Depressione - e non accettarla

Buonasera,
scrivo a proposito della mia ragazza.
Tutto è cominciato quando ha avuto termine la relazione passata, di lunga durata, a seguito della quale è cominciata la nostra.
Da allora sono cominciati anche un abbassamento del tono dell'umore, insonnia, perdita di peso e di appetito, difficoltà di memoria, incapacità di "godersi" le cose (ad es. ha voglia di fare ma non si gode nulla poichè è triste), sensi di colpa (per il modo in cui è cominciata la nostra storia, cioè prima che fosse finita l'altra), sentimenti di svalutazione, ecc..
Dopo tante insistenze, visti i sintomi, sono riuscito a farle accettare l'idea di fare una visita psichiatrica, non da uno ma bensì da tre Vs. colleghi. Premetto che la mia ragazza è totalmente contro l'uso dei farmaci antidepressivi o comunque che hanno a che fare con il "cervello" poichè afferma che non sono curativi ma solo sintomatici e che danno dipendenza (avevo anche posto un consulto al riguardo).
Bene, il primo psichiatra non ha formulato una diagnosi ma afferma di essere "sui generis" in quanto non prescrive volentieri farmaci ed ha attuato una sorta di psicoterapia (ma non so di che tipo). Dopo qualche incontro, la mia ragazza non è più andata. Il secondo psichiatra ha affermato che la mia ragazza non soffre di nessun disturbo dell'umore (in quanto riesce comunque ad andare al lavoro e in generale fare tutte le attività), prescrivendo però un farmaco, direi recente, ma di cui non ricordo il nome (se Vi può essere utile costa circa €50 la confezione, non mutuabile, di cui non esiste il generico e che pare avere un tempo di latenza molto minore rispetto agli altri antidepressivi). Di questo professionista non è stata contenta in quanto sostiene che non l'ha fatta parlare a sufficienza. Il terzo ed ultimo psichiatra invece le ha sempre prescritto antidepressivi, senza aggiungere granchè, e le ha dato il nome di una psicoterapeuta. Ovviamente nessuna di queste prescrizioni è stata seguita.
Io tengo molto a questa persona, per cui Vi chiedo se avete qualche consiglio su come comportarmi, come spingerla a curarsi?come posso fare?io le sto vicino il più possibile, ma non è sufficiente.
Io non la voglio perdere, farei di tutto per lei ma mi sento davvero impotente..e ho paura che quando lo capirà sarà troppo tardi. Per lei soprattutto, non per la nostra storia.
Ringrazio sentitamente.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 40.9k 996 63
Gentile utente

la sua ragazza non ha intenzione di affrontare seriamente questi suoi problemi.

Probabilmente non rientrano in franchi sintomi di depressione.

Continuare a girare psichiatri e' completamente inutile.

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dopo
Utente
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Buongiorno dott. Ruggiero, grazie per la risposta.
Prima di commentare, segnalo per completezza che il farmaco prescritto dal secondo medico era il valdoxan, nella misura di 1 cpr die per circa una 40ina di giorni per poi essere rivalutata.
Le posso assicurare dott. Ruggiero che la mia ragazza ha intenzione di affrontare i propri problemi seriamente, non ultimo perchè è lei la prima a soffrirne, semplicemente non crede nell'efficacia di una pillola, asserendo che se una persona ha problemi effettivi nella proria vita (di lavoro, di amore, ecc) una pillola non li risolve. Diciamo che forse è un luogo comune che circonda il mondo della psichiatria; io stesso ero portato a crederlo e ho cambiato idea leggendo le Vs. risposte ai vari consulti. E' il cervello ad essere malato, e quello deve essere curato a livello biologico (=pillola o psicoterapia che sostanzialmente ha un effetto anch'essa a livello biologico).
Non so se i sintomi riferiti sono ascrivibili ad una depressione nel senso tecnico del termine, ma un problema c'è ed è evidente; se poi consideriamo che quei sintomi si protraggono per anni, con periodi di alti e bassi, beh allora è difficile escludere che ci sia un problema. Che poi in termini tecnici venga descritto come depressione piuttosto che con altre parole non lo so. Aggiungiamo pure che ascrivere, come fa la mia ragazza, l'origine di tutto ad un preciso evento (=il modo in cui è iniziata la nostra storia) che per ovvi motivi non può essere cambiato, la porta a pensare di non poterne più uscire, con tutte le conseguenze del caso: non è anche questo un sintomo? Segnalo infine che nella sua famiglia c'è perlomeno un altro caso di un parente (non strettissimo ma neanche lontano) affetto da un problema psichiatrico (ma non saprei riferirne la diagnosi), credo sia depressione ma col beneficio del dubbio.
Concordo con Lei dott. Ruggiero che continuare a girare per medici in questa maniera sia una perdita di tempo, me ne rendo perfettamente conto e proprio per questo ho chiesto il Vs. aiuto su come poter aiutarla e far sì che si possa curare e stare meglio. Non ultimo perchè tengo a lei come persona, a prescindere dalla nostra storia.
Qualsiasi consiglio è benvenuto,
Ringrazio e saluto cordialmente