La separazione col rischio

In seguito alla nascita di mia figlia, maggio 2008, in autunno mia moglie accusava sintomi di grave depressione sfociati in comportamenti violenti anche contro di me, ho chiamato il 118 e grazie alla guardia medica è stata convinta a recarsi in ospedale, dove ha soggiornato per 17 giorni nel reparto di psichiatria. Il medico responsabile mi ha informato che si trattava di disturbo bipolare e non semplice depressione causata da impossibilità di allattare la bimba, come si pensava. Si è curata per un anno e mezzo circa, seguendo assieme a me una terapia cognitivo-comportamentale. E' stata lei a decidere di troncare prima la cura farmacologica e pochi mesi dopo anche il supporto psicologico, in quanto pensava d'essere guarita e che la causa del suo nervosismo fossero i vicini. Purtropp i medici l'hanno assecondata, senza cercare di convincerla a non interrompere le cure.
A gennaio di quest'anno ci siamo trasferiti in città e da allora gli episodi maniacali si verificano solo contro di me. L'ultimo risale al fine settimana scorso, sfociato con un'aggressione di domenica in seguito alla mia "ingenua provocazione",per cui ho chiamato il 118 che ci ha entrambi portati al PS.
Purtroppo non l'hanno convinta a farsi vedere da uno specialista ed io mi sento solo e frustrato e ho timore sia per la mia incolumità e sia specialmente per la crescita di nostra figlia che risulta la più danneggiata dalla personalità borderline della madre, tant'è che a volte mi cerca e a volte mi rifiuta.
So che il quesito/i non è affatto semplice: come posso fare per convincerla a curarsi se lei arriva persino a dire che il malato "matto"sono io che le ho raccontato quando ci siamo conosciuti la mia esperienza di depressione da cui sono uscito, dopo circa due anni di remeron, mentre lei mi raccontava la sua trovando in me un uomo che ha saputo ascoltarla e capirla?
Se non ci sono gli estremi per un TSO, trattamneto sanitario obbligatorio, sono costretto a chiedere la separazione col rischio di perdere mia figlia?
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Dr. Stefano Garbolino Psichiatra, Psicoterapeuta, Sessuologo 2.5k 36 2
Gentile utente,

certamente la sua situazione appare complessa. Credo che il primo passo da fare sia parlare con il suo medico di base facendogli vedere i precedenti referti e decidere con lui di fissare un appuntamento presso il centro psichiatrico di competenza.

E lascerei in seconda battuta, previa valutazione attenta, altri provvedimenti perentori come la separazione (a meno che non vi siano problemi relazionali di altro tipo).

Cordialmente
www.psichiatriasessuologia.com

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dopo
Utente
Utente
Gentilissimo dottore,
ho già contattatoil suo medico di base che è pure il mio, ma mi ha detto che se lei non accetta di recarsi a un colloquio con lo psichiatra eventualmente assieme a me (visto che sarei io ad aver problemi), lui non può farci nulla, non può costringerla con la forza perchè il TSO è solo nei casi gravi o se il soggetto psicolabile è colto in flagrante...
Per quanto riguarda la separazione con richiesta di addebito per salvare mia figlia, mi dica lei come faccio a non avere problemi relazionali con un soggetto così instabile, irritabile che inevitabilemte distrugge se stesso e chi le sta vicino.
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