Lutto, ansia e ossessione sul sonno

Buongiorno,
scrivo questo consulto per capire se potete darmi una dritta.

Circa due anni fa ho perso il mio compagno in maniera totalmente inaspettata e improvvisa.
Inutile dire che per me è stato un dolore assurdo.
A distanza di due anni, benché la sofferenza si stia facendo un po' meno viva, mi rendo conto di aver sviluppato tutta una serie di problemi e paure che prima non avevo.

Per esempio, dato che la sua morte mi aveva provocato insonnia per i primi tempi, adesso ho un rapporto quasi ossessivo con il sonno.
Ho sempre paura di non dormire a sufficienza, se una notte non dormo passo tutta la giornata in ansia a pensare se la notte successiva dormirò... Ho paura che anche un minimo rumore (es.
auto che passano) possa disturbare il mio sonno, cerco sempre di andare a letto ad un'ora adeguata ecc.
ecc.
Mi rendo conto che la situazione mi sta un po' sfuggendo di mano e che a volte ho dei pensieri esagerati, ma faccio davvero fatica a scacciarli.
Lo psichiatra con cui sono in cura mi ha prescritto dei farmaci, dicendomi che è un disturbo ossessivo, ma non sembrano avere molta efficacia.

Potreste aiutarmi?
Esiste un modo di non focalizzarsi troppo su questi pensieri che generano ansia?
Secondo voi è possibile che un trauma come un lutto possa dar luogo a pensieri che hanno il carattere della fissazione?
Avete qualche suggerimento?
Grazie
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 186
Gentile utente,
capisco che la la condizione sia molto dolorosa. Certamente un grave trauma può provocare disturbi ossessivi, specie un lutto improvviso forse non ancora elaborato.
Nel suo caso potremmo ipotizzare che la sua mente sposti l'attenzione da ciò che è inaccettabile, non gestibile e senza un "colpevole" su cui ritorcere il dolore (la morte del suo compagno) a ciò che invece appare gestibile mediante rituali o imputabile a "colpe" conosciute: l'ora del sonno, l'avversione alle luci, ai rumori e così via.
Tutto questo però si affronta in terapia, e lei scrive di essere in cura, infatti assume farmaci e ha ricevuto una diagnosi che richiede un trattamento di tipo cognitivo-comportamentale.
Cosa dunque non sta funzionando? Vede il suo curante con sufficiente regolarità? Si è creata l'oppurtuna alleanza terapeutica?
Ci faccia capire; noi siamo qui.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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