Disturbo d'ansia da sintomi somatici

Gentili dottori,
gradirei avere un vostro parere circa un cambiamento di terapia indicatomi dalla mia psichiatra. Da circa circa dieci anni soffro di un disturbo d'ansia da sintomi somatici: dall'esordio del problema, soprattutto dopo i primi attacchi di panico, mi sono subito fatta seguire da validi psichiatri. Mi sono curata sia con psicoterapia ( i primi due anni e mezzo di tipo analitico, gli anni seguenti di tipo cognitivo--comportamentale) sia con terapia farmacologica: i migliori risultati li ho ottenuti con la paroxetina (20mg). Il problema è che quando stavo meglio ed i sintomi erano pressoché in remissione, chi mi seguiva proponeva la sospensione del serotoninergico; purtroppo, nell'arco di poche settimane, i sintomi d'ansia si ripresentavano, soprattutto a livello corporeo. A settembre la mia psichiatra mi ha riproposto un "tentativo" di sospensione: per quanto sia stata graduale, dopo un paio di settimane il disturbo d'ansia si è ripresentato con tutti i suoi correlati. La psichiatra a quel punto mi ha prescritto la Vortioxetina, ma vi confermo, per averla sperimentata sulla mia pelle, che peggiora l'ansia, invece che diminuirla. Dopo una settimana d'inferno con il Brillentix, la dottoressa mi ha prescritto il Citalopram: dopo un mese e mezzo a dose piena (20 mg) non ho avuto alcun risultato in più persisteva una forte nausea. A quel punto la psichiatra mi ha proposto di sostituire il citalopram con il Lyrica: sapendo che si trattava di un farmaco di seconda linea per il trattamento dell'ansia e del panico, ho detto di no: preferivo tornare alla paroxetina che comunque, in passato, mi aveva dato dei benefici. Purtroppo, dopo quasi due mesi a dosaggio pieno (20mg), il disturbo d'ansia non è in compenso, soprattutto la mattina continuo ad essere disturbata da dolori corporei e senso di tensione interiore. La dottoressa, a questo punto, ha voluto inserire il Lyrica in terapia, per il momento affiancandolo al Daparox e partendo da un dosaggio minimo di 25mg due volte al dì. L'obbiettivo è quello di arrivare a 150mg al giorno e di sospendere la paroxetina.
La mia domanda è: non è che sospendendo la paroxetina non sono più coperta per gli attacchi di panico? A parte i classici effetti collaterali del Lyrica nelle prime settimane di assunzione ( cefalea, vertigini, aumento dell'appettito), può esserci un aumento dell'ansia o la mia è solo suggestione in questo caso?
Ringrazio per l'attenzione e rimango in attesa di un gentile riscontro.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Generalmente non ci è aumento dell’ansia ed il farmaco può avere indicazioni nel trattamento dei disturbi d’ansia.

Generalmente se si presentano ricadute alla sospensione le successive non andrebbero fatte.

Dr. F. S. Ruggiero

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Grazie per la sua pronta risposta, dott. Ruggiero.
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Gentili dottori,
Ci risiamo: su indicazione della mia psichiatra, visto che stavo bene da alcuni mesi, quest'estate ho iniziato a riscalare la paroxetina ed ero arrivata a 10mg senza nessun problema... Poi, agli inizi di settembre una notizia terribile ( diagnosi di cancro al pancreas ad una persona molto cara) mi ha turbato profondamente e sono ritornati gli attacchi di panico. Con la mia dottoressa siamo corse ai ripari ed abbiamo riportato la dose del Daparox a 20mg ( più xanas 0, 25 mattina e pomeriggio); ora mi sento molto male sia per la malattia della persona cara sia perché l'aumento della paroxetina mi sta aumentando i disagi dovuti all'ansia ( sono solo 21 giorni che riprendo la dose terapeutica). La mia domanda è: vale davvero la pena scalare la paroxetina per estinguerla quando si è asintomatica? Conviene magari tenere una dose di "mantenimemto", tipo 10mg (dose che mi era sufficiente), oppure meglio a questo punto a vita così come si prende la pillola per la pressione? I serotoninergici possono essere nocivi se presi per decenni? Ci sono studi in merito? Grazie dell'attenzione
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