Rivivere l’infanzia e l’adolescenza fatta di traumi in psicoterapia ed avere un peggioramento

Buonasera,
Ringrazio anticipatamente per chi leggerà e saprà darmi qualche risposta.

Sono una ragazza di 35 anni che negli ultimi anni si è un po’ incasinata la vita facendo scelte piuttosto impulsive: tipo chiudere una storia fondamentale della vita, in cui abbiamo condiviso tantissimo e convissuto, per una persona molto affascinante appena conosciuta, poi alcol, droga e sesso.
Comportamenti pericolosi al limite del legale.
Prima ero stata la brava ragazza, laureata in tempo, figlia e sorella perfetta, amicizie e relazioni amorose lunghe e solide, ma c’era una buona dose di divertimento ed alcol anche prima, ero sempre una festaiola che animava gli altri.
Animare gli altri è stato il mio lavoro da quando ero piccola, è la cosa che mi viene meglio nella vita.
Far star bene le persone.
Fatto sta che negli ultimi anni mi sono persa.
Mi sono ritrovata single e la mia vita è diventata a tutti gli effetti rock’n roll.
Era da bambina che volevo condurre una vita così.
Avventura, musica, sesso e alcol.
Ma poi nell’ultimo anno il mio tono dell’umore è sceso drasticamente.
Sono in terapia da 2 anni.
Ho fatto 1 anno con una e un altro con una altra psicoterapeuta da cui sto continuando ad andare.
Ho avuto molti bassi nell’ultimo anno.
Mi sono stati prescritti stabilizzatori dell’umore e ssri senza alcun effetto per cui li ho interrotti.
Sono mesi che non avevo più forti pensieri suicidari e ora mi sono tornati.
Ho avuto una piccola delusione amorosa, un ragazzo che mi piaceva e che sembrava molto preso all’inizio mi ha detto che aveva bisogno un attimo di pensare e si è allontanato.
Mi sono sentita rifiutata, come se io facessi schifo.
Ho molta paura di fare schifo alla gente.
Mi sono ricollegata al mio passato, che ho fortemente sviscerato nell’ultimo anno dalla psi, e mi sembra di rivivere tutti i traumi della mia infanzia e adolescenza.
E sto malissimo e fa malissimo.
Sono preoccupata che aver parlato tanto del passato in psicoterapia possa aver slatentizzato tutto quel dolore che ho provato da bambina e che per 13 anni avevo dimenticato.
Ora quando mi succede un fatto brutto esterno (soprattutto di rifiuto) nelle settimane seguenti ripenso al mio dolore nel passato, a quanto è stato difficile e quanto io non riesca ora a farcela e non abbia le energie per affrontare questa vita perché è già stata troppo dura.
Non so come uscire da questo loop, pure la mia psicoterapeuta dice che non vuole assistere alla mia rovina e che devo decidere se voglio continuare o no.
A lei racconto tutto incluso tutto quello che ho scritto qui e molto altro.
Sapete aiutarmi?
Consigliarmi qualsiasi cosa?
Per smettere di stare così tanto male ogni volta.
Ho paura di non riuscire più a sopportare.

Ci tengo a precisare che ho un ottimo rapporto con i miei genitori e mio fratello e io sono il faro della famiglia.
Ho anche amicizie solide e un ottimo lavoro per una grossa multinazionale.
È come se avessi una doppia vita.
Grazie mille per chi avrà un attimo per rispondere
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
ho considerato l'insieme della sua email e in particolare le frasi: "Animare gli altri è stato il mio lavoro da quando ero piccola, è la cosa che mi viene meglio nella vita. Far star bene le persone"; "ero stata la brava ragazza, laureata in tempo, figlia e sorella perfetta"; "Ci tengo a precisare che ho un ottimo rapporto con i miei genitori e mio fratello e io sono il faro della famiglia. Ho anche amicizie solide e un ottimo lavoro per una grossa multinazionale"; infine la considerazione: "È come se avessi una doppia vita".
Considerando anche che ha cambiato terapeuta... troppa paura già con la prima di scoperchiare l'abisso? le suggerisco di leggere il libro della psicoanalista svizzera Alice Miler "Il dramma del bambino dotato".
Chieda però alla sua terapeuta se approva questa lettura, in questo suo momento di fragilità.
Auguri di cuore.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie dottoressa per la sua pronta risposta. Io ho scoperchiato l’abisso in terapia e fa un male incredibile. Come spiegavo appena succede qualcosa di esterno che mi destabilizza ritorno proprio in quell’abisso e il dolore è molto forte. Il libro che mi ha consigliato credo sia molto calzante per me e vorrei iniziare a leggerlo ma sentirò prima con la mia terapeuta come mi ha consigliato lei. Credo comunque che possa essere una lettura di grande aiuto per me, solo leggendo i titoli dei vari capitoli rivedo la mia vita e le mie dinamiche. La grandiosità e dall’altro lato la depressione, l’incapacità di capire i miei bisogni.
Quindi grazie per il consiglio perché credo possa essere di aiuto per fare un viaggio introspettivo ancora più accurato e spero che possa darmi almeno la speranza di riuscire a stare finalmente davvero bene.
Vorrei chiederle però se è normale provare così tanto dolore per il passato, io mi sento come retrocessa alla me bambina e adolescente. Sto male per le cose del passato come se le stessi vivendo ora. Per tanto tempo non ci avevo pensato più e dopo questo anno di terapia invece ne sono tormentata. La cosa brutta è che nonostante il dolore non riesco a piangere e a buttarlo fuori. Rimane come bloccato in me e l’unico modo per avere sollievo è alterarmi o distrarmi con attività (meglio se un po’ pericolose , ma comunque con una componente autolesionismo, a volte mi taglio anche) o sostanze. Purtroppo però ora tutto questo non mi da più sollievo come un tempo ed è da lì che ho iniziato a fantasticare sulla mia morte e alla pace che mi darebbe. Finirà tutto questo? È normale che io stia reagendo in questo modo? È normale che ripensi costantemente al dolore passato? Grande di nuovo dottoressa se avrà voglia di rispondere.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
il fatto che prova dolore è... "normale".
Ho esitato a scrivere questa parola per definire un'esperienza che può essere devastante. Per uscirne, però, va attraversata. La sua terapeuta la terrà per mano.
Ma lei scrive: "La cosa brutta è che nonostante il dolore non riesco a piangere e a buttarlo fuori. Rimane come bloccato in me e l’unico modo per avere sollievo è alterarmi o distrarmi con attività (meglio se un po’ pericolose , ma comunque con una componente autolesionismo, a volte mi taglio anche) o sostanze".
Proprio quello che è meglio non fare. La terapeuta le spiegherà i vari meccanismi di difesa che lei va attraversando: adesso in un certo senso incolpa sé stessa, o si reputa l'unico bersaglio raggiungibile.
Auguri; ci tenga al corrente.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com