Timore di panico aereo
buongiorno.
ho 25 anni. circa 7 anni fà per un periodo abbastanza lungo ho dovuto affrontare episodi di ansia che io definirei attacchi di panico (pur non diagnosticati mai da alucn medico come tali, è una mia ipotesi).
tali episodi inizialmente cominciarono a manifestarsi nell'ambito scoltastico (frequentavo il liceo, vivevo in modo pressante lo studio e non avevo un rapporto particolarmente aperto con i compagni), successivamente ebbero un'espansione costante iniziando ad interessare anche altri frangenti di vita esterna a quell'ambito, si verificavano per esempio in occasione di viaggi, quando mi allontanavo dalla sicurezza di casa, ma anche sempicemte al cinema o a cena fuori.
l'attacco durava circa una mezz'ora e i sintomi erano: sensazione di mancanza di respiro, formicolii, tendenza a movimenti scattosi e incapacità di controllo.
fu proprio in questo periodo che, in occasione di due gite scolastiche, salii per la prima volta in aereo.
ritengo che lo stato continuo d'ansia che stavo vivendo abbia influito a determinare un approccio dei più negativi al mezzo.
iniziai a convincermi che avrei avuto paura di volare e quei voli furono infatti disastrosi.
sensazione d'ansia nei giorni precedenti, all'imbarco e attacco di panico al decollo con respirazione amplificata e incontrollata, formicolio e perdita di sensibilità alle mani, tendenza a ripetere ossessivemente movimenti come un tic (es. apertura della bocca). ricordo che solo la vicinanza di una compagna che mi aiutò a distrarmi darlandomi mi fece tranquillizzare.
ora mi sento molto più tranquilla e sicura di me, episodi del genere da vari anni non si manifestano, se non qualche episodio estremamente raro e molto più lieve.
ora vi chiedo un consiglio perché quest'estate ho in programma una vacanza che comporterà un volo aereo di due ore e mezza circa.
da quegli episodi non ho più voluto salire su un aereo, ma oggi mi sento maggiormente pronta a farlo per non precludermi piacevoli esperienze.
tuttavia l'idea di affrontare un volo aereo, con una tratta comunque non brevissima non mi fa stare molto tranquilla.
ho il timore che il panico possa ripresentarsi in aereo: malsopporto l'alta quota e l'idea di dover necessariamente restare all'interno sino all'atterraggio senza scelta.
ora sto cercando di non caricarmi negativamente sull'argomento per evitare di incrementare l'ansia, ma ho questo timore di fondo.
vorrei un consiglio su come affrontare al meglio la situazione.
avevo pensato di rivolgermi al mio medico di base chiedendogli di valutare se sia il caso di prescrivermi dell'ansiolitico che possa permettermi di superare eventualmente l'ansia al bisogno.
ritenete che una prescrizione farmacologica in tal senso potrebbe essemi di qualche utilità?
vi ringrazio dell'attenzione
ho 25 anni. circa 7 anni fà per un periodo abbastanza lungo ho dovuto affrontare episodi di ansia che io definirei attacchi di panico (pur non diagnosticati mai da alucn medico come tali, è una mia ipotesi).
tali episodi inizialmente cominciarono a manifestarsi nell'ambito scoltastico (frequentavo il liceo, vivevo in modo pressante lo studio e non avevo un rapporto particolarmente aperto con i compagni), successivamente ebbero un'espansione costante iniziando ad interessare anche altri frangenti di vita esterna a quell'ambito, si verificavano per esempio in occasione di viaggi, quando mi allontanavo dalla sicurezza di casa, ma anche sempicemte al cinema o a cena fuori.
l'attacco durava circa una mezz'ora e i sintomi erano: sensazione di mancanza di respiro, formicolii, tendenza a movimenti scattosi e incapacità di controllo.
fu proprio in questo periodo che, in occasione di due gite scolastiche, salii per la prima volta in aereo.
ritengo che lo stato continuo d'ansia che stavo vivendo abbia influito a determinare un approccio dei più negativi al mezzo.
iniziai a convincermi che avrei avuto paura di volare e quei voli furono infatti disastrosi.
sensazione d'ansia nei giorni precedenti, all'imbarco e attacco di panico al decollo con respirazione amplificata e incontrollata, formicolio e perdita di sensibilità alle mani, tendenza a ripetere ossessivemente movimenti come un tic (es. apertura della bocca). ricordo che solo la vicinanza di una compagna che mi aiutò a distrarmi darlandomi mi fece tranquillizzare.
ora mi sento molto più tranquilla e sicura di me, episodi del genere da vari anni non si manifestano, se non qualche episodio estremamente raro e molto più lieve.
ora vi chiedo un consiglio perché quest'estate ho in programma una vacanza che comporterà un volo aereo di due ore e mezza circa.
da quegli episodi non ho più voluto salire su un aereo, ma oggi mi sento maggiormente pronta a farlo per non precludermi piacevoli esperienze.
tuttavia l'idea di affrontare un volo aereo, con una tratta comunque non brevissima non mi fa stare molto tranquilla.
ho il timore che il panico possa ripresentarsi in aereo: malsopporto l'alta quota e l'idea di dover necessariamente restare all'interno sino all'atterraggio senza scelta.
ora sto cercando di non caricarmi negativamente sull'argomento per evitare di incrementare l'ansia, ma ho questo timore di fondo.
vorrei un consiglio su come affrontare al meglio la situazione.
avevo pensato di rivolgermi al mio medico di base chiedendogli di valutare se sia il caso di prescrivermi dell'ansiolitico che possa permettermi di superare eventualmente l'ansia al bisogno.
ritenete che una prescrizione farmacologica in tal senso potrebbe essemi di qualche utilità?
vi ringrazio dell'attenzione
[#1]
gentile utente,
non so in quale modo abbia superato il periodo di crisi che descrive nella sua lettera.Vale a dire se da sola o con un aiuto professionale.In ogni caso credo che un colloquio approfondito con un esperto del settore,psichiatrico,possa esserle molto utile.Potrebbe sfruttare l'occasione del timore per il prossimo volo aereo al fine di cercare di conoscere meglio i suoi meccanismi intrapsichici.Se anche alla fine lo specialista decidesse che una prescrizione di un ansiolitico potrebbe essere sufficiente ,non penso che una esperienza del genere possa considerarsi una perdita di tempo o di denaro.Aprirsi con una terza persona spesso ci può aiutare a meglio definire la conoscenza che abbiamo di noi stessi.
Cordiali saluti
Piergiorgio Biondani.
non so in quale modo abbia superato il periodo di crisi che descrive nella sua lettera.Vale a dire se da sola o con un aiuto professionale.In ogni caso credo che un colloquio approfondito con un esperto del settore,psichiatrico,possa esserle molto utile.Potrebbe sfruttare l'occasione del timore per il prossimo volo aereo al fine di cercare di conoscere meglio i suoi meccanismi intrapsichici.Se anche alla fine lo specialista decidesse che una prescrizione di un ansiolitico potrebbe essere sufficiente ,non penso che una esperienza del genere possa considerarsi una perdita di tempo o di denaro.Aprirsi con una terza persona spesso ci può aiutare a meglio definire la conoscenza che abbiamo di noi stessi.
Cordiali saluti
Piergiorgio Biondani.
[#2]
Utente
il periodo di crisi alla fine si è risolto da sè, iniziando un nuovo periodo della vita, l'università, di aiuto certamente mi è stato anche una relazione sentimentale.
ad ogni modo so che è stata una fase ora alle spalle ma non del tutto affrontata e risolta, per questo motivo ho ritenuto di indicarne i tratti salienti in relazione al timore per il volo.
terrò in considerazione il suo consiglio.
la ringrazio
ad ogni modo so che è stata una fase ora alle spalle ma non del tutto affrontata e risolta, per questo motivo ho ritenuto di indicarne i tratti salienti in relazione al timore per il volo.
terrò in considerazione il suo consiglio.
la ringrazio
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 3.3k visite dal 27/06/2012.
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