Io e l'ansia

Scrivo per esporre un problema che mi attanaglia da sempre, da che io abbia dei ricordi: l'ansia.
Quelle sensazioni che provavo da bambina sono immutate dopo 30 anni e non riesco a migliorare.
Ogni evento, perfino quello più piacevole, come una festa o una gita, erano vissute da me con estrema angoscia, al punto di ritrovarmi in un angolo in solitudine e a soffrire per la forte sensazione di estraneità.

All'asilo sono andata solo 2 giorni poiché avevo delle crisi di ansia; poi alle elementari ho cominciato a vomitare per il forte stress, perlopiù qualora avessi delle verifiche, alle medie e alle superiori leggermente meglio.
Nello sport agonistico che praticavo da adolescente, non ero in grado di sostenere le gare, e vomitavo prima e dopo l'esibizione.
Ho dovuto lasciare, nonostante fossi molto brava.
All'università, le cose non sono mai migliorate.
Ma ho vissuto il peggio nel lavoro.
Mi sono trasferita all'estero dopo la laurea.
Ho iniziato a lavorare e dopo solo pochi mesi ho abbandonato non solo il posto ottenuto, ma la disciplina nella quale mi ero laureata, avendo associato questa all'acutizzazione della mia ansia, poiché sentivo di non aver scelto il percorso di studi giusto.
Sempre all'estero mi sono reinventata in un'altra professione, partendo dal basso e ottenendo dei ruoli importanti in poco tempo.
Tutto ciò non senza la mia nemica ansia, che mi portava ad avere attacchi di panico notturni per tutti gli anni vissuti all'estero, vomito e pianto.
Nonostante della mia vita, sia professionale che privata, io possa solo fare un bilancio positivo e nonostante io mi reputi una persona brillante, non riesco a liberarmi di questo fardello che mi impedisce di vivere anche gli eventi più ordinari con serenità.

Volendo fare un'autoanalisi, potrei sicuramente attribuire la mia ansia alla paura di disattendere le aspettative che io stessa ho creato nella mia mente.
Voglio sempre essere perfetta, la prima della classe.
Non accetto di fare degli errori, mi punisco, mi infliggo da sola la pena più amara, ovvero costringermi al pensiero autodenigratorio.
Mi sento molto insicura, sempre inadatta.
Parlo perlopiù dell'ambito professionale, quello cioè in cui mi sento maggiormente giudicata.
Un esempio emblematico: sono tornata in Italia recentemente e inizierò a breve a lavorare per la stessa azienda per cui lavoravo all'estero.
Mi hanno ricontattata perché avevano conservato un ottimo ricordo di me, sia professionale che umano e hanno fortemente insistito perché io facessi nuovamente parte dell'azienda.
Nonostante questo mi sembri oggettivamente un evento di cui essere fieri, io non riesco più a dormire e a mangiare, in attesa del giorno di inizio perché temo come sempre di non essere all'altezza, malgrado abbia già svolto lo stesso lavoro in condizioni anche più complesse.
Sono terrorizzata all'idea che rinizieranno l'insonnia, il vomito, l'angoscia.
Come posso arginare questo sentimento di perenne inadeguatezza immotivata che rovina tutto?
Grazie.
[#1]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41k 1k 63
Fa una descrizione dettagliata ma da essa non si evincono terapie, trattamenti, consultazioni specialistiche che possano aver trattato il suo disturbo in modo concreto ed efficace nel corso di questi anni.

È probabile che debba iniziare a curarsi.


Dr. F. S. Ruggiero


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