Ansia eccessiva

buonasera gentili dottori, rivolgo queste parole augurandomi di riuscire a reperire una risposta su questo problema che sta iniziando a diventare rilevante.

Sono un ragazzo di 19 anni di Roma, al primo anno di università, studio economia.

Proprio da quest'anno sto iniziando a sviluppare uno stato di ansia, eccessiva, in vista di eventi importanti anche al di fuori dell'istruzione.
(Siano esami universitari che quello della patente).

Proprio ieri ad esempio ho sostenuto (purtroppo con esito negativo) un esame all'università e già dal risveglio stesso inizio a sentirmi inquieto e nervoso, mi vengono la nausea e impallidisco.

Questo stato psico-fisico è andato poi a peggiorare nell'arco della giornata, mentre ho iniziato ad incamminarmi verso casa, subito dopo aver concluso l'esame ho iniziato a sentire dei brividi e un senso di tensione infinita, agonizzante tanto che a tratti mi sembrava quasi di non sentire il pavimento sotto ai miei piedi e di viaggiare a vuoto, senza una meta precisa.

Mentre pranzavo il cibo non mi sembrava aver nessun sapore e sono stati I miei genitori a farmi notare che mentre parlavo con loro mi sono grattato il dito con l'unghia al tal punto da tagliarmi fino a sanguinare senza nemmeno accorgermene.

Questo stato mi ha poi impedito di svolgere altre azioni come studiare per altre materie o semplicemente rilassarmi, fino alla pubblicazione degli esiti la sera stessa.

Ho superficialmente teorizzato che questo stato sia dovuto forse al non riuscirmi ad ambientare ancora completamente al mondo dell'università, ben diverso da quello delle superiori, anche se vedo molti miei amici e colleghi di corso coetanei essere molto più razionali e calmi (dove andavo molto bene, mantenendo una media del 9 in quasi tutte le materie e concludendo la maturità con 91 frequentando uno Scienze Umane).

Domando ora cosa sia meglio fare, ha senso rivolgersi al proprio medico curante e magari provare a farsi prescrivere qualche terapia a base di ansiolitici come xanax o alprazalom possa gradualmente ammortizzare se non placare del tutto questa ansia?
Oppure conviene lasciare le cose così come sono e aspettare che si rimettano a posto "da sole"?

Ringrazio anticipatamente i possibili interventi e riscontri, cordialmente.
Dr.ssa Maria Graziano Psicologo 125 3
Gentile utente,
lei chiede "una risposta su questo problema che sta iniziando a diventare rilevante", e ancora scrive "uno stato mi ha poi impedito di svolgere altre azioni come studiare per altre materie o semplicemente rilassarmi", a partire proprio dalle sue parole le chiedo "perché aspettare che passi da solo? potrà mai passare da solo? perché non chiedere l'aiuto ad un professionista?
Il mio suggerimento è di iniziare ad esporre ciò che lei ha qui riportato al suo medico curante che sicuramente conosce lei e la sua famiglia meglio di noi, sarà il curante che potrà consigliarle di richiedere il supporto di uno psicologo o di iniziare una terapia farmacologica, quest'ultima da scegliere solo dopo un'attenta anamnesi con valutazione clinica. Lo psicologo o uno psicoterapeuta potranno aiutarla oltre con il colloquio clinico, con tecniche di respirazione, rilassamento e riacquisizione del senso di presenza e della realtà.
Cordialmente,
Dott.ssa M. Graziano

Dott.ssa Maria Graziano Psicologa
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mari.graziano1971@gmail.com
www.analisiemozionalemariagraziano.it

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