Abilify per ansia generalizzata

Egregi Dottori,
volevo chiedervi un parere sulla scelta del mio psichiatra riguardo l'uso dell'abilify a 15 mg per DAG strettamente legato a un problema di ipersonnia.
Un altro mio psichiatra l'ha definita una scelta folle e insensata dal momento in cui a suo dire l'abilify a quella dose è un regolatore della dopamina e non ne aumenta i livelli, cosa che avviene solo a 5 mg.
Avendo due psichiatri sono molto in difficoltà dal momento in cui l'uno contraddice l'altro e io non posso sapere chi ha ragione.
Assumo inoltre prozac, bupropione e deniban.
COrdiali saluti.
Dr. Fabio Maria Pasquale Tortorelli Psichiatra, Psicoterapeuta, Farmacologo 938 66
Gentilissimo,

Ricordo molto chiaramente la richiesta di consulto al quale ho risposto un paio di giorni fa.

L'Abilify non ha indicazione diretta nel disturbo d'ansia generalizzato; può talvolta migliorare la sintomatologia ansiosa agendo come regolatore dei livelli di dopamina in pazienti con disturbi dell'umore e/o psicosi, ma è solo un effetto potenzialmente indiretto.

Nel suo caso, come le dicevo, è probabile che il peggioramento della sintomatologia sia dovuto alla riduzione del dosaggio di Prozac da 40 a 20 mg.

Il Prozac è un antidepressivo SSRI e, contrariamente all'Abilify, ha una indicazione diretta nei disturbi d'ansia.

Sarebbe inoltre opportuno "avere un solo psichiatra": chiedere consulenze a più terapeuti è una pratica più che giustificabile, però farsi seguire contemporaneamente da due professionisti può essere controproducente.

Può essere controproducente perché può creare confusione dal punto di vista farmacologico, in quanto è frequente che professionisti differenti abbiano modalità differenti di trattamento, anche se magari sono modalità entrambe efficaci, pur nella loro diversità.

Resto a disposizione per eventuali necessità, cari saluti

dott. Tortorelli Fabio M.P.
Psichiatra e Psicoterapeuta | Roma Policlinico |
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico igienista 44.3k 1.1k
Non è una cosa utile, avere due specialisti come riferimento in quanto è ovvio che le terapie possono essere cambiate dall’uno o dall’altro anche a seconda della sintomatologia che può presentarsi al momento della visita. Da capo quando la terapia viene introdotta ai tempi di trattamento, devono essere comunque sufficientemente lunghi per poter stabilire che essa debba subire nuove variazioni oppure possa essere in qualche modo Gestita in maniera differente.

Deve decidere a quale professionista rivolgersi senza fare continuamente cambiamenti ed anche le richieste all’interno del sito a questo punto possono poter ma mettere in confusione rispetto ai trattamenti che sta facendo, poiché ha già l’abitudine di richiedere più pareri contemporaneamente

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Utente
Utente
Grazie di cuore a entrambi i dottori, ma vorrei aggiungere una cosa per il dottor Tortorelli.

Ho già preso in passato SSRI a dosi massime e purtroppo non ho mai riscontrato benefici. La nuova dottoressa mia ha dato il prozac dicendomi che in coppia con abilify avrebbe fatto effetto, cosa che non so se sia effettivamente accaduta.

Prima del prozac, prendevo la Venlafaxina in associazione a bupropione e i risultati sull'ansia erano ottimi, ma la stessa dottoressa ha detto che erano due noradrenalinergici e questo connubio era eccessivo. Bisognava bilanciare i tre neurotrasmettitori e quindi mi ha dato prozac e abilify in aggiunta a deniban definito da lei "troppo debole".

Ho sospeso la Venlafaxina a gennaio dunque penso che non sia essa la causa del mio peggioramento, ma come ha detto lei dello scalaggio del prozac che ho riportato a 40 mg.

Ciò che mi lascia titubante è se vale la pena aspettare un mese e vedere se 15 mg di abilify possano sistemare la situazione come promesso dalla mia psichiatra, tra l'altro anche molto rinomata. Ho alzato oggi la dose. Cosa ne pensa dottore? Il mio psichiatra che mi segue da anni mi ha detto di non farlo perché inutile, ma ho scelto lo stesso di tentare quantomeno per fugare ogni dubbio e suggellare il fallimento della collega. Grazie mille.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico igienista 44.3k 1.1k
"Prima del prozac, prendevo la Venlafaxina in associazione a bupropione e i risultati sull'ansia erano ottimi, ma la stessa dottoressa ha detto che erano due noradrenalinergici e questo connubio era eccessivo. Bisognava bilanciare i tre neurotrasmettitori e quindi mi ha dato prozac e abilify in aggiunta a deniban definito da lei "troppo debole"."


Se ne sentono di ogni genere ma questo è davvero troppo.

Dipendeva da quali dosaggi stava utilizzando di farmaco per poter stabilire che entrambi agissero in modalità noradrenergica, ma poi se anche fosse stato in questo modo quale era il sento di toglierli entrambi e cambiare la terapia in modo completo?

Bastava modulare uno dei due ed agire con i medesimi risultati, stava bene e le viene cambiata la terapia.

Questo è un fallimento non l'attesa che vuole avere.

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Dr. Fabio Maria Pasquale Tortorelli Psichiatra, Psicoterapeuta, Farmacologo 938 66
Gentile utente,

Non posso che constatare che ciò le ha detto la sua specialista si basa su un presunto razionale che non ha alcun fondamento scientifico.

"bisogna bilanciare i tre neurotrasmettitori" è una affermazione non corretta da un punto di vista concettuale, perché l'attività cerebrale non è una bilancia dove devono essere apposti dei pesi affinché abbiano tutti lo stesso valore.

L'attività cerebrale è bensì un concerto, dove ogni strumento svolge la funzione che gli viene richiesta, senza necessariamente dover "suonare in modo bilanciato" ad un altro strumento.

Oltretutto la psicofarmacologia si basa sul principio di riequilibrare i neurotrasmettitori che, essendo in eccesso o in difetto, possono essere alla base della comparsa di disturbi.

Per fare un esempio, se un paziente ha un disturbo d'ansia a causa di una carenza di serotonina, non è necessario agire anche sulla dopamina e sulla noradrenalina solo perché si somministra un serotoninergico.

Se lei era già in compenso con una terapia specifica nel suo caso, ovvero il Prozac, qual è il razionale di modificare la terapia?

Il fine ultimo della psicofarmacologia deve essere quello di permettere al paziente di raggiungere un buon compenso, duraturo nel tempo, che migliori la Qualità di Vita, e non un mero esercizio di stile basato su concetti che oltretutto non trovano riscontro nella letteratura scientifica.

Spero di aver chiarito i suoi dubbi.

Le rinnovo cari saluti, restando sempre a disposizione

dott. Tortorelli Fabio M.P.
Psichiatra e Psicoterapeuta | Roma Policlinico |
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