile ad esorcizzare il cancro, così da abituarci all'idea di una ingombrante presenza tra le mura della nostra esistenza.

Questo il senso della mia curiosità....

#52
Psicologo
Psicologo

"Ospite indesiderato" con cui imparare a convivere, nostro malgrado, o "nemico" da combattere con tutte le nostre forze?

Emotivamente, mi verrebbe da rispondere la seconda. Se dovessi ragionare in termini esclusivamente emozionali, la rabbia e la paura sono emozioni che "attivano", che "tengono su",; e tutte e due necessitano di un nemico, un pericolo, un affronto da combattere.

E, nel breve periodo, consentono degli "sprint" importanti. Ma, appunto, nel breve periodo.

Richiedono anche una grande energia, uno sforzo che, per riprendere la metafora della guerra, logora l'economia anche del più florido degli Stati. L'economia di guerra, infatti, destina molte risorse alla produzione bellica stessa ed al mantenimento delle truppe, mentre la vita produttiva del Paese entra in stand-by.

Pochi mesi di guerra se li possono permettere anche economie piuttosto scalcagnate; lunghi conflitti invece prosciugano le risorse, che nel mentre non si ripristinano, proprio perchè tutto lo sforzo, le energie e le attenzioni sono concentrate sulla battaglia.

Forse, sul brevissimo-breve periodo, fatte salve le considerazioni di Fernando Bellizzi sulle nostre risorse personali, l'attitudine "guerriera" può aiutarci; ma nel medio-lungo periodo rischia di prosciugare le nostre energie, di interrompere i nostri processi produttivi, e di allontanarci da tutto quello che "fa girare" la nostra economia emozionale e vitale...

#53
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Tutto condivisibile, ma la mia perplessità deriva dal fatto che se facciamo indossare una divisa da combattimento, quando poi la " guerra" ristagna in trincea e per anni viene caratterizzata da battaglie e spargimenti di sangue, inevitabilmente , uso le tue stesse parole >>nel medio-lungo periodo rischia di prosciugare le nostre energie, di interrompere i nostri processi produttivi.....<<

Spero di essermi spiegato, nel senso che se incoraggiamo l'attitudine guerriera....cosa facciamo poi nella fase di "stanca" (= deriva depressiva) ?

#54
Utente 137XXX
Utente 137XXX

"Ospite indesiderato" o " nemico da combattere"
Mio malgrado mi trovo a non poter fare una scelta ma semplicemente ad accettare sia l'uno che l'altro.
Io dell'ospite indesiderato ne avrei fatto volentieri a meno come tutte, dal momento che c'è non posiamo fare altro che ritenerlo ospite da tenere a bada, con il quale CONVIVERE. La parola stessa interpretata nel modo giusto ci può aiutare a "VIVERE CON" cercando dentro di noi la forza per non farci soccombere da ciò che tutto questo comporta.
"Nemico da combattere"...certamente io ho sempre considerato una lotta il dover convivere giorno per giorno con questa malattia, però per lotta intendo anche conquista continua, a piccoli passi, per accettare tutto questo nel modo giusto senza riserve perché accettare secondo me vuol dire prendersi cura del nostro corpo e allo stesso tempo della nostra anima, non permettere che la malattia abbia il sopravvento sul nostro vivere quotidiano. E' pur vero che la sofferenza, la preoccupazione continua a lungo andare rischia di prosciugare le nostre energie, ma se partiamo già con l'idea del " si può accettare e convivere" ......e molto meglio rendersi conto che sarà duro il cammino ma noi DOBBIAMO METTERCELA TUTTA proprio come un guerriero oltre la forza ci mette i suoi ideali, le sue speranze di vittoria. E...nella fase di stanca? Sono monotona se continuo a ripetermi che non penso mai a quanto tempo ho, ma a vivere nel miglior modo possibile tutto il tempo che mi è dato di vivere ?
Un caro saluto a tutti/e LORI

#56
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Lori,chapeau...per la sua LECTIO MAGISTRALIS sulla SUA vita.

La Lectio Magistralis (in latino significa "Lezione del Maestro" ) è la lezione tenuta da un esperto (un Maestro appunto) della materia.

Le Lectiones Magistrales (cioè le "Lezioni del Maestro") sono molto comuni in ambito accademico-universitario, ma spesso se ne sente parlare in riferimento, ad esempio, alle lezioni tenute da scrittori, alti dirigenti, personalità istituzionali e religiose , per sottolinearne l'importanza e l'autorevolezza e soprattutto il carisma.

Nella mia lunga attività oncologica, temprata ad ogni intemperie, la Lectio Magistralis da parte di un paziente deriva dalla sua personalissima e irripetibile ESPERIENZA di doversi confrontare forse per la prima volta con il rischio reale della morte.


>> Sono monotona se continuo a ripetermi che non penso mai a quanto tempo ho, ma a vivere nel miglior modo possibile tutto il tempo che mi è dato di vivere ? >>

SI è proprio MONOTONA, Lori...ma alla maniera di Margareth Sackville
>> Quando si è fatto e detto tutto, la monotonia può essere dopotutto la migliore condizione per creare >> (^___^)


#57
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Inoltre....la smetta di definirsi monotona se ci ripete le stesse interessantissime, almeno per me, cose . (^___^)

>>Quando le persone ci parlano degli altri sono di solito monotone. Ma quando ci parlano di sé sono quasi sempre interessanti.>>
Oscar Wilde

#58
Utente 101XXX
Utente 101XXX



Eh, si... LORI è davvero monotona!!!!

Non se ne può più della sua determinazione, del suo coraggio, della sua delicatezza, della sua simpatia, della sua forza...

BASTAAAAA!!!!!

Lori è talmente monotona che qualunque concetto essa esprima sul Blog, rimane nella memoria di tutte le Ragazze, ne scaturiscono confronti costruttivi, vengono espressi ringraziamenti continui e magicamente nessuno di noi sottolinea mai, SE NON LEI STESSA, che è ripetitiva!

Alla fine mi viene da dire che Lori ha ragione: monotona lo è... ma solo nel ripetere che...è monotona!

LORI... fatti una domanda ma poi datti una risposta! :-)

AVERCENE!!!!!

Rosella :-)

#60
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Lori....ma perché non prova ad adottare Rosella (^___^) ??? O preferisce una vita più "tranquilla" ???

Sembra criptico il mio linguaggio, ma sono certo che ci siamo intesi al volo (^___^)

#61
Utente 289XXX
Utente 289XXX

buona sera Dottor Catania eccomi qui...sono Laura1.

Sono passati tre anni esatti dalla mia prima diagnosi e non ho ancora trovato un termine completo per definire la mia vita nel "mentre"..
Non mi piace considerarla una lotta, la metafora bellica non da per me. Ci vuole forza per affrontarlo ma è troppo faticoso immaginare di avere a che fare con una guerra...durante la chemio ero fragile fisicamente e psicologicamente...come avrei potuto anche solo lontanamente assomigliare ad un guerriero?
Un po' mi infastidisce quando mi viene detto da conoscenti che io ho "lottato e sconfitto il cancro", che sono fortunata perché sono forte..
Ecco io non ho sconfitto un bel niente.io ho semplicemente dimostrato cura e attenzione alla mia " pellaccia" e l'ho portata in salvo perché mi sono aiutata e fatta aiutare.perché ho avuto fiducia nei medici e la fortuna sfacciata di avere intorno persone amorevoli, coraggiose e forti che mi hanno sostenuta.

La forza è in dotazione ad ognuno di noi, sono le condizioni in cui ci troviamo a fare in modo che possiamo tirarla fuori ed usarla.e io ho avuto la capacità (eh si un po' sono stata brava!) ma soprattutto la fortuna di trovare la modalità giusta per me.

Anche pensare di accettarlo come parte di me è di conviverci però non mi va....ecco...forse mi sembra più azzeccato considerarlo come un "incidente di percorso", anche se non è stato proprio solo uno!
Però non mi fa più troppa paura. Inizialmente lo consideravo una condanna ora invece mi pare un qualcosa di importante e faticoso , ma affrontabile, credo fermamente nell'esistenza di strumenti a disposizione per contrastarlo.

I primi tempi mi sono chiesta tante volte "perché a me", non riuscivo a capire come ero riuscita a finire dalla sala parto alla sala operatoria, uscendone con un pezzo di tetta in meno...pensavo che il mio corpo mi avesse "tradita".
Ma soprattutto non volevo accettare il cambiamento, il vivere, il pensare il vedere il mio futuro in maniera diversa. Mi sembrava di deludere tutti, di poter ormai offrire a mio marito e alle mie figlie solo un futuro scadente, tragico...

Poco per volta invece ho imparato che la mia vita poteva essere più forte della paura e che il cancro non avrebbe per forza cambiato le mie scelte e la direzione che desideravo prendere...
Paradossalmente con il passare del tempo il cancro è diventato sempre più presente nel mio quotidiano: si è ammalata mia sorella, è arrivata la mia recidiva, si è ammalata un'amica ma...ma la ferita non brucia più.non perché mi ci sono abituata, per carità! Non brucia più perché sento di conoscerlo e di poter dire che io sono felice della mia vita, non nonostante tutto ma insieme a tutto.

Il mio istologico che sapevo recitare a memoria e che mi ha tormentato tante notti, il mio linfonodo intaccato...ecco, loro sono sempre li ma io non ci penso.le mie giornate sono piene di tanto altro.

Non so cosa mi riserverà il futuro ma sono convinta che lo posso costruire solo partendo da oggi, cercando di essere adesso la persona che vorrei.

Un abbraccio e sogni d'oro.
Laura1

#62
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Grazie per il prezioso contributo.
Alla fine mi servirà tradurre questi vostri contributi e concetti in cifre .

Io avevo previsto molto schematicamente diverse categorie

1) LOTTA ?(per Laura no)
2) COESISTENZA ?, o come scrive Lori, Convivenza (per Laura no)
3) INCIDENTE DI PERCORSO ( SI per Laura) e questa per me è una singolare conferma perché proprio così anche io definivo questa reazione in una monografia ("...e poi cambia la nostra vita "- De Angeli Ed. 2007).
Grazie ancora

#63
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania



>>avevo previsto molto schematicamente diverse categorie

1) LOTTA ?
2) COESISTENZA ?, o come scrive Lori, Convivenza

3) INCIDENTE DI PERCORSO ?

In realtà "pregiudizialmente" resto convinto, nessuna prova scientifica, ma solo evidenze, che per reagire a tanto dolore in ogni caso, aiuti molto l'appartenenza semantica alla categoria delle Ragazze Fuori di se(n)o ! (^___^)

http://www.senosalvo.com/ragazzefuoridiseno/menu_ragazzefuoridiseno.htm

#64
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Ciao Laura1, da come racconti la tua vita, anzi la tua rinascita dopo tante batoste, ti ho sempre ammirata e anche ora condivido quello che scrivi. Oserei dire che se non è lotta o coesistenza è molto di più, rappresenti tutta la forza necessaria per riprendersi la vita, la nostra vita senza permettere al cancro di cambiare il nostro modo di essere e di voler vivere. Io credo che tu ci sia riuscita e ti ringrazio per l'esempio che trasmetti a tutte noi. Grazie a tuo marito che ha voluto essere dei nostri e un abbraccio a te e alle tue bimbe.Lori

#65
Utente 289XXX
Utente 289XXX

Cara Lori grazie di cuore per le tue belle parole.il tuo esempio di conquista continua di pezzetti di serenità mi è piaciuto molto. Ti sento sempre positiva e mai stanca (al massimo appisolata per un momento sul nostro pazzo bus!), e questo significa molto, mi insegna a cercare la forza di cui parlavo...grazie.

Qualche giorno fa sul corriere c'era un articolo su una ragazza di 13 anni volata in cielo troppo presto che ha lasciato un lunghissimo messaggio ai suoi cari...mi ha colpito molto questa frase:" la felicità è una direzione non una destinazione"....
Bellissima.
All'inizio del nostro faticoso percorso io è mio marito pensavamo che ci volessero le condizioni giuste per essere felici e che fosse necessario 'congelarci' fino alla fine delle cure per poi riprenderci la nostra serenità...abbiamo poi imparato, non senza dolore, che invece la serenità va cercata sempre, che la speranza fa da motore per andare avanti e che i pezzetti di felicità ci possono essere anche nella sofferenza.
La direzione la diamo noi non dimentichiamocelo più!
Un grande abbraccio
Laura

#66
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Laura1,
ciao!

Sono Rosella

Ho letto anch'io di quella ragazzina tredicenne... ha espresso molte frasi poco prima di andarsene, che la sua famiglia ha trovato per caso, scritte dietro ad uno specchio...

Le ho lette tutte e decisamente quella che hai trascritto tu è stata una di quelle che ha colpito anche me...

Copio il link, per chi volesse leggerle tutte.... una saggezza impressionante se si pensa che a scrivere è stata una ragazzina in fase adolescenziale, con un peso immane da sopportare!

http://decorazionisegrete.blogspot.it/2014/06/muore-di-tumore-ma-prima-scrive-un.html

La direzione la diamo noi, esattamente come abbiamo sempre ripetuto anche seguendo le sagge parole di Ada... ma ogni tanto fa tanto bene ripassare la lezione perché sovente, pur senza accorgecene, ci dimentichiamo quanto sia fondamentale essere sempre preparati e pronti a subire l'interrogazione!

Un forte abbraccio a te e alla tua famiglia!

Rosella :-)
_____________________________________________

Lori, grande e assolutamente fondamentale compagna di viaggio... grazie una volta in più per come esprimi parole e sensazioni...

Io, noi, ci cibiamo di te e della tua delicatezza!

Un sorriso... di quelli che ti piacciono tanto!

Rosella :-)

#67
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Grazie Rosella di aver voluto allegare il bellissimo testamento della tredicenne Athena Orchard, morta il 4 giugno per un raro tumore alle ossa. Io non me la sentivo per ovvie ragioni.

Anche questo è da considerare Lectio Magistralis della vita. Se poi consideriamo che è stato scritto da una tredicenne....

#68
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Dottor Catania...
buonasera!

In realtà tenevo il link in serbo già da un paio di giorni e anch'io, come Lei, non sapevo come pormi in quanto ero combattuta fra il desiderio di condivisione e il timore di ferire qualche anima particolarmente vulnerabile.

E' stata la frase di Laura1 che mi ha spronata e mi ha offerto quel pizzico di "coraggio" che ancora mi mancava....

Una lezione di vita che racchiude una forza insospettata..

Non si riesce facilmente ad attribuire quelle parole di immensa saggezza ad una adolescente cresciuta troppo in fretta...

Grande lezione, si....

Felice notte a Lei...

Rosella

#69
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Tengo per me tante lettere di familiari di miei pazienti che mi incoraggiano a non considerare la morte come una sconfitta. In tal senso l'avevo ringraziata per l'aver "osato" in quanto paziente.... Anche se tra il dire e il fare....

#70
Utente 343XXX
Utente 343XXX

grazie amiche per le vostre lezioni di vita, c'è sempre da imparare dagli altri e difficilmente ho letto di situazioni in cui la malattia avesse trasformato le persone in ombre. E' come se facessimo una scalata per livelli per raggiungere lo stato di purezza come nelle filosofie orientali. Perciò mi sento di aggiungere qualcosa ad una riflessione che avevo già lasciato sulla speranza. Ho realizzato che all'inizio del mio percorso tendevo a dare una definizione circoscritta di quello che mi sembrava una presenza estranea, una sorta di alieno che si era impossessato del mio corpo, al quale non perdonavo questa sconfitta in maniera così vile e silenziosa. Così lo chiamavo "il coso", l'"affare", l'"essere" e più volte ho avuto la sensazione paradossale di sentirmi infetta. Anche dopo che la presenza era stata esorcizzata con la chirurgia non mi sentivo a posto e pulivo il bagno in continuazione soprattutto dopo le prime terapie convivendo con la sensazione di essere contaminata. Nel tempo questo stato di disagio è passato e mi sono resa conto di aver iniziato a parlare usando il termine malattia, una definizione più sistemica che tutto sommato mi sembra più consona a quello che per me rappresentava il MIO tumore alla mammella. So che questo apparentemente non dice granchè e pare molto scontato, ma dire che sono malata rende merito ad una condizione che mi ha permesso di essere consapevole di un equilibrio che si è rotto probabilmente già prima di scoprirmi tale. Non so esattimento quale livello ho raggiunto perchè sono ancora in viaggio e di soste ne ho fatte tante, ma sono contenta di aver reso più familiare qualcosa che sembrava arrivasse da chissà dove, mentre forse era sempre stato lì assumendo facce sempre diverse e sempre più arrabbiate. Un giorno ci siamo conosciuti e improvvisamente tutta la mia vita era molto più chiara e trasparente. Nadine.

#71
Ex utente
Ex utente

Ho una curiosità con una domanda rivolta soprattutto agli psicologi (Dr.ssa Scalco, Dr. Bellizzi, Dr. Calì). Ho letto i commenti in un sito non italiano alla morte di Athena Orchard

http://decorazionisegrete.blogspot.it/2014/06/muore-di-tumore-ma-prima-

Il testamento è straziante perchè si percepisce la consapevolezza di una morte imminente.Paradossalmente questo lungo messaggio post-mortem è stato valutato soprattutto dagli ammalati di cancro come "motivante" su molti aspetti della quotidianità.
Anche io mi sono sorpresa di averlo trovato motivante e costruttivo.
Ma è normale questo atteggiamento nostro ? Quali corde positive può toccare un messaggio di morte che però viene percepito come messaggio di vita ? C'è una spiegazione psicologica ad una reazione così apparentemente paradossale e irrazionale ?

#72
Ex utente
Ex utente

Ho una curiosità con una domanda rivolta soprattutto agli psicologi (Dr.ssa Scalco, Dr. Bellizzi, Dr. Calì). Ho letto i commenti in un sito non italiano alla morte di Athena Orchard

http://decorazionisegrete.blogspot.it/2014/06/muore-di-tumore-ma-prima-

Il testamento è straziante perchè si percepisce la consapevolezza di una morte imminente.Paradossalmente questo lungo messaggio post-mortem è stato valutato soprattutto dagli ammalati di cancro come "motivante" su molti aspetti della quotidianità.
Anche io mi sono sorpresa di averlo trovato motivante e costruttivo.
Ma è normale questo atteggiamento nostro ? Quali corde positive può toccare un messaggio di morte che però viene percepito come messaggio di vita ? C'è una spiegazione psicologica ad una reazione così apparentemente paradossale e irrazionale ?

#73
Psicologo
Psicologo

In questi giorni ho avuto davvero poche opportunità di stare davanti al PC per partecipare al nostro spazio, anche se tramite cellulare ne seguo gli sviluppi.

Mi riprometto di rispondere tra oggi e domani, ho bisogno di pensarci un pò.

Un caro saluto a tutte/i!

#74
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Nadine, la ringrazio perché molto meglio di me ha saputo fare una sintesi del percorso di vita che ho osservato in quaranta anni di esperienza oncologica e che era nato con l’incontro con Franco Fornari e Ada Burrone.
Psicoanalista di fama mondiale il primo e tenace fondatrice di Attivecomeprima la seconda.

Dapprima stupito ho osservato il tratto di strada fatto insieme da loro due, fecondo di idee sull’aiuto che si può dare a chi vive l’esperienza del cancro.

Queste idee sono state confermate da migliaia di esperienze registrate successivamente. Storie di donne e uomini comuni, ma anche di medici e psicologi ammalati, di personaggi anche molto noti e di successo, e di persone non coinvolte direttamente, ma che condividono la malattia di una persona cara.

Storie e parole di chi c’è ancora e vive appieno la vita e storie e parole di chi non c’è più. Tutte storie intense, ma allo stesso tempo lievi (prima mi stupivano…ora, come nel caso di Lori, non più), che hanno vinto la paura e la seduzione della rinuncia conquistando il vero benessere interiore ed il piacere di vivere.

Prima mi stupivo che le stesse persone tra sofferenze e percorsi accidentati, tra paure di quello che potrebbe riservare il domani e la voglia di commiserarsi, riuscissero a produrre tante pagine in cui, tranne nella prima reazione, il dolore non è mai il protagonista e nemmeno la rabbia, né si rintraccia alcun senso di impotenza . E non perché ci si munisce di tanto coraggio, ma quasi per un fisiologico istinto, perché quando il pensiero della morte valica l’orizzonte, molti pensano a concentrarsi sulla vita, non solo perché temono di perderla, ma soprattutto perché temono di sprecarla.

Forse per questo la nostra tredicenne Athena Orchard concentrandosi sulla vita è riuscita a produrre un messaggio motivante e costruttivo per chi legge. [ Ma lascio volentieri ai nostri valenti psicologi spiegare come sia possibile un cotanto paradosso ].

Tutto per gradi (=Festina Lente) sino ad imboccare ciascuno a modo proprio l’opportunità del cambiamento e di riconsiderazione del senso della vita, riconciliandosi con le proprie emozioni e con sé stessi, pacificandosi con la vita e soprattutto con le sue contraddizioni.

Ciascuno a proprio modo ma arrivando alle sue stesse conclusioni , forse perché tutto ciò è mosso dallo stesso istinto naturale di conservazione della specie e quindi non è casuale che anche Lei abbia, non so quanto consapevolmente, tracciato le identiche tappe [che ci ha descritto in modo molto chiaro] persino rispettando la stessa sequenza cronologica di centinaia di pazienti che non ha avuto modo di conoscere e di leggere.

>>Ho realizzato che all'inizio del mio percorso tendevo a dare una definizione circoscritta di quello che mi sembrava una presenza estranea, una sorta di alieno che si era impossessato del mio corpo….>>

>>Anche dopo che la presenza era stata esorcizzata con la chirurgia non mi sentivo a posto >>

Perché né la chirurgia, né la chemio, né la radioterapia ce la fanno ad esorcizzare..

>>mi sono resa conto di aver iniziato a parlare usando il termine malattia>>
Come l’esempio che faccio io sulla coesistenza…… con il diabete ?

>>Non so esattamente quale livello ho raggiunto perchè sono ancora in viaggio e di soste ne ho fatte tante, ma sono contenta di aver reso più familiare qualcosa che sembrava arrivasse da chissà dove…>>

Ciascuno a modo suo, ma converrà anche con me che per “esorcizzare” occorre venire a patti non con qualcosa che “ sembrava arrivasse da chissà dove”, ma con qualcosa di familiare.
Infatti anche Lei è passata dall’alieno…al familiare (^___^)non credo per consapevole scelta, ma perché gradualmente ha trovato più facile conviverci.

Converrà, anzi ha convenuto con sé stessa, che quindi non occorre armarsi di lancia ed elmetto per sopportare una narrazione del cancro “più accettabile e familiare” rispetto a qualcosa che “sembrava arrivasse da chissà dove”, cioè estraneo, molto estraneo, anche per Lei, se no non avrebbe utilizzato il termine alieno. Grazie ancora.

#75
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

# gentile 342456 imperdonabile dimenticanza perché non l'ho ringraziata. Invece mi ha colpito molto la sua domanda, cui risponderanno altri, perché mi ha fatto riflettere su un aspetto cui non avevo affatto pensato prima. Forse perché come sempre in tutti gli aspetti della vita >>l'OCCHIO VEDE CIO' CHE SA >>. Io non sono sino a questo momento un paziente e quindi NON VEDO o vedo poco (^__^). Ma devo dire che anche io appena appresa la notizia sulla nostra tredicenne, avendo una figlia, dopo il primo colpo allo stomaco, ho letto le tremila parole del testamento incredulo e nello stesso tempo travolto da uno tsunami di sentimenti. Tutti belli però che mi hanno motivato cercare tutte le informazioni disponibili, come se avessi conosciuto per lungo tempo Athena.

http://www.dailymail.co.uk/news/article-2648394/Maybe-not-happy-ending-maybe-story-Heartbroken-family-inspirational-3-000-word-secret-message-written-mirror-daughter-12-dies-cancer.html

Sì una reazione anche la mia, paradossale e irrazionale.

#76
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Rosella grazie di aver riportato il link di Athena e non preoccuparti, io ti ho capita e non importa se la storia di questo angelo arriva come una mazzata o se ho inondato il mio pc di lacrime( anche questo fa bene vero Rosella ) mi terrò le sue parole nel cuore non con tristezza ma come una dolce poesia che ci ha lasciato e che ci sprona una volta di più a vivere. Un abbraccione Lori

#77
Dr. Andrea Annoni
Dr. Andrea Annoni

Non ci sono commenti, perché si resta senza parole dinnanzi a questa illuminante lezione di vita. Impartita da una tredicenne poi....

#78
Dr. Fernando Bellizzi
Dr. Fernando Bellizzi

@342456,
Non credo sia un messaggio di morte, ma di vita.

Nel senso che non è stato scritto dall'aldilà, ma nell'aldiquà, ed è stato trovato dopo che l'autrice è andata... forse oltre lo specchio come Alice nel Paese delle Meraviglie.
Ma la ragazza non è solo Alice nel Paese delle Meraviglie, porta anche un nome importante come quello della Dea Atena, della saggezza e della guerra (http://it.wikipedia.org/wiki/Atena).
Ed "in nomen, omen", ed ecco che combatte con saggezza ed ottiene importanti vittorie grazie alla malattia (le foto con quei personaggi importanti per lei). E scrive e si motiva.

E' stata quasi profetica nelle frasi che ha lasciato. E qui ne riprendo alcune, cambiando l'ordine e mettendo insieme quelle simili.

*Happiness depends upon ourselves. Maybe it's not about the happy ending, maybe it's about the story. [...] Happiness is a direction not a destination.*

La felicità dipende da noi, e non è tanto la meta, quanto il viaggiare. Non è il finale, ma la storia.

*The difference between ordinary and extraordinary is that little extra.*

Ci ha lasciato un "testamento spirituale", mi permetto di aggiungere come tanti... quell'ordinary, ordinario.... ma l'ha reso straordinario scrivendolo dietro lo specchio.
Anche scrivere dietro lo specchio, o dietro i quadri degli alberghi è qualcosa di ordinario (lo fanno in tanti, almeno in USA).
Anche qui ha reso straordinario qualcosa di ordinario: ha scritto il suo testamento ed il messaggio alla famiglia.

*Every day is special, so make the most of it, you could get a life ending illness tomorrow so make the most of every day.*

Ogni giorno è speciale, quindi prendi più che puoi, potresti prenderti una malattia mortale domani, perciò fai del tuo meglio, ogni giorno.

*Never give up on something you can’t go a day without thinking about. I want to be that girl who makes the bad days better and the one that makes you say my life has changed since I met her!*

Non lasciar andare quel qualcosa che non puoi fare a meno di pensare ogni giorno. Voglio essere quella ragazza che trasforma i brutti giorni in migliori e voglio essere Colei che ti fa dire che la vita è cambiata dopo averla conosciuta.

*This is my life, not yours, don't worry about what I do.*

E' la mia vita, non la tua, non preoccuparti di ciò che faccio.

Athena scrive che la vita è strana, ed ha ragione.
In fin dei conti ha scritto frasi ordinarie (ordinary): non ci ha lasciato chissà quale perla di saggezza originale. Sono frasi, forse banali. Eppure, nuovamente, le ha rese straordinarie, speciali.

O meglio, la sua morte le ha rese straordinarie.

E nuovamente ripeto quella frase: life is strange, la vita è strana.
Ed è proprio la morte che da un valore speciale alla vita.
Ed è proprio la malattia mortale in una giovane vita che è l'elemento che rende speciale questo messaggio dietro lo specchio, fatto di frasi semplici, quasi da Bacio Perugina.

Utente 342456, Lei chiede se sia normale trovare motivante questo straziante messaggio? Credo di si, ed è motivante e straziante proprio perchè scritto da una giovane ragazza di New Parks, Leicester (quanti mai sapevano che esisteva?).

Nel messaggio si respira morte e malattia? Ma sono proprio questi due ingredienti che lo rendono speciale: altrimenti sarebbero delle banali parole di una tredicenne che non aveva niente di meglio da fare che imbrattare il dietro di uno specchio... se non fosse stata malata chissà quanto ceffoni sarebbero volati!
E se non fosse stato trovato dopo la morte, chissà quali strane idee si sarebbero fatti i genitori sulla loro bambina.

La malattia e la morte sono strazianti, ma possono rendere speciale qualcosa di ordinario. Ed Athena ha trasformato qualcosa di ordinario in straordinario.

O forse era straordinaria Athena stessa, e non è detto che tutti riescano.

Chissà se sono riuscito a rispondere alla sua domanda... :)

#79
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

>>Anche scrivere dietro lo specchio, o dietro i quadri degli alberghi è qualcosa di ordinario (lo fanno in tanti, almeno in USA).>>

Non ci ero arrivato ! Pensavo che il nascondiglio fosse stato scelto per allontanare quanto più possibile la scoperta del messaggio dalla data della propria morte.

Qualcuno di noi ha mai sospettato che dietro i quadri o specchi possano celarsi scoperte straordinarie ? (^___^)

#81
Utente 339XXX
Utente 339XXX

Anche io ho provato sentimenti contrastanti leggendo questa notizia.
Trovo singolare il messaggio celato dietro lo specchio, anche perché se ricordo bene credo che il caso sia stato registrato in Gran Bretagna e non negli Stati Uniti.
Non ho certamente provato disagio e mi è rimasto ben vivo il ricordo
di chi non si è mai arresa e ha affidato i suoi pensieri di speranza a un pezzo di carta attaccato a uno specchio.

#82
Utente 275XXX
Utente 275XXX

Eccomi qui, a dare il mio contributo a questa discussione che con calma leggerò.
Sono un pò titubante perchè le cose che scrivo sono molto personali, come sempre ma questa volta riguardano le donne della mia famiglia e forse un pò scioccanti, ma noi RFS siamo pronte a tutto, no?
per questo prima ho chiesto al dott. Salvo e lui come al solito mi ha incoraggiato. mi dico che si, forse ha ragione lui, forse queste sono le MIE paure e scrivendole posso finalmente liberarmene.
allora io vado!!!

Ecco il mio contributo a questa difficile domanda del dott. Salvo. Difficile perché difficile è rispondere, bisogna come sempre scavare e scavare dentro di sé e lì trovi la risposta, poi magari confrontandoti con quello che hanno scritto le altre ti dici che si, è anche così.

La parola CANCRO. Questa malattia è sempre stata presente nella mia vita, mi chiedo quante volte, da bambina ho sentito pronunciare questa parola e quando è stata la prima volta. Mi rispondo che non lo so, che è sempre stata come un’ombra, che tante volte ho sentito dire “la nonna e la zia sono morte da un brutto male.” Ricordo molto bene però, quando mia mamma, ormai ero grande, mi raccontava che la nonna era stata a letto per un anno e mezzo e diceva che aveva dei dolori terribili “come un cane che la mordeva e la mangiava”, e tante volte in questo periodo mi viene alla mente mia zia, che aveva 36 anni e che solo dopo 4 anni dalla morte di mia nonna si è ammalata, mia cugina mi raccontava che lei aveva 9 anni, ma che si ricorda che mia zia si disperava e la notte in cui è morta ha urlato chiamando mio nonno.

Poi penso a quando mia mamma è tornata a casa dall’ospedale e ha detto che aveva un TUMORE , ecco questa parola, mi fa sempre meno effetto. Poi però alla fine non era più tumore, ma CANCRO quello che si è portato via mia mamma, perché ho visto la sofferenza, soprattutto quegli occhi così spaventati di mia mamma, la lucidità fin quasi all’ultimo, il sapere che ormai era arrivato il capolinea, la nostra incapacità ad affrontare questa situazione, gli aiuti davvero pochi, ricordo che quando arrivava quell’infermiera al mattino così serena e sorridente era come se arrivasse un raggio di sole.

poi mi sono ammalata io, spesso mi chiedo se mi sono voluta ammalare , ad ottobre 2013 ero incinta e casualmente avevo seguito una programma di salute, c’era una certa Valentina che raccontava di essersi ammalata in gravidanza, una bella ragazza, che raccontava la sua terribile esperienza con grande serenità e forza, io l’ho ammirata forse invidiata, perché io sono sempre stata una fifona.

La mia vita ha continuato serena, ma c’era dentro di me come un tarlo, ovviamente il mio BRCA1, ma nella testa un pensiero costante, immaginavo come una specie di gnomo cattivo con denti aguzzi, il cancro e gli dicevo : “tanto non mi freghi, metto in piedi il mio secondo figlio e poi faccio la mastectomia.” Lui mi guardava ghignante, seduto non so dove, una gamba su e una giù. Mi credevo molto più furba o forse c’era già e il mio subconscio mi stava allertando.

Comunque, i dolori ai seni e allora mi metto alla ricerca su internet e mi ritrovo qui dove la parola CANCRO si è, con il tempo trasformata in GRANCHIO, dove non fa più così tanta paura.

Per rispondere alla domanda come considero questa malattia? Bè all’inizio anch’io l’ho sempre , non pensata, ma vissuta come una lotta, soprattutto quando era ammalata mia mamma, poi quando è successo a me mi sono considerata quasi un’impossessata da questo essere soprannaturale ( appunto il folletto malefico) , mi sentivo brutta, sporca e spesso mi veniva in mente quando mia mamma mi diceva “ tanto sono tutta marcia.” Io non capivo, come non può comprendere nessuno che non ci passa, ma è davvero questa la sensazione che ho avuto, quella di una malattia che si impossessa di te e ti fa “marcire” tutta. Tante volte ho detto nel blog di sentirmi come le donne che sono state violentate ( fortunatamente non mi è mai successo, ma ho letto testimonianze di donne che lo sono state) , sporca, brutta, marcia, senso di colpa, meritevole della malattia.

Proprio domenica al parco ho visto una ragazza con il fazzoletto, mi ha fatto venire in mente me , l’anno scorso, com’era bella quella ragazza, le unghie smaltate, una canotta fosforescente, mi sono avvicinata, avrei voluto parlarle, abbracciarla, ma forse sono stata troppo indiscreta con il mio sguardo e lei si è subito alzata ed è andata via.

Ora so che il GRANCHIO, soprattutto nel mio caso, è un qualcosa legato ai geni, è qualcosa che fa parte di me e che io devo controllare, infatti con le mie cellule ci parlo quasi ogni giorno e quando mi arriva qualche pensiero malsano gli dico che devono essere brave, svolgere il loro lavoro e non darsi alla pazza gioia, perché a quella ci sto già pensando io.

A volte incolpo il dolore, penso che sia stato quello a far scatenare tutto e allora siccome anche adesso ho un gran dolore depositato non si sa dove ma che ogni tanto riaffiora ho paura di ammalarmi di nuovo, ma poi penso alla frase che mi ha detto un amico “Francesca, spesso scegliamo il dolore perché è la cosa che conosciamo di più. E allora, calma cerchiamo di osservarci da fuori e rimaniamo nel fermo flusso della VITA.”

Francesca



















#83
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Quante belle, certamente dolorose, osservazioni che fanno riflettere

>>TUMORE , ecco questa parola, mi fa sempre meno effetto. Poi però alla fine non era più tumore, ma CANCRO quello che si è portato via mia mamma, perché ho visto la sofferenza, soprattutto quegli occhi così spaventati di mia mamma,>>

Con le stesse parole si è espressa in una intervista Angelina Jolie

>>ma c’era dentro di me come un tarlo, ovviamente il mio BRCA1, ma nella testa un pensiero costante, immaginavo come una specie di gnomo cattivo con denti aguzzi, il cancro e gli dicevo ....>>

>>Ora so che il GRANCHIO, soprattutto nel mio caso, è un qualcosa legato ai geni, è qualcosa che fa parte di me e che io devo controllare, infatti con le mie cellule ci parlo quasi ogni giorno e quando mi arriva qualche pensiero malsano gli dico che devono essere brave,>>

E mi ha molto colpito
>>spesso scegliamo il dolore perché è la cosa che conosciamo di più.>>







#84
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Quante belle, certamente dolorose, osservazioni che fanno riflettere

>>TUMORE , ecco questa parola, mi fa sempre meno effetto. Poi però alla fine non era più tumore, ma CANCRO quello che si è portato via mia mamma, perché ho visto la sofferenza, soprattutto quegli occhi così spaventati di mia mamma,>>

Con le stesse parole si è espressa in una intervista Angelina Jolie

>>ma c’era dentro di me come un tarlo, ovviamente il mio BRCA1, ma nella testa un pensiero costante, immaginavo come una specie di gnomo cattivo con denti aguzzi, il cancro e gli dicevo ....>>

>>Ora so che il GRANCHIO, soprattutto nel mio caso, è un qualcosa legato ai geni, è qualcosa che fa parte di me e che io devo controllare, infatti con le mie cellule ci parlo quasi ogni giorno e quando mi arriva qualche pensiero malsano gli dico che devono essere brave,>>

E mi ha molto colpito
>>spesso scegliamo il dolore perché è la cosa che conosciamo di più.>>







#85
Psicologo
Psicologo

Dopo qualche giorno un pò frenetico ed un pò stanco, voglio aggiungere le mie considerazioni sul perchè un messaggio "di morte" risulti motivante.

Perchè l'idea che moriremo non può risultare motivante? E perchè un messaggio in cui la morte è presente deve essere un messaggio "di morte"? Perchè "Morte/Vita" devono essere una dicotomia, una opposizione?

La Morte è un concetto sfuggente, spaventoso, ignoto; ma allo stesso tempo presente, rassicurante (è l'unica, vera certezza della nostra Vita!), nota da sempre a tutti.

Messaggi come quello di Athena ci aiutano ad alzare gli occhi, e ricordare che le nostre vite sono "orizzontate". E nessuno di noi sa quanto sia vicino o lontano il proprio.

E diventa impellente la domanda: "Ok, morirò. Non so quando, ma morirò. E nel mentre, come voglio vivere?".

Per guardare in alto, e per confrontarci con le parole di Athena, non possiamo fare a meno di ricordare a noi stessi che tutti noi Uomini e Donne siamo "orizzontati".

Del resto, nel piccolo del nostro Autobus, siamo tutti Passeggeri. E ricordarci questo ci ha aiutato a vedere con serena chiarezza che il Conducente non è Salvo Catania, o Fernando Bellizzi, o chi per loro; e che, prima o poi, non sappiamo quando, anche le nostre corse finiranno. Ma nel mentre, scusatemi, io resto qui finchè posso.

E ora vado a realizzare un piccolo impianto per irrigare il basilico, altrimenti temo che la sua fermata arriverà prima del tempo...

Un caro abbraccio a tutti/e

#87
Utente 137XXX
Utente 137XXX

< Ma nel mentre, scusatemi, io resto qui finchè posso.>
Proprio così dott. Calì, dopo le belle parole di Francesca mi ha fatto piacere risentirLa e leggere la Sua saggezza.

Mi raccomando il basilico che le sarà riconoscente, mio marito essendo calabrese lo apprezza con i pomodori e la cipolla rossa di Tropea. Ottimo!

Un saluto e un bacino ad Aurora, Lori

#88
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Lori, altrove Lei ha scritto " A seguito delle terapie....da lunedì abbandono il bastone ! " Ma secondo le nostre previsioni e statistiche formulate 4 anni fa ....ciò ha del miracoloso !!!!
Vuol dire allora che esistono i miracoli a dispetto delle nostre statistiche ???
(^_____^).

#89
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Dott. Catania, non ho mai avuto molta simpatia per le statistiche (forse credo di più al destino e anche li.....beh..) anzi credo di non esserci mai entrata nelle statistiche che mi riguardano anche perché se ne sono uscita o se ne esco è solo frutto di volontà ferrea, determinazione, coraggio e una buona dose di fortuna. Le statistiche, mi corregga se sbaglio, si basano essenzialmente sulle cure riuscite o non, su numeri che non tengono conto della singola persona, Quando ho avuto la sentenza delle mie metastasi e anche prima con l'intervento per carcinoma mammario non ho mai pensato il fatidico: perché a me oppure non me la sono presa con il destino....ricordo di aver detto e pensato: ora tocca a me! Avevo avuto un caso in famiglia come Lei sa ed ero conscia che dovevo darmi da fare se volevo vivere. Non è stato facile soprattutto quando ci siamo conosciuti 4 anni fa perché la recidiva ti spiazza, ti spaventa di più però grazie a Dio ho trovato tanti angeli che mi hanno sorretto (compreso Lei) e ho riacquistato l'equilibrio che mi serviva per darmi da fare. Ora so che non è finita ma credo fermamente che il fatto che io non mi crei false illusioni (statistiche ? ) ma cerchi di vivere giorno per giorno ( tutti i giorni si e i giorni no ) nel miglior modo possibile ciò nonostante, mi aiuti anche fisicamente a sopportare. Molto fanno le terapie si sa e molto fa il mio carattere positivo che mi ritrovo......beh staremo a vedere! Lei sa che io CI CREDO!
Un caro saluto a tutte e tutti LORI

#91
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Lori, anche io CI CREDO . Ci credo sempre quando verifico, attraverso mille segnali, che il paziente si è riappacificato con il mondo e soprattutto con sé stesso. Per il resto abbiamo discusso molte volte, ed anche Lei ne è consapevole, che il TEMPO NON E' NELLE NOSTRE MANI.

#92
Ex utente
Ex utente

Ringrazio gli psicologi(Dr. Calì, Dr. Bellizzi) che con tanta chiarezza mi hanno risposto. Tanti saluti

#93
Ex utente
Ex utente

Dr. Catania però qualcosa non mi torna. "il TEMPO NON E' NELLE NOSTRE MANI ". Proprio lei in diversi blog ha scritto più volte che "noi possiamo fare molto" non solo nella Prevenzione per l'insorgenza del tumore primitivo, ma anche per le recidive e la progressione delle metastasi. L'ultima frase del suo commento spazza via ogni speranza come se noi non potessimo far nulla per se stesse ?

#95
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Gentile utente mi ha trascinato su una graticola ardente con tanta carne al fuoco. Le rispondo comunque volentieri (^___^)

1) IL TEMPO NON E’ NELLE NOSTRE MANI è parte di un aforisma di Ada Burrone (Libro “M’ama, non m’ama” ) e non aveva per me assolutamente il significato da Lei dato. Semplicemente perché era personalizzato in replica a Lori che sono certo abbia ben compreso.

L’aforisma non era completo volutamente perché era sottinteso PER ME E LORI e per la nostra ormai vecchia relazione medico-paziente , che contasse molto di più il COME piuttosto che il QUANTO.

2) Ha fatto bene comunque a chiedere una precisazione che mi consente di ribadire che tutto quello cui ha fatto cenno e che ho scritto lo confermo ad alta voce senza alcun tentennamento

a) SI , non possiamo sostituirci al Padre Eterno per interferire sul QUANTO della nostra esistenza, nel senso che non siamo padroni del tempo ASSOLUTO, ma possiamo senz’altro fare molto sia da sani che da ammalati per allungare la nostra sopravvivenza.

Ho scritto osservazioni seriose ma anche umoristiche su questa possibilità anche se il tema non incoraggia certo tutti a sorridere. Ma poter sorridere della morte ci consente di esorcizzare gran parte delle nostre paure.

http://www.senosalvo.com/possibile_sfuggire_alla_morte.htm

b) Tutto il 2013 è stato un anno cruciale di studi conclusivi sulla possibilità di allungare la propria sopravvivenza da sani o da ammalati, centrati soprattutto sull’attività fisica associata ad una sana alimentazione.

E’ di appena 2 mesi fa l’acquisizione attraverso un studio condotto su 4 milioni di donne che l'attività fisica regolare aiuta a prevenire il cancro al seno a qualunque età si inizi e indipendentemente dal proprio peso, sia che parliamo di donne magre sia di donne in sovrappeso già di per sè più a rischio di malattia. A sostenerlo è una gigantesca ricerca che ha messo insieme studi condotti su oltre 4 milioni di donne e i cui risultati sono stati presentati al 9th European Breast Cancer Conference (EBCC-9) da poco concluso in Scozia, a Glasgow.

I ricercatori hanno visto che rispetto alle donne più sedentarie, quelle più attive hanno un rischio di ammalarsi di cancro al seno del 12% inferiore e che questo 'beneficio' si registra in tutte le donne, a prescindere anche dal peso.

La ricerca è stata condotta da Mathieu Boniol direttore di ricerca dell'istituto 'Prevention Research Institute' di Lione. Il lavoro è una meta-analisi di 37 studi pubblicati tra 1987 e 2013, su un campione complessivo di oltre 4 milioni di donne.

Quindi è sottinteso che in senso assoluto il TEMPO NON E’ NELLE NOSTRE MANI (perché nessuno vuol rubare questa prerogativa al Padre Eterno), ma il modo di viverlo CHE ALLUNGA LA SOPRAVVIVENZA , SI, perché il Padre Eterno ce ne concede la libertà di viverlo a nostro modo.

c) Sullo studio invece di Psychological Science da Lei allegato

https://www.medicitalia.it/news/psicologia/4767-salute-piu-longevo-chi-ha-uno-scopo-nella-vita.html


mi permetto di sorridere perché concordo con le conclusioni che sono verissime, ma la spiegazione data dagli autori dello studio è fuorviante e poco scientifica.

E’ ovvio che l’essere motivati nella vita allunga la vita, ma solo a condizione che le motivazione portino a scelte di vita in cui le raccomandazioni di Prevenzione Primaria (abolizione fumo, attività fisica per evitare il sovrappeso ed alimentazione sana ) vengano applicate al proprio stile di vita.

Nessuna meraviglia quindi che i 7000 americani e canadesi propositivi dello studio vivessero più a lungo, ma solo perché in maggioranza avevano fatto scelte sullo stile di vita salutari.

In altri studi dove i ricercatori hanno seguito a distanza un altro sottogruppo di soggetti motivatissimi per interessi tra i più vari (famiglia, scrivere libri ecc) , ma che contemporaneamente non avevano adottato scelte di vita salutari (fumo, alimentazione scorretta e sedentarietà)….. questi soggetti hanno prevedibilmente accorciato la propria sopravvivenza.

Ergo non sono le motivazioni che allungano la vita, ma lo stile di vita, che ovviamente il più delle volte risulta salutare nei soggetti propositivi.

#98
Ex utente
Ex utente

Nonostante abbia acquisito una esperienza diretta con questa malattia mi rendo conto che neanche io riesco ad avere le idee chiare sul modo di percepirla nella forma più accettabile.
Ad esempio ho ben presente le gaffes di amici e parenti quando venivano a trovarmi in ospedale o dei colleghi quando sono tornata al lavoro. Nonostante questa esperienza diretta domani dovrei andare a trovare una mia amica in ospedale con la stessa malattia e mi sento spiazzata per paura di profferire cose inutili o dolorose.

Dr. Catania se lei fosse al mio posto avrebbe tre domande da fare alla mia amica per farle sentire la mia vicinanza? Tre, solo tre, perché se no poi la mia risulterebbe una recita artificiosa.

#99
Ex utente
Ex utente

Nonostante abbia acquisito una esperienza diretta con questa malattia mi rendo conto che neanche io riesco ad avere le idee chiare sul modo di percepirla nella forma più accettabile.
Ad esempio ho ben presente le gaffes di amici e parenti quando venivano a trovarmi in ospedale o dei colleghi quando sono tornata al lavoro. Nonostante questa esperienza diretta domani dovrei andare a trovare una mia amica in ospedale con la stessa malattia e mi sento spiazzata per paura di profferire cose inutili o dolorose.

Dr. Catania se lei fosse al mio posto avrebbe tre domande da fare alla mia amica per farle sentire la mia vicinanza? Tre, solo tre, perché se no poi la mia risulterebbe una recita artificiosa.

#100
Utente 275XXX
Utente 275XXX

Il banco vince sempre, ma se riusciamo a posticipare la nostra morte, dopo aver realizzato tutti i nostri sogni, allora possiamo considerarla una piccola/ grande vittoria personale.

dott. Salvo, dare sempre speranza... ma quando la fine arriva ed è questione di pochi mesi e il malato sa... allora in quei casi dare speranza diventa una pietosa ma forse anche ridicola bugia... allora non si riesce come parenti ad affrontare il momento conclusivo forse il più importante di tutti e il malato dal canto suo si sente "abbandonato", siamo tutti, impreparati a quel momento per ragioni culturali perchè nella nostra cultura la morte è diventata un tabù. forse ironizzare sulla morte aiuta a superare un pò la paura ( io quando penso al mio funerale lo immagino nei dettagli, qualche lacrimuccia non mi dispiacerebbe ma la cosa che più mi fa sorridere: un grande cartellone con su scritto A staccato Fanculo).
però rimango ancora molto impaurita della morte ecco perchè mi tengo molto impegnata a vivere.
e Lei, dottore non ne ha un pò paura?

Ps: ho scritto velocemente perchè oggi Giovanni non ne vuol sapere di dormire.

Francesca

#101
Utente 289XXX
Utente 289XXX

Fra bellissima la tua frase:
"rimango ancora molto impaurita dalla morte ecco perché mi tengo molto impegnata a vivere"....
Me la segno e mi tengo impegnata anch'io!
Grazie!
Lauta

#102
Utente 289XXX
Utente 289XXX

Scusate, sono Laura!

#103
Psicologo
Psicologo

Carissima Francesca, in attesa della risposta di Salvo Catania io dico la mia. Più che paura di morire, ho paura di soffrire e tristezza all'idea di separarmi dai miei affetti.

Io la vivo così...

@Lori: anche se in ritardo, grazie per le sue parole. Sono molto gentili ed arrivano dritte al cuore...

#104
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Gentile utente (#99 utente 347542)...che bella trappola mi ha confezionato ! Ma Le rispondo volentieri.

Mi verrebbe da risponderle a colpo sicuro che resterei in silenzio ed eviterei di fare domande. Mi limiterei, ma solo se sollecitato,
a parlare :
1) <<Ti voglio bene >>
2)>> Ti voglio bene >>
3)<< Ti voglio bene>>
Ma purtroppo non è così semplice perché è altrettanto importante, se si tratta veramente di una amica, di comprendere di cosa abbia bisogno e cosa potrei fare per lei. Poiché Lei mi lascia 3 sole possibilità , eccole

1) >>Dimmi cosa ti è utile e cosa non lo è >>
2) >>Dimmi se e quando desideri restare sola e soprattutto quando desideri compagnia>>
3) >> Dimmi quando devo andarmene e cosa dovrei portarti la prossima volta che ci vediamo>>

#105
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Sono Rosella,

mi unisco all'apprezzamento di Laura1 per la frase che ha scritto Francesca...FANTASTICA frase davvero!

Un buon modo per ridimensionare il concetto di Morte è dedicarsi alla Vita... se occupiamo il nostro tempo e la nostra mente "vivendo", le nostre giornate si colorano di azzurro e non si ha il tempo di pensare ad altro che alla vita stessa!

La Morte, in se' stessa, fa parte della Vita, condivido il pensiero del Dottor Bellizzi, e la paura di morire, o piuttosto di soffrire, è una sensazione che appartiene al genere umano, come ribadisce il Dottor Calì... ma nonostante tutta questa "normalità" non riusciamo ad accettare che tutto abbia fine...

Se solo sapessimo con certezza che "al di là" c'è qualcosa, allora forse sarebbe molto più consolante andarsene... non per nulla al riguardo sono stati scritti miliardi di testi e dette miliardi di parole!

Nell'attesa di conoscere "la verità" non ci resta che approfittare del nostro tempo reale: quello non ce lo toglie nessuno e sta solo a noi ottimizzarlo!

Un sorriso a Tutte e a Tutti... anche questo è un buon modo per vivere al meglio!
:-)

#106
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Dottor Catania...

tre buone frasi, le Sue...

Ma, benché le frasi richieste siano solo tre, io ne aggiungerei una quarta, e più esattamente quella che Lei stesso ha scritto per ben tre volte:

TI VOGLIO BENE!

... non fa mai male sentirselo dire, anzi...direi che fa star bene entrambe le parti!

Buonanotte a Lei, faccia sogni belli! :-)

Rosella

#107
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Francesca
>> ma quando la fine arriva ed è questione di pochi mesi e il malato sa... allora in quei casi dare speranza diventa una pietosa ma forse anche ridicola bugia...>>
No, dare speranza non significa “dire bugie” che equivale ad aggiungere ulteriore crudeltà alla già straziante sofferenza.
Dare speranza vuol dire ESSERCI ! Il modo per esserci però non si può affatto standardizzare e Lei lo sa bene perché la storia della sua mamma rassomiglia molto a quella raccontata da Angelina Jolie.
https://www.medicitalia.it/news/senologia/3426-l-effetto-angelina-jolie-l-oroscopo-genetico-e-il-rischio-reale.html
Non tutti siamo uguali di fronte ad una persona malata e questa disuguaglianza si amplifica ulteriormente di fronte ad una persona in fase terminale.
Le dinamiche , gli equilibri, i ruoli di un rapporto, tra amici o tra parenti, spesso vengono influenzati dalla malattia, che ne siamo consapevoli o no. Di fronte a qualcuno che soffre o peggio che sta morendo, le antiche amicizie o addirittura relazioni che sembravano molto solide, possono incrinarsi e le persone fragili possono perdere completamente la testa, ma c’è anche chi non sa comportarsi e commette una serie di gaffe, chi reagisce con nervosismo, chi evita qualsiasi contatto con la persona malata e preferisce, con mille risibili pretesti, non andare neanche a trovarla.
E non tutti i malati sono uguali : c’è chi ama ricevere mille attenzioni e chi invece preferisce restare isolato e appartato. Nella mia esperienza quasi tutti gli ammalati gravi hanno conosciuto lealtà, ma anche abbandono. Lealtà da alcuni, abbandono da altri. E per alcuni abbandono totale.
>> però rimango ancora molto impaurita della morte ecco perchè mi tengo molto impegnata a vivere.
e Lei, dottore non ne ha un pò paura? >>
Non saprei rispondere a questa domanda perché non ho conosciuto ancora l’esperienza di una grave malattia. Ma ho visto nella mia vita di sport estremi almeno una decina di volte la Morte in faccia, soprattutto nelle mie avventure nei deserti di mezzo mondo.
Ora ho meno paura della morte perché quando mi sono trovato di fronte a LEI , stranamente la prima volta e poi meno sorprendentemente le altre volte non ho avuto affatto paura. La prima volta sono stato abbandonato da una tribù di Tuareg nel deserto del Tenerè del Niger con la febbre a 40 e su una duna ho atteso il “mio turno” con una serenità di cui mai mi sarei ritenuto capace. Un solo pensiero doloroso , come ha fatto rilevare Gianluca Calì : il pensiero dei miei figli e il senso di colpa per essere la causa del loro dolore.
Della morte NO non ho avuto paura. Anzi proprio questo…mi faceva paura perché dopo lo scampato pericolo ricominciavo a rimettere in gioco la mia vita in qualche altro posto sconosciuto di questo pianeta.
Ecco perché mi trovo bene in un bus di “Fuori di Testa”

#109
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Ciao Rosella bentornata! e ciao tutte/i
Sappiamo che ognuno reagisce a modo suo e con le proprie forze a questi eventi, noi RFS abbiamo imparato a parlarne forse per esorcizzare il problema ma molto di più perché fra di noi raccontandoci e condividendo tutte le nostre paure e i nostri dubbi ci siamo unite in un affetto unico.
Io per mia natura ero riservata e tuttora so che devo essere solo io a venirne fuori da sola, però sono sempre più convinta che PARLARNE SIA LA COSA MIGLIORE. Avete presente il granchietto sulla rena che se lo tocchi scappa a rintanarsi zigzagando e chiudendo le sue chele prima di affrontare l'intruso...beh proprio così io mi chiudo dentro la mia casetta per ritrovarmi e poi......se ne parla.
Alla gentile utente preoccupata per la sua amica, vorrei dire che la capisco, succede a molte di noi, però io sono dell'idea che portare un sorriso sincero e un esempio di serenità e di affetto si percepisce e si apprezza molto. Fa bene a chi riceve e a chi disinteressatamente dona. E poi quel TI VOGLIO BENE ....noi sappiamo il valore che ha!
Un abbraccio a tutti voi e..... vi voglio bene! Lori



#112
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Francesca mi rifaccio al tuo post 100:
<<<< io quando penso al mio funerale lo immagino nei dettagli, qualche lacrimuccia non mi dispiacerebbe ma la cosa che più mi fa sorridere: un grande cartellone con su scritto A staccato Fanculo). >>>>
e ricordi IO DONNA ? dicevi più o meno così <<< sulla mia lapide deve essere incluso: Non fare quella faccia, anch'io avrei preferito essere stesa in spiaggia >>> hhahahahahha mi fa sorridere di più ! ciao cara
Lori

#113
Utente 343XXX
Utente 343XXX

ciao amiche sono tornata dalle vacanze ma vi ho letto tutti i giorni, anche se avevo dimenticato la password per potermi inserire in questa vostra ultima discussione. Anch'io vorrei affrontare l'argomento morte con altre persone e sono contenta che Francesca abbia introdotto il tema con ironia e consapevolezza perchè è lo stesso modo in cui lo vivo io. Ma trovo molta difficoltà a parlarne con qualcuno che comprenda il senso delle mie parole non riconducendole puntualmente ad un puro atto di autodistruzione e pessimismo quando il mio intento è ben diverso. Dio perchè nessuno mi capisce!!!! Così finisco sempre per dare l'impressione sbagliata e spaventare qualcuno....ma si tratta di una paura di altri che spesso addossano a me. Cavolo!!! E' vero, è colpa di una cultura che non educa alla vita e ne ha fatto un argomento tabù. Un giorno durante la psicoterapia di gruppo proposi l'argomento, per via di un sogno e così la psicoterapeuta decise che a turno dovevamo raccontare come fosse il nostro funerale nel nostro immaginario. Iniziai io con un funerale stacolmo di gente, persone che a turno avrebbero letto qualcosa su di me, su come la mia presenza avesse influenzato le loro vite, il tutto accompagnato da una canzone dei Metallica, Hero of the day. Riflettendo dopo ho pensato che nel mio immaginario non c'era nessuno che si disperava per la mia perdita, neppure la mia famiglia. E questo non è molto realistico, pensando poi al mio bambino....ma nella mia fantasia è una cosa bella, magari fosse così, che tutti immaginassero il mio passaggio in una dimensione a loro familiare perchè io in questo mi sto impegnando davvero. Mi sto impegnando cioè a sentirmi più presente altrove. Oddio che discorso complicato, ma è così che vorrei sentirmi e sento di riuscire ad avvicinarmi senza paura. Ma so che tutti gli altri resteranno dietro. E' un viaggio (mentale) che devo fare da sola.

ps. DOtt. Salvo sono rimasta molto affascinata dai suoi racconti sulla morte in faccia nel deserto, chissà mai che un giorno radunerà le sue amate RFS intorno al fuoco per raccontarle tutte le sue avventure!

Nadine

#114
Utente 343XXX
Utente 343XXX

rileggendo il mio post complicato l'interpretazione più reale è che il sentirmi altrove debba essere inteso come un qualcosa che si distacchi da me ma che abbia vita comunque. Forse è per questo che anche una mia amica, mancata lo scorso novembre dopo la cremazione ha voluto che le sue ceneri diventassero terra per un un piccolo ulivo, sulla collina vicino casa. Nadine

#115
Utente 343XXX
Utente 343XXX

rileggendo il mio post complicato l'interpretazione più reale è che il sentirmi altrove debba essere inteso come un qualcosa che si distacchi da me ma che abbia vita comunque. Forse è per questo che anche una mia amica, mancata lo scorso novembre dopo la cremazione ha voluto che le sue ceneri diventassero terra per un un piccolo ulivo, sulla collina vicino casa. Nadine

#116
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

>>.... che a turno dovevamo raccontare come fosse il nostro funerale nel nostro immaginario>>. Mi pare proprio una bella idea .
Quando 4 anni fa Lori mi comunicò su questo sito sulla scoperta delle sue metastasi...immediatamente risposi >>FESTINA LENTE ...e aspetti a fare testamento !>>

Immediatamente perché non solo ho acquisito con l'esperienza a non rimuovere il concetto di morte ed in automatico mi vengono facili anche "frasi fatte" frutto di un lungo training di tecniche di comunicazione che poi utilizzo per l'insegnamento agli oncologi.

Poiché Lei Nadine ed in parte Francesca avete svolto il vostro compitino, vorrei chiedere a Lori, che mi aveva risposto allora sul "testamento" se e come ha immaginato i suoi funerali ? (^___^)

#117
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Dott. Catania, ho fatto testamento circa 4 anni fa (anche se per scaramanzia) e ho annotato principalmente che non voglio funerali, avrò la mia bella cremazione ( non mi va che i vermetti si mangino quel che resta del mio BEL CORPO hahahaha) e poiché sono d'accordissimo con il dott. Calì che io non ho paura della morte ma della sofferenza finale si, voglio l'eutanasia!!!
Come ci è rimasto dott. Catania? Come vede io ci rido sopra .... per ora ?!?!?! e se mi ci fa pensare ad un funerale fatto dai miei cari dove ognuno direbbe frasi di convenienza e poiché io credo nell'aldilà, io ascolterò ciò che si dice di me e non potrò intervenire??....mannaggia mio marito dice che voglio sempre avere l'ultima parola e questa volta e credo per la prima volta resterò fregata!
Sto dicendo un sacco di scemenze ma da qui si capisce che io in questo momento non penso alla morte come conseguenza del cancro, sono troppo impegnata a vivere come Francesca, Nadine e le altre perché noi abbiamo come scopo primario proprio questo: DI FARCELA! Forse morirò di vecchiaia e magari come diciamo spesso di qualsiasi altra malattia o sulle strisce pedonali investita da un balordo qualsiasi, come tutti i comuni mortali.

> IL TEMPO NON E' NELLE NOSTRE MANI, IL MODO DI VIVERE si!!! >

A questo proposito vorrei rifarmi al blog del Dott. Calì .Sondaggio dell'incontro delle RFS del 21 novembre 2013 alla Fondazione Attivecomeprima di Milano - Conclusioni - ultimo paragrafo dove è ben chiara la mia idea sulla morte.
Certo che se avessi possibilità di scelta mi piacerebbe un bel raduno con i miei amici amanti della montagna, intorno ad un falò con musica e canti, fra le Dolomiti di Sesto con una bella luna e stelle che puoi toccare tanto ti sembrano vicine e...ma questo non è funerale Lori, stai fantasticando come al solito e.....questa è vita!
Vi ringrazio per l'occasione di un bel pensiero! LORI

#118
Utente 101XXX
Utente 101XXX


PAURA della Signora Morte?

No...anch'essa fa parte della Vita...

PAURA della sofferenza?

...credo di si, ma non per il momento...
Di questa mia trovata "serenità" ringrazio il Nostro Blog e il Dottor Catania...NON SI DISCUTE!

PAURA di FAR SOFFRIRE chi amo?

Assolutamente SI!

Tanta paura di essere la causa della sofferenza in chi amo...questo è il solo motivo per cui temo la morte.

In realtà io sono cosciente che nel momento in cui trapasserò non mi importerà nulla di essermene andata semplicemente in quanto non ci sarò più...tanto vale quindi vivere ed essere felice ORA che ci sono... poi si vedrà... chi morrà vedrà! :-)

Ho pensato molte volte al momento in cui me ne andrò, è storia antica non relegata unicamente alla mia recente malattia.

Ed ho sempre immaginato quegli istanti come un momento di gioia e di condivisione.
Vorrei che chi mi ama, o mi apprezza, trascorresse quei momenti raccontando aneddoti, sorridendo al ricordo di qualche battuta, ridendo di qualche altra situazione, emozionandosi al ricordo di qualche mia frase o di qualche mio gesto...

Penso che chi mi ama "possieda" in qualche modo una parte di me e per questo mi porterà con se' fintanto che anch'esso vivrà.

Mio figlio:
con i suoi occhi vedrò ancora tutto il bello che egli vedrà...
con il suo cuore vivrò le sensazioni più belle...
con la sua voce esprimerò le mie parole...
con le sue orecchie sentirò il rumore del vento e lo sciabordìo delle onde...
con il suo naso sentirò l'odore della pioggia e della neve...
con la sua bocca assaporerò tutto il buono che egli vorrà...

Io ci sarò, al di là del mio corpo...

Io ci sarò fintanto che sarò ricordata da qualcuno, fintanto che vivrò nei suoi pensieri...

Mio figlio spargerà le mie ceneri nei luoghi che abbiamo amato insieme...parte di me riuscirà così a superare il tempo, in una sorta di sopravvivenza universale e infinita...

Io ci sarò nel sole, nel mare, nei sentieri di montagna (Lori... ci incontriamo là!), nelle gocce della pioggia e nei fiocchi della neve... nel sorriso dei bimbi, negli occhi della sincerità, nella condivisione...
Rivivrò in tutto ciò che avrò rappresentato, tutto ciò che mi rappresenterà mi permetterà di rivivere...

Nadine, comprendo molto bene quanto hai scritto!
E' estremamente difficile far capire ad altri il pensiero che celiamo dentro di noi in relazione alla morte...accade anche a me: se da un lato diamo l'apparenza di volerne parlare con una certa leggerezza, dall'altra temiamo che nostri cari pensino ad una depressione galoppante che nascondiamo dietro a battute qualunquiste...
E' un percorso in cui ci sentiamo sole ed incomprese... ma ricordiamoci che le persone che ci amano hanno anch'esser PAURA... di perderci... e temono per noi, per la nostra vita.
Come spiegare loro che in realtà ci sentiamo serene senza per questo essere rassegnate?
Difficile...lo so... a volte le azioni fanno di più delle parole... tranquillizziamo chi ci sta accanto, non allarmiamo chi ci ama...non ci capiscono perché non hanno percorso al stessa strada che stiamo percorrendo noi.
Noi siamo però in qualche modo "fortunate" in quanto la nostra esperienza di vita ci ha arricchite di pensieri e di saggezza che altrimenti non avremmo forse conosciuto...

Mio figlio, saggiamente e realisticamente (ma in quell'istante io non capii il significato reale delle sue parole...) quando seppe dalla mia stessa voce che avevo un cancro, mi abbracciò e mi disse:

Faremo qualunque cosa affinché tu guarisca, ma nel caso questo non avvenisse tu potrai essere sicura di aver vissuto tutti i tuoi giorni nella felicità e nell'amore assoluto perché io farò questo per accompagnarti nel migliore dei modi e ti starò accanto...

Ecco... adesso scende la lacrimuccia...è la commozione...

Ieri, il 20 di giugno, ho "festeggiato" un anno dalla fatidica data in cui mi è stata data la lieta novella...e mio figlio mi ha inviato un video (abita lontano, all'estero...) in cui mi ha guidata (aiutato dalle mie due migliori amiche, che risiedono nel mio paese...) in una "caccia al tesoro".

Mi hanno fatta girare come una trottola fino a che ho trovato uno scrigno che conteneva la cosa più importante: l'amore di tutte le persone che mi vogliono bene...

Le parole che mio figlio mi ha inviato, tenendo la piccola Dafne in braccio, sono state queste:

Mamma, tu hai vissuto da sempre la tua vita all'insegna del sorriso e della solarità. Un anno fa io ho temuto di perdere tutto questo e di non poter mai più vedere il tuo sorriso. A distanza di un anno so di essere stato molto fortunato ad averti ancora al mio fianco e a poter godere ancora di tutto questo... Ricorda anche tu che il sorriso fa parte della tua vita e di te stessa...non dimenticarlo mai!

Ecco... cosa c'è di più gratificante del condividere tali intimità con le Persone che le stanno leggendo?

Grazie a tutte voi, a tutti voi... grazie per avermi letta e per avermi capita... eh, si... io ho la certezza che VOI mi avete capita!

Rosella :-)

#119
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

>>e poiché sono d'accordissimo con il dott. Calì che io non ho paura della morte ma della sofferenza finale si, voglio l'eutanasia!!!>>
Lori non faccia la furba, come il dr. Calì...(^____^) : ovviamente tutti temiamo la sofferenza più della morte stessa.

Sul problema di essere aiutati nell'accompagnamento finale io sono arrrrrrabiatissimo con questa società incivile e bacchettona che ci fa vivere il paradosso che per qualsiasi terapia invasiva anche di poco conto la legge ci obbliga al consenso informato e invece nella fase terminale l'autodeterminazione del malato non conta nulla.

Io il mio testamento biologico l'ho messo già da 10 anni in home page nel mio sito , ma non credo che questo servirà a qualcosa per scoraggiare qualche collega bacchettone a non rispettare la mia volontà di non accanirsi terapeuticamente su di me nella fase terminale della mia vita

http://www.senosalvo.com/il_mio_testamento_biologico.htm

http://www.senosalvo.com/la_nutrizione_artificiale.htm

E persino un grande cardinale aveva preso le distanze sulla Chiesa "bacchettona"

http://www.senosalvo.com/la_medicina_nelle_mani_di_dio.htm

io ci ho provato in tutti i modi a gridare C'E' CHI DICE NO "

http://www.youtube.com/watch?v=b161PFm-bp4



#120
Psicologo
Psicologo

>>ovviamente tutti temiamo la sofferenza più della morte stessa

Eppure non sono d'accordo. Persone diverse temono della morte aspetti molto diversi.

Te lo dico perchè, almeno in terapia cognitivo-comportamentale, uno dei nuclei cognitivi dell'ipocondria è proprio la paura della morte e l'idea di poterla evitare facendo esami medici per escludere patologie "sul nascere".

c'è chi teme di essere cosciente e non potersi muovere; c'è chi immagina di essere da solo nel nulla. Chi pensa che soffrirà la mancanza dei suoi cari, e chi teme di risvegliarsi e che nessuno lo senta.

Ognuno di noi teme qualche aspetto della Morte in particolare, difficilmente la Morte in sè...

@Lori: "questo non è funerale Lori, stai fantasticando come al solito e.....questa è vita!"

Che ci possiamo fare, carissima Lori, a noi questa vitazza proprio CI PIACE! ^___^

Che bella descrizione che dà di questo falò sulle Dolomiti, sembra di essere lì...

Carissima Rosella, che bella la sua condivisione... Certo che di strada ne abbiamo fatta... Suo figlio sapeva come starle accanto, e lo fa con gentilezza, garbo, ed anche con molta "presenza", malgrado la distanza geografica...

PS: le "tre frasi" suggerite da Salvo Catania mi sembrano molto "universali"... Me le conservo!

#121
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Rosella decisamente sto diventando piagnucolosa e non è l'età perché mi sento giovane, ma il è il cuore di Rosella che esprime emozioni talmente intese e importanti per me che....mannaggia cara amica, mi commuovi!!! Avete festeggiato nel modo migliore il tuo " anniversario" e il nostro augurio di arrivi con tutto l'affetto delle RFS. Un abbraccio Lori

#122
Utente 137XXX
Utente 137XXX

In effetti sto un po' glissando sull'argomento e posso anche dire da quando ho constatato di persona su mia sorella il famoso "accanimento terapeutico" nel farle credere che tutto ciò che si faceva per lei era per darle la possibilità di veder crescere i suoi figli. Sofferenze e menzogne! Non averla potuta aiutare mi ha portato a soffrire per tanti anni. E' tuttora una storia infinita che ognuno di noi se può dovrebbe affrontare tenendo ben presente il valore della vita e la dignità della persona e La ringrazio per avermi ricordato i Suoi link che conoscevo in parte nel momento in cui curiosavo nel blog del dott Catania per conoscerLa, ma così en passant, come sfogliavo le foto meravigliose delle Sue maratone nei deserti più belli del mondo. Terrò presente quello che scrive e che condivido in pieno. Grazie ancora. Parlarne può servire se non altro a produrre nuove argomentazioni con scambio di opinioni e di informazione che non è mai abbastanza, ma poi dott. Catania......grazie ancora e un salutone Lori

#123
Utente 275XXX
Utente 275XXX

@ Nadine, comprendo benissimo quello che hai scritto, questo viaggio spirituale che dobbiamo fare da sole, ma in fondo non si è soli di fronte alla morte? quindi è bene che la nostra anima si abitui a viaggiare sola, per espandere poi, quella luce dorata agli altri, prima di tutto ai nostri cari.
comprendo bene anche quello che dici del funerale, anch'io, penso a qualche lacrimuccia, ma non disperazione, e forse tocca a noi fare in modo che sia così, magari proprio aiutando i nostri figli già da piccoli a parlarne, forse più che della morte, del percorso che fa la nostra anima.

mi ha emozionato tantissimo anche il tuo racconto dell'oncologo che ti sprona a salire sulla vetta, credo di sapere chi sia.
il nome ce lo diciamo in privato!

cara Lori, siccome anch'io sono una che vuole sempre avere l'ultima parola, mi è venuta un'ideona, al mio funerale sarebbe bello che quelli che mi hanno conosciuto dicessero qualcosa, e alla fine solo dopo che avranno parlato tutti, ecco in busta chiusa le mie ultime parole.
Fregati!

cara Rosella, mi sono molto commossa anch'io per quello che hai raccontato e per il bellissimo regalo che ti ha fatto tuo figlio che anche se distante ha saputo esserti vicino, alla fine "nessun luogo è lontano" l'hai letto?

@ dott. Salvo "cidenti, sti tuareg, ma non sono loro i salvatori del deserto? cosa gli è venuto in mente di abbandonarla? e poi chi l'ha salvata? aspetto il racconto nei minimi dettagli.

però ha ragione il dott. Calì, io non temo tanto il dolore, ma soprattutto mi fa paura pensare che il mio corpo potrebbe non rispondere più ai miei comandi, ho il terrore di perdere la mia autonomia e di rimanere per lunghi mesi a fissare il soffitto pensando che sto per morire.

ora me ne vado a nanna e vi auguro tanti, tanti sogni belli.
francesca

#124
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Francesca, cara...

“Può forse una distanza materiale separarci davvero dagli amici?
Se desideri essere accanto a qualcuno che ami, non ci sei forse già?”

Si, l'ho letto...

Non possiedo l'anello, ma certamente ho imparato a volare al di sopra delle nubi, nel sereno... :-)

Felice notte a te, tenerissima Ragazzafuoridiseno!

Rosella :-)

#125
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

>>Ognuno di noi teme qualche aspetto della Morte in particolare, difficilmente la Morte in sè...>>

Gianluca io credo che molti temono ANCHE la morte in sé. Soprattutto nell'era moderna da quando cioè non si muore più in casa. Io ho vissuto gran parte della mia vita a Milano ma da piccolo ho vissuto quel tanto in Sicilia da partecipare con gli amichetti ai giri nelle case dove si esponevano le salme. Credo che quella esperienza "festosa e curiosa" sul piano educativo abbia influito molto favorevolmente sulla mia formazione.

Ma se volete un consiglio per tutte le età, ma soprattutto portateci i bambini e visitate quando potete un meraviglioso villaggio Austriaco fatato, con le case con i tetti spioventi e i balconi invasi dai fiori che circondato da alte montagne si affaccia su un lago, ma è famoso per il suo OSSARIO, patrimonio Unesco dal 1997.

Io l'ho scoperto casualmente perché da giovane in anni diversi ho visitato per migliaia di km l'Austria in bicicletta (turismo+allenamento attraverso piste ciclabili attrezzatissime anche per i bambini) dove è possibile percorrere centinaia di km al giorno e pernottare lungo le stesse piste ciclabili con assistenza meccanica inclusa. Quando si è stanchi ci si ferma in queste case-hotel senza mai uscire dalle piste. Ad esempio in un solo lungo W.K. io ho fatto in bici dal confine con l'Italia sino al confine con l'Ungheria e poi sono tornato in Italia in treno sino al parcheggio dove avevo lasciato la macchina.

Sto parlando del paesino di Hallstatt situato nella regione di Salzkammergut in Austria, affacciato ad un lago con acque cristalline e dove si trova un ossario veramente particolare.

Infatti a causa del poco spazio nel cimitero di Hallstatt i teschi sono stati riposti in questo ossario. La particolarità è che ogni teschio è dipinto artisticamente e riporta il nome della persona a cui è appartenuto. Molto carina anche la camminata che porta al piccolo cimitero che ospita l'ossario, si gode infatti di uno splendido panorama del lago. Veramente consigliato per chi vuole un'esperienza diversa dalla classica visita a chiese e monumenti.

Fermatevi a chiacchierare con gli abitanti del paesino : ogni sei mesi riesumano i loro morti e dipingono i crani dei loro cari.
Chiedete a loro se temono la morte (^__^).

Andateci con i vostri bambini. E vi assicuro che non c'è necessità di prepararsi a spiegazioni complesse. Ora so che vi state toccando su tutte le parti, ma rinviate questa operazione a dopo la visita in questo villaggio fatato.

http://www.tripadvisor.it/Attraction_Review-g190427-d607564-Reviews-Hal

# Francesca è una storia lunga, che per essere compresa merita di diversi dettagli. Non sono stato abbandonato : ho dovuto adeguarmi ad una regola rigidissima di una carovana "del sale" di Tuareg alla quale mi ero aggregato nel percorso Bilma-Agadez di quasi 500 km nel deserto del Tenerè (tenerè vuol dire il nulla perché non c'è alcuna traccia di vita). La tacita regola che si sottoscrive è che
vengono abbandonate al loro destino le persone (in una carovana che trasporta il sale sono poche decine + centinaia di cammelli carichi di sale) che manifestano difficoltà tali da mettere a repentaglio l'incolumità di tutta la carovana. Io rispondevo a queste caratteristiche (febbre a 40 ° dopo una tempesta di sabbia durata una intera giornata.

#126
Utente 343XXX
Utente 343XXX

cara francesca ti sento molto vicina, così come la saggezza di Rossella e la dolcezza di Lori che mi ispira una gran pace. L'idea che hai proposto per il tuo funerale di lasciare una lettera scritta è fantastica. In realtà sento che ho bisogno di farmi aiutare da qualcuno per prendere alcune decisioni in piena consapevolezza senza deludere nessuno e in particolare mia madre, perchè ognuno ha la sua idea di morte e di pace e poi c'è il culto della tomba, come poter rinnegare i versi di Ugo Foscolo?Mia madre non si rasserenerebbe pensandomi in giro per il mondo anche dopo, con le ceneri sparse al vento e ho l'impressione che non mi sentirebbe al sicuro. Troppe responsabilità o troppi doveri?E' difficile per uno spirito libero come me pensarmi in una scatola. Nel frattempo mi slego da certi pensieri e dopo la chemio di domani penso al mio viaggio a Milano del prossimo fine settimana e del master che sto per iniziare indovinate in cosa?Medicina narrativa applicata....chissà quante storie incontrerò in questo percorso formativo e parto in vantaggio.

Dott Salvo, ho sentito parlare del paesino di cui parla e ho visto delle foto da cui ero rimasta sinceramente colpita. Siccome stavo programmando un viaggio a Londra con mio figlio io e lui da soli, forse non sarebbe male cambiare metà, adoro le montagne, i fiorellini sui balconi,il tempo che si ferma. Grazie per l'idea.
ps. ho vissuto anch'io un'esperienza folle in una grotta in Thailandia e quando sono uscita di lì ho detto: questa è stata la prova che Dio mi vuole ancora su questa terra.

#127
Utente 343XXX
Utente 343XXX

firmato Nadine..ma non si può mettere un avatar anche qui?

#128
Utente 343XXX
Utente 343XXX

Rosella perdonami ho sbagliato nuovamente a scrivere il tuo nome.!
Nadine

#129
Utente 289XXX
Utente 289XXX

buongiorno a tutti! Sono Laura
Rosella... che dolcezza tuo figlio!
E' in questi momenti che io credo sia giusto definirsi tremendamente fortunati non nonostante tutto ma insieme a tutto!!
con un amore così accanto come potresti non sorridere?

Anche per me la morte non rappresenta più un tabù. Non mi fa paura parlarne e mi infastidisce quando qualcuno cerca di trovare spiegazioni assurde per non dire ai bambini la verità, anche se si tratta di spiegar loro un cartone animato (dove per altro c'è sempre una mamma o un papà che ci lasciano le penne....sigh!)

Io ho paura di soffrire, come dice Francesca di vedermi portare via la mia autonomia dalla malattia e di vedere negli occhi di chi mi sta vicino lo stesso terrore...
Ma a parte qualche piccolo momento di sconforto in generale ho deciso di rimandare il più possibile questo pensiero a quando proprio sarà inievitabile. Stessa cosa per il mio funerale...non mi fa bene pensarci. Da quando sono rimasta incinta di Anna (e non avevo idea che mi sarei ammalata!) tengo un piccolo diario, dove scrivo ogni tanto qualcosa per ricordo alle mie bimbe.
Nel periodo della chemio avevo infittito la scrittura, come se dovessi assolutamente lasciare il sengo...ora mi sono rasserenata, scrivo se posso e se ho voglia. Stessa cosa per il funerale, c'è stato un momento in cui mi arrovellavo pensando a cosa sarebbe stato meglio per mio marito e le bimbe, per i miei genitori..sentivo che dovevo prendere subito una decisione.
Ora penso che lo potranno scegliere loro quando( e se!!) sarà il momento. Loro resteranno e la mia decisione è che vorrei facessero quello che li farà stare meglio.
Non voglio imporre un qualcosa che poi diventi per loro insopportabile, che so una cremazione o una sepoltura che per loro potesse essere dolorosa da accettare.
Ed è strano da parte di mia, che ho sempre avuto la tendenza a decidere per tutti, convinta di esere nel giusto.

Ecco, magari lascerei solo scritto di ascoltare della musica e che mi piacerebbe se la mia famiglia potesse ricevere qualche parola a voce o scritta dalle persone che mi hanno conosciuta (possibilmente parole carine!) che possa essere loro di conforto.

Forse non ci voglio più pensare nei dettagli per non dar troppo peso a quest'evento che sarà pur inevitabile (come dice il Dottor Catania la probabilità di morte è del 100%!)ma ...nella mia testa assolutamente posticipabile!

un caro saluto
Laura
p.s. Nadine!!!! se vieni a Milano ed hai un attimo magari ci possiamo salutare! fammi sapere.

#130
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Concordo con Laura : il Festina Lente vale anche e a maggior ragione per il pensiero sulla morte. Non è necessario imporsi compitini frettolosi. E' però importante tentare di parlarne, come dice Lori. Ed è quello che stiamo facendo.

E questo è uno dei compiti che dà sempre incoraggianti risultati della MEDICINA NARRATIVA cui ha fatto cenno Nadine.

La nostra è già MEDICINA NARRATIVA , con cui intendiamo quella forma espressiva attraverso cui le preoccupazioni concernenti la salute si strutturano e vengono veicolate da pazienti, parenti, amici, medici, psicologi, nelle conversazioni, nelle presentazioni e nei report di casi specifici. Possiamo parlare di narrazione quando qualcuno riferisce a qualcun altro una certa cosa mediante un racconto che prevede : un ascoltatore (nel nostro caso lettore), un arco temporale, una trama ed un punto cardinale (nel nostro caso il bus ?). E che si struttura attraverso l'ordine, l'enfasi, gli intervalli e i ritmi che ne definiscono il contenuto. Il contenuto generalmente riflette i sentimenti, le sensazioni, i pensieri e gli stati d'animo relativi a esperienze che sorgono da una dimensione soggettiva interiore, ma può avere anche per oggetto problemi esterni direttamente verificabili, come ad esempio le alterazioni della struttura corporea.
Nel nostro caso, e questa E' Medicina Narrativa, con la possibilità di interagire in tempi reali c'è il vantaggio ad esempio di confrontare l'esperienza del paziente con il medico o lo psicologo, affinché il CONTENUTO assuma il medesimo significato per entrambi.

Senza quasi accorgersene abbiamo ad esempio qui finito per confrontare il concetto di morte di Gianluca Calì e Salvo Catania con quello di Rosella, Lori, Francesca, Laura, Nadine ...

P.S.
Si moltiplicano per fortuna, come ha ricordato Nadine , le iniziative di Medicina narrativa in Italia e si fa risalire l'inizio di questa branca al 2002 rimuovendo lo "jus primae noctis " (^___^) di Salvo Catania che già 13 anni prima aveva pubblicato
"Il Carcinoma mammario dalla parte della paziente"
http://www.senosalvo.com/le%20mie%20pubblicazioni.htm

che poi trovò una applicazione pratica nel metodo "dottore si spogli"

Nadine qui non è possibile utilizzare avatar

#131
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

>>Anche per me la morte non rappresenta più un tabù. Non mi fa paura parlarne e mi infastidisce quando qualcuno cerca di trovare spiegazioni assurde per non dire ai bambini la verità....>>

Laura vedo che questa sia ormai una acquisizione consolidata nel nostro gruppo. Il difficile è "come parlarne della morte"

Abbiamo più volte spiegato che i bambini, anche se molto piccoli, avvertono le nostre angosce ed è pertanto inutile anzi dannoso cercare di proteggerli nascondendo la verità. Ma come spiegare ?

Non basta dire con "parole semplici e chiare "

Ma è senz'altro utilissimo per sapere cosa dire, conoscere in anticipo quali sono le "tappe" della conoscenza della morte da parte del bambino, che acquisisce tali conoscenze in modo progressivo, in funzione della sua età, della sua maturazione psicologica, di ciò che sente e vede intorno a sé e, soprattutto, delle sue esperienze a riguardo.

*I più piccoli (<4 anni), non conoscono la morte ma l'ASSENZA.
Quindi se la mamma è in Ospedale per delle terapie non bastano i nonni con la loro presenza, ma va spiegata l'assenza della mamma dalla mamma stessa.
*Dopo i 4 anni dicono a chiare lettere che " quando si è morti non ci si può più muovere, non si può correre, né mangiare , né parlare"
* Intorno ai sei anni i bambini cominciano a comprendere che la
morte è irreversibile e dicono "quando si è morti non si torna più "
Ed è pertanto un inganno spiegare che "il nonno non c'è ma tornerà"
A questa età per loro la morte riguarda le persone anziane ed è pertanto difficile spiegare che è morto un altro bambino.
* Intorno agli 8 anni si forma la nozione di universalità
* E solo verso i 9-10 anni che il bambino vede la morte come un elemento indissociabile della vita.
Una visita con loro all'ossario di Hallstad è educativa senza dover ricorrere a spiegazioni complesse.
Se poi nelle stesse vacanze si prevedono anche fermate nei campi di sterminio nazisti avrete regalato ai figli un master impagabile di vita.

#132
Utente 343XXX
Utente 343XXX

Laura siii volentieri incontriamoci...l'unica cosa è che il master ha degli orari impegnativi essendo concentrato nel fine settimana, quindi l'unico giorno sarebbe sabato 28 giugno prima di cena dopo le 18. Purtroppo non posso contare molto sulla mia verve che essendo sotto chemio si scarica alla velocità della luce e nel dopo cena mi sento più limitata dopo un'intera giornata di studio e seminari...tu potresti intorno a quell'ora che ti ho indicato?Io sono in zona stazione centrale ma posso spostarmi al duomo se preferisci
altrimenti domenica prima che prendo il treno, ma avremmo un'oretta scarsa a disposizione intorno alle 15.00 puoi mandarmi un messaggio privato se vuoi e ci scambiamo i numeri di cell eh che dici??!!!

#133
Utente 343XXX
Utente 343XXX

in merito alla medicina narrativa ho notato che molti medici propongono ai loro pazienti di raccontarsi e anche nelle facoltà di medicina sono attivi dei laboratori di autobiografia professionale, a cui anch'io ho partecipato. Questa esperienza formativa mi sarà utile sul lavoro ma anche e soprattutto come paziente. Nadine

#137
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

>>Questa esperienza formativa mi sarà utile sul lavoro...>>

Non ci scriva sul suo lavoro....ma in che senso può essere utile sul lavoro al di fuori delle professioni decimate dallo stress lavorativo specifico delle helping professions , come le professioni dell’aiuto che comprendono figure come medici,psicologi,infermieri,insegnanti,assistenti sociali… ??

#138
Utente 343XXX
Utente 343XXX

dott. Salvo ha toccato un tasto dolente che anch'io conosco bene a proposito dello stress tipico delle helping professions. Non so dirle se mi sarei mai iscritta ad un master del genere se non fossi stata anche un paziente oncologico. Ho fatto riferimento all'utilità della medicina narrativa sul lavoro proprio perchè consapevole di quanto utile mi sia adesso nella dimensione soggettiva e di quanto mi abbia arricchito il raccontarmi finalizzato alla condivisione.
Come figura professionale le dico che non posso lasciare fuori la mia esperienza di malattia, per come ha acuito il mio sguardo, i miei sensi e tutto il resto e soprattutto per come ha semplificato i miei pensieri e restituito dignità nonostante la fragilità del caso. In questi termini - per me -la relazione di cura in una dimensione così umanamente terapeutica sopravvive alla demotivazione apportata dalla tecnocrazia e dallo stress. Non so se questo basti, ma per adesso fa la differenza.

#139
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Si, basta perché per soddisfare la seconda curiosità dovrei chiederle che lavoro fa. Ma non ci penso affatto per ragioni che comprenderà bene, oltre alla privacy...

#140
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Dottor Catania,
Se non sbaglio (Antoniaaaaa... help me!!!! :-)) la nostra Nadine in passato ci ha già parlato del suo lavoro... ma forse i miei ricordi sono confusi...aspettiamo Antonia, o Nadine, che ci confermano!

Se ho sbagliato, chiedo venia! :-)

Rosella

#142
Psicologo
Psicologo

In questi giorni ho pensato ad una frase di Laura che mi continuava a ronzare in testa, ed all'apparente contraddizione di Salvo Catania sui comportamenti e le abitudini che "allungano la vita" da una parte, e sul fatto che il Tempo non è nelle nostre mani dall'altra.

Non capivo perchè, ma queste informazioni continuavano a girare e rigirare, finchè un'idea mi si è formata in mente.

Ogni tanto, la nostra onnipotenza ci illude che possiamo "spostare più avanti" il momento della nostra "fermata". E allora INTERPRETIAMO il discorso sui fattori protettivi come:

"fai questo, non fare quest'altro, e potrai RITARDARE la tua morte"

Invece, io la leggo in un altro modo, che forse è più fatalista (da bravo siculo...).

Io credo che non possiamo fare proprio nulla per ritardare la nostra morte. Ma possiamo (e a mio modo di vedere le cose, DOBBIAMO) fare molto per NON ANTICIPARLA.

Il tempo non è nelle nostre mani: può sembrare un semplice avvitamento retorico, ma in realtà noi possiamo fare molto per ANTICIPARE la nostra morte. Possiamo adottare stili di vita autolesionisti, non prenderci cura di noi, smettere di sperare, di costruire, di vivere, insomma. Questo lo possiamo fare, ed ACCORCIARE sensibilmente la nostra vita.

Oppure accettare, con tutte le difficoltà e le ambivalenze che comporta, che non dipende da noi, e che un momento in cui, anche con tutti gli stili di vita più salutari, tutte le cure più adeguate, tutta l'intensità che possiamo, semplicemente ce ne andremo.

E qui molte contraddizioni apparenti sfumano, e ritorna in primo piano la nostra RESPONSABILITA' sulla nostra vita; che è limitata, ma allo stesso tempo potenzialmente infinita, se non sul piano della durata, almeno su quello dell'intensità.

Un abbraccio

#145
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Grazie Gianluca....ma questo fatalismo siculo (e io sono nato in Sicilia e quindi posso dirlo ) è smentito dalle ultime acquisizioni scientifiche (^__^).

Verissimo che possiamo anticipare la nostra morte attraverso scelte scellerate dello stile di vita, ma soprattutto possiamo addirittura interagire sui nostri geni, e persino su quelli dei nostri figli prima della loro nascita, "allungando i telomeri" che determinano la nostra sopravvivenza per morte naturale.

https://www.medicitalia.it/blog/oncologia-medica/90-l-attivita-fisica-riduce-il-rischio-di-morire-prematuramente-soprattutto-per-tumore-e-infarto.html


# 94 e seg.

http://www.senosalvo.com/possibile_sfuggire_alla_morte.htm

#147
Utente 343XXX
Utente 343XXX

e dove lo mettereste il doppio binario?personalmente la mia vita sta andando avanti così...da una parte c'è la progettualità, la voglia di fare, il futuro, gli impegni, oltre...
dall'altra c'è una sana consapevolezza con un pensiero insidioso che non disturba , ma è presente e che mi impone di prendere familiarità con altre dimensioni, per non avere paura e per vivere meglio il presente. Nadine

#148
Utente 343XXX
Utente 343XXX

Rosella, sì ricordavi bene, avevo accennato qualcosa...ciaoooo Nadine

#151
Ex utente
Ex utente

Scrivo poco, ma vi leggo sempre. Nadine, perché con calma (Festina Lente ! :-))))) di ritorno dal master, non provi ad approfondire per noi questo tema della medicina narrativa che in quanto paziente (spero ex) mi incuriosisce molto? Grazie
Angela

#152
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Nadine anche a me interessa molto l'argomento e mi unisco ad Angela nel chiederti di parlarcene. Grazie e saluti Lori

#153
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Carissimi Silvia e Alex, ripercorrendo il nostro blog in cerca di una notizia ho riletto il post della vostra entrata fra di noi che risale esattamente ad un anno fa e ci tengo a mandarvi il mio pensiero affettuoso e....buon anniversario!
Ricordo quanto mi avevano commosso questi due giovani innamorati e persi in un avvenimento più grande di loro, ma con un amore da parte di Alex che esprimeva tutta la voglia di star vicino a Silvia e di soffrire insieme tenendosi per mano. Poi Alex ti preoccupavi di come dirlo ai piccoli e raccontavi la sofferenza di chi sta accanto a noi : mariti, parenti, amici sinceri e parlando di una cosa così brutta come il cancro sei riuscito a condividere con noi un'esperienza tremenda e allo stesso tempo ci hai dimostrato un coraggio ed un amore che ha coinvolto tutte in modo positivo. Ricordo il toto-nome indovinato da me e dal dott. Catania (chissà come avrà fatto) e le preoccupazioni di quel momento che un po' alla volta siete riusciti a dissolvere. Sono contenta che ogni tanto ci si sente e spero di incontrarvi in futuro per conoscerci anche nel reale. Intanto un abbraccione a tutti e due e un bacino ai vostri figli da Lori

#154
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Poiché Ada Burrone viene citata in questo blog più volte per il suo
>>IL TEMPO NON E' NELLE NOTRE MANI, IL MODO DI VIVERLO SI'<< vi comunico che

"Ada alle ore 13,20 di oggi ci ha lasciati."

Ho ricevuto questo laconico messaggio dal mio fraterno amico Maurizio, figlio di Ada, alle 13,21 del 30 giugno 2014.

In realtà mau (così lo chiamo io) aggiungeva "............"lasciandoci una grande eredità di BENE".


Ho subito risposto " Caro Mau ne abbiamo parlato a lungo di questa eredità, ma oggi è un giorno di silenzio "


Alle 15 ero già pentito di avere banalizzato la mia vicinanza all'amico, ma ripensandoci ancora mi ha confortato il fatto che forse inconsapevolmente avevo parafrasato un certo Einstein :
L'IMMAGINAZIONE E' PIU' IMPORTANTE DELLA CONOSCENZA

P.S.
Ada Burrone è nata il 26 aprile del 1933. Marchiata a 36 anni da una prognosi infausta, nel 1973 fonda l'associazione Attivecomeprima. Muore il 30 giugno del 2014 all'età di 87 anni, con la pelle liscia e senza traccia di rughe e soprattutto...NON di cancro.

Questo è il primo e ultimo incontro con le Ragazze Fuori di Seno del forum

http://www.senosalvo.com/ragazzefuoridiseno/foto_manifestazione.htm

#155
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Grazie, Ada,

per i messaggi di Speranza, per la Forza e per la Costanza che hai lasciato in eredità...

Sapremo farne buon uso!
Ricorderemo le tue parole, i tuoi esempi di vita...
Insegneremo, per come sappiamo, a chi non sa...in tale modo tu vivrai con noi...

Porteremo i tuoi sorrisi e i tuoi caldi occhi color del ghiaccio sempre nel nostro cuore...

Forse è semplicemente questo che tu vorresti...

Dormi serena...Ada...

Rosella

#157
Dr. Chiara Lestuzzi
Dr. Chiara Lestuzzi

Io l' ho vista una sola volta, ma... 87 anni! Non l'averi detto| Davvero, quando si dice di una persona "Vivrà per sempre nei ricordi di chi l'ha conosciuta"... Credo che saranno migliaia le persone che la terranno in vita!

#158
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Chiara chiedo scusa ho scritto 87 ma intendevo scrivere 81 se è nata nel 1933.

#159
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

I funerali di Ada si terranno Giovedì 3 luglio alle ore 11 presso la Parrocchia di S. Martino in Niguarda, Piazza Belloveso 5, Milano.

#163
Dr. Chiara Lestuzzi
Dr. Chiara Lestuzzi

Beh, anche 81 erano portati ottimamente! Direi che era l'esempio concreto di come avere una passione e un impegno (soprattutto sociale) allunga la vita.

#166
Utente 343XXX
Utente 343XXX

Condivido anche qui la poesia di Henry Scott Holland per ricordare Ada Burrone, del suo esempio di vita per tutte noi. E così immaginandola non così lontana, spero di mantenere questa familiarità con l'altra dimensione, dove lei è adesso, credo. Spero di viverla così anche in futuro, quando la malattia un giorno apparterrà al passato,consapevole però di quanto mi sia stato prezioso questo periodo per come mi sta educando alla vita, come mai era successo prima. Così farò per vivere meglio la mancanza delle persone a cui ho voluto bene e per conservare questa serenità interiore, seppur ancora intermittente, che ha portato in pace anche la nostra Ada Burrone.
Nadine

La morte non è niente

La morte non è niente.
Sono solamente passato dall'altra parte:
è come fossi nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l'uno per l'altro lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare;
parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce, non assumere un'aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere,
di quelle piccole cose che tanto ci piacevano
quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami!
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:
pronuncialo senza la minima traccia d'ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto:
è la stessa di prima, c'è una continuità che non si spezza.
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano, sono dall'altra parte, proprio dietro l'angolo.
Rassicurati, va tutto bene.
Ritroverai il mio cuore,
ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami:
il tuo sorriso è la mia pace.
-- Henry Scott Holland

#167
Ex utente
Ex utente

In pieno accordo con quanto aveva scritto nei giorni scorsi Nadine,
peccato che la medicina narrativa sia tenuta in poco conto tra le evidenze della medicina. Questo è un bell'esempio di vita da "narrare" a pazienti e medici per dar valore alla vita piuttosto che focalizzarsi sulla paura della morte.

#168
Ex utente
Ex utente

In pieno accordo con quanto aveva scritto nei giorni scorsi Nadine,
peccato che la medicina narrativa sia tenuta in poco conto tra le evidenze della medicina. Questo è un bell'esempio di vita da "narrare" a pazienti e medici per dar valore alla vita piuttosto che focalizzarsi sulla paura della morte.

#169
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

"A volte immaginare la verità è molto peggio che sapere una brutta verità. La certezza può essere dolore. L'incertezza è pura agonia". E' l'ultimo post sul profilo Facebook di Giorgio Faletti, morto all'età di 63 anni a seguito di un tumore del polmone.

#170
Utente 326XXX
Utente 326XXX

Mi sono chiesta se il trasferimento di Ada abbia influito a rallentare questa discussione sull'immaginario del cancro, anche se Ada non è morta di cancro. Ma siccome poche persone qui hanno dato una risposta alle sue curiosità forse va presa in considerazione l'ipotesi che di cancro, sia in chiave guerresca che in chiave di convivenza, nessuno alla fine abbia voglia di parlarne apertamente.

#171
Utente 101XXX
Utente 101XXX


In considerazione dell'intervento espresso dall'utente 326949:

Mi piace ricordare che sia qui che sul Blog delle Ragazzefuoridiseno, ma anche altrove sui differenti luoghi di scambio di Medicitalia e soprattutto negli spazi creati all'uopo dal Dottor Catania, si parla di CANCRO, eccome se se ne parla ed anche MOLTO APERTAMENTE...

Se ne parla sia in chiave "guerresca" che in chiave di "convivenza", se ne parla a volte con ironia, a volte con crudezza, a volte con rabbia, a volte addirittura con dolcezza, mai con ipocrisia...

Ed oltre che a parlare, si impara a combattere, si diventa guerrieri, ci si sostiene, ci si comprende al di là delle parole che si scrivono...

Pertanto, alla luce di quanto ho qui sopra esposto, ritengo che la condiderazione che andrebbe presa, forse, non sia tanto quella ipotizzata dall'utente 326949, quanto invece che la consapevolezza del CANCRO permette non solo di parlare di esso apertamente senza remore, ma arricchisce lo spirito, affina le armi per combatterlo, rende capaci di esprimere la propria forza interiore, fortifica le difese e, a volte, indispettisce...

Quest'ultima reazione si avverte soprattutto quando ci si scontra con evidenti limiti imposti dall'altrui supponenza...

In tal caso viene spontaneo utilizzare un nostro motto, che solitamente strilliamo in occasione di particolare rabbia contro il CANCRO, appunto, ma che può bene essere utilizzato anche all'indirizzo di altre occasioni:

ASF!!!!!!!!!!!!!

Ora, se ci sarà da scusarmi per non aver compreso bene, lo farò certamente senza opporre resistenza alcuna... ma solo se mi si dimostrerà di non aver bene interpretato l'intervento in questione...
Per il momento rimango del mio parere... e mi sento molto meglio di qualche minuto fa!

:-)
Rosella

#172
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Ma no Rosella io invece trovo molto realistica la considerazione della nostra utente >>Mi sono chiesta se il trasferimento di Ada abbia influito a rallentare questa discussione sull'immaginario del cancro>> e >>nessuno alla fine abbia voglia di parlarne apertamente>>....di cancro, riferendosi all'immaginario e al sentimento molto comune.

Inoltre la nostra utente non formula una affermazione di certezza ma >>forse va presa in considerazione l'ipotesi .....>>> che trovo ragionevole, perché anche io ad esempio mi sono posto l'interrogativo "forse siamo andati oltre con questo blog all'approfondimento di un tema che non tutti sono pronti ad affrontare ? "

Lei, Rosella, e non è sorprendente per chi la conosce già, invece si esprime con i sentimenti di un campione, senz'altro per fortuna sempre più diffuso, di >>ragazza fuori di seno>>,

[ https://www.medicitalia.it/blog/senologia/44-come-si-calcola-il-rischio-reale-per-il-tumore-al-seno.html ]

ma non certo comune, tutt'altro che comune, tant'è che io mi ero inventato questo neologismo a partire da quello di "donne anarchiche" del secolo scorso, quando era deficitaria questa "consapevolezza di sé " e non certo incoraggiato dai medici il principio dell'autodeterminazione in genere del paziente.

E' difficile rendersene conto, ma dal mio osservatorio è più facile, che il "gruppo delle RFS" si sia gradualmente e dolorosamente autoselezionato ed è cresciuto nella consapevolezza di sé con un differente rapporto con la malattia e persino con un differente linguaggio rispetto al sentimento comune , quello più diffuso.

#173
Utente 137XXX
Utente 137XXX

In effetti anch'io sono rimasta un po' "in sospeso" in attesa di rivedere alcuni post che a mio avviso parlano e straparlano del cancro sia come informazioni scambiate tra di noi sia come descrizione di sensazioni fisiche proprie oppure emozioni e inc....ture nel rapporto con gli altri. Dirò di più gentile utente 326949 che alle volte io stessa straparlo ( nel senso di parlo troppo) della bestiaccia e mi dico ripetitiva ma sempre perché mi fa piacere scambiare quattro chiacchere fra noi, proprio così le chiamerei " quattro chiacchere " tra amiche su un argomento che per noi deve essere superato in quanto a preoccupazione e tristezza e che deve lasciare il posto ad una spensieratezza consapevole ma non opprimente. Forse non riesco a trovare le giuste parole per descrivere il mio stato d'animo che la maggior parte di noi condivide con le altre, forse diciamo sempre meno quel ASF a tutto ciò che ci rattrista e ci opprime e questo mi pare proprio un ottimo passo avanti.
Un saluto a tutte e grazie utente 326949 per avermi dato l'opportunità di uno scambio di opinioni certamente positivo.
LORI

#174
Utente 289XXX
Utente 289XXX

Care Lori, Rosella è sempre bello e intenso leggervi.

"spensieratezza consapevole"...rende bene l'idea.

Personalmente nella mia vita il pensiero del "cancro" c'è sempre.

Però questo esserci è più in senso "attivo" che passivo...Attivo perchè sono piena di energia (almeno nella volontà!) e perchè atraverso il cancro io FACCIO. Scrivo qui, mi tengo aggiornata come posso sulle novità in merito, cerco di supportare conoscenti o amiche che vivono oggi esperienze analoghe.
Ho scelto di non nascondere nulla e di parlarne apertamente con tutti.Con alterne fortune...alcuni capiscono altri proprio no!

Per questo condivido in parte il pensiero dell'utente 326949 sul fatto che di cancro non sia comune o facile parlare apertamente. Fa ancora tanta paura...ed è anche per questo che io voglio essere "attiva", perchè credo sia importante testimoniare che "superare" un cancro si può. Non mi piace dire "sopravvivere", anche se la nostra vita è stata davvero in pericolo.
Ma il concetto di superare rientra meglio nella mia idea di "incidente di percorso".

E se l'ho superato e sono tornata a sorridere e a considerarmi di nuovo "normale" e magari anche felice non è perchè sono una supereroina o una pazza (anche se lievemente "fuori di seno") ma perchè mi sono guardata intorno ed ho capito che dovevo estirpare la paura del cancro dalla mia testa e dargli una forma "gestibile" con cui poter convivere...aggiungerei a lungo!

E' in questo percorso questo forum e le sue meravigliose persone hanno un ruolo fondamentale. Grazie.
laura1







#175
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Che bello avere i pareri concordanti di Laura e Lori...per contraddire [dal latino contradicere, comp. di contra «contro» e dicere «dire»] Rosella (^___^) !!!

Sì esattamente questo intendevo dire dando ragione alla nostra utente : è sempre difficile parlare di cancro, per molti anche molto doloroso o addirittura impossibile.

Essere "fuori di seno" non fa parte della norma, ma è il frutto di un lungo e sofferto lavoro su sé stessi.

#176
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Buondì s Tutti, anche all'utente 326949 :-) :-) :-)

Bene, ho compreso in toto i pensieri che il Dottor Catania, Lori e Laura hanno espresso...e devo dire che li condivido nella maniera più assoluta!

Ma mi viene un dubbio: forse non sono riuscita a spiegare il mio... mannaggia! :-)

Il mio scrivere era relativo al fatto che l'utente 326949 si esprimeva come segue:

>> Ma siccome poche persone qui hanno dato una risposta alle sue curiosità forse va presa in considerazione l'ipotesi che di cancro, sia in chiave guerresca che in chiave di convivenza, nessuno alla fine abbia voglia di parlarne apertamente.

Io mi limitavo a dire che "forse" NON E' VERO che NESSUNO QUI abbia voglia di parlare apertamente di CANCRO...
E su questo non posso essere smentita, credo...

Diverso, indubbiamente, il discorso se rivolto ad un più ampio spettro... condivido in effetti che il CANCRO generalmente non sia argomento di cui si parla facilmente sorseggiando allegramente una tazzina di caffè...ed aggiungo che, come ben risaputo, appartenga piuttosto alla sfera dei TABU' per molte persone!

Era il fatto che si parlasse di NOI che mi ha "indispettita" in quanto come sottolinea molto meglio di me il Dottor Catania, il nostro percorso QUI è stato, e lo è tutt'ora per molte nuove Ragazze, un percorso di grande consapevolezza che ci è costato lacrime e dolore.
Per riuscire a parlarne in maniera fluida c'è stata la ricerca di una consapevolezza immensa, forse abbiamo attinto anche alla parte più pazzerella di noi, ma ce l'abbiamo, fatta fra alti e bassi.

Quindi, ora, NOI parliamo del CANCRO, eccome se ne parliamo!

Non so se ora sono riuscita a spiegarmi meglio...

Nulla ovviamente di personale e a sfavore dell'utente di cui sopra, tutto serve per crescere e per arricchirsi e ciò che scrive Lori mi trova assolutamente concorde: le occasioni che ci consentono un confronto sono assolutamente benedette! :-)

Volevo "solo" lanciare un sasso in uno stagno che era descritto come troppo piatto... :-)

Dottor Catania... devo dirLe che è riuscito a farmi ridere di gusto seppure nell'ambito di una esplicitazione tanto sottile!

La Sua ironia, esattamente come la nostra sensibilità, va compresa!

Grazie, come sempre!


#177
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Dott. Calì nel salutarLa volevo dirLe perché mi trovo in questa situazione di incertezza nel decidere se farmi aiutare o no. Da quando ho cambiato cura e mi sono rivolta all' Istituto Oncologico Veneto, sono seguita da un medico nell'ambito delle Cure Palliative che mi ha prescritto farmaci per i mei dolori. Da sempre mi sento dire che sarebbe meglio prendere qualche antidepressivo per aiutarmi a superare questo momento fatto di cure antitumorali, analgesiche e radioterapia a livello del bacino con conseguenti effetti collaterali che mi hanno buttato giù. So che fra tre mesi se i controlli non andranno bene mi aspetta la chemio. Tutto questo io lo sopporto perché sono abbastanza tosta però il sentirmi dire che dovrei farmi aiutare perché forse non ce la farò, mi sta mettendo paura di non farcela davvero non solo ma le crisi di pianto di cui parla la nostra Elisa sono arrivate in una persona che le garantisco non piange mai, non è nel mio carattere. Ora forse qualche dubbio verrebbe a chiunque e questo se fossi sicura che con una pastiglietta va risolto, pastiglietta più o pastiglietta meno, potrei provare ma....non ci credo molto.
Non so se mi sono spiegata, non creda che io sia perfetta nell'affrontare tutto questo, anzi. Alle volte penso alle mie ragazze che di me dicono che sono " una roccia", lo prendo come un monito per migliorarmi e dare di me l'esempio che loro si aspettano, però anche una roccia se accarezzata dalle onde di un mare calmo anziché sbattuta di continuo da onde fragorose che la calpestano, può risentirne a lungo andare e allora mi dico che quelle onde fragorose possono anche levigare una roccia e renderla più bella senza rovinarla. La ringrazio per avermi ascoltata e La saluto.
LORI

#178
Dr. Chiara Lestuzzi
Dr. Chiara Lestuzzi

Lori e Gianluca,
scusate se mi intrometto, ma -da medico che ha incontrato e incontra nel suo lavoro persone come Lori, e anche da essere umano che ha avuto le sue personali traversie- vorrei dire che approccio psicoterapeutico e farmacologico non sono in alternativa ma possono essere semplicemente più efficaci in associazione. Come mi sembra pilatesco dare a una persona in crisi la pillonivna e via, così credo che talvolta la senzazione di paura e di impotenza possa paralizzare a tal punto le capacità di reazione e chiudere all' ascolto che nessun supporto psicologico può essere pienamente efficace. In più, quando uno ha mal di denti può benissimo prendere un antidolorifico che gli dia sollievo in attesa di andare dal dentista che gli risolva il problema.

Insomma: il fatto di prendere un antidepressivo che la aiuti a superare un momento difficile non è un insulto alla sua capacità di gestire la situazione (che è già superlativa) ma semplicemente unh RINFORZO che la aiuti un po'.

Mi può scrivere in privato?

#179
Psicologo
Psicologo

@Rosella: io sottoscrivo pienamente il suo punto di vista. Qui di cancro se ne parla, eccome! Si parla di malattia, di cancro, di paura, di Morte; ma si parla anche di guarigione, di cure, di coraggio, di Vita. Ed ognuno secondo i suoi modi e tempi, e tutti insieme. Mi piacerebbe comprendere meglio il pensiero dell'utente 326949 (ps: se le fa piacere, ci siamo firmati un pò tutti; anche se con uno pseudonimo o con un nome di fantasia, giusto per non scambiarla per un membro della Banda Bassotti! ;-)

@Lori: cara Lori, io ringrazio lei, nella sua splendida ed inimitabile imperfezione, perchè ci scrive e condivide con noi la sua esperienza, e nel farlo aiuta (almeno, a me aiuta!) a crescere.

Le vorrei rivolgere un invito: alleggerisca un pò le sue spalle, qui nel nostro forum. Lei non ha il compito di dare di lei esempio a nessuno. E credo, se ben interpreto la sensibilità delle RFS, che nessuno voglia caricarle sulle spalle questo peso.

Tutti noi possiamo trarre ispirazione anche dal modo aperto ed autentico in cui ci sta dicendo che per lei è difficile decidere se accettare aiuto. Questo per me è un esempio, anche perchè per ME è difficile chiedere (o anche solo accettare) aiuto.

Che qualcuno le proponga aiuto non implica che "forse non ce la farà". Io le propongo un altro punto di vista. Ricorda il suo mitico bastone? E' stato un bell'aiuto, e lei lo ha trattato bene, lo ha decorato, e ha lasciato che sorreggesse il suo peso quando lei da sola non ce la faceva.

Nessuno di noi "ce la fa sempre e comunque". E' difficile da accettare, ma è così. A volte non ce la faccio, con la piccola ma tenace Aurora. Per ora sta allenando la sua personalità, ed ha scoperto come sia piacevolmente stimolante sfidare molte nostre richieste e proibizioni. E allora, mio malgrado, da masculo siculo devo abdicare, e chiamo in aiuto mia moglie, che da fimmina sicula prende in mano la situazione. Ed a volte accade il contrario.

Lei "ce la fa", ce lo scrivendo forte e chiaro; ed a volte, umanamente, umanissimamente, le lacrime solcano il suo viso. E le ricordano che lei è un essere umano che sta vivendo un'esperienza difficile, piena di emozioni, paure, dolore, ma anche di dignità, speranza, bellezza.

Sul "tipo" di aiuto che può essere più adatto a lei, credo che una buona percentuale di scelta spetti a LEI stessa, cara Lori. Lei può valutare, con l'aiuto di specialisti che siano di sua fiducia, di quale EVENTUALE bastone può beneficiare in un determinato momento, pronta a fargli fare una bella parabola da lanciatrice di baseball quando non le sarà più necessario.

Le onde fragorose possono erodere, ma anche levigare; così come l'acqua cheta può rovinare i ponti...

#180
Utente 289XXX
Utente 289XXX

Lori cara, grazie perchè ti preoccupi per noi. E' vero, sei un grande esempio...hai "conquistato" questo ruolo grazie alla tua forza, saggezza, delicatezza e sincerità nel raccontarci anche la paura. Sei una "roccia" e lo sei proprio perchè non ti abbandoni ma ti chiedi se serve un aiuto e quale, sei una "roccia" perchè sei qui con noi a condividere un momento delicato con la bellissima immagine delle onde.

ti abbraccio forte.
Laura


#181
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Dottor Calì, buongiorno!

Aaahahahahah... la BANDA BASSOTTI... che immagine divertente, tutte le Ragazze and Company con il numero appiccicato sul petto!

SUL PETTOOOOOO ?????

Non sarà stata scelta volutamente, questa immagine??? :-)
___________________________________________

Dal faceto al serio:

Dottor Calì,
le parole che ha dedicato a Lori sono assolutamente quelle che io stessa porto in serbo per lei...anzi, adesso continuo a scrivere "parlando" direttamente con la nostra Dolce Signora!

Lori, amabilissima roccia...

a proposito di ROCCIA... ora comprendo bene il motivo per cui il tuo viso è liscio e splendente, sarà certamente per via di quelle burrasche che continuano a levigare la tua superficie, contribuendo a meritarti l'appellativo di BELLA SIGNORA!
:-)

Leggendo quanto hai scritto mi piace dirti che...

...ti capisco...ooooohhhh se ti capisco!!!!

Ci si sente forti a tal punto da stupire noi stesse e poi all'improvviso ci si sente deboli e bisognose di aiuto, di conforto... ma a chi chiedere tutto ciò?

A chi confessare la nostra necessità?

Non siamo abituate a piangere sulle spalle altrui, solitamente accade l'inverso...e allora non ci rimane che piangere di nascosto, non ci resta che arrovellarci nei pensieri più negativi celando al mondo la nostra debolezza momentanea...

Voglio condividere con te un insegnamento che ho appreso da mio figlio... sto figlio che compare di tanto in tanto sui nostri Blog...hai presente?

Gionata...così si chiama...

Ecco sto figlio che io definisco, seppure nei limiti dati dalla sua età e dal suo carattere, un gran SAGGIO, mi ha regalato, e continua a farlo, nel corso della sua vita un sacco di pillole di saggezza che io metto da parte e conservo per le evenienze che ne richiedono la riesumazione!

Perdona il mio scrivere in maniera leggera ed anche un tantino ironica...diciamo che faccio esattamente come piacerebbe leggere a me, quando mi sento "un pò giù"... quindi in questo momento mi identifico con te, Lori! :-)

Bene, dicevo...Gionata mi disse un giorno in cui io lo misi al corrente di una mia scelta di vita piuttosto sconsiderata, che l'ammettere le proprie debolezze rende forti ed è quella la strada che si deve percorrere per acquisire l'energia necessaria a superare il momento difficile: dire a se stessi di possedere dei limiti arricchisce e al tempo stesso rende forti...

Ha anche aggiunto, nella stessa occasione, che ammettere le proprie debolezze anche CON GLI ALTRI (con l'entourage degli affetti...) concorre in qualche modo a "destabilizzarli nelle loro certezze" e quindi a far si che anch'essi apprezzino in seguito la forza che si esprime mettendosi a nudo.

Ecco, questo è ciò che volevo condividere con te...

Siamo rocce, è vero e nessuno lo può negare, ma siamo anche dell'altro... in alcuni momenti siamo soprattutto dell'altro e per dimostrare di essere davvero forti è necessario ammettere che abbiamo bisogno di essere sostenute... dopotutto occorre essere FORTI per condividere appieno se' stessi, anche in ciò che determina una richiesta di aiuto!

Lori, affidati a chi ti può aiutare, a quella pillolina (che una più, una meno...chissene....) o a quella persona che ti darà lo slancio per uscire dal guscio dell'orgoglio...

Promesso?

Ci tengo... ci teniamo!!!!

Rosella :-)





#182
Utente 339XXX
Utente 339XXX

Parlare di cancro non è mai facile, ma non parlarne affatto è ancora peggio. Vi leggo da tempo, anche se intervengo poco. La determinazione di Lori mi commuove sempre e mi incoraggia a pensare che esistano risorse nascoste in noi impensabili. Concordo con il dr. Catania che caricarci di troppe responsabilità va bene quando tutto va bene. Quando non è così allora bisogna fare i conti con la realtà e si rischia di venire schiacciati sotto un peso insopportabile. In ogni caso non affrontare da soli la cruda realtà aiuta a moltiplicare le forze. Grazie a tutte.
Giulia

#183
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Ecco questo è il blog delle Ragazzefuoridiseno anzi delle Speciali RFS sempre pronte ad aiutare chi ne ha bisogno. Vi sento così vicine e vi ringrazio di cuore per i consigli che terrò preziosi e che cercherò di ascoltare, anzi già ho deciso e vi saprò dire.
Buona notte, domani è un altro giorno ciao Lori

#184
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Felice notte a te, Bella Signora...
...fai sogni bellissimi e sorridenti!

Rosella :-)

#185
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

GRANDE LORI !!! Lei sa bene che non possiamo far nulla per lenire questo suo momento difficile, ma sa bene che NOI TUTTI CI SIAMO !
Ogni suo intervento è un capolavoro di saggezza e delicatezza.
Non volevo scriverlo per ovvie ragioni, ma a distanza, quando leggo il suo nome mi viene in mente il LORI GRACILE. Una mia paziente molto tosta mi raccontava che nella loro cultura di massa
è pratica diffusa fra le popolazioni dello Sri Lanka catturare questi animali (che si chiamano bradipi di Ceylon) per estrarre le loro lacrime od i loro occhi, per farne filtri d'amore.

(^_______^)

Purtroppo questa pratica si conclude tragicamente per il povero animale dal quale si vorrebbero estrarre proprietà sovranaturali.

https://it.wikipedia.org/wiki/Loris_tardigradus

P.S.
mi raccomando, ci tengo a precisarlo, nessun riferimento con il termine scientifico " Loris tardigradus" e Lori da Venezia (^_____^)

#186
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Dottor Catania...buonasera,

il Bradipo, oltre a ricordare la Grande Lori :-), ricorda per qualche verso anche una delle nostre parole d'ordine : FESTINA LENTE!

Animale saggio, quindi!
:-)

#187
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Si si...viene bene l'accostamento con il bradipo tridattilo, ma non certo per la "lentezza" perché Lori ha dovuto prendere invece nella sua vita decisioni ferme e rapide, ma per una caratteristica peculiare di questo simpaticissimo animale :prendere la vita con una calma straordinaria. Il FESTINA LENTE...appunto !

#188
Utente 101XXX
Utente 101XXX


... si!

Non si può certo dire che la nostra Dolce Signora nel corso della sua vita abbia potuto "prendersela comoda", non sempre, comunque!

Ma saggezza insegna... e umiltà impara...

Noi tutte da Lori abbiamo da imparare, molto...e con umiltà!

Ora pensi, Dottore, cosa accadrà domattina quando, per l'ennesima volta, Lori scoprirà che noi due abbiamo "sparlato" di lei...

Aaahahahahah.... si farà una sana risata sicuramente e, secondo me, inizierà bene la sua giornata! :-)

Mi è sempre piaciuto, il bradipo...ogni anno scolastico lo presento ai bimbi della mia scuola ed è sempre sorprendente far loro scoprire come egli riesca a raggiungere ogni suo obiettivo pur senza incappare in ansie da prestazione! :-)

Festina lente... sempre!

Un sorriso a Lei, Dottore...felice notte, anche per questa notte!

Rosella :-)

#189
Utente 343XXX
Utente 343XXX

Lori, Rosella, Dott. Salvo, Dott. Calì: "siamo la risata dentro al tunnel degli orrori, quella che oltrepassa le pareti e vede l' uscita. Ed ora che la luce e' vicina dimmi che non ne inizierà subito un altro. Voglio un rettilineo, al massimo qualche curva!" Nadine

#190
Psicologo
Psicologo

@Rosella: in tutta onestà l'immagine della pettorina "Banda Bassotti" non era voluta, ma ora che me lo fa notare mi fa sorridere ancor di più... Mi ha regalato un sorriso!

@Nadine: e chi non ne vorrebbe uno?

Il problema è che non siamo noi gli architetti della strada; al più, possiamo essere dei piloti attenti, pronti a rallentare quando serve ed accelerare quando la strada lo permette. E magari prenderci qualche secondo per guardare il panorama, o chiacchierare con gli altri passeggeri dell'auto...

#restauro: quando ero più piccolo, per me l'apoteosi del restauro era rappresentata dalla ricostruzione fedele, in cui non si notasse alcuna soluzione di continuità tra la parte ricostruita e l'originale.

Finchè un giorno non ho visto una facciata restaurata con una tecnica molto originale: le parti ricostruite erano trasparenti, e leggermente colorate. E mi è sembrata così bella, con la storia del tempo scritta in quei rattoppi in bella mostra... nessun inganno, tutto alla luce del sole...

#191
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Proprio così la mia giornata è iniziata con un sorriso grazie a voi. Cara Nadine il nostro bus deve per forza andare sempre diritto alla meta, le curve per chi soffre di mal d'auto sono terribili. Se non guido io raccomando sempre all'autista di turno di andare piano e di prendere le curve con dolcezza.....altrimenti mannaggia devo scendere un po' per riprendermi. Qui non ho nessunissima intenzione di scendere, si sta troppo bene in compagnia!!!
Povero Lori Gracile...ma come si fa...una cosa così terribile io la contraccambierei con "dolcezza" a chi la fa.
Buona giornata a tutte/i LORI

#192
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

IN TOPIC con questo blog, poiché da pochi minuti Lori festeggia il suo compleanno, sono andato a ripescare il consulto nel quale mi comunicava della scoperta delle sue metastasi ossee. Era il 2012.

In tempi non sospetti perché ho pubblicato questo blog da appena un mese. Io tra le altre repliche rispondevo :
>>Sì, lo faccia il testamento (^___^ ) ma solo per scaramanzia e perchè dovremmo essere educati tutti a farlo appena giunti alla maggiore età.

No, non sono belle notizie ma non penserei a tumori ossei primitivi, ma a lesioni correlate con la malattia di base .


Non c'è da stare allegri ma in questi casi ci sono gli strumenti nella peggiore delle ipotesi per una cronicizzazione della malattia.

Per fare un paragone, se si dice ad una paziente che non lo sa ancora che è affetto da DIABETE si dice che ha una malattia non guaribile, ma CURABILE e che le consentirà di fare una vita assolutamente normale con le cure.

Ecco anche nel suo caso nella peggiore delle ipotesi questo è l'obiettivo.

Non tralasci come terapia di supporto (io ci credo) di continuare a coltivare i suoi interessi. E se non ne ha se li cerchi. Nelle piccole cose .
Non si lasci trattare come un pacco postale che gira per gli uffici passivamente e sul quale ogni giorno qualcuno ci mette il timbro della Tac, della Pet o della biopsia.

Se non abitasse a Venezia la inviterei nella mia associazione a Milano dove altre donne con metastasi ossee da anni confortano e assistono le pazienti che non hanno le metastasi ma sono ammalate della paura di poterle avere.

Ci aggiorni quanto e quando vuole, per quello che si può fare a distanza.>>

Augurissimi !!!!


#193
Utente 326XXX
Utente 326XXX

No dr. Calì (#179) non sono un membro della banda Bassotti. Sono un membro della banda dei "tumorati". Mi chiamo Maria e mi scuso di avere dato l'impressione di voler esprimere un parere millantato come autorevole e fuori dal coro :-))))))
Provo a spiegarmi con altre parole. Ripeto di avere avuto l'impressione che la discussione proseguisse senza intoppi sino a che si parlava della morte in modo generico, mentre appena ci siamo dovuti confrontare con una morte reale (Ada), ho avuto la percezione che i nostri ragionamenti teorici avessero subito una fase comprensibile di sospensione (o di riflessione ?). Tutto qui.
Questo perchè resto convinta (che male c'è ?) che sia facile parlare della morte....degli altri, ma quando quella degli altri ci costringe a confrontarci con la nostra morte, allora tutto si complica.

#194
Utente 326XXX
Utente 326XXX

No dr. Calì (#179) non sono un membro della banda Bassotti. Sono un membro della banda dei "tumorati". Mi chiamo Maria e mi scuso di avere dato l'impressione di voler esprimere un parere millantato come autorevole e fuori dal coro :-))))))
Provo a spiegarmi con altre parole. Ripeto di avere avuto l'impressione che la discussione proseguisse senza intoppi sino a che si parlava della morte in modo generico, mentre appena ci siamo dovuti confrontare con una morte reale (Ada), ho avuto la percezione che i nostri ragionamenti teorici avessero subito una fase comprensibile di sospensione (o di riflessione ?). Tutto qui.
Questo perchè resto convinta (che male c'è ?) che sia facile parlare della morte....degli altri, ma quando quella degli altri ci costringe a confrontarci con la nostra morte, allora tutto si complica.

#197
Psicologo
Psicologo

Cara Maria, per un attimo avevo sperato di essere incappato in quella della Magliana, ma quella dei "tumorati" è molto più agguerrita! ^___^

Non ha dato nessuna impressione, solo non sono del tutto d'accordo con lei. Condivido molto il fatto che non sia facile parlare della Morte, soprattutto della propria. Ma credo anche che, quando si parla della Morte, si parla SEMPRE della propria.

Quello che non condivido, cara Maria (ma quanto è più facile chiamarla così rispetto ad "utente XYZ"!), è considerare le riflessioni che hanno preceduto la morte di Ada "teoriche".

Non lo condivido perchè, avendo condiviso il bus delle RFS per più di un anno, ho avuto modo di seguirne le evoluzioni, le svolte, i percorsi. Ed è vero che sia quel blog che questo post sono nati da alcuni stimoli informativi, relativi ai fattori di rischio il primo, ed al valore statistico di certe informazioni il secondo.

Ma è anche vero che i contributi che ho letto sia qui che lì sono davvero poco "teorici".

Ne riporto un piccolo campione:

>>Io ricordo con tanta dolcezza quei mesi in cui ho potuto aiutare un po' mio fratello, in cui ho assaporato ogni momento passato insieme.
Siamo stati più vicini e complici in quei mesi che quando eravamo bambini e ragazzi e abitavamo nella stessa casa. (Dott.ssa Chiara Lestuzzi)

>>Ciò che principalmente mi ha spaventato in quei primi giorni, in cui tutto era ancora da approfondire e da decidere, è stato il riflesso del mio sguardo che lo specchio mi rimandava: era vuoto e spento, irriconoscibile. Mi inquietava e cercavo di evitarlo. Se, come si dice, gli occhi sono lo specchio dell'anima, significava quindi che dentro di me si era spenta quella fiammella vitale che, nonostante tutto, fino ad ora non mi aveva mai abbandonato? (dott.ssa Paola Scalco)

>>Il banco vince sempre, ma se riusciamo a posticipare la nostra morte, dopo aver realizzato tutti i nostri sogni, allora possiamo considerarla una piccola/ grande vittoria personale.
>>rimango ancora molto impaurita dalla morte ecco perché mi tengo molto impegnata a vivere(Francesca)

>>Carissima Francesca, in attesa della risposta di Salvo Catania io dico la mia. Più che paura di morire, ho paura di soffrire e tristezza all'idea di separarmi dai miei affetti.

Io la vivo così... (Gianluca Calì)

>>Non saprei rispondere a questa domanda perché non ho conosciuto ancora l’esperienza di una grave malattia. Ma ho visto nella mia vita di sport estremi almeno una decina di volte la Morte in faccia, soprattutto nelle mie avventure nei deserti di mezzo mondo.
Ora ho meno paura della morte perché quando mi sono trovato di fronte a LEI , stranamente la prima volta e poi meno sorprendentemente le altre volte non ho avuto affatto paura. La prima volta sono stato abbandonato da una tribù di Tuareg nel deserto del Tenerè del Niger con la febbre a 40 e su una duna ho atteso il “mio turno” con una serenità di cui mai mi sarei ritenuto capace. Un solo pensiero doloroso , come ha fatto rilevare Gianluca Calì : il pensiero dei miei figli e il senso di colpa per essere la causa del loro dolore.
Della morte NO non ho avuto paura. Anzi proprio questo…mi faceva paura perché dopo lo scampato pericolo ricominciavo a rimettere in gioco la mia vita in qualche altro posto sconosciuto di questo pianeta.
Ecco perché mi trovo bene in un bus di “Fuori di Testa” (Salvo Catania)

Mi fermo qui, ma potrei continuare. Ecco, il motivo per cui non sono d'accordo con lei è che questi pensieri sono molto personali, riguardano noi, non il "concetto astratto di Morte" per Platone, Freud o Paperino. Riguardano le nostre paure, i nostri sogni, le nostre speranze, i nostri dolori. Quando ho scritto quelle parole non le ho scritte come psicologo, ma come marito, papà, figlio, fratello, amico.

E credo che la Morte di Ada ci abbia momentaneamente zittiti per un semplice motivo: quando arriva una Morte così dolce, così sentita, così importante, tutto tace, ed il silenzio pieno di rispetto ed amore saluta chi se ne va e abbraccia chi resta. Non "evento traumtaico" o irruzione del reale nella teoria, bensì momento atteso, anzi, rimandato per decine di anni, finchè non è stato il tempo.

E la ringrazio per la sua "voce fuori dal coro": in realtà, un coro fatto da un'unica nota non è un coro, ma un unisono. Mi ha stimolato delle riflessioni, e se non è d'accordo con me, leggerò volentieri il suo punto di vista e ci penserò su.

Un caro saluto!

#198
Utente 326XXX
Utente 326XXX

Sono d'accordissimo con lei che è stato molto chiaro. Sono persino d'accordo che ci possa essere una voce fuori dal coro proprio perché come ha scritto "questi pensieri sono molto personali, riguardano noi, non il "concetto astratto di Morte"....riguardano le nostre paure, i nostri sogni, le nostre speranze, i nostri dolori ". Essendo fattori personalissimi la mia chiave di lettura ne era una naturale conseguenza. Devo ammettere che averne potuto parlare qui liberamente mi ha aiutata moltissimo a modificarla radicalmente, in modo particolare leggendo i pareri sulla "propria morte" di altre compagne di avventura e degli stessi medici. Pertanto grazie.. Maria.

#200
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

# 193 >>ho avuto la percezione che i nostri ragionamenti teorici avessero subito una fase comprensibile di sospensione (o di riflessione ?)>> Maria, sì è possibile anche questo e credo anche che i termini sospensione e riflessione usati da lei siano centratissimi, nel senso che c'è stato qualcuno che ha persino studiato la reazione comune di fronte all'evento morte.

Il dr. Calì ha sufficientemente spiegato , ed io concordo, che non ci sia stata qui alcuna soluzione di continuo nella nostra discussione.

Quindi nessuna INTERRUZIONE, ma i termini usati da lei mi hanno riportato in mente uno studio americano di inizio secolo su un campione rappresentativo di automobilisti e che aveva calcolato la velocità "di reazione" degli automobilisti che si imbattono in autostrada casualmente in un incidente mortale. Superato il luogo dell'incidente e ripristinato il traffico si è visto che la quasi totalità degli automobilisti ( "sospensione e riflessione sulla morte ?") procedeva ad una velocità significativamente ridotta rispetto alla media tenuta prima di imbattersi nell'incidente , ma questa prudenza veniva mantenuta solo per 10 km circa. Poi riprendevano la velocità media con la quale procedevano prima di imbattersi nell'incidente.

La conclusione dello studio ipotizzava che nella maggioranza della popolazione al cospetto della morte c'è una fase, per usare le sue stesse parole, di sospensione e riflessione, ma poi viene rimossa relativamente con rapidità.

Ecco la differenza tra automobilisti che rimuovono e tornano presto a rischiacciare l'acceleratore e noi nella filosofia dei FUORI DI SENO che troviamo nella esperienza della morte un insegnamento costruttivo.

#201
Dr. Fernando Bellizzi
Dr. Fernando Bellizzi

C'è qualche estremista *teorico* che afferma che la *nostra morte* non esiste, dato che se la morte è assenza di attività cerebrale, e che se le cose esistono fintanto che vengono percepite dal cervello (quindi dal singolo), per il singolo la morte non esiste dato che non può percepire la propria morte.
Esiste la morte dell'altro. Cioè, io posso percepire la morte nell'altro.

Ora, per poter parlare della propria morte, bisognerebbe che questa fosse un'esperienza vissuta, e questo è possibile solo se esiste una componente che trascende il corpo (e che quindi supera la morte del corpo).

E qui le cose si complicano, dato che entriamo nella religione e nella spiritualità...
I cattolici (forse tutti i cristiani) non possono parlare della morte, dato che è proibito ai morti parlare con i vivi.
Indi per cui i cattolici non possono parlare della propria morte.

Se la cavano i reincarnazionisti, dato che essere morti fa parte delle esperienze della loro componente non-corporea, e quindi solo i reincarnazionisti possono parlare della morte altrui e della propria. :)

[inizio bene la giornata con queste elucubrazioni sulla morte - http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/E/elucubrazione.shtml ]

#202
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Ahi, Ahi…. Meditazione e reincarnazione : tocchi un tasto dolente per me. Misticismo e cristianesimo. Ho la casa piena di libri che periodicamente mi regalava Ada sin dal 1976 quando l’ho conosciuta di
https://it.wikipedia.org/wiki/Paramahansa_Yogananda e dell’organizzazione Self-Realization Fellowship che aveva conosciuto negli Stati Uniti.

Io ho fatto sempre spallucce e lei non ha mai fatto pressioni , ma probabilmente molti pensieri della sua filosofia di vita da lì hanno avuto origine.
Quello che mi ha stupito e non poco è che guardando il viso di Ada morta senza una ruga ho ripensato a quanto riportavano i giornali di tutto il mondo alla morte di Yogananda (io ero appena nato, ma risulta dalle cronache)
“« L'assenza di qualsiasi segno visibile di decomposizione sul corpo di Paramahansa Yogananda costituisce per noi un caso eccezionale... A distanza di venti giorni dalla morte le sue spoglie non presentavano manifestazioni evidenti di decomposizione... Non apparivano segni visibili di deterioramento e di disidratazione dell'epidermide e dei tessuti del corpo. Questo perfetto stato di conservazione è, da quanto risulta negli annali mortuari, un caso senza precedenti... Quando il corpo di Yogananda fu portato qui, il personale del cimitero si aspettava di constatare, attraverso il coperchio di vetro della bara, l'avanzamento progressivo della decomposizione. La nostra meraviglia aumentava di giorno in giorno, perché, con il passare del tempo, non si verificava nessun cambiamento nella salma tenuta in osservazione.>>

#203
Utente 258XXX
Utente 258XXX

Se si potessero trarre i dati per formulare la prognosi senza che l'anatomo patologo fosse costretto ad eseguire l'autopsia del granchio, si potrebbe tranquillamente con-vivere con il cancro.
Un cancro presente ma asintomatico non è il problema.
La parola cancro fortunatamente non è più inevitabilmente associata a dolore e morte, ora si possono associare cure, cronicizzazione,remissione, guarigione.
La convivenza è possibile: il cancro è una malattia grave, anche mortale non più LA MALATTIA.
Ho avuto il cancro tre volte, tre volte a prognosi buona, ho un familiare alle prese con le complicanze del diabete.

#204
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

>>Ho avuto il cancro tre volte, tre volte a prognosi buona, ho un familiare alle prese con le complicanze del diabete.>>

Ma che bella lezione per invertire questa nostra cultura che continua ad usare questo termine (CANCRO) in chiave terroristica, se ci riferiamo ai media.

Ma non sono solo i media a cementare questo pregiudizio (=incurabile !) nell'immaginario collettivo.

La stessa politica usa questo termine come una mannaia per colpire i diretti avversari.

Ci sono parole che la politica dovrebbe pronunciare con più cautela, soprattutto se vengono brandite contro un avversario, prese in prestito per descrivere uno stato delle cose, urlate per stupire. Si trasformano invece in banali e bieche metafore che stridono come unghie sul vetro. Ma soprattutto fanno male.

Un tempo furono lager e gulag, piegate a un livello d’astrazione assurdo e mai proporzionate, nella loro storica tragicità, alle situazioni che ne invocavano l’ardito e sciocco accostamento. Oggi è cancro.

Da Berlusconi a Bersani, alla Santanchè (rivolta alla Boccassini) passando attraverso la Polverini, solo per citare gli esempi più recenti, la parola viene usata per marchiare degenerazioni sociali, economiche e politiche. Né il termine né la malattia, lo sappiamo tutti, per fortuna sono più un tabù, come Antonia ha dimostrato, ma il loro uso disinvolto e spesso sbagliato ferisce i malati e chi li cura: medici e familiari. Riportandoci, tra l’altro, agli anni dell’oscurità, quando il tumore veniva considerato incurabile, una maledizione laica o una punizione divina. E poi, chi fa politica non dimentichi mai che un po’ di eccentricità richiama consensi. Uno sforzo di fantasia retorica, tra metafore e metonimie, potrebbe un po’ aiutare persino i loro interessi elettorali.

#205
Utente 284XXX
Utente 284XXX

Quando ero ragazza convinsi i miei genitori e fratelli a partecipare ad alcune sedute di terapia familiare che si tenevano in un importante Ospedale di Milano per affrontare alcune grosse problematiche interne alla nostra famiglia, sperando che ciò potesse aiutarci nell'affrontare tali disagi.

Dopo le prime sedute conoscitive arrivò la "diagnosi" della nostra situazione familiare:
"Cancro con metastasi", sì proprio così disse l'equipe di specialisti che ci seguiva, e l'unica terapia possibile, secondo loro, era quella del dolore (cure palliative)!
Arrivarono persino a dire come sarebbero andate le cose tra noi, sempre usando la metafora del cancro.

Io, dapprima rimasi sbigottita, poi non mi lasciai togliere la speranza, e non credetti ai loro fattori predittivi. Difatti le cose andarono diversamente e, almeno io, riuscii a risolvere completamente i problemi che lì mi avevano portato.
Mi sentii vittoriosa e, l'unico rimpianto fu quello di non aver potuto dire a quell'equipe di specialisti che di "cancro" si può guarire...
Spero che, oggi giorno, adottino altri metodi per le terapie familiari ... dare sempre speranza... vale anche in questi casi!
CRistina

#206
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Quando nel secolo scorso nacquero le "terapie palliative", per quanto fossi ancora un giovane ed inesperto chirurgo oncologo mi opposi pubblicamente prendendo la parola nel corso di un convegno nazionale allo sdoganamento di questo termine che allora come adesso ritenevo improponibile perché voleva dire TOGLIERE OGNI SPERANZA, anche se correttissimo sul piano della semantica.

Corretto perché palliativo vuol dire che non agisce sulla causa della malattia (terapia eziologica). Per esempio quando il dolore è dovuto ad un cancro, la cura eziologica è la rimozione del cancro, ma quando questo non è possibile si può comunque eliminare il dolore senza eliminarne la causa : si realizza quindi una terapia palliativa.

Ma purtroppo in Italiano il termine palliativo è spesso usato come sinonimo di qualcosa di inutile, di fittizio, o anche di "effetto placebo"....e destinato solo a pazienti terminali.

Il termine deriva da "palliare", ovvero coprire, nascondere con un pallio, che nell'Antica Grecia e nell'Antica Roma era il telo di lana che si poggiava su una spalla e si drappeggiava intorno al corpo, sopra la tunica.

Da questa premessa credo si comprenda facilmente quale giudizio potrei esprimere sul tipo di comunicazione cui si è sfortunatamente imbattuta.

E meno male che la loro funzione fosse proprio quella di un supporto psicologico.....!!!!!!


....

#207
Utente 101XXX
Utente 101XXX


CRistina...ciao!

Inconsapevolmente in quel periodo, che deve averti segnata in maniera molto profonda, hai adottato esattamente la tecnica che le Ragazzefuoridiseno e i Medici adottano sul Blog

https://www.medicitalia.it/spazioutenti/forum-rfs-100/come-si-calcola-il-rischio-reale-per-il-tumore-al-seno-44-262.html#msg3972

in cui scrivi anche tu...

Corsi e ricorsi...

Ma quanto male può fare una frase pronunciata con leggerezza, un concetto recitato con la convinzione di possedere la verità assoluta...soprattutto se chi si esprime è un Professonista a cui ci si riferisce per chiedere aiuto?

ASTACCATOFANCULO ai fattori predittivi,
ASTACCATOFANCULO a chi tarpa le ali della speranza!

Rosella :-)

#209
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Rosella....scatenata ! (^___^) !!!!

Scrivevamo insieme perché volevo aggiungere che il PALLIO è anche
( e ciò comporta una altra serie di riflessioni "maligne") è anche

https://it.wikipedia.org/wiki/Pallio_(cattolicesimo)

(derivato dal latino pallium, mantello di lana) un paramento liturgico usato nella Chiesa cattolica, costituito da una striscia di stoffa di lana bianca avvolta sulle spalle. Rappresenta la pecora che il pastore porta sulle sue spalle come il Cristo ed è pertanto simbolo del compito pastorale di chi lo indossa.

#210
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Dottor Catania... siamo delle frecce nella notte! :-)

Ho letto bene???? M A L I G N E ? ? ?

NON SI DICE!!!! Aaahahhahahaha....

Pallio-----palliativo....

Interessante, molto interessante!
Adoro risalire all'etimologia delle parole...è un "gioco" che io e mio figlio facciamo da sempre e da sempre troviamo grandi sorprese!

Lei è una fonte inesauribile di scienza e... coscienza! :-)

Fantastico, per me, pormi nella condizione di continuare ad imparare e nel contempo apprezzare l'importanza di un arricchimento culturale di tutto rispetto...

Ri-grazie, quindi!

:-)

#211
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Rosella sono contenta che i controlli ti abbiano reso più serena, come vedi tutto si risolve. Io purtroppo non sto molto bene, ho interrotto ancora la cura perché le piastrine sono andate giù e sono finita al pronto soccorso. Lunedì rifarà i controlli dell'emocromo e poi mi daranno qualcosa per tirarmi su, almeno spero. Non sempre le cose vanno bene, evidentemente questa cura non fa per me e bisogna cambiare. Comunque vi leggo sempre tanto volentieri, stai tenendo testa al dott. Catania....brava e poi gli argomenti sono interessanti. Un saluto a tutte LORI

#212
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Lori, cara cara Lori...

speravo tanto che tu facessi finalmente capolino dopo qualche giorno di silenzio!

E vedo che non hai resistito: congratularti con me (ma lo avresti fatto per chiunque...) per la mia mammo è stato un "tranello" riuscito! :-)

Dirti che sono, siamo, molto dispiaciute per le difficoltà che stai vivendo, non serve...

Ti dirò invece che, se ben ricordo, tu stessa avevi già accennato all'eventualità di adottare una procedura dfferente nel caso in cui la terapia a cui ti hanno sottoposta non avesse dato i risultati sperati.

Quindi, a ben pensarci, nulla di nuovo...
Rimane da considerare la non trascurabile problematica del tuo "star poco bene" che prestissimo, appena dopo gli esami di lunedi, si ridimensionerà sicuramente.

ASF!!!!!

Lori, vorrei tanto inviarti almeno una fotografia delle distese di lavanda...sono certa che tu riusciresti a sentirne il profumo!

Mannaggia.... LORENZOOOOO.... ma non sarebbe possibile avere OGNI TANTO una sorta di BONUS per inviare un file di immagini?

Ho visto che nell'altro blog è previsto l'inserimento di foto... ma se si clicca sopra con il cursore, questo non risponde al comando!

Si potrebbe concedere, ad esempio, una possibilità al mese per ognuna di noi... mi rendo conto che si deve evitare la pesantezza e l'intasaento del sito, ma sono certa che la cosa si possa fare, se "regolamentata" dal buon senso!

E si sa, NOI qui, di BUON SEN(S)O ne abbiamo, eccome se ne abbiamo!

Lori, che ne dici di questa idea?

Ti abbraccio fortissimamente... e ti invio un sorriso, di quelli che solitamente ti fanno tanto piacere!

A prestissimo!

Rosella :-)

#213
Utente 137XXX
Utente 137XXX

L'idea è geniale però credo che la privacy ci impedisca di fare alcune cose e allora possiamo utilizzare le nostre mail private che ne dici? Proprio oggi per televisione hanno fatto vedere la Provenza con i suoi campi di lavanda ed ho pensato a te per un attimo. Grazie del pensiero e a risentirci di là.
Buona notte a tutte e tutti, mi sento proprio fiacca e piena di sonno. Forse ho preso gusto a sonnecchiare sul nostro bus della vita, si sta così bene! Ma durerà poco...sono o non sono una ROCCIA ? Un abbraccio a te e grazie dei sorrisi.
LORI

#214
Utente 343XXX
Utente 343XXX

Oggi il nostro bus della vita ha fatto una della sue soste ed io sono scesa per un momento.
Il viaggio continua sul mio doppio binario e sento di aver percorso una buona strada. Ma parlando di speranza, in questa giornata mi sento un po' ingolfata dai pensieri negativi. Tornata da una festa casereccia di festeggiamenti per l'arrivo di una nuova bambina nel mio piccolo paese...sono arrivati puntuali e un po' a tradimento le turbe insidiose. Ho immaginato che avrei potuto dare io quella festa, del resto, se non avessi rinunciato alla gravidanza, il mio bambino/a avrebbe circa 2 mesi. E queste fantasie, benchè apparentemente non mi tolgano il sorriso grazie al lavoro fatto su me stessa in questi mesi con l'aiuto della psicologa, mi tolgono comunque un pezzo di vita, mi tarpano le ali, mi tengono qui, esattamente dove sono, in una realtà circoscritta e un poco stretta quando invece avrei potuto avere molto di più di un futuro incerto, con il bambino che avevo tanto desiderato. C'è proprio un posto vuoto dentro la mia casa. Oggi alla speranza vorrei chiedere di lasciarmi uno spiraglio più grande di quello che intravedo nei giorni in cui mi accontento. Vorrei riavere indietro il mio sogno per fare una festa come quella a cui ho partecipato oggi, per non sopravvivere alla vita che avevo prima, ma per celebrarne una nuova. Io ci spero.

#215
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Brava Nadine, DEVI SPERARE! Fra le belle frasi che ci ha lasciato Ada nel suo " M'amo, non m'amo " mi viene in mente questa " Il passato non si può cambiare, perché trascinare nella mente gli eventi negativi, sciupando il presente che è la vita? " Io non so insegnarti niente tanto è il tuo valore di donna coraggiosa e forte, però anch'io in certi momenti mi sforzo di non pensare al passato, cancellarlo non si può e non sarebbe giusto perché fa parte del nostro vissuto, ma ho bisogno di impegnare la mente in cose più piacevoli possibile se voglio mantenere la mia serenità e aiutare il mio corpo a reagire in qualsiasi maniera. Non è facile Nadine, ciò che hai passato lascia un segno troppo doloroso da superare ma quando ti esprimi qui ti sento comunque serena e pronta nell'affrontare una nuova vita e sono convinta che riuscirai a riempire quel vuoto che ti rattrista. Te lo auguro di cuore e ti abbraccio con tanto affetto
LORI

#216
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Nadine...

quanta tenerezza al pensiero della giornata che hai trascorso oggi..
Avrei il desiderio di abbracciarti e nel contempo di consolarti con parole delicate e rassicuranti...

Lascio allo schermo e al virtuale il compito di trasmetterti tutto il mio sentire ed aggiungo che sei una Donna eccezionale, forte, combattiva, determinata, ma anche, per contraltare, tanto dolce e tenera...

Non è facile, come ha scritto anche Lori... no, non lo è... e nessuno può permettersi di minimizzare e dire il contrario...

Si può però tentare di rendere meno difficile il cammino... si può dar vita ai sogni, perché no... i sogni sono stati inventati proprio per permetterci di credere nella loro realizzazione, altrimenti che sogni sarebbero?

Io sono certa, e non lo dico per piacerìa, che il vuoto che ora senti dentro di te si colmerà, in un modo o nell'altro troverai la maniera per sistemarci del bello, là dentro, perché di BELLO tu ne hai tantissimo...

Sei una Bellissima Persona, qui lo abbiamo percepito fin dalle prime parole che abbiamo letto e le Bellissime Persone vincono sempre... prima o poi accade!

Un sorriso grande, dal cuore!

Rosella :-)

#217
Utente 343XXX
Utente 343XXX

Rossella, Lori la celebre infermiera inglese Florence Nightingale diceva che spesso i “pazienti soffrono di cose ben diverse da quelle indicate sulla loro cartella clinica. Se si pensasse a questo, molte loro sofferenze potrebbero essere alleviate”.
Grazie per le vostre parole.

#218
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Hai perfettamente ragione Nadine, non solo nella cartella clinica non ci sono le esatte sofferenze, ma quando ti chiedono che cosa ti senti o che cosa hai, è difficile spiegare il vero motivo della sofferenza che ti prende all'improvviso e che non riesci a gestire da sola. L'ho sperimentato giovedì scorso quando mi sono recata al Pronto Soccorso perché non mi reggevo in piedi e mi aveva preso la paura di non farcela a superare il momento. Conclusione sono stata in osservazione per due giorni e qualcosa si è capito dai controlli, però Nadine quello che ho dentro di me in questo momento non sono mali fisici che con una pastiglietta si possono risolvere, arrivo a dire che mi fa più bene parlare con voi e prendermi tutti i sorrisi di quel tesoro di Rosella. Passerà e se passerà sarà in buona parte per il carattere forte che ci ritroviamo e la tenacia nell'affrontare i problemi che la vita ogni tanto ci presenta, la vita è bella e non la dobbiamo sprecare con pensieri negativi. Possiamo farlo insieme a tutte queste ragazze che combattono ogni giorno per la malattia, ma anche per le sofferenze nascoste. Alle volte penso a chi ce l'ha fatta a tirarsi fuori e prendo coraggio

#219
Utente 137XXX
Utente 137XXX

(è scappato il post) per godermi ogni istante di ciascun giorno bello o brutto che sia. Oggi qui non c'è il sole, è una giornata bigia quasi d'autunno, oggi si può uscire senza quell'afa soffocante e poi......il sole siamo noi!!!! Ciao cara buona giornata a te e a tutte le Ragazze. LORI

#220
Utente 101XXX
Utente 101XXX


LORI...

ricordi sicuramente quella canzone che cantavano i Ricchi e Poveri e che recitava così:

CHE SARA' CHE SARA' CHE SARA'A'A'...

Ecco, leggendo il tuo ntervento mi è venuto in mente che si può cambiare il testo come segue...proviamo a cantare, dai...

PASSERA'...PASSERA'...PASSERA'A'A'A'A...
TUTTO QUANTO NELLA VITA PASSERA'A'A'A
SONO FORTE, SONO GRANDE E PER QUESTO PASSERA'...
E AFFANCULO IL GRANCHIO CHE CI PROVERA'!

Aahaahahhah..

Vedi come tutto appare diverso ed anche divertente, se solo si cambiano alcune parole?

Il sole siamo NOI, giusto Lori...lo abbiamo sempre detto e dobbiamo continuare a crederci!

E' il sole che abbiamo dentro che ci permette di sorridere anche quando le nuvole coprono l'azzurro del cielo...

La frase che ha riportato Nadine è assoluta verità...l'infermiera Florence ci aveva visto lungo...

Nonostante ciò NOI stiamo dimostrando di essere capaci di suturare le ferite che non si vedono, riusciamo anche a far rimarginare quelle dell'anima...
Però, come spesso accade per le cicatrici, ad ogni cambio meteo si ripresentano costantemente quelle fitte e quei dolorini che sembravano sopiti...

Tutto tornerà da dove è arrivato... prima o poi perderà anche la strada e non si riaffaccerà mai più...accade sempre così...dobbiamo SOLO lavorarci un po' su, aver fiducia in noi stesse e ...dare tempo al tempo!

Un sorriso ad ognuna di Voi...

Rosella
:-)
:-)

#221
Utente 258XXX
Utente 258XXX

He si, cara Lori... che ti avevo detto, MENO MALE CHE ROSELLA C'E!

Cara Rosella, sorriso acchiappato! te lo rimando intatto perché produce effetto senza consumarsi.

Un caro saluto a tutte/i

Antonia

#222
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Antonia...

ma qui i testi delle canzoni si modificano all'occorrenza...
Aaahahahahahahh....

MENO MALE CHE ROSELLA C'E'...

Chissà cosa e ndirebbe Silvio!!!!!

Ciao, carissima... bello averti ri-letta...ultimamente sei un po' desaparecida e a me manchi tanto!

Ma sicuramente non solo a me!!!

:-)

#224
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Aahahahahh, Dottor Catania...

Che meraviglia!

Il video che ho linkato io, sul Blog, è meno "coccoloso"!!!:-)

Però, ha visto ... dopo essersi fatta coccolare alla grande, cosa fa Lori?

Si impadronisce della spazzola e tenta di capire come può "autococcolarsi"!

:-)

FORTEEEEE LORIIIII !!!!

#225
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Che meraviglia....ridete, ridete ma a pensarci queste coccole piacciono a tutti. Di solito le faccio a Milou per via dei nodini sul suo pelo e ne va matta. Potrei utilizzare il maritino che ho a portata di mano, anche se non è George Clooney...che ne dici Rosella? Vi ringrazio delle risate che ci siamo fatti e vi mando un affettuoso sorriso dolce e languido con gli occhietti di Lori Lento.
Loredana.

#226
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Eh, beh...Lori... il maritino è la scelta ideale, sempre giustamente a portata di...mano! :-)

Quando la mia nipotina era piccina, la stessa nipotina che ora ha 26 anni e di cui ho parlato anche sul nostro Blog non esattamente essendole grata per alcuni suoi comportamenti poco...ehm...edificanti, ecco, lei, adorava quando le facevo la "formichina" sulla schiena che non era proprio uguale ai "grattini" ma che evidentemente faceva il suo effetto! :-)

Hai ragione... a tutti piace essere coccolati... chi più chi meno e con modalità differenti...

A NOI piace tanto questa modalità, fatta di parole e di pensieri...ed anche di sorrisi!

Lori... noi non ridiamo DI TE... ridiamo CON TE!!!

Cosa c'è di più bello?

Un abbraccione e un sorriso!

Rosella :-)

#227
Utente 137XXX
Utente 137XXX

A proposito di sorrisi, questa mi piace e va bene per chi ci sta intorno e ci vuole bene....

IL SORRISO di Pablo Neruda

Toglimi il pane, se vuoi
Toglimi l’aria, ma
Non togliermi il tuo sorriso
Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani
l’acqua che d’improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d’argento che ti nasce.
Dura è la mia lotta e torno
Con gli occhi stanchi
A volte, d’aver visto
La terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutta
la porta della vita.
Amor mio, nell’ora
Più oscura, sgrana
Il tuo sorriso e se d’improvviso
Vedi che il mio sangue macchia
La pietra della strada,
ridi perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.
Vicino al mare, d’autunno
Il tuo riso deve innalzare
La sua cascata di spuma
E in primavera, amore, voglio il tuo riso
Come il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.
Riditela della notte
Del giorno, delle strade
Contorte dell’isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l’aria
\la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai, perché io ne morrei.

Un pensiero dolce e coccoloso a tutte le RFS e ai nostri RFS che ci sostengono in questo blog.
LORI



#228
Utente 343XXX
Utente 343XXX

Lori ahhh Neruda, che delicatezza...lo adoro...ma adoro anche Montale in particolare HO sceso dandoti il braccio, almeno un milione di scale

“Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.

Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.

Il mio dura tuttora, né più mi occorrono

le coincidenze, le prenotazioni,

le trappole, gli scorni di chi crede

che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio

non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.

Con te le ho scese perché sapevo che di noi due

le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,

erano le tue. ” (Eugenio Montale)

#229
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Grazie Nadine per avermi ricordato Montale e con l'occasione rivedrò le sue poesie ricche di sentimenti ed emozioni profonde.
Buona notte da LORI

#230
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Bella questa digressione poetica scomodando i grandissimi. Anche io, ma fedele ad un indirizzo filosofico più pragmatico (non dimentichiamo che faccio l'artigiano del "taglia e cuci"), voglio dare un contributo scomodando non i grandi sognatori ed in tema con questo blog.
E’ difficile accettare l’idea che la malattia possa far parte della vita, soprattutto se essa ci riguarda personalmente. Eppure, per quanto straordinaria, dovremmo fare della malattia una condizione ordinaria o per lo meno accettabile.

Ho scomodato lo psicoanalista junghiano Jean Shinoda Bolen, che in “Il senso della malattia”, afferma che la malattia è un avvenimento profondamente spirituale. Lo fa con una poesia perchè ritiene che malattia e poesia parlano un linguaggio incorruttibile, quello della verità. Entrambe nascono dal mistero ed entrambe illuminano la nostra oscurità.

[L’una e l’altra, come diceva anche Novalis, vengono a curare le ferite inferte dalla ragione].

La malattia ha un senso, è anch’essa matrice di vita.

>>Ogni mattina il mio stelo vorrebbe levarsi nel vento
soffiato ebrietudine di vita,
ma qualcosa lo tiene a terra,
una lunga pesante catena d’angoscia
che non si dissolve.
allora mi alzo dal letto
e cerco un riquadro di vento
e trovo uno scacco di sole
entro il quale poggio i piedi nudi.
di questa grazia segreta
dopo non avrò memoria
perché anche la malattia ha un senso
una dismisura, un passo,
anche la malattia è matrice di vita.
ecco, sto qui in ginocchio
aspettando che un angelo mi sfiori
leggermente con grazia,
e intanto accarezzo i miei piedi pallidi
con le dita vogliose d’amore.




#231
Utente 343XXX
Utente 343XXX

nella malattia ho trovato l'essenza dei miei pensieri che prima si facevano pesanti e contorti e mi lasciavano a terra con una profonda angoscia che comunque cercavo di liberare soprattutto con il mio lavoro. Ho provato spesso a cercare questo senso nelle storie degli altri quando dovevo aiutare le persone a ripristinare un loro equilibrio e questo in parte mi aiutava a svincolarmi dalle catene del passato, dai ricordi di un'infanzia in cui sono rimasta a lungo incatenata. Con la malattia questa pesantezza è evaporata in un momento. Lo dico sempre che dovevo ammalarmi seriamente per stare bene. Cito una frase di Daniel Taylor nel suo saggio Le storie ci prendono per mano, che dice: voi siete le vostre storie. Siete il prodotto di tutte le storie che avete ascoltato e vissuto, e delle tante che non avete sentito mai. Hanno modellato la vostra visione di voi stessi, del mondo e del posto che in esso occupate. Di questo saggio non condivido tutti gli approcci, ma condivido il potere dell'immedesimazione e questa riflessione la sento molto mia.

#232
Utente 339XXX
Utente 339XXX

"la malattia è un avvenimento profondamente spirituale" : che bel connubio tra malattia e poesia. Non avevo mai fatto caso a questo aspetto che potrebbe aprire meravigliosi scenari nel proprio interiore. Grazie anche a Nadine per la sua bella testimonianza.

#233
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Sto facendo i compitini per casa e ripropongo a gentile richiesta con un copia/incolla ciò che ho scritto nell'altro blog:


< Rosella nostra preziosa amica e tutte RFS
io sono ancora qui in città e forse se riesco ad agganciare i tempi dei controlli, potrei fare una decina di giorni in montagna verso il 10. Quest'anno va così, l'oncologa insiste sulla cura intrapresa e controlliamo continuamente i valori del sangue, non sto molto bene ma ....caggiafà. Manteniamo un giusto "provvisoriamente " e nel frattempo vi leggo con piacere e vi penso tutte spaparanzate al sole compresi i nostri cari medici. L'altro giorno finchè facevo la solita infusione mensile di Zometa e ascoltavo le altre signore che chiaccheravano di funghi, di conserve da preparare (avevano circa tre ore di chemio, BRAVE!) passava tra i letti un psiconcologo che intratteneva le pazienti, io a dire il vero ho cercato di sonnecchiare ma poi ho anche chiaccherato volentieri. Volevo riproporvi la stessa domanda che ha fatto a me : la paura è diversa se nel raggiungere un personale equilibrio si è riusciti ad accettare la malattia o se si convive serenamente con essa? Noi ne abbiamo parlato spesso in diverse occasioni ma detta così mi ha spiazzato. Io penso che nel convivere con la malattia al punto da farla parte di te, la paura va calando perché si controlla come si controllano gli effetti collaterali perché si conoscono o i controlli stessi che si devono fare, tutto fa parte di un equilibrio personale che ti permette di vivere più serenamente. Quella che preoccupa di più è la paura della paura che nell'accettazione ti costringe a fare i conti continuamente con l'imprevedibile ed è difficile da ignorare, non so se mi sono spiegata. Che ne dite? >

Giustamente il commento di Rosella mette in chiaro l'importanza della conoscenza stessa del percorso che ci aspetta e oserei dire che ben venga la paura, la sana paura, quella che ti ricorda la prevenzione primaria e poi ancora la prevenzione secondaria, quel campanello d'allarme che ti mette in guardia e ti fa accettare il da farsi come necessario e sicuro per guarire.
Nel caso particolare di convivenza della malattia con la quale finisci per coesistere perché fa parte di te, non pensi più tanto alla paura di ciò che ti può accadere ma cerchi in tutti i modi di aiutare il tuo corpo a proteggersi e a far funzionare al meglio le cure con l'unico scopo di vivere giorno per giorno nella serenità più possibile, e la paura va via via scemando nella speranza di farcela.
Per quanto riguarda la paura della paura, spauracchio difficile da digerire, ognuno di noi dovrebbe riuscire con le proprie forze a darsi le regole nel caso che ti assalga d'improvviso perché così può accadere ma senza fatalismi o disperate supposizioni. E' una conquista talmente personale ma si può fare, io so che solo toccando il fondo si riesce a risalire nel modo migliore e allora se si è preparati che può anche succedere ma non è detto che ti fai prendere da questa insana paura che ti fa perdere la testa è buona cosa sapere già come ci si può difendere. Ognuno con le proprie armi. Scusate se sembra che voglia insegnarvi qualcosa, so per certo che ognuna questo lo sa già, e mi scuso se non mi so spiegare meglio, resta comunque estremamente importante non affrontare da sole un problema del genere. Questo è il nostro blog e il dialogo può esserci utile e di aiuto.
Un salutone da LORI



#234
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Lori, ho trovato straordinario il suo commento ed in un primo momento avevo pensato di replicarle con alcune riflessioni. Riletto a distanza ho trovato le mie riflessioni fuori luogo e pertanto mi limito a ringraziarla per il suo contributo.

#235
Utente 325XXX
Utente 325XXX

È vero che i 234 messaggi di questo forum sono nulla rispetto agli altri, ma non ce la faccio a portarmi al passo...vi racconto direttamente com'è che oggi 20 agosto 2014 a quasi un anno dalla scoperta del mio triplo negativo con diversi fattori sfavorevoli, mi ritrovo nuovamente a fare un braccio di ferro con questo ospide adesso davvero indesiderato.

Rimosso il tumore di 8 cm con 10/18 linfonodi intaccati 3 FEC e 3 taxani + 32 sedute di radioterapia, finalmente mi accingevo ad organizzare il primo ufficiale follow up settembrino saggiamente pianificato dopo il mio compleanno.

Ma subito dopo aver esultato per gli esami che erano rientrati...con tanto di marcatori dimezzati(!) i problemi neurologici che nel giro di una settimana mi hanno portata dall'essere autonoma, alla sedia a rotelle hanno invece portato ad una diagnosi che nessuno mai avrebbe potuto immaginare...carcinosi leptomeningea.

Che detta così fa davvero paura, ma a me questo non importa...mentre la dottoressa parlava di ritorno della malattia, di metastasi, di chemio che probabilmente non aveva già fatto il suo dovere a suo tempo, stavo iniziando ad entrare in quel loop mentale che sono le domande, i perche, i cosa avessi sbagliato, i NUMERI con cui fare i conti, ma da brava RFS ho stretto la mano a mio marito, gli ho fatto capire che stavamo incassando un bel pugno nello stomaco, ma nulla può permettersi di farci perdere la speranza e allora è spuntata la parola "cronicizzazione" che per qualcuno è una condanna a morte, ma considerando che tutti siamo destinati prima o poi a passar a miglior vita, per me è stata una manna dal cielo...c'è ancora qualcosa per cui lottare, qualche braccio di ferro da giocarsi...non ho perso a tavolino.

Mi è intanto stato detto che la location VIP che hanno scelto queste metastasi sono davvero rare (ma da una persona speciale come me cosa vi aspettavate?) e pertanto non è possibile, almeno in Italia così ho capito, eseguire una biopsia per effettuare delle eventuali cure mirate.

Ma per questo ci sarà tempo, non appena mi rimetto in forze dalla chemio di richiamo che farò domani, tornerò operativa come al solito...non voglio tralasciare nulla, per me stessa e per i miei familiari.

Un abbraccio
Donatella

#236
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Non saprei commentare, perché non c'è nulla da commentare : c'è solo da imparare soprattutto per noi medici e psicologi ! Grazie Donatella per la sua bella lezione di vita.

P.S.
Non teme che Lori possa sentirsi sminuita in considerazione ora che Lei ci ha rappresentato le sue metastasi come più "interessanti" delle sue ?? (^___^).

#237
Dr. Chiara Lestuzzi
Dr. Chiara Lestuzzi

Donatella, rimango sempre strabiliata quando vedo un/una paziente affrontare con tanta grinta e anche con ironia una situazione simile. Sarà anche che le RFS sono la creme de la creme (cioè solo le migliori partecipano a questo blog), comunque forse il fatto di essere parte di un gruppo in cui da tanti mesi si discute senza ipocrisie di tutto, e con il supporto dei dott. Catania, Calì, Bellizzi... possa aver contribuito.
La ringrazio anche io per avermi confermato quello che da sempre dico: che certi nostri pazienti ci danno dal punto di vista umano più di quello che noi possiamo dare a loro.

#238
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Donatella cara, oltre a non trovare parole che meritino di unirsi al tuo coraggio, mi hai commossa perchè ricordo perfettamente cosa vuol dire per noi la parola "cronicizzazione", me l'ha detta la prima volta il dott. Catania quando disperata e confusa gli ho raccontato delle mie metastasi ossee in un primo consulto credo di tre anni fa ed è la parola che mi da speranza perchè mi ha spiegato con parole semplici che avrei potuto vivere lo stesso con le cure giuste ed è quello che sto facendo. Certo le cure giuste si fanno attendere per altri motivi ma io STO VIVENDO e non dispero di CRONICIZZARE proprio così le mie metastasi. Senti come le chiamo sono mie perchè ci convivo serenamente. Quindi cara Donatella sono certa che ce la farai anche tu e ben venga se le TUE metastasi sono più interessanti perchè più interessante sarà la tua conquista. Ti voglio bene LORI

#239
Utente 325XXX
Utente 325XXX

Cara Lori,

Penso che le metastasi di chiunque a prescindere dalla localizzazione assumano un ruolo "importante" nella vita di chi ci convive, purtroppo o per fortuna ogni giorno (ma imparerò a dargli sempre meno voce) reclameranno la loro presenza.

A livello personale non fanno differenza, ma penso che per i medici che mi hanno seguita e per tutti noi sia stato uno smacco ad ogni numero predittivo immaginabile!

Quindi, quando oggi l'oncologo mi ha fatto firmare il consenso per la chemio scrivendo secondarismo osseo da k mammario gli ho sottolineato ironicamente che ci tenevo alla mia specialissima location leptomeningea ihihih...

Appena tornerò a casa, mi perdoni il dott. Catania per ciò che sto per scrivere, inizierà a cercare qualche info maggiore se realmente si tratta di metastasi rara e non biopsidabile oppure, da qualche parte nel mondo, qualcuno ha avuto il piacere di analizzarla e dargli un nome, non che questo cambi la sostanza, ma il nemico parassita subdolo (che oggi posso solo definire così essendosi nascosto bene col cortisone fatto dopo la chemio per poi farmi questo scherzetto) se lo conosci per nome e cognome lo spogli dell'inevitabile alone di mistero che lo avvolge e lo schiacci con maggiore consapevolezza.

Vuoi mettere quando senti la notte una zanzara ronzare, ma non la vedi, ti agiti, speri di averla schiacciata, ma appena prendi sonno eccola tornare con la gioia invece che provi accendendo la luce, vedendola appollaiata sul muro accanto a te e zac!!!! Una bella tappinata (colpo secco e veloce dato con perizia millimetrica con tipica ciabatta siciliana estiva) e la trovi spiaccicata...torni a dormire sonni tranquilli no?

Vi abbraccio tutti...alla prossima
Donatella

#240
Utente 258XXX
Utente 258XXX

Cara Donatella, stai elargendo gli interessi? Dopo aver letto che nella riunione sicula della RFS, in sedia a rotelle, ti volevi mettere sulla strada con un piattino in mano a richiedere monetine ai passanti avevo iniziato a pensarti R. Fuori di Sen(n)o, ma con la descrizione del trattamento alle metastasi-zanzara penso che tu sia proprio Fuoridimelone.
Care Donatella e Lori, io che ho patito solo i disagi della sala operatoria e po' degli effetti collaterali di chemio e radio adiuvanti, per un granchio fiacco, anch'io ho molto da imparare!
GRAZIE!!..... aspettando la prossima.

ANDIAMO AVANTI!

Antonia

#241
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Facile a dirsi..DARE SEMPRE SPERANZA ! Riporto tuttavia qui alcune novità che arrivano proprio dagli italiani e che Cancer Research ha definito di "vitale importanza", anche se purtroppo siamo ancora nella fase in cui i test sono effettuati sugli "avatar", cioè su tumori umani fatti crescere negli animali di laboratorio.

1) Rinasce dopo 40 anni, e dopo gli iniziali entusiasmi legati agli studi di Judah Folkman, la speranza di un nuovo farmaco >>anti-angiogenesi>>, cioè di un farmaco che impedisca la formazione dei piccoli vasi che alimentano il tumore.
http://www.senosalvo.com/terapia_metronomica.htm

Questa strada sembrava dimenticata, pur riconoscendone la grande importanza soprattutto nella Prevenzione Primaria. Adesso i ricercatori dell'IEO di Milano riaprono le speranze di "far morire di fame" il cancro agendo su una nuova via da loro scoperta. Lo studio pubblicato online dal Journal of Clinical Investigation, ha riportato la scoperta di una molecola, chiamata L1, prodotta naturalmente dal sistema nervoso che- è questa la scoperta- compare anche sulle pareti dei neovasi sanguigni tumorali.

Inattivando L1, i neo vasi si bloccano e di conseguenza si arresta la crescita del tumore...che "muore di fame". E non solo, perché L1 può essere punto di attracco per altre armi : anticorpi monoclonali, isotopi radioattivi...

2) Contemporaneamente una altra importante scoperta è stata fatta (Cancer Research) dai ricercatori dell'Istituto dei Tumori di Milano, importante perché svela la chiave che favorisce le metastasi del cancro al seno,nel senso che non sono solo, come si pensava, le cellule tumorali a favorire la progressione della malattia.
Una proteina, l'OSTEOPONTINA, fondamentale nella regolazione di processi fisiologici, è purtroppo una grande alleata delle cellule malate e fa loro da scudo contro le difese naturali mentre si sviluppano e proliferano.

Lo studio è stato condotto prima in piccole cavie di laboratorio e poi esteso all'analisi delle metastasi polmonari di donne con carcinoma al seno. In queste metastasi, a conferma di quanto scoperto, è stata evidenziata la presenza di cellule mieloidi, contenenti osteopontina.

Questa scoperta ha aperto la strada alla individuazione di un nuovo possibile bersaglio per le terapie, chiarendo molti aspetti del "micro-ambiente" entro il quale il tumore cresce e può generare metastasi.

La speranza quindi è quella che vengano approntate terapie non necessariamente tossiche per le cellule tumorali ( e di conseguenza anche per quelle normali), ma in grado di disturbare l'ambiente ideale in cui le cellule tumorali vivono e crescono
a) impedire l'approvvigionamento delle cellule tumorali
b)inattivare i protettori delle cellule tumorali dagli attacchi delle difese naturali.
b)

#242
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Dottor Catania,

grazie per aver condiviso con tutti noi i contenuti del Suo intervento che, personalmente, ho letto con avidità e con la sensazione che grandi passi si stanno compiendo!

Sostenere la ricerca non è mai abbastanza...

I Medici Ricercatori, sovente Ragazzi molto giovani, che trascorrono ore e ore a "spiare" nel micro universo fatto di cellule infinitesimali, nella speranza di individuare un seppur flebile segno per poter proseguire con speranza, sono Persone dedite ad un lavoro estremamente delicato ed impegnativo che andrebbe riconosciuto molto diversamente da come a tutt'oggi, invece, lo si classifica.

Un mondo che racchiude grandi ostacoli e che sovente sembra non raggiungere un traguardo, ma che prosegue con determinazione e che segna il percorso della Storia.

Siamo figli di una scienza che ha permesso di sconfiggere anche gravi malattie, che ci ha fatti nascere e vivere con aspettative sempre maggiori, proteggendoci cammin facendo, fino ad accommpagnarci, nell'ultimo nostro istante, con dolcezza, evitando o mitigando anche la sofferenza di quel dolore fisico che temiamo da sempre...

Grazie, quindi, a tutti i Ricercatori, per il loro Tempo, per la loro preparazione, per il loro intuito e per la devozione con la quale svolgono il loro incarico!

Io li ringrazio....

#243
Utente 275XXX
Utente 275XXX

Ciao a tutti,da un pò di tempo non rientravo in questo spazio, ma oggi per ben due volte cliccando il link sono capitata qui, anche se non volevo , perciò mi sono detta che forse è segno che oggi qui è che devo scrivere.
ho letto le meravigliose poesie e citazioni e questo fa proprio al caso mio perchè ho deciso di raccogliere nel mio prossimo libro tante poesie,
poi sono arrivata al post di Donatella e ho provato tanta emozione per quello che ha scritto e anche per la sua vicenda. pensare che qualche giorno prima eravamo insieme ad Erice a chiaccherare allegramente e poi il ripresentarsi della malattia, di nuovo riprendere le cure, le analisi, le visite..... ma che grinta e che carattere, Donatella è una che non si fa buttare fuori a calci, caso mai è il contrario.
poi le novità in campo oncologico.
mi sono detta: dobbiamo "tirare a campare", fintanto che non si arriverà ad una cura che permetta di scrivere su ogni cartella medica GUARITA.
perchè penso che siamo vicini, medici, ricercatori, pazienti, ma anche persone che soltanto con un piccolo contributo, finanziano ricerche per la vita.

poi mi sono detta: ma perchè anche io mi sento ancora ammalata anche se apparentemente non lo sono ( esami ok, mal di stomaco passato con cura per gastrite) ?
sarà forse perchè il cancro è rimasto dentro la mia testa e quando mi stupisco di non pensarlo è soltanto perchè "il granchio è dentro il capello?" ( frase che mi è tanto piaciuta della canzone di De Gregori.)

Scusate se ho scritto veloce , ma mi aspetta un lavoro di taglio e cucito per Giovanni che domani comincerà la sua avventura al nido d'infanzia ( e io non sono come Salvo Catania, odio il cucito.)

Baci e buona domenica.

Francesca

#244
Utente 325XXX
Utente 325XXX

Dott. Catania,

Alla luce di quanto ha scritto...io...potrei essere una "paziente" interessante su cui poter sperimentare?

#245
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

NO ! Lei con le sue metastasi "cerebrali" è troppo interessante per essere sottoposta a sperimentazione.(^__^) Infatti mi risulta che lo studio preliminare sia stato condotto su avatar di laboratorio e poi esteso all'analisi delle metastasi polmonari, che sono più frequenti e comuni delle sue, di donne con carcinoma primitivo del seno.

#246
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

>>dobbiamo "tirare a campare", fintanto che non si arriverà ad una cura che permetta di scrivere su ogni cartella medica GUARITA.>>

Complimenti Francesca perché ha scandito con CHIAREZZA la differenza
tra GUARITA e CURATA. Su queste definizioni (che poi è lo scopo di questo blog) persino alcuni medici fanno una grande confusione nell'interpretare i dati degli studi più recenti.

>> e io non sono come Salvo Catania, odio il cucito>> io non amo il cucito, ma sono costretto a rimediare SE PRIMA TAGLIO ! (^__^)

#248
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

SI, è lo studio pubblicato su Cancer Research sulla rilettura della molecola OSTEOPONTINA, che proteggerebbe le cellule tumorali dagli attacchi delle difese naturali.

#249
Utente 275XXX
Utente 275XXX

Dott. Salvo in relazione al post 246.
Perchè può spiegarmi meglio questo concetto?


Anch' io mi unisco a Rosella dicendo che ai ricercatori va tutta la mia stima e la mia ammirazione e la mia gratitudine.
non li ricordiamo ma ci sono loro dietro alle nostre cure.

Francesca

#250
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

E' lo scopo di questo blog che voleva occuparsi della categoria che gli americani chiamano LONG SURVIVORS, ovvero "lungo sopravviventi", un termine che purtroppo in italiano può suonare persino minaccioso, ma che descrive una realtà.

Se Lei contrae la polmonite e viene curata con i farmaci, trascorsa la fase acuta, si può parlare a buona ragione di GUARIGIONE.

Questo ad esempio vale per le malattie infettive, ma in oncologia anche se i tassi di guarigione sono in costante aumento, esistono molte forme tumorali che la medicina non riesce a debellare del tutto ma che, grazie ai progressi della ricerca, e in particolare allo sviluppo di farmaci biologici, è possibile tenere sotto controllo anche per molti anni.

ECCO PERCHE' NELLA MAGGIORANZA DEI CASI E' AZZARDATO USARE IL TERMINE GUARIGIONE. Per non prendere in giro nessuno ed evitare di vendere sogni. O sarebbe preferibile il contrario ?
[Ho risposto in questo sito ad oltre 20.000 consulti (+articoli e blog) e sfido chiunque a rinfacciarmi di avere utilizzato anche una sola volta il termine GUARIGIONE. Una ragione ci sarà ? ]

Il cancro diventa una malattia con cui convivere, alla stregua del diabete o altre malattie croniche.

Come affrontare questo cambiamento radicale di prospettive ?
La risposta non è semplice, tant'è che io ho posto a voi questi interrogativi, perché si richiede uno sforzo "innaturale" sia dei medici che dei pazienti. Un cambiamento DOLOROSO persino culturale.

Per i pazienti, si tratta di imparare a convivere con controlli e terapie , magari intervallati da lunghi periodi in cui non si assume alcun farmaco.
Per i medici si tratta di calibrare al meglio le nuove cure, per garantire periodi liberi da recidive i più lunghi possibili, ma anche una buona qualità di vita e l'assenza di effetti collaterali importanti, tali da compromettere la quotidianità dei pazienti.

Sforzo comune medici-pazienti ma è chiaro che il prezzo più elevato lo pagano i pazienti : come per tutte le malattie croniche, si tratta di imparare a vivere senza sentirsi COSTANTEMENTE MINACCIATI, organizzando (come sta facendo Donatella e Lori...brave !) la propria esistenza MALGRADO le cure e non in funzione di esse.

#251
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Per chi ci vede solo NERO in questa richiesta di cambiamento culturale, doverosamente vorrei aggiungere che oggi in Italia ci sono circa 2 milioni di persone che hanno superato la fase acuta della malattia o [e stavolta per la prima volta è il caso di usarlo questo termine] GUARITE.

Nonostante ciò, per la natura stessa del cancro, devono sottoporsi a controlli e molti sono costretti a modificare il loro stile di vita.

Ci sono molti studi che mostrano quanto sia frequente, dopo la malattia indipendentemente dalla sua gravità, un periodo di stress
e depressione : è come se l'organismo impegnato nella battaglia con tutte le sue risorse durante la fase acuta, gettasse la spugna proprio quando è vicino alla vittoria.

In molti casi si configura, e qui invece in relazione alla gravità, una vera e propria sindrome da stress postraumatico, come quella che sperimentano le persone sopravvissute a una catastrofe naturale o a una guerra, tale è il coinvolgimento emotivo.

#252
Utente 101XXX
Utente 101XXX


... ed esattamente come TUTTE Noi dovremmo imparare a fare, indifferentemente dal cancro che ci ha colpite...

Difficile, difficilissimo... ma si può fare!

Il nostro Blog è una buona guida che, passo dopo passo, ci accompagna nella consaevolezza che la VITA E'OGGI e che perdere il nostro tempo pensando tristenmente al "domani" è deleterio per un sacco di ragioni, non ultimo il nostro TEMPO!

Lori e Donatella sono le nostre "ancore di salvezza", in decine di momenti si sono proiettate nella positività, MALGRADO tutto!

La loro forza sta nel riuscire ad isolare, come in una sorta di bolla, il granchio e le sue metastasi, per VIVERE giorno dopo giorno le sensazioni che più riescono a farle sentire vitali!

GRANDI, le nostre due RAGAZZEFUORIDISENO ....
Grazie per insegnarci quotidianamente tanta saggezza!

Un abbraccio a Tutte e a Tutti, ma in particolare A VOI!

Rosella

#253
Utente 101XXX
Utente 101XXX

Buongiorno, Dottor Catania,

un appunto:
nel post 250 Lei scrive:

"ECCO PERCHE' NELLA MAGGIORANZA DEI CASI E' AZZARDATO USARE IL TERMINE GUARIGIONE"

Questa, ed altre affermazioni sulla stessa falsa riga, come Lei può bene immaginare, sono molto dolorose per Noi in quanto vanno ad intaccare a volte quelle "sicurezze" che vorremmo tanto ricevere proprio dai Medici.

Nel Suo intervento, peraltro molto interessante come ho già avuto modo di scrivere, ci ha aggiornato sull'osteopontina e sulla L1, evitando accuratamente di parlare di concrete speranze di guarigione, nonostante le nuove scoperte.

Non ha mai pensato che, per Noi, a volte servirebbero invece anche delle "infusioni di illusioni" per permetterci di resistere nella condizione psicologica di costante stress, che Lei ha ben delineato nel suo ultimo post.

Leggo, in altri contesti, che alcuni Suoi colleghi si esprimono proprio in tal senso:

https://www.medicitalia.it/news/neurochirurgia/4920-cancro-del-cervello-concrete-speranze-di-guarigione.html

Perchè Lei è così parco nell'esprimere speranza....?

Grazie, come sempre, per la risposta che vorrà darmi

Rosella

#254
Utente 258XXX
Utente 258XXX

Rosella, a 10 anni dal primo evento gli oncologi mi congedavano dalla visita con: LEI ORMAI PUO' CONSIDERARSI GUARITA! tanto che i controlli mi erano stati diradati. Il 13^ anno non hanno potuto ripetermelo. MOLTO MEGLIO SENTIRSI ESPRIMERE UN CAUTO OTTIMISMO. Trovo molto più consono il giudizio finale espresso ora sul referto della visita oncologica: ASSENZA DI MALATTIA MISURABILE e come detto da Laura in altro blog mi considero "diversamente SANA".
Permane quel 5% che mi fa con-VIVERE con la paura del ritorno del granchio e mi spinge ad adoperarmi per limitare i fattori di rischio.
Cari saluti.
Antonia

#255
Utente 101XXX
Utente 101XXX

Ciao, Antonia,

sono senz'altro d'accordo con le tue conclusioni perché comprendo bene cosa possa significare offrire la speranza se poi questa non è supportata dalla "certezza".

Ho posto il quesito al Dottor Catania in quanto leggendo qua e là ho notato che non è prassi comune l'essere CAUTI (Salvo Complicazioni... :-))e, pur condividendo, mi interessava conoscere il motivo per cui il Nostro Dottore avesse scelto invece di esprimersi sempre in tale maniera a differenza di altri suoi Colleghi...

Penso che, se da una parte sarebbe deleterio ripiombare nella malattia avendo avuto la "certezza" di esserne usciti, dall'altra invece il pensiero di essere SANE potrebbe mettere al tappeto la PAURA, che sovente agisce in maniera distruttiva.

D'altra parte è anche vero che se ci si sentisse sicure di aver VINTO, forse non si sarebbe caute nella prevenzione primaria, nonchè nei controlli successivi...come hai accennato giustamente anche tu.

Ecco, mi chiedevo quale "gioco" psicologico, oltre ovviamente alla serietà deontologica che sarebbe dovuta, mette in atto un Medico quando decide di dire al suo paziente una cosa piuttosto che un'altra...

Penso a quando, fino ad un paio di decine di anni orsono, si nascondeva VOLUTAMENTE al paziente molto malato la sua reale condizione... io stessa ho fatto questa scelta con l'intento di proteggere il mio Papà...

Vediamo se il Dottor Catania ci aiuta a comprendere meglio...

Un abbraccio a te!

...e un sorriso... Rosella :-)

#256
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

L'assist FURIBONDO (^__^) e genuino di Antonia(posso immaginare il suo senso di rabbia e frustrazione a rileggere l'improvvido termine GUARIGIONE !) mi potrebbe esentare dal dare ulteriori risposte . Ma il tema, fulcro centrale di questo blog, senz'altro merita un approfondimento. Ora sto rientrando in sala operatoria e appena possibile interverrò con maggiori dettagli.

#257
Psicologo
Psicologo

Carissima Rosella,
vorrei aggiungere qualche nota al tema che solleva, che credo davvero sia il fulcro, come lo definisce Salvo Catania, di questo blog.

Da molto tempo ormai la psicologia, specialmente quella statunitense, sta concentrando i suoi sforzi su un tema che era rimasto marginale per molto tempo, ovvero quello della "psicologia positiva". In sintesi, ha rimesso al centro della riflessione quelle condizioni, qualità ed abilità dell'essere umano che costruiscono benessere, capacità di fronteggiare le difficoltà, costruire rapporti interpersonali sani, migliorare, in altri termini, la qualità di vita.

Il tema è delicato: come aiutare le persone a migliorare questa benedetta qualità di vita? E' la famosa "domanda da 1.000.000 di dollari", vecchia come il tempo e forse destinata a non avere mai una risposta definitiva. Ma qualche spunto la ricerca lo offre.

E spesso si tratta di spunti controintuitivi. Prendiamo l'ottimismo, ad esempio. E' una qualità umana molto valorizzata, spesso ambita. Si attribuiscono al famoso "pensiero positivo" molte virtù ed effetti benefici sul tono dell'umore. In alcune formulazioni (non scientifiche), come la (a mio avviso ingiustamente) famosa Legge dell'Attrazione, addirittura si suggerisce che il credere in qualcosa possa condizionare gli eventi.

Per me, si tratta di un bel mucchio di aria fritta. L'ottimismo è, almeno nella sua formulazione più ingenua, ingiustificatamente sopravvalutato. Per un solo e semplice motivo: è falso, ovvero è mentire a sè stessi. Dire "andrà tutto bene" può essere consolatorio al momento; ma non è vero. POTREBBE andare tutto bene; ma potrebbe anche andare tutto male, o qualcosa male, o qualcosa bene, o quasi tutto bene.

Se diciamo a noi stessi "andrà tutto bene" e poi va tutto bene, beh, WOW! E' un superjackpot! Ma se diciamo a noi stessi "andrà tutto bene" e poi non va tutto bene? Quanto spesso nelle nostre vite "va tutto bene"?

"Andrà tutto bene" è un'illusione. Come tutte le illusioni è dolce, ma nello scontro con la realtà spesso mostra l'altra sua faccia, ovvero la delusione. E tanto più dolce è l'illusione, tanto più amara risulta la delusione, con lo svantaggio che il gusto amaro permane molto più a lungo, ed è più difficile da mandar via.

Per questo motivo, DARE SEMPRE SPERANZA, ma non ILLUDERE MAI. Dare sempre speranza, almeno nella mia ottica, significa riconoscere che esiste sempre qualcosa da fare per fronteggiare una situazione, che non siamo vittime impotenti degli eventi, che l'essere umano ha le qualità per non soccombere senza far nulla. Significa che è possibile, come ci insegnano ad esempio Antonella o Anita, che un'esperienza dura, difficile e spaventosa come la malattia oncologica possa diventare occasione non solo per imparare qualcosa, ma addirittura per AIUTARE GLI ALTRI! E questo non vuol dire che questa esperienza non le abbia cambiate, o sia stata solo una occasione di crescita. Tutto questo ha sempre un prezzo da pagare.

Questo modo di vedere le cose mi aiuta anche a comprendere quello che Nadine ci scrive qui:

https://www.medicitalia.it/spazioutenti/forum-rfs-100/come-si-calcola-il-rischio-reale-per-il-tumore-al-seno-44-284.html#msg4406

Nel messaggio ci racconta di come la pienezza di un'esperienza piacevole si mescoli ad una sfumatura di paura ed ai pensieri che fanno capolino nella sua mente.

Donatella, e Lori, un altro esempio, persone eccezionali, RFS a pienissimo titolo. Ma non credo che affrontino con un sorriso sulle labbra ogni avversità che pur si para loro davanti. Sono esseri umani, e scommetto che hanno i loro momenti di paura, di sconforto, di preoccupazione, di pessimismo. Ciò che le rende così straordinarie non è tanto l'ottimismo, quanto una bella combinazione di fattori: riuscire a vivere in modo pieno i momenti che il presente ci offre (sarà un caso che "presente" significhi anche "dono"?), impegnarsi in tutte quelle azioni che danno senso e valore alla vita, e disponibilità ad accogliere pensieri, sensazioni, emozioni, anche se dolorosi, se questo ci aiuta a muoverci e non rimanere impantanati.

Ed ecco perchè le belle descrizioni che condividete con noi di quei momenti speciali, cui riuscite a dare tanto valore, ci emozionano: perchè sono piene di senso, di intensità, perchè sono importanti, perchè le rendete importanti.

Al netto della paura, che è emozione umanissima ed IMPORTANTISSIMA. Antonia ce lo spiega con chiarezza:

>>Permane quel 5% che mi fa con-VIVERE con la paura del ritorno del granchio e mi spinge ad adoperarmi per limitare i fattori di rischio

E' meglio considerarsi GUARITI e mandare tutto nel dimenticatoio? Di certo è più rassicurante, e cercare di rassicurarsi è anche questo umanissimo. Io spesso mi sono accorto di aver affrontato esperienze che mi mettevano paura cercando rassicurazione. Ma ci aiuta davvero ad intraprendere quelle azioni di prevenzione che danno valore alla nostra vita?

Un caro saluto

#259
Utente 275XXX
Utente 275XXX

Ciao a tutti, veloce come una stella cadente....

ESSERE CURATI non è uguale a GUARIRE
Lo stesso DARE SPERANZA è diverso dall'ILLUDERE.

Io non voglio essere illusa da qualcuno , ma chiedo al mio medico la speranza, che mi fa sentire che ci sarà ancora vita fino all'ultimo.
che mi tende una mano e mi fa aggrappare a qualcosa, che mi aiuta a vedere che la vita è ancora viva intorno a me, che c'è ancora qualcosa da fare: la creatività, la cura di se stessi magari con la dieta DIANA, l'attività fisica, il poter fare ancora le cose che mi piace fare ( e prima o poi io realizzerò il mio grande sogno di fare tessuto aereo, ASF all'eventuale linfedema...)

ma in tutto questo noi e i medici dobbiamo fare un fronte comune e solo così si potrà arrivare al cambiamento culturale che il dott. Salvo auspicava....

ora vado a rimettere il naso nell MATEMATICA ( odio i grandi numeri... e anche quelli piccoli e pure le percentuali)

PS Grazie ROsella per i tuoi consigli, la mia è una classe alta e si intendevo chiedere suggerimenti per i l mio primo giorno di "didattica" quando guarderò negli occhi i miei vecchi alunni e loro capiranno che qualcosa è cambiato...

Francesca

#260
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Dottor Calì,

buongiorno e grazie davvero per i contenuti del Suo intervento! :-)

Condivido appieno quanto Lei ha esplicitato in maniera tanto semplice quanto efficace.
Il Suo dire si plasma sul mio sentire...assolutamente!

In effetti il mio intervento iniziale, rivolto al Dottor Catania, non voleva rappresentare una "critica" (mi si conceda il termine, seppure inappropriato...) al fatto se sia corretto per un Medico attenersi alla realtà senza regalare false speranze, ma ripeto, leggendo qua e là le risposte diverse di altri Medici, mi interessava conoscere il pensiero del Nostro Dottore in merito...

A tal proposito ricordo i contenuti delle risposte del Dottor Catania quando, ESATTAMENTE un anno fa di questi giorni, io postai sul sito dei consulti i risultati della mia biopsia ed egli si espresse come segue:

>>Quasi tutti i fattori prognostici sono favorevoli, nonostante il tumore non sia da considerare "piccolissimo". Pertanto i dati che ci allega suggeriscono SENZ'ALTRO un cauto OTTIMISMO.<<

Inizialmente io posi la mia attenzione sull'espressione SENZ'ALTRO (scritto tra l'altro in maiuscolo!) e interpretai le parole del Dottore come CE L'HO FATTA!

In seguito, sul Blog delle Ragazze, egli ridimensionò immediatamente tutto il fervore che condividevo e al quale avevano anche partecipato molte Ragazze oltre a Lei, Dottor Calì!

Bene, a distanza di qualche tempo, sebbene subito non fui felice per la precisazione che era stata fatta, ho compreso che la sua correttezza consisteva proprio nel non infondere certezze, laddove le certezze non vi possono essere...

Quindi, vede, concordiamo alla grande, io e Lei, come spesso accade! :-)

Un tantino diverso è il mio pensiero per quanto riguarda quello che Lei, Dottor Calì, chiama OTTIMISMO.

Io credo che una persona MALATA agisca diveramente nei confronti della VITA se ha una carica di POSITIVITA' (non lo chiamerei "ottimismo"...non so perché, ma secondo me calza meglio questa definizione...mi sembra meno estremista, meno forzato, insomma! :-))

Bene, dicevo... nella costrizione a cui induce la malattia, se il pensiero tende a "veder rosa", non a mettere il bavaglio alla verità, ma piuttosto a REAGIRE alla condizione stessa che porta inevitabilmente alla Paura, allora forse la strada diventa più percorribile, quanto meno quella strada che NOI sul nostro Blog vantiamo di dover percorrere in quanto la VITA E' ADESSO!

Un tantino di positività non guasta, soprattutto se la coscienza della realtà non viene nascosta, ma piuttosto "accettata" e "metabolizzata"...

La teoria dell' Attrazione che Lei cita, sicuramente non corrisponde in toto alla realtà delle cose, ma FORSE in qualche modo un atteggiamento, ostile o positivo, può contribuire o meno alla riuscita di un progetto...l'entusiasmo aiuta, sovente, unitamente alla consapevolezza...

Non per nulla l'antico detto recita: piove sempre sul bagnato...

Essere solari e sorridenti può rappresentare il carburante per dare una marcia in più al nostro motore...a patto ovviamente di essere anche realistici... è d'accordo?

Dice MOLTO BENE quando porta ad esempio le nostre splendide RAGAZZE che a muso duro si occupano di se' ed anche di aiutare altri... ma, mi dica Dottore, Le risulta che UNA SOLA fra esse non possa essere considerata SOLARE o POSITIVA? ;-)

Ciò non significa certo affrontare tutto con un sorriso demente stampato sulle labbra, ha detto benissimo, altrimenti saremmo persone senza spessore, in balìa degli eventi che più ci fanno piacere...
Il dolore lo conosciamo bene, eccome. ma conosciamo bene anche dell'altro ed è quest'altro conoscere che permette di andare avanti QUASI SEMPRE "con il sorriso"...:-)


Poi, mi vien in mente una provocazione:

Io, al mio Papà non ho svelato la sua reale condizione di salute permettendogli in tal modo di vivere senza quel macigno l'ultimo anno della sua vita... sapevo bene che il suo tempo era ormai limitato così come era irreversibile il suo problema.

A che pro dirgli che sarebbe morto da lì a qualche mese?

Si sarebbe ucciso, lo aveva sempre minacciato...

Certo, il rispetto per una Persona vorrebbe che gli fosse consentito di vivere come meglio crede i suoi ultimi momenti, io stessa vorrei fosse così, per me.
Maaa... forse il mio "egoismo" è stato più forte di qualunque altro sentimento e ho scelto io per lui... ho avuto la presunzione di sapere cosa era meglio per lui e lo rifarei, nonostante tutti i dubbi successivi...

Gli ho consentito di riporre un sacco di speranze in un futuro che non aveva, il mio gesto è servito a far si che la notte prima che se ne andasse mi dicesse: Rosella, ho sentito che a Lione c'è un ospedale che funziona molto bene, proviamo ad andare lì perché credo che qui non mi stanno curando bene...

Lui aveva la speranza di poter star meglio e quella fragole con zucchero e limone che solo io sono riuscita a fargli ingerire la sera prima della sua dipartita, non le avrebbe mai mangiate se avesse pensato di morire il giorno successivo... se n'è andato con le mie fragole dentro di se' e questo mi ha permesso di perdonarlo per aver chiuso i suoi occhi senza aspettare che io tornassi..

Ma questo è un altro discorso...

...ho scritto di getto, sull'onda delle emozioni che sto provando...

Grazie per avermi letta...

Rosella



#261
Utente 101XXX
Utente 101XXX

Dimenticavo...

Dottor Calì, forse ricorderà quella frase che riportai qualche tempo fa, che disse mio figlio nel momento in cui gli comunicai la lieta novella:

Mamma, io sento che ce la farai, ma nel caso non fosse così, sappi che io farò di tutto per accompagnarti con amore nel migliore dei modi...

Ecco, forse il sunto di tutto è proprio questo...

#262
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Rispondo alla provocazione(^__^) #253 >> Leggo, in altri contesti, che alcuni Suoi colleghi si esprimono proprio in tal senso:
https://www.medicitalia.it/news/neurochirurgia/4920-cancro-del-cervello-concrete-speranze-di-guarigione.html
Perchè Lei è così parco nell'esprimere speranza....?>>
Mio malgrado non posso esimermi dal rispondere a Rosella sul mio “cinismo” professionale (^__^)
1)Io non sono MAI parco sulla speranza, tant’è che il titolo di questo blog è proprio DARE SEMPRE SPERANZA.. Sono invece assolutamente intollerante alle false illusioni
1) Quel blog, tra l’altro ben scritto e su una base vera e corretta, se non fosse per il titolo, riprende una rewiew “quick”, ma purtroppo forse troppo…quick ! Riprende diversi studi sulla terapia intrarteriosa con Bevacizumab , che Lei forse avrà sentito nominare come Avastin.
ENDOVASCULAR SUPERSELECTIVE TREATMENT OF BRAIN TUMORS : A NEW ENDOVASCOLAR ERA? A QUICK REWIEW. [S.Peschillo et al.]
Non occorre essere addetti ai lavori per comprendere che i dati sono riportati in termini di RISPOSTE e non di sopravvivenza, e quindi neanche l’ombra di GUARIGIONI, cioè di campioni di “free disease” con follow-up medio lunghi.
2) Se vogliamo spaccare il capello in 2 a me pare tra l’altro che le risposte non siano poi neanche percentualmente elevate, anzi sono prevalentemente semplici stabilizzazioni, non si sa quanto durature, ma comunque con malattia presente.
3) Comunque considero anche io questi risultati una buona notizia, se consideriamo che non molti post fa cercavamo di far “digerire” a Donatella e a Lori, la eventualità che si potesse accettare l’idea di una “cronicizzazione” della malattia, che poi equivarrebbe per ritornare alla rewiew ad un discreto tasso di stabilizzazione della malattia.
4) E cosa “c’azzecca” il titolo del blog che parla di CONCRETE SPERANZE DI GUARIGIONE, se nello studio che si vuole riportare non ci sono GUARITI ?

#263
Utente 101XXX
Utente 101XXX

Dottor Catania...

in realtà il titolo non c'azzecca proprio per niente...

Analizzando meglio, mi chiedo: se si parla di SPERANZE, possono queste mai essere considerate CONCRETE?

La risposta alla Sua domanda forse è semplicemente questa...si rimane comunque nella sfera della SPERANZA che POTREBBE concretizzarsi in GUARIGIONE...

Da qui è facile concludere quanto possano essere importanti le "PAROLE" che, a volte, se mal contestualizzate, possono diventare PIETRE.. come scriveva Leonardo Sciascia...

E lo stesso Sciascia scriveva anche:

"Tutti i nodi vengono al pettine. Quando c'è il pettine.!

E io, che non sono nessuno, sono d'accordo con lui!

;-)

#264
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

L'antica massima ebraica ripresa da Leonardo Sciascia "LE PAROLE SONO PIETRE" voleva proprio mettere sull'avviso che le parole possono fare molto male in caso di un loro uso improprio .

>>se si parla di SPERANZE, possono queste mai essere considerate CONCRETE ?>> .


Nella mia esperienza
a) la SPERANZA NON SI NEGA A NESSUNO
b) se si associa alla speranza la "concretezza", vuol dire che abbiamo sufficienti prove per dimostrarlo. In caso contrario è meglio astenersi dall'utilizzo di questo termine impegnativo.
c) sulla eventuale guarigione...è meglio che lo lasciamo dire al Padre Eterno ! E' questo il difetto principale dei medici : volersi sostituire al Padre Eterno alimentando l'illusione che tutte le malattie possano essere guarite.
Infatti in questa "visione di onnipotenza", è sorprendente scoprire come molti operatori sanitari abbiano difficoltà a mostrare le loro emozioni, spesso messe al bando in molti percorsi di studio.

#265
Psicologo
Psicologo

@Francesca: non conoscevo il tessuto aereo! Ho visto qualche video, è spettacolare!

@Rosella: ho letto ieri sera le sue parole. Poi ho spento lo smartphone, ed ho scelto di rileggerle stamattina e di rispondere dopo averci dormito su. Il bello di un forum è anche questo! ;D

Per come la vedo io, la "positività" è molto simile al mio concetto di "impegno e disponibilità". Significa fare ciò che va fatto, ed accettare ciò che va accettato.

E' anche una questione "temperamentale", se mi passate il termine forse un pò desueto: c'è che di noi tende a vedere le cose con ottimismo ed energia, c'è chi tende ad aspettarsi il peggio per non rimanere deluso, c'è chi, piuttosto che aspettarsi il meglio o il peggio, accetta che il futuro non lo possiamo prevedere, e quindi non sappiamo se andrà bene o male, ma siamo pronti a fare tutto quello che è in nostro potere per vivere pienamente la nostra vita, costi quel che costi.

Il suo racconto dell'ultimo anno di vita di suo padre è molto dolce, e, mi scusi, non intendo "acchianare in capu a cartedda ra munnizza" (trad. it.: "salire sul sacco della spazzatura") e giudicare se lei abbia fatto bene o male.

Ha fatto una scelta, ne ha accettato i costi, e quando ha scelto di tenere per sè le aspettative dei medici e non comunicarle a suo padre si è assunta la sua responsabilità con coscienza e, credo, con dolore.

Ma ha agito: ha fatto qualcosa, ed ha dato valore a quelle fragole il cui ricordo è così vivo in lei da trasmetterlo tramite le parole su uno schermo anche a me, con le emozioni che mi ha suscitato dentro (tristezza, tenerezza, nostalgia, amore). Non so se sono le stesse che prova lei nel ricordarlo, ma questo mi ha comunicato.

Le parole di suo figlio sono dolci e forti. Personalmente, mi piacerebbe sentirmele dire. Ma io, a me stesso, direi parole diverse.

L'importante, credo, sia trovare una propria strada per fare i conti con ciò che ci capita ed agire in modo efficace. A volte, una speranza realistica è meno consolatoria di una certezza fiduciosa, e le consolazioni possono essere molto importanti. Ma, ad esempio, nelle parole di suo figlio non leggo una certezza priva di spessore; piuttosto una speranza ed una "presenza" che rincuorano e ci spronano ad andare avanti e prenderci adeguatamente cura di noi.

Le nostre posizioni sono sfumature differenti, non colori complementari! ^___^

A proposito di "LE PAROLE SONO PIETRE" riflettevo su un fatto, forse banale, ma credo sia esperienza comune. Credo che ognuno di noi ricordi una frase, un'espressione, qualche parola detta da qualcuno, magari tanti anni prima, che ci ha colpito duramente, come un macigno, e che è rimasta posata lì dove era caduta per tanto tempo; e che ha continuato a far male al solo pensiero...

Le parole, come le azioni, una volta "scagliate" fanno il loro percorso, e non non possiamo più cambiarle...

Una buona giornata a tutti!

#266
Utente 101XXX
Utente 101XXX

Dottor Calì,

grazie per le Sue parole e soprattutto per il suo modo di esprimerle...

Credo che, come sovente accade, io e Lei si esprima un concetto molto simile, benché ad una prima lettura possa sembrare differente! ;-)

Alla fine, come ho aggiunto nel mio "dimenticavo", anch'io penso che l'atteggiamento da adottare sia proprio quello che, DOLCE E FORTE nel contempo, rispetti la Verità ed il Malato stesso, concedendogli l'appoggio emozionale, ma al tempo stesso sostenendolo e spronandolo nella determnazione a lottare...

Le parole di mio figlio sono state interpretate da me, un anno fa, esattamente come Lei stesso le ha interpretate oggi... e hanno rappresentato uno dei motivi per cui ho "affrontato di petto" :-) il Granchio, impedendo che "lui" facesse a me l'affronto di sconfiggermi!

Con il senno (!!!!) del poi, chissà se mi porrei nella stessa maniera, con il mio Papà... forse si... ma solo perché, nel suo caso, la guerra era persa in partenza e a nulla sarebbe servito lottare...

Saluti cari a Lei...e un sorriso!

P.S.
Si, Dottore...il valore che io ho dato alle fragole è precisamente quello che ha interpretato Lei...e la mia emozione rivive tale e quale, ogni volta che rivedo quel frutto...

Mi toccherà "digerirla", prima o poi, quella coppetta di frutti rossi con zucchero e limone...
:-)

Rosella

#267
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Carissimi ho letto con vero interesse i vostri dibattiti ed ero pronta ad ogni post a rispondere con la mia opinione e invece mi sono trovata che ognuno di voi nel post che seguiva aveva riportato esattamente il mio pensiero o quasi.
Rosella ti abbraccio con la stessa emozione che hai voluto condividere con noi, sei stata una brava figlia con tuo padre e lo dimostri ancora adesso con mamma.
Volevo solo aggiungere una cosa che ho forse detto altre volte perchè fa parte di me: condivido in pieno come risponde il dott. Catania innanzitutto perchè ognuna è un caso a sè e la guarigione e quindi la vita è in mano solo al Buon Dio, però c'è modo e modo di dare speranza e le sue parole arrivano al cuore e fanno un gran bene. Io ho imparato da lui ad accettare e condividere la mia vita con il cancro. So benissimo che non potrò guarire ma nel mio cuore c'è la speranza di cronicizzare la malattia quel tanto che mi permetta di vivere ancora tanti e tanti anni. Io ci credo e qui probabilmente influisce il mio carattere dott. Calì, io sono positiva ed ho la fortuna che anche se mi arrabbio o mi vengono brutti pensieri mi passa presto, non sto triste più di tanto, ho deciso che se le cose vanno bene o male io sono già pronta (diciamo pure programmata) con la soluzione laddove posso farla io, certamente soffro per i dolori e i famosi effetti collaterali e attendo con ansia l'esito della Pet/Tac che ho fatto ieri ma sono pronta che se la cura non va devo cambiare, se il Dott. Catania non mi avesse spiegato che le metastasi ossee si curano ma non si guarisce come avere il diabete malattia curabile ma non guaribile, io sarei ancora disperata a soffrire di più. ECCO IL VALORE DELLE PAROLE !!!!
Anche Donatella avrà trovato il suo equilibrio perchè la sento come persona solare e coraggiosa, le auguro di guarire sinceramente e di farcela.
Bisogna riconoscere che la guarigione c'è e che molte delle RFS sono su questa strada, e perchè non sperare ? Finchè c'è vita c'è speranza si dice no?
Se io dovessi ascoltare la mia oncologa non sarei così serena, preferisco che non sia un qualsiasi medico a darmi false illusioni, mi dovrò scusare con lei perchè l'ultima volta lo zittita, mi raccontava di un caso nefasto ed io l'ho interrotta bruscamente perchè io sono io e non ascolto nè statistiche nè esempi, non servono ho pronte le bollicine se le cose vanno bene e le conserverò se le cose vanno male fino al prossimo buon risultato.
Un caro abbraccio a tutte e tutti
Buona notte Lori

#268
Utente 101XXX
Utente 101XXX


INOSSIDABILE LORI!

Ma come non essere d'accordo con ogni parola, ogni virgola che scrivi?

Che forza sei!

E quanto ci insegni ogni volta con la tua saggezza, ma anche con il tuo essere "rivoluzionaria" quando ci racconti che zittisci la tua Oncologa che parla inutilmente di percentuali!

Non immagini con quanto entusiasmo io leggo i tuoi interventi... la tua consapevolezza è la vera cura dell'anima che inevitabilmente si riflette su tutto l'organismo.

Concordo con ogni concetto che esprimi, anche sull'eventualità che le bollicine non possano essere consumate ad ogni prova da superare... il conservarle per le volte a venire, però, offre la certezza che un motivo per brindare si troverà sicuramente!

Questo significa essere positivi, ma non TONTI, con il cosiddetto "prosciutto sugli occhi" o sopraffatti da una sorta di faciloneria che consente di credere nelle favole!

Evviva, chapeau, Lori!

ASF alla tua PET e alla PIT e alla PAT e alla PUT...ecc ecc ecc....

E ADELANTE SIEMPRE!

Un sorriso... assolutamente positivo, per l'occasione! :-)

Rosella

#269
Utente 289XXX
Utente 289XXX

Cari, che meravigliose parole ho letto nei vostri interventi...Vi abbraccio tutti sinceramente.

Ma lasciatemi mandare un abbraccio speciale alla nostra Lori. Io le bollicine le stappo questa sera perchè sono felice di averti conosciuta e di poter essere in contatto con te!

Ti sono vicina in attesa dell'esito della PET/TAC.

a presto!
laura

#270
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Il cartello A staccato Fanculo al suo funerale ce lo porterei volentieri, ma credo proprio
che anche per ragioni anagrafiche quel giorno sarei giustificatamente impedito a tirar su la mia lapide, appesantita da un immeritato e generoso EPITAFFIO (*)
Peccato perché so che al suo funerale non verserei lacrimucce, ma qualche sorriso ripensando a...quanto Francesca...sia stata fuori di Se(n)no !

(*)
“Ha raggiunto il successo chi ha vissuto bene,
ha riso spesso ed ha molto amato;
chi si è conquistato il rispetto delle persone intelligenti
e l’amore dei bambini piccoli;
chi ha riempito il suo spazio e ha adempiuto ai suoi doveri;
chi ha lasciato il mondo meglio di come l’abbia trovato,
sia per mezzo di una pianta più curata,
una perfetta poesia, od un’anima riscattata;
chi non ha mai smesso di manifestare il suo apprezzamento
per le bellezze della terra o non ha mai mancato di esprimerlo;
chi ha sempre cercato il meglio negli altri e ha dato loro il meglio che aveva;
colui la cui vita è stata un’ispirazione; la cui memoria è una benedizione.”

#271
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Scusate, ma forse ho sbagliato blog (^___^) perché stavo rispondendo a Francesca (ma non vedo più il suo post ) che stava descrivendo il suo funerale per il quale faceva la specifica richiesta di un cartello con scritto A staccato Fanculo e lacrimucce a gogò !! Che fine ha fatto ? (^__^)

#272
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Cin cin Laura !!! Ci deve essere sempre un motivo di gioia per fare cin cin e devi sapere che questo vale anche per me nei tuoi confronti, grazie

Antonia cara mi rendo conto che nella tua vita non ti sei fatta mancare niente, ma ne sei sempre uscita al meglio e hai saputo trasmettere a tutte noi come si vive nonostante. Grazie per la serenità che trasmetti e un abbraccio.

Un abbraccio anche alla nostra Francesca alla quale volevo dire che i suoi alunni certamente qualcosa di cambiato troveranno ma in meglio. Dalle foto traspare il tuo sorriso che secondo me è la tua qualità migliore e io ci vedo felicità e speranza, quella speranza che rincorri c'è già Francesca, pensa a tutto ciò che sei riuscita a ricucire nella tua vita compresa la bella famiglia che continuerà ad essere il valore più importante che hai realizzato. Buona ripresa di lavoro e avanti sempre !

#273
Utente 101XXX
Utente 101XXX

Dottor Catania....

un tale EPITAFFIO racconta la storia di una vita piena, felice, realizzata...

Vale quasi la pena trapassare per poter sfoggiare un abito tanto elegante e prezioso!

Eeeeeee... dal momento in cui le Ragazzefuoridiseno, come daltronde TUTTE le RAGAZZE del Mondo, amano indossare abiti di una certa foggia, credo che il suo epitaffio diventerà anche ...il nostro!

Aaahahahaha.... vede cosa accade a rivelare a noi, eterne Femminucce, certe Sue meraviglie?

Rosella :-)

:-)

#274
Utente 343XXX
Utente 343XXX

cari tutti,
ho seguito i vostri dibattiti con attenzione e molto interesse, ma solo ora riesco ad interagire causa problemi al pc per via dei temporali e della mia memoria che ha subito grosse bastonate con le chemio, per cui non ricordavo più la password. Negli ultimi mesi ho letto molto sull'argomento discusso arrivando alla conclusione di far parte di quella schiera di persone che in piena e cosciente consapevolezza non crede nella completa guarigione dal cancro. Ma mi guardo bene da arrivare ad esternare se non interpellata le mie conclusioni perché ho sollevato tragedie e sguardi perplessi, e pure qualche poverina è depressa. Mi ritrovo invece in quegli studi che parlano di sopravvivenza più o meno lunga o semplicemente di periodi cancer free. Ora c'è da chiedersi dopo questo outing come possa ancora cercare conforto e parlare di speranza quando straparlo ai quattro venti tirando fuori le mie pseudo certezze. E come fa una persona che la vede così a vivere bene con quel tanto di serenità, quel quanto basta indispensabile nella vita per condurre una quotidianità cautamente equilibrata. Sembrerà paradossale ma in questa consapevolezza ci sguazzo e ci straguazzo ed è ciò che mi permette di superare quelle ombre insidiose, sapendo che sono sulla strada giusta, sulla MIA strada e non in battaglia a combattere una guerra che non sento tale. Vivo anch'io con la speranza, proprio quella con la S maiuscola di ritrovarmi sempre e comunque, anche nella paura e nel dolore, per non perdere mai momenti come questo di assoluta presenza a me stessa, di non perdermi nei momenti di sopraffazione soprattutto. Vivo nella speranza di esserci fino all'ultimo e questo a mio avviso conta più del tempo in sé. Inserisco un link di un blog di una donna con tumore al seno, tra i più belli che abbia mai letto e in cui mi sono rispecchiata tanto.
http://oltreilcancro.it/2012/04/13/la-speranza-e-la-fiducia/
In ogni caso indipendentemente dalle statistiche e dagli studi o dalla propria filosofia di vita, credo che ognuno abbia il diritto di proteggere le proprie illusioni , proprie appunto e non di qualcun altro...allora forse non fa differenza, se ce le portiamo dentro, potremmo chiamarle anche consapevolezze.

#275
Utente 289XXX
Utente 289XXX

Grazie Nadine per il tuo intervento. I tuoi pensieri mi calzano a pennello, come un vestito perfetto. Non ho avuto il coraggio di esprimerli e sono sicuramente meno brava con le parole. ..che emozione. Grazie. E con te condivido anche l'affetto e l'ammirazione per Anna ed il suo Blog.letto, riletto e custodito nel cuore.ti abbraccio.
Laura

#276
Psicologo
Psicologo

Carissima Nadine, il suo modo di vivere non solo l'esperienza della malattia oncologica, ma la vita A PARTIRE da quest'esperienza, è il frutto di un suo personale percorso di presa di coscienza. Onestamente non so se sia quello "giusto", perchè il criterio che io adotto è crudamente pragmatico:

"questo modo di vedere le cose mi tiene in movimento, mi aiuta a camminare per le mie strade, mi fa andare avanti ad un prezzo che sono disposto a pagare, oppure mi tiene bloccato nel passato, o nascosto da un futuro che non posso controllare, legato alle mie idee e lontano dal mondo?"

Da quello che ci scrive, questa sua visione la aiuta a vivere una "quotidianità cautamente equilibrata" (ma se è qui con noi, forse anche un pizzico di "sana follia" potrebbe essere un ingrediente, magari uno di quegli ingredienti che i bravi cuochi non rivelano ma danno un tocco speciale ai loro piatti!).

La sua ultima frase:

>>In ogni caso indipendentemente dalle statistiche e dagli studi o dalla propria filosofia di vita, credo che ognuno abbia il diritto di proteggere le proprie illusioni , proprie appunto e non di qualcun altro...allora forse non fa differenza, se ce le portiamo dentro, potremmo chiamarle anche consapevolezze.

mi ha aiutato a prendere coscienza di una premessa "implicita" nel mio discorso, che vorrei rendere più esplicita.

Quello che io ho scritto circa "illudere" vs "dare speranza", "consapevolezza" vs "ottimismo ingenuo" etc. riguarda un possibile approccio comunicativo di medici, psicologi, riabilitatori, ovvero quelle figure che si assumono la responsabilità PROFESSIONALE del percorso di cura.

Poli, c'è tutta una schiera di Persone con la "P" maiuscola che si assumono altre responsabilità (figli, genitori, fratelli, amici, etc.), in bocca ai quali parole come "ce la farai", "andrà tutto bene", "non preoccuparti", non solo sono comprensibili, ma per molti di noi anche auspicabili.

Non tutti amano un approccio "positivo" da parte delle persone che ci stanno intorno; ma a volte fa bene guardare il volto sorridente di una persona cara che ci sta accanto senza farsi spaventare dalla paura o bloccare dalla tristezza.

La mia riflessione riguarda appunto la differenza tra un ingenuo ottimismo, magari "concimato" da proclama miracolistici e falsi, ed un "DARE SPERANZA" cauto, realistico e sincero (ed un pò "fuori di seno"!).

Leggerò con calma il blog che ci segnala. Buona domenica a tutti/e!

#277
Utente 343XXX
Utente 343XXX

Dottor Calì, la ringrazio per avermi esposto le sue osservazioni rispetto al mio post.
Non vorrei essere una voce fuori dal coro e destabilizzare chi invece sta costruendo una serenità basata sul potere magnifico che ogni nostra vita è in grado di generare in situazioni come questa ed è arrivata a stabilizzarsi sull'onda di una personale saggezza. E' curioso perché in altri social network ho assistito a dibattiti simili a questo in cui si chiede quale sia la propria percezione della malattia, della vita e della morte dunque, quanto si creda nella guarigione. Ma poi di cosa si parla in realtà?Perchè guarire dal cancro non significa necessariamente guarire dalla condizione di malattia. E le due cose per quanto ovviamente correlate sono un po' diverse se si pensa al condizionamento a cui siamo sottoposte a vita, anche quando effettivamente la patologia non è più presente. E lei dottore come psicologo sa meglio di me quanto sia importante la differenza tra essere malati e sentirsi tali. (se non sbaglio lo fa proprio la medicina nelle definizioni di desease e illness)Sono rimasta sorpresa perché più donne di quanto mi aspettassi credono che non si possa parlare di guarigione per vari motivi tra cui quelli che ho appena spiegato. Ma c'è una certa reticenza a dirlo, a mostrare una consapevolezza diversa basata più che su un ingenuo ottimismo, su una condizione di realtà forse povera ahimè di illusioni, ma non di senso. Per questo mi sono sentita, dopo aver stappato la bottiglia, dando voce a questi pensieri di sottolineare come le mie consapevolezze fossero proprio il frutto di un percorso che ho definito la Mia strada, improponibile per alcune, condivisibile per altre, ma giusto per me. Sì come un vestito, per l'appunto usando le parole di Laura si tratta di un abito cucito addosso e rattoppato non si sa quante volte ormai in questo anno e mezzo...un habitus anzi che aderisce perfettamente ad un modello di comportamento forse non comune. Mi sento tuttavia di non aver voltato le spalle all'ingenuo ottimismo, ma non nego di sentirmi più a mio agio con una positività che non ignora la realtà e si alimenta di una forza dalle mille sfaccettature. Quel cauto equilibrio a cui ho fatto cenno è un modo per temperare il mio carattere di natura istintivo e impulsivo, fin troppo fuori di "seno" che invece sto imparando a contenere scoprendomi più matura. Quanto è s-comodo vivere così?Forse non lo è, per entrambi i significati. Perché poi alla fine della giornata mi sento una persona completa, che ha raggiunto dei buoni obiettivi e chiude gli occhi ponendosene altri. Perciò sono convinta che un futuro in ogni caso ci sarà sempre nella mia mente.

#278
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Rosella e tutte, ho stappato la mia bottiglia e le bollicine sono andate su su fino al cielo (pardon naso) sono finalmente felice e ci tengo a darvi la notizia che la CURA FUNZIONA EVVIVA!!!!!
Dott. Catania ho provato a spedirle le foto del prima e dopo ma come al solito ho fatto casino, ci riproverò perchè merita vedere l'enorme differenza fra le due PET e mi sono ricordata le Sue parole > la malattia si può cronicizzare> ed io di rimando le avevo detto < e perchè non guarire?> Ora non voglio illudermi come quella famosa volta che poi è andata buca ma ora c'è un documento che parla chiaro. Se sarà vittoria sul cancro buona parte è merito Suo che mi ha spronato sempre a non arrendermi e ad essere fiduciosa. Grazie.

Ragazze, sapeste che sensazione di calma dopo aver cambiato per ben tre volte la cura ero tranquilla che forse l'avrei dovuta cambiare ancora e quando l'oncologa mi ha consegnato il referto e mi ha detto: legga pure da sola le mani mi tremavano, come vedete non si è mai abbastanza forti, mi sembra di essere uscita da quel tunnel buio che mi soffocava ed ora la luce del giorno mi fa riprendere il tempo perduto e.....via con nuovi progetti.

Donatella la prossima bottiglia la stappiamo assieme perchè noi ce la faremo, mi chiedevi come facevo a controllare lla sofferenza delle metastasi, non so insegnarti niente perchè anche tu come me ti dai coraggio e cerchi in tutti i i modi di aiutare il corpo nella cura, sono convinta che il risultato lo vedrai e allora ....... via con le bollicine !!!! Ti abbraccio e ti penso.

Farò il copia incolla per l'altro link, intanto ci tenevo a dirvi che la speranza aiuta e come dice il buon Catania NON BISOGNA MOLLARE MAI 1111

Ciao a tutte LORI

#279
Utente 101XXX
Utente 101XXX

ALEEE- ALE- ALE- ALE
.... ALEEE ALEEE!!!!!

LORIIIIII, ma quanto sei forte, tu?????

Se con la SPERANZA si raggiungono questi risultati, EVVIVA LA SPERANZA!!!!

ASF ASF ASF ..... e -una volta tanto- ... non ho parole!!!!!

Mi hai messa al tappeto... esattamente come hai messo al tappeto chi sai!

CIN CIN.... e... chapeau, Madame!

Rosella :-)

#280
Utente 275XXX
Utente 275XXX

Le mie bollicine ti raggiungano anche qui Lori cara, nel blog della SPERANZA, dove speranza non stà per illusione.

@ Nadine, ti comprendo appieno e siamo in sintonia ma in questo periodo non sono tanto contenta di me, o meglio, dopo il rientro al lavoro, il mio amato lavoro, in tempi non sospetti, oggi mi chiedo: Ma che cavolo ci faccio qui? quando fuori c'è un bel sole e potrei essere al parco a giocare con i miei figli. però si deve lavorare, e pulire casa, e fare le faccende e andare a fare la spesa ecc ecc ecc...
insomma io faccio fatica, vorrei fare tante cose, faccio fatica a ristabilire delle priorità e forse per mancanza di organizzazione perdo un sacco di tempo prezioso.


@ dott. Salvo, sa che quasi quasi le lacrime a gogò non le voglio più? e' molto meglio il suo sorriso nel ripensarmi FUORI DI SENO.
anzi al mio funerale farò qualcosa di assolutamente fuori di seno, peccato non esserci a vedere le facce.
o forse le vedrò!!!
l'epitaffio glielo rubo anch'io, ma devo pensare a dove farlo scrivere perchè io vorrei essere cremata.

Buona notte a tutti.
Francesca

#281
Utente 343XXX
Utente 343XXX

Immaginavo che sarebbe successo....e me ne rammarico. Ora mi sento più fuori posto che fuori di seno. E per la prima volta in questo blog sento proprio di non essere stata capita se avete percepito le mie parole come suoni emessi da un uccello del malaugurio.
Sono felice di tutti i successi che la medicina sta facendo, ma soprattutto di quelli personali di Lori e Donatella, che ho spesso sentito per telefono. Lei per altro ha un dono bellissimo che io non ho ed è la fede.
Mi sorprende che il mio commento abbia generato una sorta di competetività tra chi vive nella speranza e chi vive alla giornata e onestamente trovo questa cosa un po' paradossale. Nessuno è messo al tappeto e siamo tutti sulla stessa barca. Nella mia vita c'è molta positività e soprattutto c'è molto futuro perché c'è un bambino per prima cosa e non potrebbe essere che così.Sai Lori quella bella riflessione che hai fatto sul primo giorno di scuola l'ho vissuta proprio ieri anch'io, guardando il mio bimbo in fila indiana con gli altri piccolini ho pensato che fosse proprio una bella immagine...la vita va avanti comunque e noi per fortuna non avremo mai il potere di fermarla. Non passo le giornate chiusa in casa, lunedì riprenderò pure il lavoro con le mie famiglie e i miei detenuti e sapete una cosa?Penso di avere molto da dare loro. Il futuro è nella mia mente più di quanto -forse- lo sarà nella concretezza- Mi spiace che si percepisca altro, so di essere caotica quando scrivo ma credevo di aver reso l'idea e soprattutto sono davvero felice quando le cure hanno successo, perché la storia di voi tutte è anche la mia.

La mia voce fuori dalla bottiglia ho pensato che avrebbe risuonato come una nota stonata tra l entusiasmo di Lori e il coraggio di Donatella, ma di fondo anche se questo forse non lo avete percepito sono una persona che ha voglia di vivere e il tempo che ho a disposizione lo vivo e l'ho vissuto in questo anno intensamente facendo mille cose, come del resto vi ho raccontato in questi mesi.

Mi auguro che sempre più spesso la medicina possa regalarci belle notizie e novità, proprio perché il nuovo è futuro e nessuno, aldilà di modi diversi di concepire la malattia, vorrebbe privarsene.

Buona vita a tutte!


#283
Utente 289XXX
Utente 289XXX

Nadine cara mi dispiace leggere il tuo rammarico. Sinceramente non ho ben compreso a cosa ti riferisci.Forse non ho letto con attenzione gli ultimi post. In ogni caso non ho mai dubitato del tuo entusiasmo e affetto nell'ascoltare le nostre storie e nel condividere i tuoi pensieri.Ho avuto la fortuna di guardare nei tuoi occhi luminosi e ne sono orgogliosa.
Un abbraccio!
Laura

#284
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Nadine,
faccio fatica a comprendere la sua "reazione" (^__^), che tra l'altro trovo IN CORO con il gruppo e non OFF CORO, perché non ci vedo alcuna dissonanza nelle sue considerazioni. Questo non è un coro, dove lo stonato viene invitato a non cantare (^___^), anche perché Lei è intonatissima. Caso mai sono io fuori dal coro e stonato. Cerco di spiegarmi meglio con delle metafore.

1) Ho praticato attività sportiva tutta la vita su attività di resistenza (corsa, sci, di fondo, ciclismo). Quando nel gruppo arrivava un appassionato per la prima volta, non ancora allenato, ci si preoccupava soprattutto di lui nelle uscite di allenamento e non di quelli già bravi, allenati e autosufficienti. Per ovvie ragioni. Se si andava a fare lunghe uscite di corsa si teneva il ritmo di corsa del meno dotato ed allenato, di quello che aveva maggiori difficoltà. Se si voleva fare attività di gruppo. Se no era evidente che ciascuno poteva DA SOLO fare quel che voleva.

2) Cosa c'entra con il nostro gruppo ? C'entra eccome e ciò deriva dalla mia ultratrentennale esperienza in attivecomeprima conducendo un gruppo proveniente da tutta Italia l'ultimo venerdì di ogni mese. Purtroppo per me al gruppo partecipavano pazienti con tumori di pochi mm e con fattori prognostici favorevolissimi, ma anche pazienti con metastasi avanzate.
Chiaramente come nelle attività di fondo scandivo il ritmo ed aggiustavo il tiro tenendo conto delle pazienti con le metastasi piuttosto che su quelle con prognosi favorevolissima.
Non potevo celebrare e magnificare i fattori prognostici favorevoli, per non ammazzare sul posto le pazienti affette da metastasi, e non mi sarei mai sognato di negare la possibilità di GUARIGIONE COMPLETA, per le pazienti che avrebbero potuta raggiungerla come obiettivo.
Certamente che l'obiettivo sia la guarigione per tutte, ma lo si può perseguire anche senza dover vendere o inseguire false promesse. Lo si può inseguire giorno dopo giorno con alterne vicende, con spaventi e bollicine, come stanno facendo Donatella, Lori, Antonella ed altre.

L'errore più comune che si fa in Oncologia è che ci si crede più umani e sensibili vendendo falsi sogni. Se tutto va bene non succede nulla , se accade come ad Antonia l'imprevisto abbiamo perso la credibilità e la fiducia della paziente per sempre.

Un solo esempio che è sotto gli occhi di tutti : LORI.
La nostra comunicazione è stata solo virtuale, e a Milano nel corso della giornata delle RFS, reale ma per poche ore.
Sapesse quante volte ho avuto la tentazione di vendere sogni farlocchi a Lori ? TUTTI I GIORNI.
Invece passo dopo passo ho persino vestito..... il vestito del CINICO e freddo tecnico, quando occorreva essere credibile al 100%. Non conta l'abito che vi cucite addosso come sostiene Laura, ma la pelle che si ha addosso, che percepisce sempre per l'esaltata sensibilità acquisita con l'esperienza della malattia, quando un incoraggiamento del medico è di circostanza e quando lo è perché frutto di effettiva convinzione. Tant'è nella mia esperienza che la frase più detestata dai pazienti oncologici sia quella che non costa nulla di circostanza (e per non andare al fondo del problema) "NON SI PREOCCUPI SIGNORA ! "

Ora Lori giustamente festeggia e mi attribuisco un solo merito : quello di non averle MAI venduto sogni farlocchi. E neanche a Lori ho mai negato, ma perché sottinteso, che l'obiettivo finale possa essere la GUARIGIONE. Ma io non userò mai quel termine impegnativo sino a che i dati oggettivi (strumentali e di follow-up) non me lo consentiranno.

Nel privato, E SOLO NEL PRIVATO, in modo del tutto differente mi comporto con quelle pazienti che presentano un quadro clinico-strumentale che lascia presagire un conseguimento effettivo della guarigione con elevatissime probabilità. Ma neanche con loro mi lascio scappare questo termine perché restiamo sempre, anche se con maggiori probabilità, nel campo reale ...delle probabilità.

Conclusioni :
Per entrambi i gruppi NON ME NE FREGA NULLA DI QUEL CHE DICO, avendo però imparato da lungo training a fare AUTOMATICAMENTE un giusto uso delle parole chiave (=le parole sono pietre ! ), ma di come lo dico .
E anche su come lo dico non mi faccio problemi perché di base sono OTTIMISTA al massimo, a volte accompagnandomi al "cautamente", ma sempre sostanzialmente OTTIMISTA.
Sono ottimista non per carattere, ma perchè mi tornano alla mente subito i tanti casi analoghi, etichettati incautamente come prognosticamente sfavorevoli e che sono ancora lì ad aspettare...i miei funerali.

#285
Psicologo
Psicologo

Gentile Nadine, ho letto e riletto il suo commento ed anche quelli che lo hanno preceduto. E, onestamente, non comprendo bene perchè lei pensi che il suo commento abbia potuto generare qui una "competitività". Forse un dibattito, uno scambio di idee, magari l'emergere di posizioni differenti. Ma, almeno per come ho imparato ad apprezzare questo nostro Bus mattacchione, è dalla polifonia che escono fuori i cori più interessanti...

Cosa l'ha fatta sentire fuori posto o incompresa?

@Lori: Gentile Lori, dopo le salite ripide i panorami che ammiriamo sono spesso i più belli e maestosi...

Un caro abbraccio!

#286
Psicologo
Psicologo

PS: ho scritto il mio commento PRIMA che mi comparissero quello di Laura e di Salvo Catania, e noto ora che abbiamo usato ambedue una metafora "corale"...

#287
Utente 275XXX
Utente 275XXX

vorrei dire a Nadine, se è il mio post che l'ha portata a pensare di aver innescato una sorta di competitività sul fatto di essere più o meno speranzose.. che io invece trovo molto importante che quando entro in crisi, ci sia qualcuno che in quel momento "tiri il carretto anche per me ."
sia positiva, ottimista e speranzosa anche per quelle che ,magari stanno attraversando un periodo un pò difficile.
io per esempio sto facendo molta fatica a concretizzare nel reale ciò che sono diventata perchè sarò pure fuori di seno però mi ritrovo in un ambiente sociale e lavorativo dove non gliene frega niente se io sia fuori di seno o no, ma si richiede da me una "prestazione".
allora devo conciliare ciò che si richiede da me con la nuova me stessa, tradotto: non me ne frega più niente della matematica ma la devo insegnare, allora cercherò di insegnarla in modo diverso e cercherò di fare in modo che la matematica diventi per i miei alunni poesia e insegnamento di vita, perchè è questo che per me in questo momento conta trasmettere.
insomma è una grande sfida continuare ad essere quello che si è diventate.

volevo anche dire che non solo per il rientro al lavoro, sono entrata in crisi, ma anche per il post del dott. Salvo.
mi succede spesso che quando si toccano temi delicati, io vado in crisi, e quando ho letto quel post è stato come se qualcuno mi avesse aperto gli occhi e mi avesse detto: " Guarda che parlare di guarigione al momento è un pò difficile." ci rimugino un pò su e poi la mia filosofia mi porta a pensare: " Ma perchè? forse non lo sapevo? perchè allora mangio tre limoni al giorno, mi drogo di curcuma, parlo con le mie cellule e continuo a fare controlli prescritti e non prescritti?
allora ingoio il rospo e cerco una strada alternativa, mi piace il diversamente sana di Laura, mi dico che non so quanto vivrò ma lo farò da leone....intanto tenendo il piede in due scarpe riscopro anche la fede e faccio il mio cammino spirituale,mi piace il doppio binario di Nadine, tanto prima o poi tutti si muore. insomma cerco di dare SENSO alle mie giornate e alla mia vita..

scusate sono stata un pò lunga
bei sogni a tutti.
Francesca

#288
Ex utente
Ex utente

cara nadine, anche io ho avuto problemi nel leggere i post e solo stasera ho ripreso il filo del discorso... quello che hai scritto mi ha lasciato per un attimo senza parole, perché ad un discorso tanto lucido e profondo non sapevo cosa aggiungere se non dire la mia... e cosi faccio... hai ragione tu e ha ragione il dottor Gianluca, ognuno ha il proprio modo di mandare avanti la vita guardando l'orizzonte oltre il tumore, io non so a quale categoria apparterò io, o ognuna di voi, sopravvissute forse..., stabilizzate,.... , NED,.... oppure guarite perché no.... spesso quando sento storie felici, di donne che sono effettivamente guarite mi sento già guarita anche io, forte e fiduciosa che questa sofferenza passata sarà solo uno sgabuzzino buio, pieno di dolore ma ben chiuso nella mia memoria. altre volte faccio i conti con realtà più amare e allora faccio i conti con qualcosa di diverso, e mi chiedo quanto durerà e come sarà. in entrambi i casi l'istinto prevale sulla consapevolezza, quella delicata serenità, consapevolezza e forza che ritrovo sentendo la nostra lori,... e nei suoi pensieri a volte ci leggo la saggezza di chi forse, un piccolo equilibrio tra realtà e cuore l'ha trovato. una cosa però voglio sottolineare, l'empatia che sento qui, la condivisione è come un nodo, forte, che non si allenta, quando ci pensiamo vicendevolmente e lo sentiamo..., voi rimanete, ci siete, rimanete, come qualcosa di profondamente mio, come i segni sulle mie mani e sul mio viso e questa condivisone profonda che tocca i sentimenti più intimi supporta molto quello che io intendo parlando di speranza.
un bacio e scusate il fiume in piena di parole!
elisa

#289
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Mi dispiace ma non riesco a seguirvi perché da qualche giorno leggo i vostri commenti attraverso le notifiche mail, mentre qui vedo come ultimo commento un post di Francesca del 19 giugno

#290
Utente 343XXX
Utente 343XXX

Francesca non è un post che mi ha mandato in crisi...sono sensazioni che ho percepito tra le righe...perché le mie riflessioni sono scomode ed è naturale che spiazzino e destabilizzino. Ma proprio perché sono MIE io non le ho sbandierate come certezze e verità assolute .certo è più salutare immergersi in bagni di ottimismo a lungo termine. Ho parlato di speranza molte volte anch'io in questo forum raccontando di medici che ho incontrato che mi hanno permesso con ragione di farlo. Quello che ho scritto nei post precedenti è la mia personale visione della vita e non è un momento di crisi. E questo non mi impedisce di farmi contagiare dall'entusiasmo degli altri o di esternare il mio . Non me lo impedisce affatto! Ho sempre sentito la vicinanza delle ragazze che scrivono su questo post e a loro/voi ho pensato tanto durante le mie giornate. Sono abituata, per lavoro anche, a vivere molte sfaccettature della forza che una persona tira fuori nei momenti di difficoltà, alcune delle quali non hanno comuni determinatori e quando non si capisce, si interpreta, cadendo spesso in errore. Forse sono tra queste o forse come dice Elisa sono una Ned. Non voglio che la paura prenda troppo posto e per questo in ogni caso la mia vita va avanti con le migliori intenzioni.

#291
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Nadine io non ho percepito considerazioni potenzialmente destabilizzanti per gli altri, anche se non sono certo la persona giusta per fare da cartina di tornasole. Le sensazioni che potrebbe avere percepito Lei secondo me dipendono dal fatto, e quindi non si tratta di una coincidenza, che in questi giorni è stato difficile a causa di diversi problemi tecnici del sito (segnalati allo staff) dare un nesso logico ai vari commenti.
Potrebbe riassumere quali, secondo Lei, potrebbero tra le sue riflessioni avere avuto effetto destabilizzante ?

#292
Utente 343XXX
Utente 343XXX

si dottor Salvo lo penso anch'io...seppure nella sua posizione e anche con un atteggiamento empatico come il suo , così raro da trovare in un medico, penso diventi difficile comprendere l'effetto che fa avere accanto una persona che crede che dal cancro non si guarisca mai completamente. Specialmento quando è la voce di una paziente che parla. Lo so che considerazioni come quelle fatte da me sono spiazzanti perché insinuano un dubbio e inducono a rimuginare, almeno inconsciamente sebbene le mie parole non abbiano ovviamente la stessa rilevanza di quelle pronunciate da un medico,ma lo so che accade anche qui perché partecipo spesso a dibattiti sull'argomento (piuttosto gettonato) e devo dire che quando si solleva la questione la persona che lo fa viene alla fine etichettata come elemento disturbante della serenità altrui. Qui sul forum per fortuna ci sono persone molto tolleranti e rispettose, ma è normale che anche qui alcuni sentimenti rimbombino in maniera corale, favorendo punti di vista che si prestano a sperare in un futuro roseo perché questo ci fa sentire meglio. E' naturale e mi consenta, terapeutico. Come potrebbe essere diversamente? me lo dica...E per forza di cose realizzo che nel momento in cui una persona assume una posizione più limitata al presente si tenda poi a percepirla in un momento di crisi, chiusa nel suo bozzolo a rimuginare con le sue paure, diffidente verso qualsiasi forma di entusiasmo. Mi è sembrato dalle risposte ricevute che le amiche avessero interpretato questa mia riflessione come una richiesta di aiuto, perché in quel momento non ero in linea, non condividevo. Vorrei se ha tempo che leggesse un pezzo tratto da un noto blog di una ragazza che aveva un tumore al seno e capirà esattamente cosa intendo. Le metto il link qui sotto. La ringrazio.

#293
Utente 343XXX
Utente 343XXX













Tratto dal blog di Anna, onthewidepeak


Tabù nr. 2 – versione lunga

Posted on febbraio 17, 2011


Il cancro è il Voldemort delle malattie. Meno si nomina e meglio si pensa di evitarlo. Come nel caso di potteriana derivazione, anche questa è una cazzata. Ce lo siamo detto già altrove. Ci abbiamo aperto un portale apposta chiamato così. Ma il motivo di tanta paura è che legata alla parola cancro c’è la parola morte.
E, nella nostra cultura, non si muore.
Morire è peccato.
Morire è essere sconfitti.
Morire è vergognoso.
Abbiamo tutti paura di morire, ma guai a dirlo. Lo fai solo se stai lì lì. Altrimenti, non si sa mai, portasse sfiga.
Ma è vero, di cancro si muore. Eh già. E adesso vi parlo di questo.
Diciamocelo subito, una diagnosi di cancro non si sottrae mai a una riflessione sulla fragilità della vita e sulla sua sorte. Alcune diagnosi più di altre. Tipo la mia. Tuttavia, grazie alle mie figlie, la vita mi ha reclamato dal primo momento della diagnosi. E benché abbia capito dal primo momento cosa avevo davanti e le conseguenze che questo avrebbe potuto avere in primo luogo proprio per le mie figlie, ho capito subito che morire non mi spaventava. Mi spaventa il dolore, la perdita di dignità che accompagna il dolore fisico. Come tutti – e lo avete visto anche qua – sono spaventata dalla sofferenza e dal dolore, ma non temo di finire all’inferno col culo bruciato da un ipotetico sadico angelo nero. Morirò, come tutti, e la mia esistenza si dissolverà lasciando, spero, luminescenti ricordi. Forse da quando mi sono ammalata ci penso di più, è vero. Ma non sono pensieri cupi. O non sempre. Spesso, più che altro, è come se preparassi meglio la mia anima alla convivenza con la consapevolezza della fine. E questo è un esercizio salutare. Che mi allarga il cuore, non me lo stringe di paura. Anzi. Perché a meno di grandi rivolgimenti, la mia prognosi va da due a un massimo – eccezionale – di 15 anni di sopravvivenza dalla diagnosi. Ho ben chiari i confini della mia condizione e sono pronta a esplorarne i limiti ed eventualmente a superarli se la scienza me lo consentirà. Ma non posso fare finta di non aver letto queste statistiche. Questo in qualche modo significa che il pensiero della morte mi è spesso vicino. Non come uno spauracchio, non come un mostro pauroso. Semplicemente ci penso. Penso che vorrei dimagrire, penso che devo comprare a Nina uno zaino più leggero. Penso che Lilla dovrebbe fare nuoto. Penso che sarebbe figo andarsene in California quest’estate. Penso alla morte, e mi chiedo se è meglio morire quando le mie bimbe sono piccole così mi dimenticano prima. Poi penso al mio nuovo lavoro, alla nuova mostra. Mi ricordo che devo farmi fare il certificato per il lavoro, e che manca il latte. Poi penso che la vita è di chi resta e che non posso tenere tutto, tantomeno il futuro di chi amo, sotto controllo. Penso a cosa cucinare questa sera, e a fare qualcosa di carino nel weekend. E magari di farci scappare anche un po’ di romanticismo con Obi. Oppure non penso a niente e mi godo la vita che faccio proprio in questo momento. Proprio adesso.
Ma, attenzione, se questa cosa la dico ad alta voce intorno a me si fa il vuoto o peggio. Perché, per carità, nessuno muore. Tanto più se hai il cancro. Che sei matto?! Vai a parlare di corda a casa dell’impiccato? E se lo fai tu, no, proprio non puoi farlo, meglio non aprire bocca su questo (e i suoi allegri derivati). Perché se lo fai, vuol dire che “non pensi positivo”, “ti stai buttando giù” “certo non puoi pensare di guarire, se pensi a morire” e tutta questa marea di frasi fatte che le persone utilizzano con noi perché semplicemente hanno una paura fottuta di morire. Loro. Non io. Perché io lo so che morirò e probabilmente di cancro. E fino ad allora non ho intenzione di soffrire più di tanto, ma neanche di fare finta che vivrò fino a 150 anni e che diventerò sempre più gnocca nel frattempo. Ma, sia chiaro, non ho intenzione di risparmiarmi nulla che possa servire a curarmi ed, eventualmente, a guarirmi. E ho intenzione di vivere felice, mica triste perché ho una grave malattia.
Ma hanno tutti una paura tremenda. Le persone che ci sono più vicine non toccano questo argomento, e non solo non lo toccano direttamente, ma se solo solo cerchiamo di spiegare quanto è difficile vivere questa naturale precarietà dell’anima, si allontanano spaventate. O spariscono. O ci trattano male.
Meglio così.
Penso che, tutto sommato, questo tabù stia bene dove sta. Non è (ancora) il momento di occuparmi delle derive pratiche e organizzative di una mia eventuale dipartita. Va bene così.
Ma penso che sia una grave limitazione della nostra cultura, in generale, aborrire la morte come il nemico più grande. Ignorando che essa, con la vita, è parte di una stessa onda.
Ed è sconfortante sapere che, quando ci sono i giorni neri, non abbiamo nessuno Obi e io, nessuno se non l’un l’altra, da guardare con la consapevolezza della nostra situazione, della nostra condizione.
Perché gli altri non ci stanno ad affrontare questo guado insieme a noi. Nessuno è abbastanza coraggioso, ahimé.
Per fortuna noi due si.

#294
Utente 258XXX
Utente 258XXX

Nadine, ma sulla morte, le tue considerazioni e quelle di Anna non sono già state discusse e condivise tra noi tutte/tutti? io però al contrario di Anna HO PROPRIO PAURA DI MORIRE altroché! però è certo, MORIRO' e quindi .... nel frattempo VIVO!
Hem, che cosa vuol dire essere Ned? ho cercato in rete e mi è uscito un rimando ad una serie televisiva americana.
Ciao!
Antonia

#295
Utente 343XXX
Utente 343XXX

Antonia non lo trovavi su internet perché ho fatto un errore di battitura tralasciando la R..io intendevo NERD e penso anche ELisa...con ironia mi sono descritta così....come nei fumetti e nei cartoni. ah ah!
Si' ne abbiamo parlato tante volte, il post di Anna rende l'idea ed è strettamente in linea con il mio pensiero. Del resto quello che ho scritto fino adesso porta esattamente da dove eravamo partiti.

#296
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Nadine apprezzo il suo altruismo nel volersi preoccupare del pericolo di fraintendimenti che possano creare danni a chi legge. Ritengo però che la sua preoccupazione sia eccessiva ed intanto la ringrazio, prima che me ne possa dimenticare, per il link di Anna allegato.

Ho imparato nel secolo scorso, quando giovane e inesperto chirurgo volevo guarire TUTTI ad ogni costo, da Ada che mi ammoniva "nessuno può sostituirsi al Padre Eterno anche perché nessuno ci ha chiesto di farlo ". Successivamente mi aiutò a comprendere che non si è socialmente utili se tutti gli sforzi sono in buona fede rivolti esclusivamente ad AIUTARE GLI ALTRI, perché questo ruolo stressante ha molti limiti di durata, sottintendendo che se si cerca di AIUTARE SE' STESSI relazionandosi correttamente con gli altri, di queste energie risparmiate (risparmio di stress) finiscono per avvantaggiarsene le persone che ci circondano. Il primo obiettivo di tutti quindi è quello di aiutarsi a star bene rispettando, scelte, dolore, paura, sofferenza, ma anche la felicità degli altri.

Approfitto per raccontarvi una mia esperienza che è durata almeno 20 anni, avendo fondato una MIA associazione assolutamente sconosciuta a tutti, salvo che ai volontari da me "arruolati". ed ai beneficiari.
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Frequentando attivecomeprima o nell'ambito dei pazienti operati da me ero accerchiato ogni giorno da persone ex-malate o sane che mi chiedevano di aiutarli a diventare VOLONTARI, mostrando disponibilità di aiutare il mondo, di partire immediatamente per il Burkina Faso a lavare i piedi allo sciamano del villaggio, a convertire al cristianesimo gli integralisti dello Yemen, a farsi esplodere a Bagdad tra i persecutori dei cristiani ecc ecc
Io li gelavo immediatamente .°" Bene vuol fare volontariato ? Io ne ho un grandissimo bisogno !"
*"Cosa devo fare ?" °"Un lavoro straordinario di supporto, forse poco gratificante per Lei, ma VITALE per l'assistito " * Mi spieghi meglio "
° Ecco un elenco di assistibili . Scelga zona e via di comodo per Lei. Ad esempio poiché a Milano Lei abita in Piazza Firenze, proprio all'angolo con Via Teodorico al numero 10 al sesto piano abita la signora Pinuccia, di anni 80, che assiste 24/24 il marito e non esce di casa da mesi ". * Tutto qui ? Che dovrei fare io ? Farle la spesa o sbrigare le incombenze routinarie ? " / ° No assolutamente, la signora è autosufficiente e il regalo più bello sarebbe che ritornasse per la sua famiglia ad occuparsi di queste incombenze almeno per una volta al mese " /* "Vuole scherzare dottore lo farò tutti i giorni appena mi avanza un momento libero " /° " assolutamente no perché il tempo non avanza mai a nessuno e dopo i primi entusiasmi l'incarico diventerebbe un peso. Pertanto scelga con largo anticipo un giorno e SOLO 1 giorno al mese."
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Fatta questa necessaria premessa in chiave costruttiva riguardo alla nostra crescita di gruppo, proporrei di RESETTARE per un attimo tutte le nostre riflessioni sin qui espresse (utilissime secondo me) e proviamo, e vi giuro che non sto banalizzando, a riprendere la discussione , ma sempre tenendo conto non dei fattori prognostici, non delle statistiche , non delle terapie, non delle remissioni o complete guarigioni ma solo di questa evidenza, che purtroppo secondo me molti oncologi omettono di sottolineare :

>>Le malattie della mammella rappresentano un gruppo eterogeneo di malattie che si manifestano in un gruppo eterogeneo di pazienti. Malattie diverse dal punto di vista biologico e morfologico che si incontrano in varietà e variabilità individuali dovute a numerosi fattori non solo costituzionali e funzionali.......ma anche CARATTERIALI, aggiungo io >>>

Una babele di variabili in gioco, così variabili che se qualcuno mi chiedesse di provare ad accostare due pazienti che si assomigliano tra i 20.000 circa che ho operato, mi metterebbe in seria difficoltà.

Se fotografassimo con una istantanea tutte queste variabili che caratterizzano ciascuna delle esperienze : storia familiare di origine, età, altre malattie associate, esperienze precedenti vissute sul cancro (esempio assistenza alla mamma malata di cancro), fattori biologici e predittivi, tecniche diagnostiche adottate, terapie praticate ecc ecc sono certissimo che non esisterebbero due casi che si assomigliano (neanche al 90-95%).

Fatte queste premesse comprenderà bene, sulla base della mia cultura acquisita, perché ancora io non sia riuscito a trovare destabilizzante per gli altri una sola delle sue riflessioni. Nel senso che se mi chiedessero in un compitino di identificarle non ci riuscirei.

Non solo per i miei limiti (sa l'Alzheimer incipiente...^___^), ma soprattutto perché ormai sono rigorosamente addestrato a considerare le riflessioni di Nadine .......come le riflessioni DI Nadine, frutto dei sentimenti (ciò che SENTE) di Nadine, che leggo volentieri come esperienza personale ma sempre consapevole che non sto leggendo né la Bibbia né i segreti svelati di Fatima (^___^).

#297
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Ahi ahi Nadine ! Guardi cosa avevo scritto io sul significato di NERD in questo glossario che avevo scritto qualche anno fa (Lei quindi non era neanche iscritta) per Medicitalia
https://www.medicitalia.it/norme-comportamento-iscritti/ (^______^)
Ma è molto singolare, oltre che bello, che ci sia una seconda interpretazione sul significato di Nerd che secondo alcuni sia in realtà un acronimo di [ No-one Ever Really Dies (=Nessuno muore mai davvero)], che fa taaaanto riflettere.

#298
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Vi allego qui il referto di una di voi che GODE DI UNA PESSIMA SALUTE DI FERRO ! Non scrivo di chi si tratti. Se vuole lo farà lei.
C'è poco da commentare : io allego I FATTI SEPARATI DALLE OPINIONI.

Mi preme sottolineare
1) 4 anni fa ha inizio questa storia, ovviamente non sempre a tinte rosee. Io l'avevo "liquidata" con un ASPETTI A FARE TESTAMENTO !

La nostra amica avrebbe potuto fare due scelte :
a) farsi travolgere dalla deriva depressiva
b) decidere di vivere

Ha deciso di vivere e di far vivere la famiglia OGGI.

Domani lo vedremo domani !

Questi sono i fatti :

>>Dott. Catania, mi consenta di copiare il referto dell'ultima PET che ho fatto dopo 5 mesi di una cura abbastanza forte con continue interruzioni per "tirare il fiato".

Dice < Rispetto al controllo del 28.4.2014. NON PIU' evidenziabile un gradiente di fissazione significativo del tracciante metabolico
IN TUTTE LE SEDI PATOLOGICHE PRECEDENTEMENTE SEGNALATE in ambito osseo, muscolare, linfonodale e tiroideo.
In ambito osseo il SUV max a livello del femore dx era di 36,92 ed ora risulta di 3,35. Persiste modica fissazione apparentemente di tipo degenerativo, alle faccette articolari contrapposte di dx del passaggio C4 / C5 e al margine anteriore dx del passaggio D9 / D10.
Non sii evidenziano aree con fissazione significativa negli altri distretti esplorati. >>

Conclusione : UNA PESSIMA SALUTE DI FERRO !!!

#299
Utente 343XXX
Utente 343XXX

puahhhhh dott. Salvo..onestamente non mi considero fessacchiotta però in maniera autoironica mi sono immaginata logorata dal pc in qualità di internauta a rimuginare sulle mie convinzioni, asociale ed emarginata. Nemmeno quessto mi si addice per niente....in ogni caso a volte è bello non prendersi sul serio. ps. carinissimo il suo glossario non lo avevo mai visto.

Ed è bello che anche lei rimanga spiazzato dai referti medici. Spero che accada sempre più spesso!!!

#300
Utente 101XXX
Utente 101XXX

Ecco...

mannaggia... questo è un altro di quei momenti in cui RIMANGO SENZA PAROLE...ma sono felice che sia così! :-)

Chapeau anche a Lei, dottor Catania, come a Lori un paio di giorni fa!
Quattro frasi ben articolate, in fila una dietro l'altra, per descrivere una esperienza che la dice lunga!
Poche parole dai significati irreprensibili... :-)

Nadine... siiii... sei una NERD, ma lo sono anch'io... lo siamo TUTTE, TUTTI, pur restando ognuno di noi un'entità psicofica a se stante...
Siamo NERD, o meglio siamo il significato dell'acronimo che il Dottore ha esplicitato e che in effetti mi ha fatto MOOOOOOOlto riflettere!

Che ti piaccia o meno, ti tocca! Ma io credo che... ti piaccia! :-)
Un abbraccio fortissimo a te!

Rosella

#301
Utente 101XXX
Utente 101XXX


PSICOFICA.....!!!!!!

uuuuhhhhh.... lapsuuuuussssss!!!!!

SORRY... psicofisica!!! :-)

Aaahahahhaahhah!

#302
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

#299. E' Lei che si è definita Nerd ed io quel glossario l'ho scritto nel 2010
https://www.medicitalia.it/norme-comportamento-iscritti/

Ma avevo anche data la seconda intrigante interpretazione

>>[ No-one Ever Really Dies (=Nessuno muore mai davvero)] >>

Inoltre sulla rete internazionale ritroviamo lo stesso acronimo in forma leggermente modificata
>> [ I nerd (da "NevER-deaD", mai-morti, acronimo di Nobody Ever Really Dies) sono coloro che riescono a sopravvivere miracolosamente.]

Pertanto Nerd oltre che un termine molto noto in informatica (vedi glossario) è una filosofia di vita che sarebbe lungo descrivere nei dettagli, e che la Band musicale The Neptunes in tutto il mondo aveva così riassunto in un loro brano

« What does N.E.R.D stand for? N.E.R.D stands for No-one Ever Really Dies. The Neptunes are who we are and N.E.R.D is what we do. It's our life. N.E.R.D is just a basic belief, man. People's energies are made of their souls. When you die, that energy may disperse but it isn't destroyed. »

« Che vuol dire N.E.R.D.? N.E.R.D sta per No-one Ever Really Dies, (Nessuno muore mai davvero). I Neptunes sono ciò che siamo e N.E.R.D è quello che facciamo. È la nostra vita! N.E.R.D è solo una credenza basica, amico. Le energie delle persone sono fatte dalle loro anime. Quando muori, quell'energia potrebbe andare dispersa ma non distrutta. »

#303
Utente 137XXX
Utente 137XXX

E si carissime ci tengo a dirvi che sono io quella non la pessima salute di ferro che resiste, resiste, resiste anche all'estrazione di quel dente pericoloso, Mannaggia altri antibiotici da buttar giù e fra un mese riprendo i bifosfonati che assieme alla cura ormonale mi hanno fatto bene. E' giusto sapere che molto vuol dire la fiducia nella cure che oggi fanno veramente miracoli e anche accettare i consigli dei medici oncologi.
Sono diventata uno straccetto ma ho ripreso ad organizzare il mio inverno perchè mi sento bene e piena di voglia di fare. Rinnovo l'abbonamento alla Stagione Sinfonica della Fenice, ho fatto l'iscrizione all'Università del Tempo Libero e spero di riprendere gradatamente a passeggiare con Milou che sta diventando più giudiziosa.
Se vedesta le figure del prima e dopo del mio corpo, mi sembra incredibile aver raggiunto questo risultato e sono felice anche se ci vorrà ancora tanto sacrificio. Se ce la faccio io anche Donatella ce la farà, questo è il mio pensiero costante perchè entrambe ci siamo arfmate di coraggio e di speranza. Donatella ti tendo la mano per andare avanti insieme. Un abbraccio a te e a tutte le Ragazze che ci vogliono bene e che ci sostengono.

LORI

#304
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Lori....

preso l'abbraccio con tutto il diritto perchè...io ti voglio bene!

Felice notte a te, Straccetto di tutto rispetto!

...e un sorriso...

Rosella

#305
Utente 289XXX
Utente 289XXX


Rosella posso dirti che a me "PSICOFICA" piace tantissimo!!
ha ha ! se non ci fossi tu !!! ti stringo forte!

Lori cara la penso proprio come te. Per me questo forum è "se ce la faccio io ce la fai anche tu" e viceversa.
E' il "nodo che non si allenta" come dice la dolcissima Elisa.

Penso che la forza sia in dotazione in ognuno di noi e la speranza (e per me la fede) aiutano a tirarla fuori!

Ad agosto passeggiando ad un mercatino sono stata folgorata da un braccialettino con la scritta "Believe".
Lo porto sempre per ricordarmi che io ho fiducia,ci credo! Per me e per voi.
un abbraccio
laura



#306
Utente 137XXX
Utente 137XXX

B E L I E V E !!! Cara Laura ed io ti assecondo nel credere che la fiducia è la cosa PIù importante. Fiducia nelle cure, fiducia nei medici, fiducia nel domani e FIDUCIA IN NOI STESSI.. Certo è facile a dirsi quando si sta male quando la sofferenza è talmente forte che hai paura di non farcela o quando non vedi risultato alcuno eppure ci credevi, ma noi da questa esperienza abbiamo tratto anche una sana filosofia, sappiamo che poi passa e che un pò del nostro male se ne sta andando gradatamente perchè noi siamo forti, forti più dello stesso male e molte di noi stanno bene e sono guarite!
Tienilo stretto il tuo braccialettino anzi sai qui da noi ci sono i banchetti artigianali si festeggia tutto il mese di settembre , fa molta allegria e ho intenzione di vedere se ne pesco uno così o forse me lo faccio io. E' una bella domenica e auguro a tutte di trascorrerla in serenità-
Lori

#307
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Elisa cara, mooolto in ritardo volevo mandarti un abbraccio e ringraziarti per quello che scrivi che tocca il cuore. Tutte noi virtualmente ci teniamo per mano e anche se non ci si scrive il pensiero ci unisce e ci fa un gran bene. Sai io mi aiuto in mille modi ma ti garantisco che più di tutto mi fa star bene il pensiero affettuoso di noi tutte.
Un abbraccio forte forte LORI

#308
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Allego, autorizzato a farlo questo straordinario documento di OGGI di Lori .

E' una Pet total-body.

A sinistra PRIMA e a destra DOPO.

OGGI è così, DOMANI......lo vedremo...! (allegato già visibile su https://www.medicitalia.it/blog/senologia/44-come-si-calcola-il-rischio-reale-per-il-tumore-al-seno.html #4.290 )

E' un miracolo delle terapie, ma soprattutto della determinazione e della speranza, nata, coltivata e incoraggiata 4 anni fa a dispetto dei fattori prognostici

#309
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Lori...

l'emozione non mi permette di esprimere una parola in più, oltre a queste tre:

Ti voglio bene!

Rosella :-)

#311
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Riporto qui una mia replica chiarificatrice su una discussione che si sta svolgendo sullo spazio riservato ai medici, non visibile agli utenti, sul termine da me utilizzato di Miracolo, riferito al "caso clinico" (mi scuso del termine ma stavolta è adatto, di Lori.

http://www.senosalvo.com/ragazzefuoridiseno/terapia_speranza_determinazione.htm

ll termine che uso io di MIRACOLO, se vogliamo spaccare il capello in due della semantica, non ha alcuna connotazione religiosa, anche perché i miracoli riconosciuti dalla Chiesa sono moooolto più rari rispetto alle guarigioni spontanee.

Ad esempio sono solo 68 quelli registrati a Lourdes ufficialmente riconosciuti dalla Chiesa e se ci riferiamo a centinaia di milioni di pellegrini che si sono recati a Lourdes per implorare una guarigione, è evidente che statisticamente parliamo di ZERO anche se accompagnato da una niente affatto incoraggiante virgola.

Le guarigioni spontanee ed inspiegabili sono invece RELATIVAMENTE più frequenti. Io parlo qui di miracolo per lo stupore, e relativo stupore nel sottoscritto, di una remissione così rapida , ma mi riferisco innanzitutto alle terapie, che tuttavia da sole non spiegano tutto perché le stesse terapie dovrebbero dare uguali risultati su un campione più significativo.
Ecco perché in questo caso parlo di “cocktail” in cui la terapia è una componente neanche la più importante, ma tuttavia ovviamente molto significativa.

Purtroppo è un discorso molto lungo, e mi appello alla vostra pazienza di leggere

http://www.senosalvo.com/mai_perdere_la_speranza.htm

e ci troverete alcune ipotesi, legate al sistema immunitario ad esempio,
( in particolare la storia di George ed Anne ...tutte storielle riprese da New England of Medicine e non quindi dalla Gazzetta di Parma) che in associazione alle terapie, fattori genetici, altro ed alle forti motivazioni, in particolare alla FEDE NELLE TERAPIE (la vogliamo chiamare placebo ?)

https://www.medicitalia.it/minforma/oncologia-medica/74-la-mente-il-cancro-il-misterioso-effetto-placebo-e-le-guarigioni-inspiegabili.html
spero rispondano alle perplessità ...che i miracoli ( =cocktails) possano esistere veramente-
Quando parlo di placebo, parlo di TERAPIA, e lo stesso vale per il nocebo (*), in senso opposto ovviamente.

https://www.medicitalia.it/minforma/oncologia-medica/74-la-mente-il-cancro-il-misterioso-effetto-placebo-e-le-guarigioni-inspiegabili.html

Il placebo è un VERO farmaco. Non esiste fisicamente un principio attivo che giustifichi il suo effetto, eppure può avere effetti pari o addirittura superiori a quelli dei farmaci veri, perchè usa le stesse vie biochimiche. Il nostro corpo ha dei meccanismi interni, come il sistema endogeno oppioide e il sistema endocannabinoide, che si attivano anche solo ascoltando parole che suscitano aspettative positive o quando seguiamo un rituale terapeutico- una pastiglia, una puntura o altro- privo di principi attivi.

Ormai abbiamo la controprova che si tratta degli stessi meccanismi, perché bloccando i recettori oppioidi, si blocca anche l'effetto placebo.
Il punto chiave è quello che gli psicologi chiamano "aspettativa di un beneficio"
Le rassicurazioni di miglioramento da parte del medico che accompagnano l'assunzione del placebo o RAFFORZANO la fede nell'assunzione di una terapia , hanno effetti fisici.

L'unica cosa ancora da chiarire è DOVE il placebo diventi farmaco. Probabilmente nella corteccia prefrontale dorsolaterale.

Di certo nella cura via placebo ha una parte importante il "meccanismo della ricompensa " : il nostro cervello (nucleus accumbens) ci gratifica rilasciando dopamina quando facciamo qualcosa di utile a sopravvivere, come mangiare, stare con gli amici, o riprodurci, e ancora di più quando ci impegniamo a CURARCI con l'obiettivo della sopravvivenza.

Come se il cervello ci stimolasse continuamente con l'incoraggiamento "FAI BENE A CURARTI" [= Fai bene a curarti Lori, fai bene a curarti Donatella, Fai bene a curarti Francesca, Laura, Rosella, Nadine ecc]

Il placebo da solo non è efficace per la cura dei tumori e infezioni.

Per questa ragione io parlo di cocktail (terapie+placebo) in cui le varie componenti hanno azione sinergica tra loro.

(*) ...ah se i medici si rendessero conto, quando sono incapaci di comunicare, quale effetto nefasto possa avere il NOCEBO nel contrastare gli effetti della terapia che loro stessi hanno prescritto.



.

#312
Ex utente
Ex utente

Ho visto sull'altro blog le foto della Pet di Lori e ho dovuto trattenere il fiato per l'emozione, soprattutto perché sono chiare anche a me profana. Anzi così chiare che sembrano riferirsi a due persone diverse e non a due momenti diversi. Sono immagini così eloquenti, e pregne di speranza per tutti, che nessuna rassicurazione dei nostri medici, talvolta "ipoempatici", potrà mai eguagliare.

#313
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Pensi che un collega ortopedico a commento di quelle immagini aveva fatto la sua stessa osservazione
>>Anzi così chiare che sembrano riferirsi a due persone diverse e non a due momenti diversi>>
Per questa ragione e a tale scopo ("più eloquenti di qualsiasi rassicurazione verbale") che avevo voluto pubblicarle.

#314
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Sono rimasta anch'io esterefatta e quasi incredula nel vedere il risultato della cura che sto facendo e che devo ammettere mi costa tanta fatica e sofferenza, però sono più che convinta che questa volta ce l'ho fatta. Mi ero abituata all'idea che avrei dovuto convivere con la malattia curandomi sempre immaginate come mi senta oggi e come io sia riconoscente a chi mi ha aiutato a superare tutto ciò. Ecco perchè ringrazio il dott. Catania che più di tutti mi ha supportato moralmente e che ha trovato il modo giusto e le parole più appropriate per trasmettere speranza a fiducia nelle cure a chi si trova a combattere con una recidiva dolorosissima. Per le metastasi ossee LE CURE CI SONO E FUNZIONANO, così come per altri tipi di tumori.

#315
Utente 101XXX
Utente 101XXX

Lori,

coraggiosa Signora... l'hai fatta in barba al Granchio...

Sappiamo bene tutti quanti che la tua determinazione, insieme alle cure, è stata di fondamentale importanza per raggiungere questo incredibile traguardo!

E' stata dura e, come dici tu, ti è costata tanta fatica e sofferenza.
Sicuramente è ancora così e forse lo sarà in futuro... ma OGGI tu hai vinto, DOMANI è un altro giorno!

Ti abbraccio fortissimamente, ma non troppo, per non farti male! :-)

ADELANTE, Lori... siempre!

Rosella :-)

#316
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Lori, intanto grazie per l'ennesima LECTIO MAGISTRALIS di vita e di...scienza con la sua testimonianza diretta. Non solo per le sue compagne di avventura, che hanno letto le sue immagini come "pregne di speranza, ma anche per noi oncologi a non smettere mai di avere SPERANZA.
>>Per le metastasi ossee LE CURE CI SONO E FUNZIONANO, così come per altri tipi di tumori. >> Funzionano ancora di più se associate a particolari condizioni , che si creano a partire dal paziente stesso.

E non si consideri una rarità (^_____^) Rilegga la sua storia su

http://www.senosalvo.com/ragazzefuoridiseno/terapia_speranza_determinazione.htm

#317
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Quando racconto in giro che le regressioni spontanee (addirittura senza terapie) siano moooolto più frequenti dei MIRACOLI riconosciuti ufficialmente dalla Chiesa, mi guardano tutti come un ateo blasfemo.
Se volesse rileggersi uno dei tanti articoli che allego in bibliografia in fondo alla sua storia https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10992730

può verificare che ogni CASE REPORT si accompagna al richiamo di altri casi. Nell'articolo allegato 14 ad esempio

>>To date, only 14 case reports of apparently spontaneous regression of hepatocellular carcinoma have been published in the English literature. The mechanisms underlying this intriguing phenomenon remain unknown.>>

E qui si parla di carcinoma epatocellulare del fegato !!!

#318
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Dottor Catania,

ben lungi dal voler essere "blasfema", e nel massimo rispetto per chi della Fede ne fa un cammino di speranza, mi sento di affermare che le Sue considerazioni sono assolutamente appropriate quando condivide con Noi una Verità che può anche lasciare allibiti, ma che affonda le sue radici nel fatto che l'Essere Umano possiede molte più facoltà di quante se ne possano immaginare!

Dopotutto, la vita non si è forse formata da se', miliardi di anni fa?

La sopravvivenza stessa e gli adattamenti che gli esseri viventi, tutti, hanno messo in essere in maniera "spontanea" (forse anche secondo un disegno divino?) non sono forse la prova provata che in NOI è insito il soprannaturale?

Ho già raccontato in passato ciò che mi accingo a scrivere di seguito, ma mi sembra che il concetto calzi perfettamente anche in questa circostanza, quindi mi ripeto:

mio figlio in età adolescenziale, quando gli ormoni girano a palla e la contestazione, insieme alla ricerca della Verità, fanno parte del quotidiano vivere, scrisse a caratteri cubitali, sul muro dell'Istituto Superiore che frequentava, quanto segue:

DEUS EST NOBIS

Nessuno cancello' mai quella scritta gigantesca dalla parete principale di quella Scuola... forse perché esteticamente offriva un colpo d'occhio eccezionale o forse perché, in qualche modo, esprimeva la Grandezza dell'Essere Umano, senza per questo offendere nessuna Entità Suprema... chissà...

La FORZA siamo Noi, e, come Lori ha fatto, Noi tutti dobbiamo fare:

CREDERCI, sempre!

In questi ultimi giorni mi sento particolarmente sensibile verso una serie di percezioni che in altre circostanze non mi emozionano nella stessa maniera... mi ritrovo a pensare a Lori e a Tutte Noi con una sorta di serenità interiore differente da come generalmente sono abituata a "sentire".
Piango lacrime di commozione, quel genere di lacrime dolci e silenziose che vogliono sottolineare un pensiero di "successo" e che mentre solcano le guance non ti fanno male al cuore, bensì ti rendono orgogliosa di far parte di quello stesso pensiero...

Sensazioni che ti fanno arrivare ad una sola conclusione:
dai, che la facciamo!

Grazie, Dottore, per i Link che ha pubblicato...

Spero che, come ho fatto io, Tutte le Ragazze li aprano e li leggano in quanto rappresentano un punto di partenza su cui costruire, mattone dopo mattone, la nostra Forza e la nostra Speranza!

Rosella, oggi con un sorriso un po' differente...

#319
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Quella scritta gigantesca che nessuno cancellò >>DEUS EST NOBIS>>
è attualissima anche per me e persino per un ateo dove DEUS equivale ad una FEDE (in un farmaco, una speranza, e................. tanto altro).

#320
Utente 101XXX
Utente 101XXX

Dottor Catania,

:-) ....

#321
Utente 339XXX
Utente 339XXX

Nessuna blasfemìa, anzi...Da credente la sua chiave di lettura sulle remissioni complete come più frequenti dei "MIRACOLI",mi trova perfettamente d'accordo perchè mi risulta molto difficile l'idea di un Dio al tempo stesso infinitamente buono e ingiusto.
Perchè Dio dovrebbe intervenire direttamente sui fenomeni naturali come le malattie, salvando alcuni (miracoli) e discriminando gli altri ad esempio i bambini piccoli, che anche loro muoino di cancro??

#322
Utente 339XXX
Utente 339XXX

Nessuna blasfemìa, anzi...Da credente la sua chiave di lettura sulle remissioni complete come più frequenti dei "MIRACOLI",mi trova perfettamente d'accordo perchè mi risulta molto difficile l'idea di un Dio al tempo stesso infinitamente buono e ingiusto.
Perchè Dio dovrebbe intervenire direttamente sui fenomeni naturali come le malattie, salvando alcuni (miracoli) e discriminando gli altri ad esempio i bambini piccoli, che anche loro muoiono di cancro??

#324
Utente 275XXX
Utente 275XXX

Dott. Salvo, ma se è comprovato che l'effetto placebo è portentoso come un farmaco, perchè c'è ancora chi, e questo avviene anche in centri di eccellenza, addirittura si sbilancia dando mesi di vita?

nel mio diario faccio una distinzione tra medico "paramecio" ciò quello che ti dice nudo e crudo senza alcuna empatia, quello che ti dà speranza e quello che HA speranza, mi è piaciuto molto il fatto che anche lei sottolinea questo AVERE SPERANZA prima di tutto del medico. se non sento la speranza nel mio medico, come posso avere spoeranza io? ho letto da qualche parte che in America i medici stanno aiutando il malato a non volere la malattia, che non è la stessa cosa del negarla o del rimuoverla, ma perchè invece questa cultura in Italia la vedo ancora così lontana ?

#325
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Ci sono tantissimi casi che dimostrano quanto siano stati imprudenti i medici a non tener conto che in natura non esista la MEDIA o la mediana, ma esiste la VARIANZA
ed il caso più clamoroso della letteratura è quello di Stephen Jay Gould che destinato dalle statistiche a morire entro 8 mesi, quasi 20 anni dopo
rispose con un illuminante libro
THE MEDIAN ISN'T THE MESSAGE

http://www.senosalvo.com/mai_perdere_la_speranza.htm

Non dimenticando Ada Burrone che anche Lei ha avuto modo di conoscere a Milano e che è morta 42 anni dopo avere letto casualmente sulla sua cartella una "prognosi particolarmente infausta". In questi anni ha avuto modo di accompagnare i chirurghi che l'avevano operata ai loro funerali

>>ho letto da qualche parte che in America i medici stanno aiutando il malato a non volere la malattia, che non è la stessa cosa del negarla o del rimuoverla>> A cosa si riferisce esattamente ?

#326
Utente 275XXX
Utente 275XXX

Eccomi dott Salvo, con grande sforzo di memoria ( ma allora i miei neuroni funzionano ancora..) ho trovato quella frase, proprio in un libro da Lei consigliato Le vostre zone erronee.
riporto qui il paragrafo:
" riguardo al trattamento dei pazienti cosiddetti "terminalmente " malati alcuni ricercatori stanno entrando nell'ordine di idee che aiutare in ogni maniera il paziente a non volere la malattia può essere un mezzo per placare l'assassino interiore. e' così che in alcune culture si guarisce da un male: assumendo la completa padronanza della mente, facendo dell'auto controllo un sinonimo di controllo mentale."

e se l'assassino interiore non fosse altro che una parte di noi che , in un momento di stanchezza, ci vuole spronare a VIVERE? e' qulache tempo che me lo sto chiedendo.

#327
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Il libro che io avevo consigliato nel nostro convegno a Milano è "Your Erroneous Zones" di Wayne Dyer, che credo sia del 2007 e riprendeva lo stesso tema di un altro libro pubblicato negli anni 80 del secolo scorso.
Ce n'è anche un altro con titolo simile di una psicologa italiana che non ho letto. Francamente non ricordo il passo che mi cita. Mi dia tempo per controllare . Intanto se i nostri psicologi volessero commentare su quanto scrive Francesca sarei grato.

#328
Ex utente
Ex utente

Interessante "aiutare in ogni maniera il paziente a non volere la malattia può essere un mezzo per placare l'assassino interiore. e' così che in alcune culture si guarisce da un male: assumendo la completa padronanza della mente"

D'accordo che la completa padronanza di sé possa aiutare, ma mi è difficile comprendere come possa farlo l'autoinganno.



#329
Ex utente
Ex utente


Chiedo scusa la mia domanda è per curiosità ed interesse e certamente non con intenti polemici.

#330
Utente 101XXX
Utente 101XXX

Il mio personale pensiero:

non credo che se una Persona si autoconvince di poter in qualche modo "tener testa" alla Bestia, in realtà stia auto-ingannando se stessa.
Penso invece che, dal momento stesso in cui intraprende il percorso di "lotta", la sua mente tenda a credere fermamente di poter arrivare all'obiettivo prefissato.
Con l'auto-inganno si potrebbe tutt'al più vincere una battaglia, ma sicuramente non la guerra!
E noi vogliamo la vittoria su tutti i fronti, non solo parziale... :-)

#331
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Non ho ancora avuto tempo di verificare il testo originale, ma francamente mi verrebbe di interpretare >>aiutare in ogni maniera il paziente a non volere la malattia può essere un mezzo per placare l'assassino interiore>>
per una persona che ha avuto quella malattia , nel senso della rimozione e quindi dell'autoinganno, come scriveva la nostra utente 347542.

#332
Dr. Fernando Bellizzi
Dr. Fernando Bellizzi

@Francesca, credo proprio che se "ci vuole spronare a VIVERE?" sia ingrato chiamarlo "assassino interiore" o "sabotatore interno", ma andrebbe chiamato "stimolatore interno" [che faccio? cambio o lascio questa "chicca involontaria" che sconfina anche nella sessuologia - la lascio, che mi serve dopo] o meglio ancora riconosciuta la vera natura di "guaritore interno".
@347542 bella domanda e bella osservazione! Mi ha fatto venire in mente il fatto che spesso se da una parte "il viale dei fallimenti è lastricato di buone intenzioni" [autoinganno? sovravalutazione delle proprie capacità], è anche vero che "se puoi sognarlo, puoi farlo" [Walt Disney - un impero economico planetario basato su una fantasia molto simile ad un delirio psicotico di antropomorfizzazione degli animali - appunto, delirante, ma funziona!]. Queste due aspetti per sottolineare il fatto di non cadere nella trappola del giudicare\valutare a posteriori i fatti.
Se l'autoinganno è tale o se trattasi di controllo della mente, è spesso una valutazione a posteriori [o una manifestazione di quel meccanismo di difesa che è la *razionalizzazione*?.
L'autoinganno potrebbe anche essere la manifestazione della *negazione* (altro meccanismo di difesa), che però è sano se usato come momento per metabolizzare un qualcosa "non ci credo! non può essere vero! Fammi controllare meglio". Una delle fasi della Kubler-Ross.
Quindi come stadio di un processo più ampio.

Forse il voler vedere "l'assassino interno" come uno "stimolo alla vita" è un autoinganno, o forse è la manifestazione del "pensiero positivo", caratteristica che scorre potente in Francesca. Chi può dirlo, utente 347542?
O forse la realtà è varia, e dipende da dove la si osserva o da dove la si costruisce!

Perchè stiamo anche parlando della "costruzione della realtà" e di quali elementi prendo in considerazione per definire quello che vivo e per decidere come viverlo (dando per scontata la teoria del libero arbitrio per cui io sarei in grado, sempre [autocontrollo mentale estremo] di decidere come vivere ogni cosa] . E stiamo anche parlando del fatto che possiamo star vivendo situazioni diametralmente opposte a poche centimetri di distanza: vedi quelle situazioni di conflitto per cui ad un boato (evento oggettivo) ci può essere la gioia o il terrore come reazione diametralmente opposta delle persone.

Utente 101652... e come facciamo a sapere quando abbiamo ottenuto la vittoria totale? O meglio, come definiamo *vittoria totale"? Posso anche sconfiggere "la Bestia", ma devo accettare che l'immortalità, se c'è, non è caratteristica del mondo materiale. E il mondo materiale, lo consideriamo con un inizio ed una fine, o un eterno divenire, per cui niente si crea e si distrugge, ma tutto si trasforma...

Ora mi fermo. Il biberon delle ore 2.55 ha prodotto tutto ciò!
E cosa avrebbe prodotto il biberon delle 23.00 non lo sapremo mai, e cosa produrrà il biberon delle 6.00 (che doveva essere delle 5.00 dato che questo doveva essere il biberon delle 2, solo che il ritardo ha dominato...). E questo ritardo è stato un errore, un fortuito caso, o il destino? Dipende da che punto di vista adottiamo e da che realtà costruiamo. A qualcuno farà comodo vedere gli eventi come un errore, ad altri come l'eterno divenire imprevedibile, e ad altri ancora come il destino inevitabile... e chissà quanti altri mondi che non riesco a concettualizzare in questo momento! ;)

#333
Psicologo
Psicologo

Personalmente, non mi trovo molto vicino alle posizioni che attribuiscono una qualche capacità di "volontà" alle nostre cellule, sia sane che tumorali, o che le dipingono come capaci di avere un progetto e perseguirlo.

Siamo noi a leggere così gli eventi.

Ma, allo stesso tempo, per me tutte le letture possibili sono valide. A due condizioni:

- che non blocchino la nostra vita
- che ci aiutino a compiere azioni adeguate a perseguire i nostri fini senza danneggiare inutilmente gli altri

Quindi, immaginare le nostre cellule come senzienti, ipotizzare assassini anteriori, posteriori o interiori, o folletti e fatine va tutto bene, se poi ci muoviamo attivamente... e non ci prendiamo troppo sul serio! ^___^

#334
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Grazie mille per i chiarissimi PSIcontributi ! (^___^)

#335
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

In ogni caso mi sembra molto interessante il richiamo in questa discussione a >>andrebbe chiamato "stimolatore interno" o meglio ancora riconosciuta la vera natura di "guaritore interno.>>

Credo proprio che valga la pena un approfondimento molto utile soprattutto per le persone che si confrontano ogni giorno sui temi della malattia, della guarigione e della morte.

Non casualmente nel mio sito quasi 10 anni fa avevo allegato questi link di Bizzarri con il quale ho più volte chiacchierato a lungo, soprattutto sul GUARITORE INTERNO, in particolare sulla neurofisiologia e neurobiologia del guaritore interno

http://www.senosalvo.com/placebo_intro.htm

Devo confessare però che non sia mai stato particolarmente coinvolto ed entusiasmato da questi temi per spiegare le motivazioni efficaci che portano ad una guarigione inspiegabile.

Ma io non faccio testo perché mi considero un FUORI DI SEN(N)O , affetto da quel, come scrive Ferdinando >> delirio psicotico......delirante, ma funziona! >> o affetto da una >>delirante sopravalutazione delle proprie capacità>>

In fondo questa è la base della cultura dei Fuori di Seno rispetto ai pazienti che soccombono ineluttabilmente annichiliti dalla violenza della malattia e delle terapie.

Delirio che corrisponde ad uno stato alterato della coscienza in grado però di controllare la paura della morte.

Colpito da delirio da fuori di sen(n)o, perché ora forse non lo scriverei più , ad esempio quando ho scritto questo articolo alla morte di Marco Simoncelli

https://www.medicitalia.it/blog/oncologia-medica/1584-marco-simoncelli.html

Sugli stati alterati della coscienza dinnanzi al pericolo concreto della morte ho persino allestito degli studi osservazionali

http://www.senosalvo.com/sport_estremo_stati_alterati.htm

#337
Dr. Fernando Bellizzi
Dr. Fernando Bellizzi

Sul *guaritore interno* e sui gruppi di preghiera\santoni\maghi (guaritore esterno?).
Una piccola riflessione che nasce dall'esperienza dell'ipnosi, ma anche dall'essere cresciuto in Messico, in un mondo fatto di modernità e di tradizione sciamanica.
Partiamo dall'ipnosi. E' una tecnica. E come tutte le tecniche può funzionare e non funzionare. A livello più semplice è una tecnica di visualizzazione.
Alcuni soggetti adorano le visualizzazioni altri le ritengono una sorta di cartone animato (e quindi roba da ragazzini). Da questa semplice considerazione, ho imparato che l'ipnosi, essendo uno strumento, se è utile, la uso, se è controproducente, faccio altro.
Rispetto le differenze e le scelte di chi mi è davanti, ed accetto la diversità.
E questo mi porta anche a dover fare i conti con il fatto che siamo simili, ma non identici.
E se fosse che il *guaritore interno* esiste, ma non in tutti? Finora siamo esseri unici ed irripetibili (almeno fintanto che la clonazione non diventi più efficace).
Sempre in ipnosi, cerchiamo di capire se il soggetto è orientato verso l'interno o verso l'esterno, di modo da trovare la fonte delle risorse che più si adatta alla costruzione della realtà della persona, seguendo il principio citato nell'articolo di Bizzarri "neurobiologia del guaritore interno": [...] Come già aveva sottolineato Seyle “non è tanto importante
ciò che ci accade, ma come lo interpretiamo”; e, prima di lui, Epitetto: “I beni e i mali che ci succedono, non ci colpiscono in ragione della loro grandezza, ma della nostra sensibilità”. [...]
Ed è proprio sull'interpretazione della realtà che dobbiamo collocare *guaritori interni* e *guaritori esterni*, laddove nei guaritori esterni, al di là di santi, santoni e sciamani, ci vanno anche i medici e chiunque sia esterno alla persona. O no? ;)

#338
Utente 275XXX
Utente 275XXX

Dott. Bellizzi, mi fa molto tenerezza pensarla con i biberon pronti e intanto chiaccherare con noi e produrre post molto profondi e difficili per me, e cioè dal suo post in poi non ci ho capito niente.
colpa del fatto che sono appena rientarata dai due giorni più stancanti , a livello emotivo, della settimana.

però io avevo interpretato così l'assassino interiore: non le nostre cellule, ma il nostro lato oscuro che ci spinge a non vivere, a vedere nero, a stressarci per tutto, a sentirsi malati anche se , almeno fino a prova contararia non lo si è. l'assassino interiore siamo noi stessi, la parte oscura di noi stessi, in particolar modo di quelle persone come me che hanno così tanto conosciuto il dolore, che siccome è la cosa che conosciamo meglio ci attacchiamo ad esso, al posto della gioia, al posto della felicità, al posto di...
e mi ha fatto molto piacere sentirle dire, dott. Bellizzi che, il pensiero positivo scorre potente in me, ma ultimamente invece quell'ombra minacciosa, il lato oscuro, mi riporta a scegliere il dolore, la tristezza, il rimuginare...
buona notte a tutti.
Francesca

#339
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Intrigante senz'altro. Grazie. Forse per i nostri utenti dovremmo cercare di semplificare ancora di più.

#341
Utente 339XXX
Utente 339XXX

Anche io ritengo che il tema del guaritore interno meriti ulteriori approfondimenti e nello stesso tempo di semplificazioni accessibili a tutti.

#342
Utente 339XXX
Utente 339XXX

Il mio invito era rivolto in particolare al dr. Calì e Bellizzi

#345
Psicologo
Psicologo

Chiedo scusa per la mia recente latitanza, sono al momento impegnato in un congresso che da venerdì mattina terminerà stasera.

Poichè mi piacerebbe rispondere con calma e senza la stanchezza di questo weekend, preferisco al momento riflettere, al massimo domani, appena avrò recuperato un minimo di attività corticale, risponderò di certo!

#347
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Oggi mi è capitato di leggere fra le news de "Il Gazzettino del Nordest" online un articolo nella sezione cultyura intitolato "La medicina giusta per vincere il cancro." E' scritto dal sig. Marco Bonato imprenditore di Mirano che sta combattendo il tumoore con le giuste armi della determinazione e della speranza. Sono parole bellissime che danno il senso del coraggio e della voglia di vivere, in particolare mi ha colpito ciò che sappiamo tutte: < All'inizio erano gli altri a dover incoraggiare me, ora sono io a voler accendere per gli altri una speranza>. Fra una chemio e l'altra ha deciso di scrivere i suoi pensieri prima per stimolare se stesso e poi chi gli sta intorno, Il libro è stato autoprodotto sul sito www.ilmiolibro.it e sarà acquistabile sia on-line che alle librerie Feltrinelli, con il ricavati devoluto alla "Città della Speranza " di Padova.
Ci tenevo a segnalarvelo perchè......LA SPERANZA è LA MEDICINA GIUSTA PER VINCERE IL CANCRO!
ciao a tutte/i Lori

#348
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Verissimo >> All'inizio erano gli altri a dover incoraggiare me, ora sono io a voler accendere per gli altri una speranza>>

Anche nella mia esperienza è più facile accendere la speranza del e nel malato rispetto a quella dei e nei suoi familiari.

Grazie per la segnalazione che rende ragione (sia a me ma doverosamente anche a Nadine) del grande valore della narrazione e quindi della Medicina Narrativa.

#349
Utente 101XXX
Utente 101XXX

Grazie, Lori,
per aver pensato di condividere quanto hai letto, con Tutte-Tutti Noi!

E grazie anche per averci ricordato una volta in più (...repetita iuvant!!!) che il carburante giusto per far proseguire il nostro Autobus si chiama SPERANZA!

Di quel carburante è meglio averne un po' di più che un po' di meno... :-)

Un abbraccio e un sorriso!

Rosella :-)

#350
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Sarebbe interessante sapere se >>All'inizio erano gli altri a dover incoraggiare me, ora sono io a voler accendere per gli altri una speranza>> questo è accaduto anche a voi, ed in particolare a Lori.

#351
Utente 275XXX
Utente 275XXX

"a voler ACCENDERE per gli altri una speranza"
a me ha colpito molto questa parola perchè è la parola giusta, accendere, perchè è la parola giusta che sento molto mia, al di là della malattia, accendere la speranza nella vita, una vita che può offrire tantissimo soltanto se si cambia prospettiva, se si comincia a dare il giusto peso alle giuste cose, fare qualcosa della propria vita.
all'inizio ricordo che provavo una fortissima angoscia e la parola speranza non faceva parte del mio vocabolario, poi quando finalmente si è ACCESA la speranza la mia fortissima energia si è come trasmessa a tutta la famiglia e tutti abbiamo vissuto al massimo. quando mi succede che sono un pò giù ecco che anche gli altri, in particolare mio marito ricade anche lui.
auguro a tutti una buona notte.
Francesca

#352
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Francesca, hai detto bene, la SPERANZA non deve necessariamente riferirsi alla malattia ma comprende tanti significati da dare alla nostra nuova vita. Possiamo ben dire che stiamo vivendo un'altra vita perchè qualcosa è cambiato in no e giustamente di conseguenza ha cambiato chi ci sta intorno. Succede anche a noi, me e mio marito, se io sono triste lo vedi che gira a vuoto ed è come spaesato, se io sorrido e sono allegra gli si accende la lampadina del "voler fare" qualcosa di nuovo. Quindi la NOSTRA SPERANZA è anche e soprattutto voglia di vivere serenamente sempre, io con il mio vecchio, tu con quel tesoro di marito e i tuoi bambini, vederli crescere felici, sperare che niente interferisca su ciò che hai creato con tanta energia e coraggio
SPERARE è il vocabolo più bello che ho imparato a coniugare : sperare di star bene, sperare che i miei non si ammalino, sperare che i giorni siano migliori per tutti, sperare che mio nipote trovi l'amore della sua vita , sperare che tutte noi si viaggi nel nostro pullman della vita tutte assieme senza perderci per strada, sperare...........che il cancro sia solo un segno zodiacale........ricordi Francesca? E poi......noi che abbiamo conosciuto cos'è il cancro, che abbiamo sopportato la sofferenza e la preoccupazione di arrivare al domani, che abbiamo sperato per noi e che continuiamo a sperare nella vita.......NOI POSSIAMO DARE SPERANZA a chi non riesce a superare la disperazione di certi momenti e raccontare che le cure ci sono, che sono efficaci, che non si muore necessariamente di cancro ma può capitare qualsiasi altro inconveniente del destino e che se siamo qui a raccontare le nostre esperienze ci sarà un motivo valido : con la malattia abbiamo dato un senso alla nostra vita, abbiamo deciso che vogliamo vivere OGGI e non perderci neanche un attimo di quello che la vita ci offre, giorni SI e giorni NO , così come arrivano senza recriminare o pensare al passato che è già passato e non può tornare. Oggi noi siamo diverse ma migliori e possiamo permetterci di ACCENDERE lper gli altri una speranza incoraggiando chi si sente perduto, proprio come qualcuno lo ha fatto per noi all'inizio della malattia.. vero dott: Catania ?

Domani ci sarà il sole! Anche questa è speranza LORI.

#353
Utente 101XXX
Utente 101XXX

Lori...

domani ci sarà il sole, si!

E Noi saremo lì, a godercelo tutto...


#354
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Però oltre al sole è arrivato anche il vento (^____^)

#355
Dr. Fernando Bellizzi
Dr. Fernando Bellizzi

Rieccomi, con due occhiaie enormi dato che i biberon della notte mentre la moglie era ricoverata era tutti miei, e considerando che di solito dormo tanto, sono stati veramente difficili... Vabbè, capita!
Torniamo al "sabotatore interno". Premetto che non è che sia proprio un concetto che ho approfondito o che ho particolarmente studiato, per cui sono più le riflessioni personali, che non il riportare il pensiero di autori che hanno approfondito il tema.
Il "sabotatore interno" è un concetto elaborato da Fairbairn, psicanalista, che parla proprio di una parte dell'IO, contaminata dalla cattiveria e dall'invidia, che blocca la parte sana dell'IO che va verso il miglioramento. [adesso spero di non sconfinare troppo nel psicologichese]
Se vogliamo è una specie di reazione autoimmune in cui una parte del corpo (mentale) attacca sé stesso. E' proprio il carnefice di sé stessi. La parte che punisce sé stessi, anche con l'autodistruzione. Sarebbe proprio la DIS-PERAZIONE, cioè l'assenza di SPERANZA, che invece è rappresentata dal Guaritore Interno. Nella contrapposizione tra bene e male, è il male. Tra Angeli e Demoni, è il Demone. L'idea è proprio quella della lotta.

Io sinceramente non so se "esista" un "guaritore interno" ed un "sabotatore interno", nè se sia possibile dividere il mondo in bianco e nero o in buono e cattivo. Forse esistono quelle 50 sfumature di grigio per cui possiamo essere buoni e cattivi allo stesso tempo.
Forse coesistono parti contrastanti per cui quando i pargoli sorridono mi riempio di gioia e quando sporcano il pannolino non è proprio che m'illumini d'immenso. Eppure i gemellini sono sorrisi, ma anche pianti e pannolini sporchi. E c'è poco da ridere, almeno per me, se alle 3 del mattino il pargolo prima fa pipì sul pannolino nuovo, e poi decide di far anche cacca sul secondo pannolino pulito... e son partiti 3 pannolini come se niente fosse. Son felice in quel momento? NO. Quello è il mio lato oscuro che si manifesta. Ma so anche che non c'è solo il lato oscuro, e che prevale il lato buono.

Francesca, credo che sia molto sano anche entrare in contatto con quelle parti meno belle, o con quei momenti di oscurità. Se non ci fossero i momenti bui, non potremmo apprezzare i momenti di luce. E' quella completezza dell'esperienza, fatta di cose cattive e di cose buone.

E per riprendere le parole di LORI, non c'è notte che non veda giorno. E sappiamo che per quanto buia sia la notte, prima o poi si fa giorno. E noi puntiamo sul fatto che si faccia giorno. Sul fatto che se siamo tristi, se ne abbiamo il motivo, sappiamo anche essere allegri. E se ci sono i ladri (sabotatore interno), noi confidiamo nell'arrivo della polizia (guaritore interno).

#356
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Oh che bello...ora è chiaro persino a me ! (^___^)

#357
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Dott. Bellizzi, ben vengano le notti insonni se po generano pensieri piacevoli e opinioni interessanti. Certo che mi sono vista la scena dei gemellini che si fanno beffe del loro papà decidendo loro quando e quanto riempire i pannolini, c'è di che sorridere.....dopo!
Mi permetta di aggiungere una frase che mi aveva scritto il dott. Calì e che mi piace ricordare se riferita al nostro modo di intendere ogni conquista raggiunta con fatica, senza mai perdere la speranza < Dopo le salite ripide i panorami che ammiriamo sono spesso più belli e maestosi > .
Le auguro di dormire sonni tranquilli ! LORI

#358
Utente 289XXX
Utente 289XXX

Grazie Dottor Bellizzi per le sue parole! E anche per il racconto dei gemelli!
Ha proprio ragione, nella gestione di un (nel suo caso due!) neonato ci sono molti momenti teneri ma altrettanti di forte stress, anche associati ad eventì tutto sommato banali come un cambio di pannolino...Posso però assicurarle che alla fine i pannolini si dimenticano, così come le notti insonni, le occhiaie profonde e le urla che rimbombano in testa anche mentre si dorme...se si dorme...(Io per esempio nelle scarse ore di sonno ero tormentata dalle cantilene,ninne nanne, canzoncini terrificanti che cantavamo tutti durante la giornata per tranquillizzare Anna e Giulia...)

Invece quei sorrisi restano impressi. Ed io ne ho già nostalgia!
Un caro abbraccio a lei, alla sua gentile Signora, a cui auguro una pronta guarigione, e ai suoi meravigliosi bimbi.

Il mio "sabotatore interno" in questo periodo si è risvegliato...complice il "girone dei controlli".Sta andando tutto bene ma ciò nonostante questi momenti lasciano uno strascico di fastidio ed ansia.... Ma passerà, sono sicura che passerà.

Buona giornata!
laura

#359
Dr. Fernando Bellizzi
Dr. Fernando Bellizzi

Ahi ahi ahi Laura!!!
Il sabotatore interno è ben più cattivo di "fastidio ed ansia": il sabotatore interno la farebbe stare a casa ad evitare il girone dei controlli. Il sabotatore interno le farebbe prenotare il viaggio dei suoi sogni proprio nella settimana del "girone dei controlli".

Il fastidio è più che comprensibile nel "girone dei controlli" altrimenti sarebbe solo il "giro dei controlli", e quel tocco di infernale che genera il fastidio!
L'ansia? Ben venga! Vuol dire che c'è in gioco molto, o qualcosa a cui tengo veramente, per cui un pò di sana paura non guasta!
E se fosse che è proprio quell'ansia che le fa affrontare il fastidio del girone dei controlli?
Se non avessimo paura, non faremmo i controlli... ci ha pensato? Ed ecco che la paura diventa l'arma che combatte il sabotatore interno! ;)

#360
Utente 275XXX
Utente 275XXX

Grazie dott. Bellizzi per la chiarissima spiegazione.

Vorrei spotare un attimo l'argomento ad una domanda cruciale almeno per me.

se la nostra FORZA DELLA VITA, ci fa vivere più a lungo di quanto dovrebbe essere, perchè allora una persona che ha tanta e tanta voglia di vivere alla fine soccombe alla malattia?

cioè perchè alcuni casi sì ed altri no?

Forse dovrei farla al Padre Eterno questa domanda.
ma mi piacerebbe sapere che spiegazione vi date voi.
Un caro saluto a tutti.
Francesca

#361
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Sì c'è una spiegazione , ma la conosce solo il Padre Eterno !

#362
Psicologo
Psicologo

>>se la nostra FORZA DELLA VITA, ci fa vivere più a lungo di quanto dovrebbe essere, perchè allora una persona che ha tanta e tanta voglia di vivere alla fine soccombe alla malattia? cioè perchè alcuni casi sì ed altri no?

Carissima Francesca, le rispondo da freddo logico razionalista quale sono.
Per poter ipotizzare quanto lei ipotizza, dovrebbe esistere qualcosa del genere:

- una data di morte certa per ognuno di noi, che è possibile conoscere a priori
- qualcosa che ci dimostri che la FORZA DELLA VITA ci consente di vivere oltre quella data.

Poichè (per fortuna, aggiungo io!) non esiste un modo certo per conoscere la data della nostra morte, il ragionamento è per me fallace.

Propongo invece un'alternativa per me più comprensibile ed accettabile: l'atteggiamento psicologico che abbiamo nei confronti della vita (di cui la malattia E' PARTE) ci fa vivere la malattia stessa "da vivi" o "da morti". E quindi aumenta la nostra vita, nel senso che NOI STESSI ci diamo il permesso di VIVERE LA VITA anche mentre siamo malati...

Che ne pensa?

#363
Utente 289XXX
Utente 289XXX

Dottor Bellizzi grazie per la sua lucidissima spiegazione!
Sabotatore interno finito ko!
Poi ai miei pensieri "risolutori" per uscire da un momento di ansia aggiungerò senz'altro la riflessione del Dottor Calì...la malattia fa parte della vita non della morte.
Grazie
Laura

#364
Utente 275XXX
Utente 275XXX

Si, sono d'accordo con lei, ma io intendevo quei casi "disperati" che continuano a vivere per anni e anni, realizzando tutti i loro sogni, quando qualsiasi medico gli darebbe soltanto qualche mese. insomma quelli di cui ci ha fatto tanti esempi il dott Salvo e ne stiamo raccogliendo i casi ( io sono un pò ferma perchè non ho tempo, ma prometto al dott. Salvo che non appena mi libero gli mando due cartelle cliniche da brivido)

Per mia esperienza poi, alcune persone eccezionali "scelgono" il momento della loro morte, la rinviano fissando un obiettivo e lo raggiunono, dopodichè se ne vanno, il più delle volte siamo noi a non volere lasciarle andare, e allora aspettano il momento in cui siamo pronti noi.
non so se mi sono spiegata bene...

Francesca

#366
Dr. Fernando Bellizzi
Dr. Fernando Bellizzi

Qui entriamo nella mistica, e la Bibbia ci viene a dare una mano.
Francesca, credo che si ponga domande eterne che fanno parte dell'uomo durante i tempi. Però dobbiamo darci delle risposte in questo mondo logico. Le recupero un passo della Bibbia, in linea con il pensiero di Gianluca, ed un passo di Seneca. Parliamo di 2000 anni fa... insomma, nihil novi sub soli, niente di nuovo sotto il sole! ;)

Luca 12 - 25 Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? 26 Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto?

C'è anche il buon Seneca con "De brevitate vitae".
Brevissima e ansiosissima è la vita di quelli che dimenticano il passato, non curano il presente, temono il futuro: giunti all'ultima ora, tardi comprendono, disgraziati, di essere stati tanto tempo occupati a non far nulla. (XVI, 1; 1993, p. 85)
Perdono il giorno in attesa della notte, la notte per timore del giorno.

Francesca, io vorrei essere ancora più provocante: come facciamo a distinguere chi la forza della vita l'ha sempre avuta e chi l'ha scoperta nel momento in cui sente che la vita sta finendo? Sulla scia delle ultime due frasi di Seneca.
In alcuni, credo proprio che l'attaccamento alla vita, sia in realtà la paura mascherata, specialmente se si manifesta all'ultimo. Sono\siamo quelli apprezzano le cose quando le perdono o quando sanno che stanno per perderle. Un pò come dire che cerchiamo di ingannare "la vecchia signora" [non la Juve!!! Forza Juve] facendoci vedere che ci teniamo! ;)

Poi, Francesca, anche io resto stupito di quei casi che "ma come fanno?"
E' di questi giorni un caso di quelli che sembrano scegliere il momento della morte, al di là di ogni previsione medica. Era il papà di amiche, che 6\7 anni fa gli diedero 3 mesi di vita. Diciamo che quando ha sistemato tutto, è partito. Ed è riuscito a fare cose eccezionali da "Huao!". Però, Francesca, tutta la vita di quest'uomo è stata così... non solo all'ultimo. In certo senso ha sempre vissuto un pò fuori dagli schemi! Se riesco convinco le figlie a scrivere qualcosa.

E comunque, credo, di fondo ha ragione Salvo: la busta con la risposta la tiene il Padreterno! ;)

Bibbia - http://www.laparola.net/testo.php?versioni%5B%5D=C.E.I.&riferimento=Luca12
Seneca - http://it.wikiquote.org/wiki/Lucio_Anneo_Seneca

#367
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Straordinario ! Due volte straordinario ! Vi stavo leggendo, ma sono balzato dalla sedia quando ho visto allegato il video sulla FORZA DELLA VITA. Straordinario che sia stata proprio LORI ad allegarlo. Lei a noi, che apparentemente godiamo di buona salute. Straordinario, ma niente affatto singolare o inatteso.
Ho imparato dal secolo scorso, da Ada Burrone che per ricominciare a vivere , sia necessario fare un passaggio cruciale (=il cambiamento), che passa attraverso l’accettazione di POTER MORIRE.
E’ evidente che questo passaggio necessario sia stato metabolizzato e superato da Lori e pertanto straordinario, ma allo stesso tempo ripeto non inatteso. Appena rientro a casa scriverò maggiori dettagli su queste mie considerazioni.

#368
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Anticipo subito che in realtà non sono mie considerazioni, ma tratte da alcuni libri scritti da Ada, tutti tradotti anche in inglese : 1)LA FORZA DI VIVERE /2) LA FORZA DI CAMBIARE
3) LA DANZA DELLA VITA.

#369
Ex utente
Ex utente

http://www.diregiovani.it/rubriche/scientificamente/34790-addio-chemioterapia-cura-cancro-plx472o-airc.dg

Buongiorno Dr. Salvo Catania, se consente, vorrei chiedere una sua apprezzata riflessione riguardo a questo articolo che segnalo. I ricercatori dell'Istituto Scientifico per la ricerca sul cancro, di Candiolo (To) hanno scoperto che il farmaco plx4720 combatte lo sviluppo del tumore. I ricercatori affermano che questo farmaco migliora la perfusione del sangue e quindi dell'ossigeno nelle cellule cancerose riducendo la carenza di ossigeno la quale provoca la comparsa delle metastasi. Dottor Salvo, se il farmaco plx4720 migliora la perfusione del sangue vuol dire che ha proprietà vasodilatatrici, come per esempio le sostanze contenute nella Curcuma, nel Peperoncino, nella Frutta, nella Verdura, e altre sostanze vasodilatatrici, le quali sappiamo già che attuano una buona prevenzione verso il cancro migliorando anche queste la perfusione del sangue e dell'ossigeno in tutte le cellule. Le chiedo Dottor Salvo, è d'accordo anche Lei con questa mia indicazione? Un Saluto. Pino Fronzi

#370
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Sig. Pino Le ho già risposto diffusamente nei miei blog che la vasodilatazione che Lei ci vorrebbe regalare servirebbe solo ai tumori per DIFFONDERSI. Lei quindi sarebbe un paladino per la DIFFUSIONE E METASTATIZZAZIONE DEI TUMORI ????

Le ho spiegato in tutte le salse che le sostanze anticancro, che io prima di Lei raccomando già dal secolo scorso, hanno effetto anticancro in quanto ANTINFIAMMATORI E ANTIOSSIDANTI E NON PER L'EFFETTO DI VASODILATAZIONE, CHE DAREBBE UNA BELLA MANO......AI TUMORI ! Ora la prego, poiché Lei è clamorosamente OT in questo blog, ci lasci al nostro tema della discussione o mi costringerà a criptarla.

#372
Ex utente
Ex utente

Grazie per aver risposto Dr. Salvo Catania
Cordiali Saluti

#375
Dr. Chiara Lestuzzi
Dr. Chiara Lestuzzi

@Francesca "Per mia esperienza poi, alcune persone eccezionali "scelgono" il momento della loro morte, la rinviano fissando un obiettivo e lo raggiunono, dopodichè se ne vanno, il più delle volte siamo noi a non volere lasciarle andare, e allora aspettano il momento in cui siamo pronti noi."

Io ricordo ancora molto bene -a distanza di diversi anni- un mio paziente anziano che aveva un linfoma recidivato. La prima moglie era morta di leucemia lasciandolo con 4 bambini. Poi si era risposato con una donna che era stata non solo un' ottima moglie ma anche aveva fatto da madre ai suoi figli. Dopo diversi anni (i figli ormai adulti) la seconda moglie si era ammalata anche lei di non ricordo quale tumore e il marito (il mio paziente), che seguivo per dei problemi cardiologici piuttosto seri, aveva saltato diversi controlli. Quando gli telefonai a casa per sapere come stava, mi disse che non aveva tempo di venire ai controlli perché doveva accudire la moglie che era gravissima. A un certo punto è venuto in ambulatorio perché essendo ormai morta la moglie, si "poteva permettere" di occuparsi di sé. Però era inconsolabile perché il linfoma gli aveva causato un' occlusione intestinale per cui era stato ricoverato e operato d' urgenza proprio la notte in cui lei era morta e lui si faceva un cruccio di non esserle stato vicino. Gli chiesi se c' era qualcun altro con lei e lui mi rispose che c'erano tutti suoi figli, che l' avevano amata come una madre "vera", per cui riuscii a consolarlo un po'.
La sua malattia, dopo la morte della seconda moglie precipitò, e lui diceva che non vedeva l' ora di ricongiungersi alle due donne che aveva amato. Vennero da me -uno alla volta- i vari figli accompagnati da rispettivi compagni/e a chiedermi un consiglio perché nel reparto di medicina generale dell' ospedale generale in cui era non lo accudivano a dovere, lesinandogli gli antidolorifici, trascurandolo, limitando le loro visite. Suggerii loro una casa di cura convenzionata dove sapevo che l' assistenza era invece ottima e mi diedi da fare per trovargli un posto. Quello che mi colpì, comunque, fu vedere quanto erano affrante le nuore. Ricordo che commentai: "quest' uomo deve essere stato veramente un bravo padre e un' ottima persona se è riuscito a farsi amare così tanto!". Andai a trovarlo nella casa di cura, e vidi un uomo anziano, stremato, che evidentemente desiderava solo addormentarsi per sempre, circondato da figli e annessi, tutti che piangendo gli dicevano "Papà, non lasciarci!". Sembrava che lui desiderasse solo morire, ma che si sentisse in colpa ad abbandonare questi figli (e nuore e generi). Uscii nel corridoio e dissi loro che capivo il loro amore e il loro desiderio, ma che se gli volevano davvero bene dovevano lasciarlo libero di andare senza rimorsi. Dovevano smettere di piangere e di chiedergli di non morire, ma pensare che lui avrebbe potuto raggiungere le loro due madri (perché in realtà avevano avuto due madri) e stare finalmente in pace. Dovevano piuttosto salutarlo ringraziandolo per tutto ciò che aveva fatto, e lasciarlo andare.
Ascoltarono il mio consiglio, si riunirono tutti accanto al letto non più piangendo ma solo dicendogli quanto gli avevano voluto bene. Lui si addormentò sereno e morì.

Questa storia mi torna in mente ogni tanto, e mi emoziona ogni volta che ci penso.

Quindi, Francesca: è verissimo. Ci sono persone che riescono a "tenere duro" per gli altri più che per sé stessi.

#376
Ex utente
Ex utente

alcuni anni fa fece il giro del mondo la notizia che l'attore Michael J. Fox a soli 30 anni o poco più si era ammalato del morbo di Parkinson. pochi mesi dopo uscì la sua autobiografia, che se non erro si chiama "Lucky Man". io l'ho letta molto tempo fa eppure fra le altre cose mi è rimasto stampato nella mente l'ultimo capitolo, dal titolo estremamente accattivante nel contesto del racconto della vita e dnque della malattia: "Aprire il dono". concordo pienamente con quanto esprimeva l'attore in quelle pagine. mai e poi mai considererei la malattia in sé un dono, che si tratti di tumore, Parkinson, etc,... ma la malattia permette forse di aprire il dono: vivere in alcuni casi più pienamente, con un'intensità che prima era latente... io intendo questo per forza della vita, qualcosa che emerge con prepotenza in situazioni al limite (mi viene in mente anche quei casi straordinari di persone che superano condizioni estreme nel deserto, in alta montagna,...). ecco poi in realtà le parole scritte nei post precedenti mi hanno anche portato alla mente un altro pensiero: la forza della vita è legata alla qualità della vita nella condizione di malattia? fino ad un certo momento di certo no ma arriva un momento in cui per alcune persone vivere pienamente la propria vita in condizione di malattia sembra difficilissimo ... e non intendo solo qualità della vita in senso fisico ma soprattutto nel senso psicologico...
buonanotte!
elisa

#378
Utente 275XXX
Utente 275XXX

e' bellissimo il suo articolo, e importantissime le parole di Ada.

La FORZA DELLA VITA per me:
io l'ho sentita fortissima proprio nel momento in cui mi è stata fatta la diagnosi.
e' stata una sensazione ambivalente cioè mi sentivo GIA' morta, ma nello stesso tempo VIVISSIMA. come un animale cercavo una via di uscita, una fuga per potermi salvare, anche se intorno si stava facendo di tutto per salvarmi io urlavo ai medici che volevo SALVA la vita.
non solo ai medici ma anche nel blog e solo lì mi sembrava di essere compresa.
ma IO come potevo salvarmi se ero già sotto cura e si stava già facendo di tutto? mi sono aggrappata all'alimentazione e allo sport e al cercare di capire cosa mi stava succedendo grazie all'esperienza delle altre donne.
la forza della vita ancora mi accompagna e mi sostiene proprio nei momenti no, quando mi sembra di essere stanca di tutto, dentro di me c'è una voce che mi dice" DAI, DAI, DAI! hai ancora qualcosa di importante da fare."
non significa soltanto realizzare i miei sogni ma è diventato quasi vitale aiutare le altre donne alle prese con il trauma, forse per ritornare indietro e aiutare me stessa? chissà?
bei sogni a tutti.

Francesca

#379
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Come ha fatto a leggerlo in pochi minuti ? Forse aveva letto già il libro di Ada ?

#380
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Ebbene si proprio così dott. Catania! Chi meglio di Lei conosce ne profondo il percorso di ciascuna di noi e di me in particolare.
Ci è dato di vivere una seconda volta ed il cambiamento. frutto di una voglia costante di vivere e di gustare ogni attimo perchè ogni attimo è vita, il cambiamento dicevo ti porta ad uno stato di serenità e di pace con te stessa se hai deciso di essere protagonista della nuova vita con tutto ciò che comporta l'accettazione della malattia e la consapevolezza di poter morire. Siamo diverse ma migliori perchè in noi c'è una forza interiore che non è solo coraggio e determinazione è anche SPERANZA che va coltivata e incoraggiata ( vero dott. Catania)
Mi capita spesso di rileggere i libri di Ada Burrone - anzi li cerco io spesso - e ne traggo sempre beneficio soprattutto nei momenti che frastornata e sofferente mi chiedo se posso riprendere l'equilibrio necessario per superare le difficoltà. Mai come ora mi sono sentita così vicina e in sintonia con quei preziosi scritti....Presunzione? No, ancora una volta SPERANZA ! Speranza di vita !

Un caro saluto a tutte e tutti LORI


#381
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Il mio post 381 fa riferimento al post del dott. Catania 368
LORI

#383
Utente 275XXX
Utente 275XXX

Dott. Salvo, non lo sa che io sono un piccolo scarafaggio? e quindi vado veloce veloce? così veloce che manca poco che mi schianto con la mia bicicletta? (per questo in una e mail le ho parlato di postumo perchè l'altro giorno manca poco che mi investono.)
ho letto velocemente e poi rifletterò approfonditamente, anche se le devo dire la verità: riesco meglio a cogliere quello che afferro al volo piuttosto che quello che rifletto e medito per giorni e giorni.
a proposito dei libri di ada sono riuscita a lefferne solo uno perchè gli altri nelle librerie di Parma sono esuriti, mi sto chiedendo dove li abbiano trovati le altre, forse all'associazione?

Francesca

#385
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Lo dovrebbe chiedere alle altre !
Telefoni all'associazione. Ma intanto sulla FORZA DI VIVERE ho allegato le parti salienti del testo nel mio articolo.

#386
Utente 343XXX
Utente 343XXX

Mi aggiungo in questa discussione che mi affascina particolarmente e mi permette di rivivere alcune tappe della mia vita.
Mi è piaciuto molto quello che ha scritto la dott.ssa Chiara Lestuzzi parlando della morte a proposito di una scelta e del raggiungimento di un obiettivo. Sarebbe auspicabile per tutti poter resistere fino a che tutte le cose siano state sistemate, fino ad arrivare al momento pressoché giusto per andarsene. Non so se tutti siano in grado di fare una scelta del genere e di riuscire a portarla a termine, ma quanta consapevolezza, quanto amore anche per la vita c'è in quella storia che ci ha raccontato. Perchè come ogni grande amore che si rispetti,, anche in quello per la vita c'è un momento in cui ti accorgi di doverla rispettare, non è amore se pretendi così tanto, quando sai fondamentalmente che più di quello non ti può dare.
Mi vengono in mente le parole lette su un blog di una giovane donna che si affannava anche nella malattia a organizzare, decidere, fare, calcolare tempi delle sue giornate e di quelle della sua famiglia fino a quando un bel giorno si è resa conto di quanto tempo prezioso stesse perdendo e di quanto fosse inutile programmare ogni cosa nella consapevolezza che la vita che voleva vivere non era più la sua. Tra le righe traspariva una forza incredibile, quella che ti permette di rimanere ancorato ad un alito di speranza, ma ad un certo punto anche lei si era resa conto che quella che stava vivendo non era più la sua vita, ma quella degli altri e nella sua drammatica lucidità concludeva dicendo "La vita è di chi resta".
Vorrei un giorno poter dire che il mio attaccamento alla vita è dettato dalla vita stessa e non dalla paura della morte, ma devo ammettere che se arrivassi a sentirmi in pace con me stessa più di quello che riesco a fare ora (almeno parzialmente), beh se riuscissi a farlo, sarà per merito della malattia che ha tolto il tappo della bottiglia facendo evaporare angosce e ricordi che opprimevano la mia mente ormai da anni impedendomi di godermi quello che mi apparteneva. La malattia mi ha ricongiunto al presente e resa libera e leggera e dentro questa libertà ho trovato la mia forza.
Una forza per guardare al passato senza timore. Una forza per scrollarmi di dosso le cose futili. Una forza per donare a mio figlio la normalità di cui aveva bisogno e per accettare quello che mi era capitato semplicemente perchè era capitato.
E poi tutto il resto che ho cercato oltre la paura e che ho trovato.

#388
Utente 343XXX
Utente 343XXX



"con la malattia non si lotta: si affronta sapendo che poco dipenderà da noi. Nè colpa né merito sono legati alla guarigione o alla progressione. Nulla è più coraggioso del mettere a nudo la propria vita, attraversando con dignità un passaggio unico e personalissimo, potente e misterioso come la nascita, dove l’unica sconfitta può essere chiudere gli occhi alla realtà"

Queste DOtt. Salvo sono le parole di una sua collega, anche lei scrive su un blog. Le ho riportate perchè rispecchiano a pieno l'approccio che ho avuto durante questo anno e mezzo di malattia. Inizio a parlare al passato perchè ieri ho finito definitivamente le cure.

#389
Ex utente
Ex utente

In particolare lo chiedo agli psicologi. Ho letto su altro blog di quanto accaduto a Donatella.
Superfluo descrivere cosa accada in simili frangenti a ciascuna di noi. C'è una strategia per non restare travolti dalla confusione e poter riprendere il filo conduttore della speranza ?

#390
Ex utente
Ex utente

E al dottor Catania, che ha scritto altrove che "la morte non è sempre da considerare una sconfitta.........", resta sempre della stessa idea ? Oppure questi accadimenti minano tale convinzione ?

#391
Psicologo
Psicologo

>C'è una strategia per non restare travolti dalla confusione e poter riprendere il filo conduttore della speranza ?

È una bella domanda, ma ne presuppone altre. Speranza in cosa? Nella "certezza" della guarigione? Nella possibilità di sconfiggere la morte?

La ringrazio di cuore per questa sollecitazione. Mi ha fatto tornare in mente tante cose belle.

Donatella che, ripresasi nottetempo da quella perdita di coscienza che l'aveva colpita il giorno del compleanno del suo piccolino, alle 4 del mattino chiede e pretende una fetta di torta.

Il racconto di suo marito (grande uomo), di lei in sedia a rotelle che balla ad un matrimonio, qualche settimana fa.

Il suo essersi ripresa, e voler ricevere visite, qualche giorno fa. Con un filo di voce, poche forze, fare il segno di vittoria con le dita mentre le leggevo i vostri messaggi.

E tutto questo mentre continuava a farele cure. E mentre predisponeva i suoi funerali.

È perdere la speranza questo? È illudersi?

"Finché ce n'è me la godo", diceva...

#392
Utente 258XXX
Utente 258XXX

E' Donatella che con la sua testimonianza ci ha dato le linee guida per non restare confuse, per vivere sperando. Credo che nessuna persona possa, dopo averla incontrata, anche solo virtualmente, vivere la propria malattia senza confrontarsi con la sua storia.
Non è un semplice ricordo ciò che resta di lei in noi.
Cari saluti a tutti e a tutte!
Antonia

#393
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Prima di rispondere alla domanda "la morte è una sconfitta?" allego stralci del testamento di Donatella a noi rivolto. Così restiamo sullo spunto che ci ha offerto Antonia

>>io sono Donatella 38 anni, operata ad ottobre 2013 ma già alle prese con delle mestasti al liquor spinale, ma ciò non mi ferma davanti a nulla, la mia migliore arma è il sorriso (che ho scoperto disarmare un sacco di gente) e poi nessuno sa quando e come la nostra vita avrà termine, quindi perché pensare che debbano essere delle stupide metastasi a farlo per me?

Care Amiche e sorelle d'avventura ... Siete uno dei doni più preziosi che questo tumore mi ha donato e volevo che lo sapeste.

... io, forse egoisticamente, ho bisogno di voi, del vostro sostegno, delle vostre parole e anche dei vostri silenzi...

... Mi aspetta una battaglia davvero tosta, la più grande che abbia mai combattuto, ma so che non sono sola!!!

... Oggi ho proprio voglia di gridare un grosso ASF a tutto...alla chemio che mi aspetta, all'esito della risonanza che farò dopo la chemio, all'esito della possibilità di fare l'ipertermia a Roma, alla mia sedia a rotelle...insomma ad un bel po' di cose...

... Stamattina ho ricevuto l'unzione degli infermi, per chi crede è un sacramento davvero importante, spesso si somministra ai malati terminali come "estrema unzione" io l'ho richiesto come ennesima richiesta di aiuto ad un Dio in cui credo, che mi ha messo sulla strada tanta gente davvero speciale, tutti voi compressi, solo Lui, l'autista del nostro bus può sapere quando scade il nostro biglietto e ci trasborta alla funivia (si spera in salita eheheh) verso altri viaggi ...

... Nel ruolo di "comandante" che mi hanno a pieni titoli riconosciuto elargisco compiti a tutti, nessuno escluso.
Ieri ho trovato il metodo per spostarsi dalla carrozzina alla macchina senza dover pesare e gravare su mio marito...e ora chi mi ferma più!!!

... Stamattina invece di essere svegliata dai bravissimi infermieri che si sono curati di me in ospedale, sono stata svegliata da 4 occhietti vispi che non vedevano l'ora di darmi la loro medicina...baci e sorrisi, potentissimo mezzo terapeutico che nessuna casa farmaceutica potrà mai incapsulare! ...


... Oggi col fisioterapista abbiamo applicato un nuovo metodo per stimolare i muscoli delle gambe: mi ha detto immagina di schiacciare quelle brutte metastasi e ti dirò...ha funzionato, mi ha detto che ho messo una forza davvero forte...

... Ho imparato a vivere al meglio ogni mio singolo giorno, ogni momento della mia vita e la sera vado a letto soddisfatta di come ho goduto della giornata ...

... tutte le rfs e medici che avete un pensiero per me...vi ringrazio, è bello sapere di essere nei vostri pensieri. >>

#394
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

All'utente 347542 ( /#390 ) >>E al dottor Catania, che ha scritto altrove che "la morte non è sempre da considerare una sconfitta.........", resta sempre della stessa idea ? Oppure questi accadimenti minano tale convinzione ?>>

Questi accadimenti rafforzano tale convinzione.
Anche se in realtà quello che ho scritto "altrove" (*) non aveva alcun significato trionfalistico generico sul fenomeno della morte, ma era riferito alla mia esperienza di medico addolorato per la morte di alcune pazienti e paradossalmente rassicurato e confortato proprio dai familiari delle stesse.

(*) altrove vuol dire che io l'ho scritto solo nel Volume ....".....e poi cambia la vita " [Ed. Franco Angeli-1998] nel capitolo "Dottore si spogli" pag .148

Ecco letteralmente il passaggio che spiega in quale contesto sia stato scritto : >>Conservo per me, invece, alcune lettere di familiari di pazienti decedute, che mi provocano ancora una emozione indescrivibile : loro ed io sappiamo bene, che paziente e medico hanno fatto del loro meglio e la morte non rappresenta una sconfitta o il fallimento di una cura.

Essere rassicurati dalla comprensione dei familiari non è un privilegio di poco conto, se pensiamo al ruolo tradizionale del medico, caratterizzato da un esasperato senso del dovere, che è causa di continui dubbi e che porta a sentirsi responsabili al di là delle possibilità umane e, parafrasando Lerry Leshan " a giocare a fare i padreterni senza averne le qualità ".
E' evidente che quanto io ho scritto si riferiva ad un contesto del tutto differente rispetto al tema di cui qui si sta discutendo.

#395
Utente 284XXX
Utente 284XXX

Una morte come quella di Donatella non è certo una sconfitta, a meno che per sconfitta non si intenda la morte stessa, allora sicuramente tutti, prima o poi, saremo sconfitti!

Una morte come quella di Donatella è addirittura auspicabile, non certo per il contesto in cui questa è avvenuta (ma questo non lo decidiamo noi) ma per come è stata vissuta e affrontata (e questo lo decidiamo noi). Il contesto, caso mai, rende ancora più grande l’insegnamento che ha dato a tutti noi Donatella: gustare la vita, sempre!
Cristina

#396
Utente 275XXX
Utente 275XXX

da quando mi sono ammalata, ho pensato molto alla mia morte, prima con grande terrore e senso di rifiuto, piano piano però sto accettando che questa avverrà nonostante che io non la voglia.
Piano piano e oggi, ancor di più grazie al grande insegnamento ed esempio di Donatella, a succhiare il nettare della vita fino all'ultima goccia, e nello stesso tempo preparandosi alla sua morte e preparando alla morte i suoi cari( c'è un bellissimo scritto rivolto al marito, su facebook), sto pensando alla morte come ad un passaggio, non come ad una sconfitta.
la sconfitta è arrivare in punto di morte ed accorgersi di non avere mai vissuto.

Cara utente 344572, mi piacerebbe chiamarti con il tuo nome, perchè no? ma anche con uno falso.
forse per te è ancora presto, forse sei nel momento della negazione.

Un abbraccio.
Francesca

#397
Utente 343XXX
Utente 343XXX

utente intendi forse sconfitta della medicina???mah non mi sembrerebbe appropriato neppure pensare a questo, del resto Donatella sapeva benissimo che il suo tipo di tumore (che è anche il mio) è uno dei più aggressivi per il quale non ci sono ancora cure mirate. Lo sapeva bene e ci scherzava su.
E' comunque stata sfortunata perchè effettivamente le metastasi leptomeningee non sono proprio una meta classica del tumore al seno....una volta mi sembra al telefono scherzo' pure su quello dicendo di essere "un caso di sicuro interesse" per la medicina.
Perciò penso come ho scritto più su che la vera sconfitta sia chiudere gli occhi alla realtà, perchè di cancro si può ancora morire e lei questo lo ha sempre accettato. Anzi l'ha sbeffeggiata questa realtà nuda e cruda, l'ha presa per i fondelli dimostrando di arrivare con dignità alla fine di un percorso senza perdersi per strada e senza rinunciare a vivere e a viversi fino all'ultimo respiro. E come tutti ha fatto il suo percorso su questa vita terrena.

#398
Dr. Fernando Bellizzi
Dr. Fernando Bellizzi

Cara utente 347542 nel post #389 scrive
> C'è una strategia per non restare travolti dalla confusione e poter riprendere il filo conduttore della speranza ?

Si... quella che ognuno trova per sè... :)
Magari ci fosse la formula magica o la *app* per farlo...
Certo, delle linee guida noi psi siamo invitati a trovare, e delle volte le troviamo grazie ad altri esseri umani che incrociamo. Ma siamo consapevoli che siamo anche individui per cui non è detto che *quell'abito* calzi a pennello a tutti.

Però così non le ho dato una risposta, e neanche questo è del tutto giusto.

Sicuramente accettare la confusione è un passo importante, in quanto confusione, caos ed indecisione sono parte della nostra vita: in realtà siamo molto confusi dentro, proprio come esseri umani, se vale quella distinzione dicotomica tra emisfero destro ed emisfero sinistro, per cui metà cervello funziona in modo diverso dall'altra metà!
Più confuso di così???

La confusione è anche il segnale che ancora qualcosa ci sconvolge e che non viviamo in mondo retto e matematico in cui tutto è preciso ed ordinato: per qualcuno sarebbe una sicurezza per altri una noia mortale.

*...il filo della speranza*. Beh, già sperare che ci sia un filo da ritrovare è segno che la speranza c'è ed ancora non è morta. I Greci, quelli di un tempo (tutti morti ormai) dicevano che la speranza era l'ultima a morire.

La confusione è segno di vita, ed ogni bisogna far ordine, e riprendere il filo.
E attenzione: la confusione vuol dire anche che la certezza della morte non è poi così forte o presente.

Sulla morte. Brutta bestia, indubbiamente. Ma anche unico episodio della vita prevedibile con certezza in ognuno di noi. E se non ci fosse la morte come sarebbe l'eternità? Io pigro come sono vivrei all'insegna del motto "non fare domani nè dopodomani quello che puoi fare tra tre giorni". Invece con questa storia della fine del tempo (ogni scadenza è una piccola fine) mi devo adattare al "non fare domani, quel che puoi fare dopodomani".

;)

Il nostro bus è un pò come un trasporto scolastico: s'impara qualcosa durante il viaggio, ma ti riaccompagna a casa. Ebbene si, Salvo Catania, io son pigro e pure la funivia mica mi va bene: preferisco lo scuolabus che mi lascia davanti casa! :) Tu libero di prendere la funivia! :)

#400
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Grazie a tutti per i bellissimi contributi !

Fernando, se leggi bene, la funivia l'ha evocata Donatella....e non il sottoscritto (^_____^).

#401
Dr. Fernando Bellizzi
Dr. Fernando Bellizzi

Ops...diamo a Cesare quel che è di Cesare ed a Donatella quel che è di Donatella! :)

#402
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Eccomi, ci sono anch'io ! Leggo e rileggo il testamento prezioso di Donatella e tengo saldo il filo della speranza!!!!
Confrontarsi con la sua storia.....inevitabile e doloroso. Il rischio è di vanificare il significato di alcune nostre riflessioni e le parole sacrosante che tutte noi continuiamo a coltivare....coraggio, dignità, SPERANZA, tutto è possibile: guarire o no, vivere o morire il testamento di Donatella è la prova tangibile che la vittoria DEVE essere nostra fino alla fine. Ogni frase, ogni parola ci aiuta e ci aiuterà, almeno per me, a riprenderci e ad andare avanti a testa alta raccogliendo le energie nascoste di ciascuna dii noi per non perderci per strada.
Non tutte abbiamo la simpatica ironia e la forza di Donatella, io stessa che nell'accettazione ho messo tante cose compresa la consapevolezza di poter morire, devo a questo punto fare ordine nei miei pensieri tenendo conto dell'insegnamento e dell'esempio della nostra cara amica.
Nadine cara, " di cancro si può ancora morire " io aggiungo come di qualsiasi altra malattia o evento tragico del destino. Sconfitta non è un termine appropriato per noi . Non esiste! Esiste solo la SPERANZA in tutto ciò che ci può far vivere e gustare ogni attimo di questa vita che è meravigliosa e se per puro caso siamo state emarginate da una brutta malattia,siamo anche decise a riprenderci la nostra vita e giocarcela fino in fondo con la " bestiaccia " Ce lo ha isegnato Donatella ed è un dono prezioso averla incontrata nel nostro cammin

lori

#403
Utente 101XXX
Utente 101XXX


Lori,

condivido ogni parola ed ogni concetto che hai espresso e quindi non mi esprimo ulteriormente in tal senso.

Tu sei una FORZA innegabile, così come tutte le Ragazze lo sono, ognuna a modo suo!

Nel tempo (aaaahhhhh... il TEMPO, prezioso alleato!!!) abbiamo imparato la "tecnica", abbiamo scavato nell'anima, abbiamo rivoltato i modi di intendere e di vivere... sovente abbiamo anche cambiato il percorso che pensavamo segnato, a prescindere.

NOI siamo la vera SPERANZA, siamo QUI a dimostrare proprio questo!

Di sconfitta inutile parlarne...neppure la morte è una sconfitta, se la vita è stata un successo! Passa in secondo piano...
L'esempio lampante?
Eccolo: quando ci esprimiamo su Donatella non parliamo mai di morte...ma solo di come lei è vissuta...
Tutt'al più la morte è il divenire di quanto siamo state...

Se ci lasciamo andare a qualche attimo di debolezza è solamente perché ...AHIME'... apparteniamo al genere umano e pertanto OGNI TANTO dobbiamo pur fare i conti con questa appartenenza che ci limita un po'...
Le Wonder Woman non sono di questa terra... benché noi in molti frangenti potremmo essere annoverate nella categoria! :-):-) :-)

Andiamo avanti, come dici tu, Lori!

Adelante siempre, come dico io!

Teniamo duro, come facciamo tutte!

Rosella :-)

#404
Dr. Fernando Bellizzi
Dr. Fernando Bellizzi

Grazie a Donatella per l'esempio che ci ha lasciato, ma soprattutto grazie all'esempio che siete! :)

C'è un detto:
Il buio permette di apprezzare la luce.

E così la debolezza ci permette di apprezzare la forza, e soprattutto ci permette di ricaricare le pile.

#406
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Sei un chiaroveggente perché tra le melodie struggenti avevo proprio ieri salvato un altro pezzo di Einaudi : "ORA"
http://www.youtube.com/watch?v=yjprWxdr6q0 ....mentre il pensiero ritornava più volte su Donatella mi aveva colpito questo commento di un utente
>> Still... the lamp above your head increases in brilliancy. You perceive its growing light reflected in the mirror, for a time showing the ideal image of yourself in more and ever more marvelous clarity and excellence. Then... the glorious reflection gradually becomes merged in the dazzling silvery whiteness >>

#Ancora ... la lampada sopra la testa aumenta di luminosità. Percepite la sua luce che cresce riflessa nello specchio, per un tempo che mostra l'immagine ideale di se stessi, in più e sempre più meravigliosa chiarezza ed eccellenza. Allora ... il riflesso glorioso gradualmente si fonde nel bianco argenteo abbagliante #

#408
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Comunque grazie per l'assist che mi ha incoraggiato ad allegare il link dove io ci vedo (ma ciascuno ci vedrà quel che sente la propria "anima") la luce che combatte contro il buio...ed alla fine....

http://www.youtube.com/watch?v=yjprWxdr6q0 ....

mentre nei giorni scorsi ero tentato, ma non ne avevo avuto il coraggio di allegare : IN UNA ALTRA VITA

http://www.youtube.com/watch?v=-whS3PD53qEe

e ANDARE

http://www.youtube.com/watch?v=9olcTJmDphA

Si chiama stupida e struggente nostalgia.... quella che può uccidere...chi resta !

#409
Utente 101XXX
Utente 101XXX


E noi non abbiamo bisogno nè di stupidità, nè di struggente nostalgia perché tutto vogliamo fuorché...essere uccisi! :-)

Grazie, Dottor Catania e Dottor Bellizzi...felice notte a voi!

Rosella :-)

#410
Utente 275XXX
Utente 275XXX

Ma siamo telepatici???
ieri sera mi sono affannata a cercare un brano tratto dal libro di Umberto Veronesi : L'OMBRA E LA LUCE , la lettera della figlia di Giovanni Maria Pace:

" In fondo viviamo tutti più di una sola vita, circoscritta da un corpo con una scadenza biologica definita, perchè accompagniamo sempre le persone che ci sono state care e che a loro volta provano affetto per noi. il dialogo fra una persona lontana o scomparsa con coloro che restano pesiste attraverso il ricordo delle piccole eccentricità, del modo di pensare, di percepire, di agire, che continuano ad essere una presenza forte con cui misurarsi. e questo nonostante non ci si possa più abbracciare o guardare negli occhi.allora un padre è più di un padre, un compagno è più di un compagno.
E' una persona che porta con sè un mondo di interessi , di entusiasmi, di convinzioni. il senso di responsabilità e di libero arbitrio che ci porta ad avere fiducia nella nostra capacità di intervenire sulla nostra vita e forse anche di influenzare positivamente quella degli altri................................
.
Ai medici che oggi si sentono sconfitti vorremmo ricordare che nella corsa contro il tempo, un pò di tempo è stato guadagnato e questo tempo è stato per noimolto prezioso, per noi ma anche per lui. gli anni della malattia ci hanno permesso di dirci cose che altrimenti non ci saremmo mai detti".

Un caro saluto a tutti.
Francesca

#412
Ex utente
Ex utente

Grazie a tutti/e per le belle e garbate risposte.

#414
Utente 275XXX
Utente 275XXX

L'articolo sul riappropriarsi della morte mi ha fatto un pò pensare.... intanto sono d'accordo sul fatto che sia un grande tabù. io però sono stata condotta fin da ragazzina a salutare i defunti, ma di fronte a quei corpi immobili e freddi ho sempre provato e lo provo tuttora un misto di orrore e di angoscia, la morte non viene più considerata qualcosa di sacro, e quel velo pietoso che prima rappresentava, se non ricordo male, il fatto di non contaminare la persona che ora era santa, invece oggi quasi si mette per coprire e forse proteggere noi vivi. forse mi manca il pezzo successivo cioè la fede nel pensare che lo spirito è sicurametne da qualche parte. e' comunque un grande mistero, e mi vengono in mente le parole di mio figlio quando mi chiese dove si va dopo la morte, io risposi e' un grande mistero, " ma mamma, tu dove vorresti andare?
Ma? in un bellissimo posto sul mare.
Mamma, non credo proprio. con l'aria di chi deve dare un dispiacere.
E perchè ?
Perchè il mare non è un grande mistero.!

sul come morire poi, anch'io preferirei la morte improvvisa, e possibilmente nel sonno, ma quello che scrive nell'articolo mi ha aperto un varco verso un percorso che è giusto fare , interrogandosi a fondo.
sto pensando alla morte di Donatella e a quella, avvenuta nello stesso giorno della ragazza americana che ha preferito l'eutanasia. con tutto il mio rispetto per le scelte degli altri, bè devo dire che la nostra Donatella ha succhiato il nettare della vita fino all'ultima goccia e forse è questo che è esemplare.
la ragazza americana ha fatto il giro del mondo, l'eroismo della nostra Donatella lo conosciamo solo noi.
Buona notte a tutti
Francesca

#415
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Sì, che lo si voglia ammettere oppure no ma la morte resta un grande tabù. Valore o disvalore molto variabile perché ciascuno di noi ha già una sua idea probabilistica della morte.
Questa variabile è in relazione non solo alla nostra esperienza di vita ma persino alla nostra educazione.

Io invito sempre le mie pazienti a portarci i bambini in vacanza per visitare il villaggio e l'ossario di Hallstatt in Austria, patrimonio dell'Unesco. In questo villaggio incantato
periodicamente gli abitanti riesumano i propri morti e abbelliscono le loro ossa dipingendole, soprattutto i crani, con il risultato di esorcizzare sin da bambini questo tabù.

http://www.tripadvisor.it/ShowUserReviews-g190427-d607564-r152806589-Hallstatt_Ossuary-Hallstatt_Upper_Austria.html




#416
Utente 284XXX
Utente 284XXX

Ho avuto diverse esperienza di come sia tabù parlare della malattia e della morte ai bambini. L’ospedale della mia città fino a poco tempo fa impediva l’ingresso per visite ai bambini. Ora, non più(il regolamento recita ... a discrezione dei genitori) ma spesso si incontrano difficoltà. E così accadde a me, quando, con mia mamma ricoverata con una prognosi infausta, decisi di farle una sorpresa per il suo compleanno e le feci trovare i suoi 4 nipoti nell’atrio del reparto. Era praticamente un saluto, e dentro di noi, lo sapevamo. Venni bruscamente sgridata dall’infermiera perché i bambini potevano portarle malattie ... (a mia madre avevano dato forse un mese di vita). Ebbi un battibecco con questa infermiera in quanto, secondo la mia discrezione, era importante questa visita, era VITALE per mia mamma che, prima della malattia trascorreva ogni giorno con i suoi nipoti, perché privarla di questa gioia. Fu l’ultima volta che vidi mia madre veramente felice e commossa, con la piccola di un anno sulle sue ginocchia mentre lei era in sedia a rotelle, i miei due figli di 6 e 10 anni e la nipote grande di 20 che la circondavano in clima festoso. Mia madre di lì a qualche giorno perse la lucidità a causa della sua malattia e uscì dall’ospedale poco dopo per il suo funerale...

Ma i sanitari non pensano che le relazioni con i propri cari, soprattutto in queste situazioni, pur con tutti gli accorgimenti del caso, restano la cosa più importante per il malato? E che i bambini, con il giusto supporto dell’adulto, vedano che non esistono solo cartoni animati nella vita, ma che malattia e morte sono eventi reali e naturali che prima o poi colpiscono tutti (impareranno poi da noi come si affrontano questi momenti).

Altro fatto da evitare ai bambini è la visita ai defunti ... cosa che io non ho mai evitato ai miei figli, ancora oggi fieri per aver salutato tutti i loro cari, fin dalla più tenera età. E così salutarono la loro nonna-bis, una loro cara pro-zia, salutarono la loro nonna ma il ricordo più tenero che ho è quello di mio figlio di quattro anni che, allestita la camera ardente in casa per la morte del nonno, tra le visite delle persone della contrada, giocava attorno alla bara a nascondino, facendo anche qualche scherzetto al nonno, forse nella speranza di ricevere una risposta ... Non rimase scioccato, anzi capì ancor meglio (con l’aiuto delle nostre spiegazioni) il motivo di quel vuoto che poi si fece sentire, in quella casa senza il nonno ... e dormì per tutto il funerale, forse sognando i bei momenti trascorsi con il nonno che tanto lo adorava.

Motivo di disagio, con i miei cari, è stata la bugia pietosa! Io ho chiesto consiglio, quando mi dissero che mia madre aveva circa due mesi di vita, ero combattuta e non sapevo cosa era meglio fare e mi venne risposto di non dire bugie e di non dire la completa verità. A questo punto sarebbe meglio che anche i clinici non si pronunciassero su tempi di sopravvivenza che con precisione non conoscono neanche loro, perché mettere un parente nella condizione di saperne più dell’interessato (ancora vigile e lucido) significa creare un disagio in un momento già carico di sofferenza. Si ha il timore di dire la verità, ... si vuole evitare la sofferenza nell’altro, sofferenza che poi sarà inevitabile ma sarà vissuta in completa solitudine ..., tanto per chi va quanto per chi resta.

Poi, la paura della morte, o forse della sofferenza, ci fa sperare in una morte improvvisa, magari nel sonno ... ma qui penso che dipenda molto da persona a persona. Io preferirei avere tempo di prepararmi e di preparare i miei cari, potrei aver cose importanti da sistemare, ma soprattutto dovrei occuparmi della dimensione spirituale, come quando ci si prepara per un sacramento.
Credo che questo mondo, che manca di dimensione spirituale, non possa proprio vedere di buon occhio la morte, cercando di relegarla in un angolo nascosto, lasciando che ci colga impreparati, pur sapendo da sempre che è inevitabile.

Bellissima, dr. Catania la considerazione che la morte è un “dono” per chi resta ... “L’ultimo gesto d’amore dell’individuo nella sua esistenza terrena è quella di “regalare” la propria morte, dando un senso che gli altri possano accogliere”... e noi lo abbiamo appena sperimentato con Donatella! CRistina

#418
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

CRistina,da medico già dal secolo scorso educato a non negare mai le emozioni, in contrasto agli opposti insegnamenti scolastici, non faccio alcuna fatica a riconoscere al suo bellissimo contributo un effetto realistico, TOCCANTE ed un senso di voltastomaco per le sue verissime denunce allo scarso livello di empatia che ha riscontrato nelle istituzioni sanitarie.

>>Venni bruscamente sgridata dall’infermiera perché i bambini potevano portarle malattie ... (a mia madre avevano dato forse un mese di vita). >>

Pensi che io invano da tempo conduco battaglie contro il vento perché i malati gravi e degenti per lungo tempo possano ricevere la visita del proprio cagnolino....figuriamoci quella dei figli !

#419
Utente 101XXX
Utente 101XXX

Ho appena terminato di scrivere un mio intervento, una lunga riflessione che, al momento dell'invio, ... E' SCOMPARSA!!!!

NOOOOOOOOOOOOOOOOO......

Bene, ricomincio! E chi m' "ammazza" a me?
Che, a pensarci bene, calza a pennello con l'argomento MORTE... :-)
_________________________________________________

Nella mia Verde Valle è consuetudine, ancora oggi, permettere ad un proprio congiunto di esalare l'ultimo respiro fra le pareti della propria abitazione...
Pertanto, quando l'ammalato ricoverato ne fa richiesta, i Parenti prossimi esaudiscono la sua volontà con amore.
Successivamente, nella notte e nella giornata che seguono, Amici e Parenti si presentano personalmente al suo capezzale condividendo del tempo con la Famiglia, a volte anche parecchio, e si trascorre il tempo raccontando aneddoti e risvegliando ricordi piacevoli, per lo più concernenti istanti di vita vissuta allegramente.

La stessa cosa accade potrebbe accadere anche in una camera mortuaria, ma il sapore della condivisione in casa è decisamente meno formale e lascia spazio alla spontaneità delle azioni e delle parole.

Quando il mio Papà è mancato in Ospedale (lontano da casa peraltro...), io mi sono rifiutata di attendere il giorno del funerale per riportarlo fra i suoi monti e sono riuscita, non so come, a farlo tornare a casa per una notte ed un giorno interi.

Sono anche riuscita a far riaprire la bara, cosa che non accade mai se il decesso avviene in ospedale.

Tutto ciò è accaduto molti anni fa, ma rifarei daccapo tutto quanto perché sono sicura di averlo reso "felice" nel concedergli che la sua aria lo avvolgesse per l'ultima volta...

Parentesi:
Dottor Catania, leggendo il Suo articolo mi sono sentita direttamente presa in causa in quanto, come ho già avuto modo di scrivere altrove, mi posso annoverare fra le persone che hanno privato dei suoi diritti l'ammalato...
Ebbene si. ho protetto il mio Papà scegliendo per lui, gli ho nascosto la sua morte prossima, forte del fatto di aver sentito troppe e troppe volte che la paura della sofferenza lo avrebbero ucciso anzitempo...
Lo proteggerei ancora, se i presupposti rimanessero tali... ma per me non vorrei lo stesso trattamento.
A onor del vero, però, io non ho mai detto, come invece ripeteva mio Padre, che mi ucciderei se avessi un cancro...tant'è che ce l'ho (AVUTO) e sono ancora qua, con tutti Voi! :-)

Quando ero piccina, avevo 4 anni, ho vissuto la morte di una mia Nonna con molta naturalezza, sono stata al suo funerale, ed ho anche presenziato accanto al suo letto di morte.
Stessa cosa è accaduta con tutti i miei bisnonni.
Ho ricordi molto chiari di come toccavo le mani fredde o di come osservavo i particolari attorno a me...
Ricordo bene come fossi incuriosita dai pizzi viola attorno al cuscino o come osservassi quegli occhi semichiusi pensando che in realtà stavano osservando cosa avveniva nella stanza.
Ricordo anche che focalizzavo lo sguardo sul ventre del Defunto cercando di cogliere un movimento che facesse pensare ad un respiro.

A volte ero sicura di vedere un dito che si muoveva un pochino...

Più avanti con gli anni mi chiedevo il motivo per cui i piedi del Defunto non rimanevano posizionati verticalmente, ma si aprivano a ventaglio... poi provavo io stessa su di me, per comprendere meglio...

Se nessuno avesse pianto, in quelle occasioni, non avrei percepito quegli istanti come momenti di dolore e di sofferenza.

Nei giorni seguenti al funerale, sentivo chiaramente la presenza di chi fisicamente non c'era più...per me era lì, non altrove, benché avessi visto personalmente interrare la bara.

Mi è stato raccontato che, quando avevo poco più di un anno, un mio pro-zio prima di “andarsene” aspettò che io venissi portata al suo capezzale, dopo di che chiuse finalmente gli occhi, sereno...

Anni dopo, ormai adulta, quando la Nonna a me più cara arrivò al termine del suo percorso terreno, io vegliai su di lei giorno e notte perché non volevo che se ne andasse senza avermi accanto.
Lei mi fece un dono speciale: pochi istanti prima di spirare riaprì gli occhi per l'ultima volta e mi disse sorridendo : Non piangere, Rosellina, quei begli occhi non devono mai piangere...

Io so che lei mi ha portata con se'...

Ora che bimba non sono più (ahimè...) sono cosciente del fatto che l'educazione che mi è stata impartita mi ha regalato la capacità di trarre serenità dalla dipartita di una persona cara e, pur restando ancorata al dolore inevitabile che provoca il distacco, pur non essendo profondamente credente in alcuna religione, io credo di aver trovato una ragione di vita nella morte.....

Dottor Catania, Lei ha scritto una verità assoluta:
>>L’ultimo gesto d’amore dell’individuo nella sua esistenza terrena è quella di “regalare” la propria morte, dando un senso che gli altri possano accogliere....

Io colgo questa Sua affermazione e ne condivido ogni sfumatura.

Qualche giorno fa scrissi un mio pensiero sul nostro Blog, ora desidero ribadire anche qui che Donatella non avrebbe potuto essere chiamata in altro modo in quanto ci ha DONATO esattamente ciò che Lei ha scritto...

Ada stessa lo ha fatto e l'eredità che ci ha lasciato non è quantificabile...

>> Infatti parla a voce molto più alta ora che è morto che non quando era vivo”

Questo è quanto accade e accadrà...come è accaduto per David.

Grazie, Dottore, per aver condiviso i Suoi pensieri con Noi e per farci riflettere sul reale senso del ciclo della vita...

E, nonostante la morte, VIVA LA VITA!

Rosella :-)

#420
Utente 101XXX
Utente 101XXX

Una nota a margine, rivolta allo Staff...
------------------------------------------
Senza gli spazi che un testo di lettura prevede per essere ben compreso, leggere gli interventi diventa a volte di difficile interpretazione...

Non si potrebbe cortesemente ripristinare quelle opzioni?

Grazie davvero per la vostra attenzione,
Rosella

#421
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Rosella leggo solo ora il tuo intervento e devo assolutamente abbracciarti con il pensiero oer le emozioni che sai dare con le tue parole. Il racconto delle usanze della bellissima Valle Verde è senz'altro da considerare il giusto trasferimento per niente drammatico e triste delle persone a noi care, sarebbe tanto bello che avvenisse anche ora. Io non avendo avuto un'infanzia felice come immagino deve essere stata la tua da come ri esprimi, non riesco a parlare della morte in termini così sereni e comunque "ai miei tempi" era più verosimile considerarla un tabù. I mieI ricordi..........una cella mortuaria per mio padre morto in un incidente stradale a 48 anni e una stanza d'ospedale per mia sorella malata terminale a 37 anni. Con tutto ciò negli anni ho cercato di considerare questo evento in altra maniera correggendo dove ho potuto le abitudini di questi tempi, ma sai bene anche tu che ora i funerali alle volte sono pura convenienza verso la famiglia ed è già tanto parlarne come la conclusione di un ciclo che si conclude in modo sereno e senza sofferenza.
Non ti nascondo che ho faticato molto e ancora ci sto lavorando a considerare che tutto può succedere prima o poi ( spero molto POI ) e ora come ora penso solamente al dolore che darei ai miei e mi piace veramente quello che ha scritto il dott. Catania >L’ultimo gesto d’amore dell’individuo nella sua esistenza terrena è quella di “regalare” la propria morte, dando un senso che gli altri possano accogliere....> ci devo pensare! Intanto A TUTTA VITA !!!
LORI

#422
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Quante cose belle emergono scavando nel dolore !

#423
Utente 101XXX
Utente 101XXX

Dottor Catania...

si, condivido il Suo pensiero: il dolore sovente è un buon concime... fa crescere consapevolezze sopite, ma al contempo nutre germogli di speranza...

Felice notte e Lei....

Rosella :-)

#424
Utente 275XXX
Utente 275XXX

Leggere le vostre esperienze mi aiutano a comprendere meglio il perchè io abbia la mia idea sulla morte.
e' come se ogni volta che qualcuno parla si apra come un cassettino nella mia mente.
La mia domanda era questa:

come mai io ho sempre avuto il terrore di morire? perchè è stato anche per me un tabù, nonostante mia madre mi abbia parlato spesso della morte e abbia cercato di prepararmi a questo evento, tante volte rimandato?
perchè io nonostante abbia partecipato alle veglie funebri dei defunti del paese non ho lo stesso ricordo di serenità che ha Rosella?
dopo l'intervento di Lori, il cassettino che mi si è aperto è stato quello che mi faceva ricordare tutte le volte che mia mamma mi parlava della nonna e di mia zia, spesso nei suoi silenzi, nei suoi ricordi, nella voce spezzata, nel suo non averne rielaborato il lutto.
veder morire giovani e di cancro le donne della propria famiglia è stato terribile per mia mamma.
la morte delle mie congiunte non è stata un dono, ma un castigo, una terribile disgrazia.


vi copio e incollo qui una bella poesia che mi è tornata in mente, questa volta il cassettino l'ha aperto il dott. Salvo allegando la LETTERA ALLA FIGLIA. POST 411

Se potessi vivere di nuovo la mia vita.
Nella prossima cercherei di commettere più errori.
Non cercherei di essere
così perfetto, mi rilasserei di più.
Sarei più sciocco di quanto non lo sia già stato,
di fatto prenderei ben poche cose sul serio.
Sarei meno igienico.
Correrei più rischi,
farei più viaggi,
contemplerei più tramonti,
salirei più montagne,
nuoterei in più fiumi.
Andrei in più luoghi dove mai sono stato,
mangerei più gelati e meno fave,
avrei più problemi reali e meno immaginari.
Io fui uno di quelli che vissero ogni minuto
della loro vita sensati e con profitto;
certo mi sono preso qualche momento di allegria.
ma se potessi tornare indietro, cercherei
di avere soltanto momenti buoni.
Che, se non lo sapete, di questo
è fatta la vita,
di momenti: non perdere l'adesso.
Io ero uno di quelli che mai
andavano da nessuna parte senza un termometro,
una borsa dell'acqua calda, un ombrello e un paracadute;
se potessi tornare a vivere, vivrei più leggero.
Se potessi tornare a vivere
comincerei ad andare scalzo all'inizio
della primavera
e resterei scalzo sino alla fine dell'autunno.
Farei più giri in calesse,
guarderei più albe
e giocherei con più bambini,
se mi trovassi di nuovo la vita davanti.
Ma vedete, ho 85 anni e so che sto morendo.

FATE BEI SOGNI, tutti.

Francesca







#426
Ex utente
Ex utente

Buongiorno Dr. Salvo Catania, l'argomento riguarda la Neurologia ma penso sarebbe importante anche il suo parere di Oncologo. Questo messaggio l'ho inviato più di un mese fa anche al Neurologo Prof. Vincenzo Rossi, il quale però non ha risposto. Allora Dr. Salvo, visto che in altre occasioni Lei ha gentilmente risposto alle mie domande che riguardavano le possibili cause e cure delle malattie Oncologiche e Neurologiche, apprezzerei un Suo Stimato parere su questa che io penso sia una realtà facilmente verificabile. Dallo studio inviato si legge che un gruppo di Ricercatori-Medici dell'Istituto Scientifico San Raffaele di Milano, a seguito di una terapia che consiste nella Ventilazione a Pressione Positiva d'Aria utilizzando la macchina ventilatrice C-Pap, dopo alcuni mesi con questa terapia, i Ricercatori del San Raffaele hanno riscontrato la Rigenerazione di alcune aree del Cervello deteriorate in precedenza a causa delle apnee che possono verificarsi nel sonno. Possiamo capire Dottor Salvo che, con la terapia che aumenta l'ossigenazione al Cervello, cioè, aumenta principalmente la pO2 Cerebrale, si ottiene la Rigenerazione delle Cellule del Cervello precedentemente deteriorate dalle apnee nel sonno e quindi dalla carenza di ossigeno disciolto paramagnetico nel flusso Cerebrale e in tutto il Corpo. E allora Dottor Salvo, se consente Le rivolgo questa domanda: con la stessa terapia la quale aumenta l'ossigenazione al Cervello utilizzando la macchina ventilatrice C-Pap, può essere possibile curare con efficacia tutte le malattie Neurodegenerative. Apprezzerei molto una Sua risposta Dottore Salvo Catania. Cordiali Saluti. Pino Fronzi

#428
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Signor Pino non Le pare che ora stia esagerando ? Ha avuto risposte in tutte le aree in cui Lei è entrato a gamba tesa, quasi sempre OFF TOPIC, rispetto al tema trattato dal blog.

Lei è gentile e garbato nella forma (echissenef....), ma oltremodo irrispettoso quando irrompe in un tema trattato come questo delicatissimo della MORTE .

Se continua così prevedo che tutti i colleghi la censureranno nelle loro aree di competenza.

Non Le sorge il dubbio che sul suo ossigeno paramagnetico ormai, da quante volte ce l'ha somministrato, tutti noi ci potremmo scrivere una corposa relazione o addirittura una lectio magistralis da esportare in campo internazionale specie sulla eziologia dei tumori, che noi non abbiamo chiara mentre per Lei non ci sarebbero dubbi di sorta ?.

#429
Ex utente
Ex utente

Grazie per la risposta Dr. Salvo Catania, ho descritto quello che penso di aver capito svolgendo la ricerca sulle malattie degenerative, le cui cause gli Istituti Scientifici di Ricerca Medica ancora non conoscono. Chiedo scusa, la mia intenzione è quella di indicare alcuni semplici controlli tramite i quali si potrà capire che, la carenza di ossigeno disciolto paramagnetico nel sangue, cioè, la diminuzione più o meno consistente della pO2 arteriosa, causa la riduzione dei potenziali elettrici di membrana (potenziali d'azione) causando il deterioramento cellulare e le conseguenti malattie degenerative del Cervello e del Corpo. Dottor Catania, mi scusi, non pensa anche Lei che dovrebbero essere abbastanza facili questi controlli? E' solo necessaria l'importante e autorevole indicazione da parte dei Medici alle Autorità Sanitarie. Ringrazio comunque per aver avuto la possibilità di scrivere queste che io ritengo certissime realtà, ma non intendo causare eventuale irritazione e quindi non aggiungerò altro. Cordiali Saluti Dr. Salvo Catania. Pino Fronzi.

#430
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

>>Ringrazio comunque per aver avuto la possibilità di scrivere queste che io ritengo certissime realtà, ma non intendo causare eventuale irritazione e quindi non aggiungerò altro>>

Sig. Pino Lei ha avuto la possibilità di scrivere in tutte le aree specialistiche e nessun collega, e ne avrebbe avuto facoltà, ha oscurato le sue considerazioni. Medicitalia ha un rank di gran lunga superiore a forum cancro dove Lei scrive da tempo e le sue conclusioni saranno in bella vetrina per sempre. Mi sembra per Lei un bel risultato o no ? Pretendere però che chi legge debba sposare le sue teorie mi sembra un po' eccessivo o no ?.

In ogni caso se Lei si inserisce FUORI DAL TEMA nei blog, disturba la eventuale discussione in corso. Questo fa irretire e non tanto il suo ossigeno paramagnetico disciolto nel sangue con il quale ormai ci siamo abituati a convivere.

Pertanto ci lasci alla nostra discussione. Se ha considerazioni da fare sulla MORTE, ultimo tema della nostra discussione, si aggreghi pure, a condizione che anche per la "mortalità" non ritiri in ballo l'ossigeno paramagnetico...........

#439
Utente 275XXX
Utente 275XXX

dott. Salvo, cosa intende per " morte come disvalore"?
post 415

Francesca

#440
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

DISVALORE = “ciò che rappresenta la negazione, il contrario di un valore; valore negativo...”
Lo scrivevo a proposito di # 415 >>Sì, che lo si voglia ammettere oppure no ma la morte resta un grande tabù. Valore o disvalore molto variabile perché ciascuno di noi ha già una sua idea probabilistica della morte.
Questa variabile è in relazione non solo alla nostra esperienza di vita ma persino alla nostra educazione.>>
Nel senso quindi di un valore visto come negativo o positivo, se considerato nel sinonimo di “mortalità” come evento naturale della vita.

#441
Utente 137XXX
Utente 137XXX


Avevo da poco ricevuto l'esito della mia ultima Pet/TC e ho subito scritto alle Ragazze nel nostro https://www.medicitalia.it/spazioutenti/forum-rfs-100/come-si-calcola-il-rischio-reale-per-il-tumore-al-seno-44-31/ per condividere con loro la mia contentezza ..Poi ho inviato una mail al Dott. Catania per metterlo al corrente dei risultati più che soddisfacenti, sicura che ne sarebbe rimasto ultra contento. Naturalmente mi ha risposto subito come fa sempre e mi ha consigliato di raccontarlo qui alle amiche che senz'altro avrebbero gradito avere mie motizie. Sono BRICIOLE DI SPERANZA che contribuiscono a mantenere fortemente la nostra voglia di vivere e di credere che tutto è possibile,,che non si deve mollare mai e che la speranza va coltivata con la fiducia nelle cure, nei medici e soprattutto in noi stessi.- Perciò sono ben felice di regalare a chi mi legge questo modesto pensiero di rinascita e di conquista costante a piccoli passi ma senz'altro sicura! Ringrazio il dott. Catania per questa opportunità e ....consigliata e autorizzata mi accingo al fatidico copia/incolla della mia mail e della risposta del dott. Catania :

< Dott. Catania, mi fa piacere metterLa al corrente delle novità di questo lungo percorso di cure e di speranza. Sono tranquilla nel vedere che tutto sommato sto bene e Le trascriverò quello che mi si dice con l'ultima PET. Ciò nonostante l'oncologa che mi segue intende farmi continuare con le stesse dosi di cura che mi creano qualche problema ( da considerarli problemini al confronto) e se ne riparlerà in seguito. I risultati le danno ragione ed io per questo sono tranquilla e accetto tutto ormai d'abitudine.
So che Lei da lontano segue ognuna di noi e questo ci da maggiore sicurezza, perciò Le racconto volentieri l'ennesima puntata della mia storia che avrà senz'altro un lieto fine e potremo godercelo! (mi permetta alla faccia del cancro e delle statistiche !)
Colgo l'occasione per augurare Buone Feste a Lei e Famiglia. >

< Al controllo odierno, rispetto al precedente del 9/9/2014 l'esame PET/CT ha evidenziato una ulteriore riduzione della captazione del tracciante metabolico in corrispondenza del femore dx (SUV attuale 3.27 versus precedente 3.35) Lievemente aumentata la captazione alle faccette articolari contrapposte di destra del passaggio C4/C5 e al margine anteriore dx del passaggio D9/D10 da riferire a patologia flogistica osteo-articolare. Non evidenza di ulteriori aree di significativo accumulo del tracciante nei restanti distretti corporei esaminati.
Conclusioni: Buona risposta metabolica con segni di stabilità alla terapia in corso. >

NON MALE VERO !!!!!!!!!!!

E la risposta :

< Minkia (con la k è in svedese e non in siciliano !) .....se NON MALE ! !!!

Se parliamo di valore delle statistiche ora LE PROBABILITA' CHE IO PARTECIPI AI SUOI FUNERALI SONO LE STESSE DI QUELLE CHE SIA LEI A PARTECIPARE AI MIEI >

Mi ha fatto venire in mente la cara Ada Burrone alla quale va il mio pensiero affettuoso unitamente a Donatella.. A tutte / tutti che il Nuovo Anno sia ricco di cose belle e di serenità

Lori




#442
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Confermo il Minkia in svedese, espressione di ..."CHE BELLO ! ", espressione niente affatto di sorpresa.

Mi piace molto questa tendenza non comune di voler comunicare alle altre compagne di avventure le "belle notizie", perché sono abituato ad assistere nelle sale di attesa degli ambulatori ai contagi virali tra ammalati della stessa malattia attraverso il virus delle "cattive notizie".

Espressione non di sorpresa perché contemporaneamente ricevevo la mail di una mia paziente quarantenne operata da me nel 2012 per un carcinoma quasi inoperabile in stadio avanzato. Sorpresa ma felice mi comunicava che nell'ultima Tac si assisteva alla quasi completa scomparsa di tutte le metastasi epatiche (anche di diametro di 6 cm) rispetto alla Tac di febbraio 2014. E mi chiedeva di diffondere questa felice sorpresa ad altre donne che hanno perso tutte le speranze. Intanto lo scrivo qui, ma poi ci farò un articolo non appena mi avrà inviato le immagini della TAC di PRIMA e della Tac di DOPO, cosa che Lei ha fatto a settembre.

http://www.senosalvo.com/ragazzefuoridiseno/terapia_speranza_determinazione.htm

#443
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Non stia a cercare nel dizionario svedese perché il neologismo, anche se vivo a Milano da più di 40 anni, è rigorosamente siculo, come le mie origini (^____^)

#444
Utente 101XXX
Utente 101XXX


E qui un MINKIA aggiuntivo di sostegno, ci sta alla grande! :-)

Dottor Catania,

Le confesso che la riflessione che mi ha "costretta" a fare è davvero "rivoluzionaria" per il mio modo di percepire alcune attitudini a livello di comunicazione.
E non mi riferisco alla sua esclamazione nordico-sicula! :-)

Le spiego:

ci comunica della Sua soddisfazione nel leggere di quando una Ragazza comunica un "successo" riguardo alla sua salute o di un approfondimento andato bene oltre le aspettative o di una tempistica sorprendente o ancora di un quasi inspiegabile regresso di metastasi.

E fin qui mi sento di dire: evviva, vorrei vedere il contrario!!!

Ma Lei va oltre...

>> Mi piace molto questa tendenza non comune di voler comunicare alle altre compagne di avventure le "belle notizie", perché sono abituato ad assistere nelle sale di attesa degli ambulatori ai contagi virali tra ammalati della stessa malattia attraverso il virus delle "cattive notizie".<<

Bene, e qui chiamo Lori a testimonianza, io (ed anche lei, Lori...) mi sono sempre posta il problema di comunicare alle mie compagne di viaggio il mio stato di salute, soprattutto se le risposte che aspettavo di volta in volta erano positive e magari in quel periodo l'atmosfera sul Blog faceva respirare un'aria di pesantezza e di preoccupazione per altre storie meno "fortunate".
Ricordo la prima volta in cui sentii un impedimento in tal senso ed era alla risposta della mia biopsia che, tutto sommato, era molto meglio di quanto si potesse temere.

Allora, era il settembre dello scorso anno, aspettai parecchi giorni prima di condividere la lieta novella (!) in quanto alcune Compagne di viaggio stavano vivendo situazioni personali piuttosto pesanti...

Mi sembrava quasi di essere poco rispettosa del dolore altrui, a comunicare un "successo", pensavo che non si trattava di una "gara" a chi stava meglio (o meno peggio...) e che forse altre Persone avevano bisogno di concentrare l'attenzione sulla loro storia, mentre la mia notizia avrebbe distolto l'attenzione dalla loro...quindi posticipavo la condivisione nella speranza che nei giorni successivi i commenti delle Ragazze mi permettessero di introdurre il mio pensiero.

Lori lo sa bene... ne abbiamo disquisito privatamente più di una volta e anche lei si poneva sovente lo stesso scrupolo, anche nelle situazioni opposte.
In effetti la stessa "ttenzione" l'ho riservata in contesti di problematiche negative che sono emerse inaspettatamente.
Ciò in quanto comunicare una triste notizia poteva voler significare rompere un equilibrio di speranza che le mie Compagne stavano vivendo in quel frangente temporale..

Eccesso di zelo?

Non so... ma so di sicuro che oggi ho ricevuto una bella lezione di etica, di affettivià ed anche di coraggio... e non solo: sovente quel voler "suggerire" a qualcuno quanto sa importante essere un po' "egoisti" (in senso positivo!!!) dovrebbe rappresentare anche per me un'àncora di salvezza, soprattutto nei momenti in cui io stessa avrei bisogno di sostegno e di una pacca sulla spalla oppure di un sorriso che condividesse la mia gioia...

Forse la delicatezza con cui ogni tanto mi pongo fa "bene" a chi legge, ma ne fa meno a me... ma d'altra parte è pur vero che pensare di rappresentare la forza e la positività per qualcuno significa inevitabilmente gratificazione ...

Ed è anche vero, ma non meno importante, che, come si è sempre detto e ripetuto molte volte, noi non siamo SOLO il nostro istologico...

Vero Antonella? :-)

Ho arzigogolato mica male e forse anche un po' pasticciato i concetti che volevo esprimere... ma ho scritto di getto senza rileggere, proprio per evitare di complicare ancor più!

Chissà se sono riuscita a trasmettere il mio pensiero...

:-)

Rosella

#445
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Cara cara Rosella, non hai pasticciato per niente, i tuoi concetti sono esattamente i miei e devo dare atto che sono della maggior parte delle Ragazzefuoridiseno.
Ricordo perfettamente quando io sono entrata nel blog e temendo di rattristare le mostra amiche chiedevo consiglio al dott. Catania e in seguito quando ho visto il risultato del mio percorso faticoso che si delineava così positivo da non crederci, lo stesso dott. Catania ha saputo come "offrire" la mia esperienza su un piatto d'argento. E questo perchè detto da Lui le nostre Ragazze sono speciali, mature abbastanza per condividere le gioie e i dolori delle altre.
Sappiamo tutte quanto bene fa poterne parlare con qualcuno in termini positivi o negativi perchè siamo sicure di essere comprese innanzi tutto e poi perchè questo non è l'albergo delle persone tristi ma il pullman della vita che vogliamo percorrere insieme.
Solamente quando Donatella se n'è andata abbiamo avuto tutte uno sbandamento perchè è successo troppo presto e in una situazione veramente troppo triste, non eravamo preparate a parlarne così " in diretta" (scusate il termine) però subito ci siamo riprese e manteniamo intatto il suo ricordo con l'affetto che merita.
E' vero Rosella non siamo in gara a chi sta meglio e a chi sta peggio ma io mi sono convinta nel tempo che gli eventi positivi danno sparanza, come da speranza l'esempio di Donatella che pur in una situazione non felice ci ha lasciato questo ricordo dolce di serenità e di attaccamento alla vita. A tutta vita! Ricordi?

Ecco perchè mi sono sentita di condividere la mia contentezza con le nostre amiche, sono sicura che hanno capito che se ce la faccio io tutto è possibile ! E poi se una di noi riesce a trovare quel giusto equilibrio per mantenersi serena nonostante i problemi ( anzi come dice Laura insieme ai problemi ) può essere d'esempio alle altre.
Poichè spero che chi non scrive sta superando o ha superato alla grande il periodo critico, ci raccontasse proprio questo.

E allora ANDIAMO AVANTI A TUTTA VITA !
Lori




#446
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Forse dopo l'A staccato Fanculo di Francesca ed il Minkia di Salvo Catania, stiamo prendendo una brutta piega (^___). Noi abbiamo ampiamente sdoganato queste espressioni , ma pensate all'utente che non leggesse tutta la discussione !

Ma forse qui ci sta anche un bel ecchissenef.... !

#447
Utente 101XXX
Utente 101XXX

Aaaahahahahah....

ben detto...

un sonoro ECCHISENEF.... anche da parte mia!!!

Rosella :-)

#448
Utente 289XXX
Utente 289XXX

Ciao tutti, è vero, il nostro caro Dottor Catania ci insegna sempre qualcosa...
e al momento giusto!

La nostra amicizia ha attraversato tanti momenti: di grande gioia come la fine delle cure per molte di noi, le ottime notizie della Pet di Super Lori, ma anche di profondo dolore e smarrimento come è stato per Ada e Donatella...ma siamo rimaste qui, siamo sempre una accanta all'altra. Siamo maturate insieme per sostenerci nella gioia e nel dolore.

Poco più di un anno fa, alla scoperta della mia recidiva, anch'io scrissi al Dottor Catania per chiedere consiglio su come comunicarlo. All'epoca fummo cauti per non turbare l'equilibrio fragile del forum. Ma quando, durante il nostro incontro, vi ho confidato tutto ho visto nei vostri occhi solo affetto, appoggio e nessuna paura. Li ho capito che stavamo facendo qualcosa di grande.
GRAZIE GRAZIE GRAZIE.
Questo è il mio messaggio per ognuna/o di VOI, carissime/i compagni di viaggio. A TUTTA VITA !!!
Laura

#449
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Chi è fiero della propria paura
osa tendere cavi sui precipizi;
si lancia all'assalto dei campanili;
allontana e unisce le montagne

(Philippe Petit, "Trattato di funambulismo")
.
E stiamo parlando di follia, di un M.Petit in un perenne stato alterato della coscienza, ovvero........... Fuori di Seno.

In topic perché mi consente di spiegare meglio gli stati alterati della coscienza di chi è in grado di gestire la paura , correre rischi inimmaginabili, accettare la mortalità, non la morte, come evento ineluttabile della vita.
Questo intendevo quando acquistai il dominio di
www.ragazzefuoridiseno.it
Ci sono molti esercizi per alterare il proprio stato di coscienza e gestire meglio le paure quotidiane della vita.
Oggi saprei dare delle risposte alla famiglia di Donatella solo se in perenne stato di alterata coscienza e se in Salvo Catania prevalesse l'emisfero emotivo, (i fuori di seno hanno 2 emisferi emotivi !!!) che non riconosce ad esempio il valore delle statistiche, tanto care all'emisfero razionale.

Io ho provato sulla mia pelle un esperimento su quanto vi sto raccontando.
Nel secolo scorso ero un medico come tanti inevitabilmente destinato ...alla sindrome del Bourn Out, dell'esaurimento psico-fisico per eccessivo coinvolgimento emotivo oppure all'inaridimento inevitabile come strumento di difesa verso il totale coinvolgimento.

Poi mi colpì una evidenza , anche se piena di contraddizioni.
Poiché contemporaneamente praticavo sport estremi, mi stupivo che a Milano un Salvo Catania dedicasse decine di ore al giorno per salvare la vita degli altri, e contemporaneamente, praticando i più pericolosi sport estremi, lo stesso Salvo Catania andasse a mettere a repentaglio la propria : deltaplano, parapendio, ultramaratone nel deserto e in solitaria.
Lo stesso Salvo Catania che a Milano temeva il vuoto delle grandi altezze, il gran caldo, il gran freddo, i serpenti e scorpioni, poi quando si trovava ad affrontare questi pericoli ( in perenne stato di alterata coscienza ????) sulle grandi montagne o nei deserti del Sahara o dell'Asia, si ritrovava nei panni di un M.Petit

Chi è fiero della propria paura
osa tendere cavi sui precipizi;
si lancia all'assalto dei campanili;
allontana e unisce le montagne.


Con estrema naturalezza il Salvo fuori di seno, era in grado di prendere con le mani serpenti o scorpioni che si riparavano dal freddo delle ventose notti sahariane sotto il sacco a pelo, per rimetterli in libertà nel LORO ambiente naturale.

Erano gli stessi serpenti e scorpioni
http://www.senosalvo.com/il_deserto_parte_VI.htm

che animavano invece le paure del cittadino Salvo, "normale" , razionale, quello delle statistiche, di Milano.

Perché parlo di "stati alterati della coscienza" nello sport estremo...per comprendere meglio lo stato di "ragazza fuori di seno " ??

Perché in entrambi i casi ci si confronta con la morte., inaccettabile, se non si è allenati ad un "perenne stato di alterata coscienza ", si fa per dire ovviamente.

Esempio : se mi chiamasse oggi il marito di Donatella con il bambino in braccio e mi chiedesse PERCHE' PROPRIO A NOI ?

Salvo razionale avrebbe delle risposte ? Cosa direbbe ? Sarebbe una risposta soddisfacente quella di riesumare la prognosi sfavorevole della malattia di Donatella ? Sarebbe una risposta soddisfacente richiamare la mera sfortuna ?
Non credo proprio.
Allora io mi tengo il Salvo Fuori di seno cui poco importa COSA DIRE ma , per il suo perenne alterato stato di coscienza, si preoccupa solo del COME DIRE.

Ci si allena in tanti modi ad un perenne stato alterato della coscienza, su cui c'è scarsa (o quasi nulla) letteratura.
Io ho avuto una palestra importantissima nella pratica quasi quarantennale di sport estremi.
Sui praticanti degli sport pericolosi viene spesso proiettata l'ombra dell'eroe, con il suo lato negativo e malato
Paracadutisti, esploratori, speleologi, alpinisti sono comunemente considerati dei pazzi incoscienti, amanti del pericolo gratuito, degli scriteriati sui quali aleggiava complice una certa psicoanalisi da strapazzo- il sospetto di ben precise patologie :narcisismo, volontà di potenza, instabilità emotiva e desiderio di morte.
E' veramente così, da giustificare il pregiudizio che li fa vedere malati (in un certo senso....per fortuna....lo sono !) ???

https://www.medicitalia.it/blog/oncologia-medica/1584-marco-simoncelli.html

http://www.senosalvo.com/senosalvo_sport.htm

Ci sono molti strumenti per mantenere a lungo alterato uno stato di coscienza .
Il più importante è l'esercizio fisico costante.
L'esercizio fisico è in grado di indurre un notevole incremento dei livelli plasmatici di ACTH e beta-endorfina.
A livello cerebrale sono stati identificati molti peptidi con attività biologica simile a quella dell'oppio, chiamati ENDORFINE, termine con il quale si vuole identificare tutti i peptidi oppioidi endogeni.. La loro azione consiste nel modulare fisiologicamente la sensazione di dolore ed è molto verosimile che siano responsabili della analgesia provocata dalla agopuntura.
Le endorfine, inoltre, esplicano un ruolo nella termoregolazione, nella regolazione dell'appetito e possono essere applicate nel meccanismo euforia/depressione, cioè hanno effetti sul comportamento. Esse influenzano in maniera diretta lo stato di umore ed il meccanismo sonno/veglia.
La dimostrazione di tali effetti è stata rivista alla luce di alcuni stati particolari di comportamento che la persona che pratica sport, in particolare nel campo della corsa lunga distanza (jogging, maratona, ultramaratona), sembra possedere.
I "corridori obbligati" o "corsa-dipendenti"[ con questo termine si vogliono identificare coloro i quali presentano in modo particolarmente eccessivo il desiderio di praticare jogging ] presentano infatti una personalità tra loro abbastanza comune :
Essi riescono a dominare il senso di fame, hanno un straordinaria capacità di sopportare la fatica fisica e le variazioni ambientali esterne (temperatura) e soprattutto il dolore. Pretendono prestazioni eccezionali dal loro fisico, rifiutano l'idea di poter essere malati o debilitati ed ha una tendenza alla instabilità emotiva (euforia e depressione). La depressione è generalmente ben mascherata...anche a sé stessi. Lo scopo principale della loro vita è il correre e mostrano in particolare forti alterazioni di umore e tendenza alla depressione quando per motivi superiori (es. infortuni), debbono interrompere il loro ritmo di allenamenti, tanto da far coniare agli autori americani il termine di "sindrome da privazione di esercizio".
Non è possibile rendersi conto degli effetti positivi dell'esercizio fisico costante se moderato, ma ci sono senz'altro anche se si tratta di piccole dosi.

Io ho potuto sperimentarlo a dosi massicce (non raccomandabili ai non allenati )
Leggere ....

http://www.senosalvo.com/sport_estremo_stati_alterati.htm

#450
Utente 275XXX
Utente 275XXX

Anche io mi aggiungo alla GRANDE contentezza generale per il risultato delle cure di Lori!
volevo raccontarvi una cosa che fa ridere e che ho già raccontato a Lori per telefono qualche giorno fa.
in attesa del risultato della pet di Lori, le mando un bel messaggio !" A quando il tuo NUDO integrale?"
mi arriva la risposta: " Non ne ho idea."
Boh ? Mi sembrava strana come risposta, così faccio per rispondere e cosa vedo? ho sbagliato persona volevo mandare a Lori e invece ho mandato a Lore. vaglielo a spiegare cos'è il nostro nudo integrale....

dott. Salvo, questa cosa della corsa-dipendenti e delle endorfine può succedere anche agli scrittori -dipendenti?
non è una battuta ma una cosa molto seria....

e' bello stare qui nell'ambulatorio della speranza.

Francesca

#452
Utente 101XXX
Utente 101XXX

Dottor Catania...

il link che ha indicato non si apre...

Rosella

#453
Utente 137XXX
Utente 137XXX

Rosella, il link puoi aprirlo cliccando sulla mail personale che avrai ricevuto. Te lo consiglio perchè merita la lettura di tutto rispetto!
Evviva IL MAESTRO e evviva LA SPERANZA!!!
lORI

#454
Utente 101XXX
Utente 101XXX

Grazie, Lori,

ci avevo già provato, ma non mi si apre neppure se clicco direttamente sul link della email... si apre il sito dell'Espresso, ma compare sempre la scritta che dice che quella pagina non è stata trovata...

Proverò nuovamente fra un po'....

Un abbraccio a te!!!

Rosella :-)

#455
Utente 258XXX
Utente 258XXX

Lori e Rosella, piacerebbe tanto anche a me accedere ai contenuti del link ma non ci riesco! .... come Rosella :)
Ciao carissime.
Antonia

#457
Utente 258XXX
Utente 258XXX

Finalmente, letto, GRAZIE Dr. Catania!
Concordo con Lori, è da conservare e rileggere al bisogno ..... ne avevo bisogno!
Antonia

#458
Utente 101XXX
Utente 101XXX

Fantastico!!!

Quindi SPERANZA è un po' anche OTTIMISMO, POSITIVITA'... è non tarpare le ali, è non spegnere la fiammella...
E' cambiare registro se parlo di me o se parlo con altri di loro stessi...
E' il titolo di questo spazio...

Dottor Catania... SPERANZA è ciò che Lei sa regalare, SALVO COMPLICAZIONI...!
_____________________________________________

Antonia... ciao!
...tutto bene? :-)
Ti abbraccio fortissimamente e ti invio un sorriso!!!

Rosella :-)

#459
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Nulla di nuovo perché la produzione sui vantaggi della scrittura espressiva sulla salute è già imponente.

Potrà sembrare una tecnica sciocca di auto-aiuto , ma scrivendo, correggendo e rivedendo la propria storia, si può modificare la percezione di sé e individuare quali ostacoli si frappongono al raggiungimento di una salute migliore.

Questo non vale in tutti i casi per tutti perché ad esempio parafrasando Carmelo Bene sulla scrittura dinnanzi al dolore " quando si soffre , il dilettante inizia a scrivere , il professionista invece smette "

Ora vengono pubblicati sul Journal of Personality and Social Psychology i risultati strabilianti di alcuni test che indicano la scrittura espressiva come strumento di cambiamento non solo riguardo ai problemi della salute, ma persino nei problemi di coppia e rendimento scolastico : avere davanti la verità su ciò che sta a cuore diventa l'occasione per cambiare.
Test
1) Coppie : l'invito a scrivere i loro recenti litigi come se riguardassero una terza persona ha nettamente migliorato la loro relazione
2) Salute : studenti invitati a scrivere dei loro problemi si sono ammalati meno dei compagni (test Texas University)
3) Scuola : la scrittura della propria storia e difficoltà ha abbassato il tasso di abbandono scolastico del 75% rispetto al gruppo di controllo.

#460
Dr. Fernando Bellizzi
Dr. Fernando Bellizzi

...e quanti sono stati i grandi scrittori che hanno scritto di sé stessi?
Grandi opere autobiografiche o primi embrioni di medicina narrativa? ;)

#461
Utente 370XXX
Utente 370XXX

Concordo che non si è mai troppo ebbri....di SPERANZA !

#462
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Ebbri di speranza...non l'avevo mai letto, ma mi piace molto !

#463
Utente 275XXX
Utente 275XXX

questa sera mentre cercavo il video di Benigni sul Talmud, mi sono imbattuta in questo articolo che mi ha ricordato la discussione sulla morte che abbiamo fatto un pò di post più avanti, volevo condividerlo..


Un’infermiera rivela le 5 cose di cui tutti i pazienti si pentono poco prima di morire


4 gennaio 2015

L’articolo originale è stato scritto da Bronnie Ware, un’infermiera che per molti anni è stata responsabile delle persone che hanno scelto di morire in casa
Per molti anni ho lavorato in cure palliative. I miei pazienti erano quelli che andavano a casa a morire. Abbiamo condiviso alcuni momenti speciali.

Stavo con loro per le ultime 3-12 settimane di vita. La gente matura molto quando si scontra con la propria mortalità. Ho imparato a non sottovalutare la capacità di una persona di crescere. Alcuni cambiamenti sono stati fenomenali. Con ognuno di loro ho sperimentato una varietà di emozioni straordinaria. La speranza, il rifiuto, la paura, la rabbia, il rimorso, la negazione e, infine, l’accettazione. Tuttavia, ogni paziente ha trovato la pace prima di lasciarci.

Alla domanda su quali rimpianti avessero avuto o su qualsiasi altra cosa che avrebbero fatto in modo diverso, sono emersi alcuni argomenti costanti. Questi sono i cinque più comuni:

1. Vorrei aver avuto il coraggio di vivere una vita fedele a me stesso, non la vita che gli altri si aspettavano da me: questo è stato il rimpianto più comune di tutti. Quando le persone si rendono conto che la loro vita è quasi finita e guardano indietro, si ritrovano davanti tutti i sogni rimasti insoddisfatti. La maggior parte delle persone non aveva ancora realizzato la metà dei propri sogni e doveva morire sapendo che ciò era causato dalle scelte che aveva fatto, o non fatto.

E’ molto importante cercare di concretizzare almeno alcuni dei propri sogni. Perchè la salute a un certo punto va via, ed è troppo tardi. Stare bene porta una libertà di cui pochissimi si accorgono, finchè non ce l‘hanno più.

2. Vorrei non aver lavorato così tanto: questo pensiero è stato ammesso da tutti i pazienti di sesso maschile di cui mi sono presa cura. Si sono persi la giovinezza dei propri figli e la compagnia della propria moglie. Anche le donne hanno parlato di questo rimpianto, ma dato che la maggior parte di loro era di una vecchia generazione, molti dei pazienti di sesso femminile non erano state educate come capifamiglia. Tutti gli uomini che ho curato erano profondamente pentiti di aver vissuto una vita di solo lavoro.

Semplificando il tuo stile di vita e facendo scelte consapevoli, potresti accorgerti di non aver bisogno dello stipendio che desideri. E concedendoti più spazio nella vita, sarai più felice e più aperto a nuove opportunità.

3. Vorrei aver avuto il coraggio di esprimere i miei sentimenti: molte persone sopprimo i propri sentimenti al fine di mantenere la pace con gli altri. Come risultato, si stabilizzano in un’esistenza mediocre e non diventano mai quello che erano veramente in grado di diventare. Molte malattie si sviluppano come un risultato relativo all’amarezza e al risentimento che provoca questa consapevolezza.

Non possiamo controllare le reazioni degli altri. D’altra parte, però, anche se le persone possono inizialmente reagire quando si comincia a parlare loro onestamente, alla fine il rapporto raggiunge un livello completamente nuovo e più profondo. O questo, o eliminare i rapporti malsani. In entrambi i casi, si vince.

4. Vorrei aver avuto più contatti con gli amici: spesso ci si rende conto realmente dei benefici che portano i vecchi amici solo dopo settimane di convalescenza, e non sempre è possibile trovarli. Molti erano così presi da se stessi che avevo abbandonato le amicizie, scomparse tra gli anni che passano. A tutti mancano i propri amici quando si sta morendo.

E’ comune per chiunque abbia uno stile di vita frenetico lasciare che amicizie scompaiano. Ma quando si trovano di fronte alla morte, i dettagli fisici della vita scompaiono. La gente vuole avere i loro affari finanziari in ordine ,se possibile. Ma non è il denaro ciò che conta veramente per loro. In realtà, vogliono solo mettere le cose in modo più a vantaggioso per coloro che amano. Di solito, però, sono troppo stanche per gestire questo compito. Alla fine tutto si riduce ad amore e relazioni. Questo è tutto quello che si lascia nelle ultime settimane, l’amore e le relazioni.

5. Vorrei aver permesso a me stesso di essere più felice: questo è un rimpianto sorprendentemente comune. Molti non si rendono conto fino alla fine che la felicità è una scelta. Rimasti bloccati in vecchi schemi e abitudini – il cosiddetto ‘comfort’ della famiglia – e bloccati dalla paura del cambiamento, hanno vissuto per gli altri negando a se stessi la felicità.

Non è mai tardi per cominciare a cambiare le cose che dobbiamo cambiare …












#464
Dr. Andrea Annoni
Dr. Andrea Annoni

Molto bello ! Potrebbe allegare il link dell'articolo ?

#466
Utente 275XXX
Utente 275XXX

Ben ritrovato dott. Annoni, sono contenta che ogni tanto faccia capolino per salutarci.
ho cercato l'articolo che avevo trovato l'altra sera, ma non l'ho trovato, ho trovato comunque questo link

http://www.huffingtonpost.it/2013/06/15/prima-morte-cinque-desideri-_n_3445740.html

VORREI AVERLO FATTO.

Ma noi siamo ancora in tempo per fare tutto quello che potremmo "regret" in tempo di morte, no?

vorrei raccontarvi una cosa molto personale, so bene che non siamo sul blog dove per poco ho dato anche il pin del mio bancomat ( comunque quasi in rosso...), però mi è venuto in mente ora che sono qui, a proposito delle cose che... VORREI AVERE FATTO.

ho avuto uno splendido rapporto con mia madre, ma non altrettanto buono con mio padre.
fin da quando ero piccola l'ho visto prendere una valigia e partire per qualche viaggio di lavoro, ma non ne ero dispiaciuta per via di un carattere difficile ( il suo, naturalmente), una visione del mondo e delle cose molto diversa dalla mia, un autoritarismo che mi ha tarpato le ali e non mi permetteva di respirare.
insomma 0 rapporto affettivo. dopo la morte di mia mamma che lui ha profondamente amato, lo ritrovo non più leone, ma pecora e quasi quasi mi viene voglia di fare quello che ha fatto con me cioè colpirlo nella sua debolezza, un pò l'ho fatto, a mio modo mi sono vendicata.
Poi la malattia, il cambiamento, il cercare di capire e andare oltre il giudizio, il perdonarsi e perdonare. PER DONO, sto riflettendo molto su questa parola. ma è difficile recuperare un rapporto che non c'è mai stato.
un giorno però mi viene in mente una frase che avevo pronunciato da piccola quando lui di ritorno da un suo viaggio raccontava le cose che aveva visto e vissuto " Babbo, un giorno scriverò tutte le tue bellissime avventure."
così, quasi per gioco, quando lo vado a trovare e lo vedo sempre più stanco e sempre più solo, molto vicino alla morte con il pensiero, gli dico: "Babbo non sarà ora che lo scriviamo quel libro delle tue avventure che volevo scrivere da piccola? Incomincia a farti tornare un pò di memoria." Lui ci pensa un pò e poi una sera mi chiama "sai Francesca, per quel libro che vuoi scrivere, per me va bene, ho già cominciato a rivedere la mia vita." lui così ha l'opportunità di riscrivere la sua vita particolarissima e io ho finalmente il coraggio di chiedergli cose rimaste in sospeso, ricucire quello strappo che sembrava insanabile.
potere magico della scrittura.

Fate dei bellissimi sogni.

Francesca

#468
Dr.ssa Angela Pileci
Dr.ssa Angela Pileci

Da questo blog emerge davvero il potere non tanto della scrittura quanto della narrazione e del raccontarsi che permette di mettere ordine e di diventare sempre più consapevoli.
Quando in passato avevo scritto un articolo sui gruppi di auto e mutuo aiuto stavo proprio pensando a voi ma sinceramente è sorprendente vedere l evoluzione di questo fantastico gruppo

#470
Utente 501XXX
Utente 501XXX

Bellissimo articolo a chi ha fame di...Speranza !

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