Ho bisogno di aiuto
Ho 18 anni, una vita davanti, prima di intraprendere un percorso psichiatrico vorrei saperne di più sulla mia situazione. Ho pensieri suicidi, un senso di vuoto che si alterna ad emozioni amplificate, che sia che siano positive o negative, non riesco comunque a controllarle, le quali cambiano in modo repentino e frustrante. Attacchi di rabbia, attacchi di ansia o panico, non saprei come definirli, in cui mi sento come se fossi risucchiata, sento un dolore mentale così forte, inizio ad urlare, talvolta urli sordi, a piangere e quando la crisi finisce, sono stremata, la mente e il corpo debole. Mi faccio del male, dal tagliarsi, a prendere a pugni il muro, a prendere a pugni me stessa. Ho un brutto rapporto con il cibo, quando non vengo controllata dai miei genitori digiuno, e posso stare male, ma non riesco a fermarmi. Il rapportarsi con le persone mi è molto difficile, tendo a valutarle e svalutarle continuamente, ogni atteggiamento lo ritengo una possibile minaccia, talvola rischio di fraintendere, ma fa tutto la mia testa, e ciò fa si che non riesca a mantenere rapporti sociali, ogni posto in cui io sia. Non riesco più a svolgere le normali attività, ciò che amo fare, studiare, alzarmi la mattina. Persino respirare è diventato faticoso. Cerco comunque nei limiti delle mie possibilità ad aiutarmi da sola, ma ormai mi rendo conto che non è possibile, e sto facendo soffrire le persone che mi sono accanto, a partire dai miei genitori. La situazione va avanti da un paio di anni, ma adesso sta arrivando al culmine. Quale può essere il mio problema? Ho paura ad aprirmi ad uno specialista per paura delle conseguenze che potrebbero esserci. Aiutatemi.
Gentile utente,
Per sapere quale può essere il suo problema deve appunto farsi visitare. Non è che una diagnosi serva sempre a dire di più rispetto ai sintomi, serve se mai a inquadrarli e prevederne evoluzione, andamento e significato reciproco, nonché a individuare le opzioni di trattamento.
Per sapere quale può essere il suo problema deve appunto farsi visitare. Non è che una diagnosi serva sempre a dire di più rispetto ai sintomi, serve se mai a inquadrarli e prevederne evoluzione, andamento e significato reciproco, nonché a individuare le opzioni di trattamento.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
Utente
In ogni caso, lei pensa sia qualcosa da sottovalutare, oppure no?
Che significa ? Che domanda è "pensa che sia da sottovalutare" ?
Utente
È indispensabile una terapia?
Ma se non ha ancora una diagnosi, che senso ha parlare di quale e se ci sia una terapia su cui ragionare ? Mi pare semplicemente un tipo di pensiero che tende a evitare di farsi visitare.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 1.4k visite dal 11/02/2019.
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