Disturbo delirante: nessuna diagnosi

Salve, ci scrivo per chiedere un chiarimento sul comportamento generale del medico psichiatra.
Ho portato mio padre in cura presso il CIM di riferimento perchè presentava evidenti segni di delirio ( sentiva delle voci, , insonnia, agitazione, pensieri assurdi, gravi deliri di persecuzione,rabbia, violenza, negazione dell'evidenza , ecc..). Premesso che sono arrivato a questa conclusione esclusivamente informandomi su internet leggendo i vari forum sull'argomento e siti di medicina.
Questo è il primo problema: il medico psichiatra dopo ben 2 anni di appuntamenti ( 1 al mese) ancora non ha fatto nessuna diagnosi del disturbo di mio padre. L'ho fatta io leggendo le informazioni su internet. Premetto che so perfettamente quello che fa o dice lo psichiatra perchè io sono presente a tutte le sedute in qualità di "accompagnatore" di mio padre, che altrimenti da solo non ci sarebbe mai andato.

l secondo problema è che non capisco il metodo con cui il medico cerca di curare mio padre. Premetto che il medico è una persona gentilissima e cordiale, e che ha fornito una terapia farmacologica così composta:
1 pasticca di Entact la mattina
1 pasticca di Ziprexa 10 mg la sera
Ansiolitico in gocce al bisogno.
In effetti la cura ha avuto i suoi effetti, ovvero, ha fatto scomparire i deliri, ma allo stesso tempo ha gettato mio padre in uno stato di semi-ipnosi e depressione , ha difficoltà a stare sveglio, cammina e si muove lentissimo, difficoltà di concentrazione, sonnolenza perpetua e sintomi di demenza nonostante l'eta non avanzata (58 anni).
Sono sicuro che prende i farmaci in quanto lo seguo io personalmente.

Quello che non riesco a capire è il metodo di cura, ovvero, ogni colloquio si ripete nello steso identico modus operandi: ci sediamo, si parla per circa 3 minuti del più e del meno (che tempo fa, come si sente in generale, ecc..), alla fine del breve colloquio il medico prescrive le medicine correggendo opportunamente la cura con piccole modifiche ai dosaggi e ci da un nuovo appuntamento: sono passati così due anni.

Ora mi chiedo: ma queste sono cure palliative?

Perchè il medico non indaga sulle cause fisiche e psichiche ? Faccio alcuni esempi:

- storia del paziente
- test comportamentali
- esami fisici in generale
- TAC
- elettroencefalogramma

Inoltre non si prospetta nessun intervento del tipo:

- psicoterapia
- riabilitazione
- servizi sociali di sostegno
- riconoscimento legale del disturbo (con la possibilità di ricevere prestazioni tipo invalidità ecc) che permetterebbero condizioni di vita migliori

Ho provato a parlare col medico, ma sembra molto convinto del suo metodo.
Capisco che la situazione è delicata, ma possibile che l'unica cura sia soffocare gli effetti della malattia con antipsicotici, antidepressivi e tranquillanti vari?
Non è il caso di indagare sulle cause del disturbo e su possibili interventi migliorativi?

Grazie
[#1]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

La cura è una cura antipsicotica a una dose media. L'antidepressivo non è chiaro perché ci sia. La diagnosi va fatta, quella fatta via internet non conta ovviamente, "disturbo delirante" è un tipo particolare di psicosi, ma non la più frequente statisticamente. Le più frequenti sono quella bipolare, quella da uso di sostanze, alcol incluso, gli esordi di demenza, la schizofrenia (che non esordisce a ques'età).
La diagnosi è clinica, gli esami possono servire per verificare alcune altre ipotesi, non sempre però si eseguono di routine.
ll riconoscimento di benefici di legge derivanti dalla diagnosi richiede la diagnosi ma avviene su iniziativa della persona o di chi ne cura gli interessi.

Se il medicinale è mal tollerato ne esitono molti altri con funzione antipsicotica, non vedo perché non prenderli in considerazione. Quanto ad altro tipo di interazioni, la psicosi non si associa a consapevolezza di malattia, a volte neanche retrospettivamente, quindi un'interazione finalizzata al controllo della malattia è già difficile semplicemente per giungere a un accordo sull'assunzione di un medicinale.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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