Disturbo paranoide

Buongiorno,
chiedo questo consulto per mio padre.
(70 anni, diabetico, cardiopatico).


Descrivo brevemente la storia della malattia.
A distanza di anni della perdita di mia madre, sviluppò questo disturbo paranoide delirante, (circa 12 anni fa) manifestatosi prima (quando ancora non avevamo capito che avesse una patologia psichiatrica) con irritabilità, aggressività ingiustificata, poi sfociata in paure di essere perseguitato fino ad arrivare alla fase acuta di delirio (di tutti i tipi: mistico, persecutorio, di colpa, di grandezza, bizzarro), fino a quando finalmente capì che aveva un problema e si curò con Olanzapina per vari anni fino a totale "guarigione" e riconoscimento di tutto ciò che aveva fatto e detto prima di guarire.


Per molti anni (forse 5-6), a nostra insaputa (mia e di mio fratello) aveva sospeso l' olanzapina e stava bene.


Di recente, a seguito del Covid, ha pian piano ricominciato a sviluppare pensieri paranoidi persecutori e purtroppo questa volta un totale rifiuto dell' idea di aver bisogno bisogno di cure.


Siamo riusciti solo negli ultimi mesi a somministrargli, dopo consulti psichiatrici, una terapia composta prima da Serenase gocce (10 al giorno), che essendosi rivelata poco efficace è stata integrata con Clopixol gocce (15+15).
Finalmente dopo mesi sembra che stia meglio, non parla più tutto ciò di cui ossessivamente parlava tutti i giorni, anzi, non parla proprio più se non interpellato, e se gli si chiede perchè non parla risponde che non ha nulla da dire (questo accadde anche quando fece la prima volta la terapia con olanzapina).


Si trova ora in uno stato di apatia, spesso ha lo sguardo perso nel vuoto, si incanta, e sembra "rallentato" nei movimenti e nei pensieri.
Ragiona normalmente, gli si può nuovamente parlare con serenità, potrei dire che è molto più tranquillo, ma ripeto, sembra per la maggior parte del tempo assente, spento nonostante vigile e indipendente nella vita quotidiana.


E' possibile che questo sia dovuto alla terapia che sta seguendo?
Abbiamo chiesto allo psichiatra di abbassare il dosaggio a 10+10 gocce (Clopixol e Serenase), e da circa una settimana lo abbiamo fatto.
Lo psichiatra con il quale c'è ormai un rapporto di "confidenza" dice: "meglio che stia così più che altro per la vostra salute, piuttosto che vi assilli con i suoi pensieri paranoidi altrimenti vi ammalate anche voi".


Certo, siamo d' accordo, ma mi chiedevo, ripeto, se lo stato in cui si trova può essere temporaneo e dovuto alla terapia.
Anche vederlo in quello stato è un motivo di sofferenza e preoccupazione, benchè minore rispetto a prima che iniziasse la cura.


Grazie
Cordiali saluti.
[#1]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.7k 993 248
Sì, mi pare compatibile con un effetto dei medicinali, e comprendo il discorso del medico. La dose è bassa. Sono due farmaci simili, non so perché siano stati associati anziché usare uno solo dei due, ma cambia poco comunque il discorso

Dr.Matteo Pacini
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[#2]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.2k 1k 63
Alcuni fenomeni possono dipendere dalla terapia, una variazione in riduzione può comunque scatenare nuovamente i sintomi e potrebbero non essere nuovamente trattabili.

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[#3]
dopo
Utente
Utente
Grazie dottori per la celere risposta.

Dott. Ruggiero, terrò presente il suo consiglio e ne parlerò con lo psichiatra.

Rispondo al dott. Pacini riguardo alla terapia combinata, credo che sia dovuto sia al fatto che lo psichiatra ha sempre detto di non poter aumentare troppo la dose di Serenase per via dei problemi cardiologici di mio padre (parlava del QT), sia dal fatto che il Serenase da solo lo aveva semplicemente "calmato" ma le sue costruzioni paranoiche non accennavano a passare, anzi le spiegava con una maggiore calma e "lucidità". Infatti, non so se sia stata una casualità ma a circa una settimana dall' inizio del Clopixol, ha iniziato a esporre sempre meno i suoi pensieri paranoidi, fino ad arrivare a quanto descritto.

Purtroppo il tutto era anche esacerbato dal fatto che lui stesse consultando un mago il quale alimentava le sue paranoie attribuendole a un malocchio su tutta la famiglia. Fortunatamente per vie traverse abbiamo saputo che questo mago gli ha detto da qualche settimana che questo malocchio è stato finalmente eliminato. Mi auguro non sia solo questo il motivo per il quale ha smesso di esporre i suoi pensieri.
[#4]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.7k 993 248
Ma se così fosse, allora perché non il clopixol semplicemente, ad una determinata dose ? (che comunque ha come effetto, non frequente, il prolungamento del qt).

"Mi auguro non sia solo questo il motivo per il quale ha smesso di esporre i suoi pensieri." Nel lungo termine no, ma nell'immediato può avere avuto un effetto. Ovviamente non nella critica riguardo la fondatezza, ma nel fatto che il malocchio sia attivo, il che parlandoci si può distinguere.

Dr.Matteo Pacini
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[#5]
dopo
Utente
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Grazie dottore, mi ha tolto i dubbi che avevo, e farò presente allo psichiatra quanto consigliato riguardo all' utilizzo del solo Clopixol.

Non voglio sottrarre tempo al suo lavoro visto che mi ha già dato le risposte che cercavo, ma le vorrei porre un' altra domanda, più che altro un "mistero" che fa riflettere sia me che mio fratello. Com'è possibile (considerando che questi disturbi mentali sono spesso considerati inguaribili), che per 5-6 anni mio padre sia stato bene senza assumere farmaci (ci sembrava quasi un miracolo) e poi all' improvviso sia ritornato a non star bene?

Questo più che altro mi ha sempre fatto pensare che se lui seguisse un percorso di psicoterapia con costanza (cosa che purtroppo non farebbe mai), potrebbe non arrivare più a fasi acute del disturbo.

Grazie ancora.
[#6]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.7k 993 248
Psicoterapia per un disturbo paranoide la vedo improbabile come accoppiata. Non credo che lui abbia la consapevolezza del disturbo, per cui a che fine andrebbe da uno psicoterapeuta ?
I disturbi di questo tipo variano a seconda di fattori di compenso, di solito compenso "fittizio", che ad esempio possono essere rappresentati da convinzioni o credenze che poi vengono meno o non sono più possibili, o all'ambiente, a persone sicure di riferimento etc.

Dr.Matteo Pacini
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