Disturbo d'ansia può far venire altri disturbi più gravi?

Salve, il mio incubo con l'ansia è iniziato nel 2013, poco prima che partissi per l'Italia (sono polacca).
Studiare e vivere in Italia è sempre stato il mio sogno e la mia famiglia mi ha sempre appoggiato.
Una sera, in periodo in cui avevo gli esami di maturità davanti e i preparativi per partire, mentre stavo per addormentarmi, mi è venuto il primo attacco di panico.
Pensavo fosse un infarto.
Da allora ho attraversato varie fasi in questi quasi 10 anni: periodi di calma, periodi in cui non potevo prendere dei mezzi pubblici o uscire da sola, periodi in cui uscivo ma spesso soffrivo di attacchi... Insomma, ho passato gli anni tra gli alti e bassi, prendendo all'occorrenza una pasticca di xanax quando dovevo per esempio affrontare un viaggio oppure quando avevo un attacco forte per strada.
Da 1 anno sono seguita da una psicologa con cui mi sono trovata sempre bene; abbiamo parlato di molti aspetti ma solo recentemente siamo arrivate al cuore del problema e cioè la forte mancanza della mia famiglia di origine.
Un giorno, circa 1 mese fa, durante una seduta in cui ero tesa anche per altre questioni private, ho pianto tanto e ho buttato tutto fuori... Da lì è iniziato il mio nuovo vero incubo... Visto che ho capito il cuore del problema e cioè che, come mi ha fatto scrivere la psicologa, "sento che senza mamma e papà non posso vivere" è come se fossi caduta in un abisso... Mio marito doveva partire per un corso di lavoro e io ero terrorizzata al pensiero di rimanere da sola a casa al punto che ho iniziato ad avere la tensione e l'ansia mischiata all'angoscia praticamente h24 come non mi era mai successo... Alla fine siamo riusciti a partire insieme e pensavo che al ritorno si sarebbe sistemato tutto... invece tornata a casa non riesco più a pensare ad altro e a calmarmi.
Così ho consultato una psichiatra che mi ha prescritto una cura di 20 GG ma sono comunque tesa per la maggior parte del giorno... Ho paura di peggiorare ancora, di dover dipendere dai farmaci per tutta la vita, di non tornare più in me, o peggio ancora, di disperarmi così tanto da potermi togliere la vita.
È un pensiero assurdo perché ho sempre avuto pura di morire ed era uno dei miei punti focali.
invece ora è come se avessi "mal di vivere", non so più cosa posso fare per non sentire quest'angoscia... da qu la mia domanda: come posso liberarmi da questo pensiero ossessivo?
Potrei veramente peggiorare così tanto da fare una cosa del genere?
O farmi venire una depressione?
In giro si sentono tante storie di suicidi, sono veramente spaventata... Non so più come uscirne.
Grazie a chi risponderà.
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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Gentile utente,
Se la terapia prescritta dallo specialista non sta dando il sollievo adeguato andrebbe rivista o comunque modificata nei dosaggi. Non ci ha nemmeno descritto la terapia per cui è difficile esprimere un giudizio. Posso dirle che i disturbi d’ansia si curano in maniera abbastanza efficace portando, in una buona parte dei casi, anche ad una risoluzione completa dei sintomi. E senza che necessariamente ci sia bisogno di terapie nel lunghissimi termine. Ne parli con il suo specialista di fiducia.
Cordiali saluti

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

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dopo
Utente
Utente
Buongiorno, grazie per la Sua gentile risposta. La cura l'ho iniziata da appena 3 giorni e prendo la sera mezza pasticca di citalopram, dopo una settimana ne prenderò una intera (da 20 mg) e la mattina 10 gocce di Lexotan. So di dover avere pazienza per gli effetti; la psichiatra mi ha anche detto che all'inizio potrei avere dei sintomi accentuati. Mi chiedevo solo se questi pensieri o meglio la paura di potermi fare del male che mi prende quando mi sento tesa e in ansia, sono un qualcosa di grave o potrebbero diventarlo...?
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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
La terapia è coerente con una diagnosi di disturbo d’ansia. Se si tratta di paura di potersi fare del male è qualcosa di molto diverso da avvertire il desiderio o l’impulso di farsi del male. Tutti questi aspetti vanno comunque discussi quanto prima con il proprio specialista, anche per aggiustare eventualmente il dosaggio dell’ ansiolitico in relazione a questi stati di tensione per i quali il farmaco non sta dando ancora grandi effetti. Ad ogni modo non si scoraggi perché il trattamento è soltanto all’inizio. Se dovesse verificare qualsiasi tipo di peggioramento sintomatologico non esiti a contattare il suo specialista.
Cordiali saluti

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

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