Molta ansia e pessimismo, paura di essermi rovinata la vita per sempre
Gentili dottori,
mi trovo purtroppo in una situazione molto complicata da due mesi a questa parte.
A fine novembre ho accompagnato un'amica a ballare in discoteca: pur essendo lontana dalle casse, ne sono uscita con udito molto ovattato (sintomo mai scomparso del tutto nei giorni successivi) e acufene, che purtroppo ancora permane, nonostante non abbia riportato danni all'udito.
Sono stata visitata da diversi otorini, che si sono detti fiduciosi riguardo una scomparsa della sintomatologia, ma essendo ormai passati due mesi inizio a perdere le speranze.
Ho vissuto questa situazione sin da subito con molta ansia e preoccupazione.
Le prime settimane, complice anche la cura cortisonica iniziata subito dopo l'evento traumatico, ho fatto molta fatica a dormire; ancora adesso, faccio fatica a dormire da sola e devo appoggiarmi al mio ragazzo, che purtroppo non vive con me, con tutti i disagi che ne conseguono.
Sono terrorizzata dall'idea che questo fischio non vada più via.
Alterno momenti di lucidità a momenti di fortissima ansia e panico, accompagnati da pensieri negativi e dalla paura che l'acufene di cui soffro adesso e che percepisco solo in silenzio possa peggiorare drasticamente e rovinarmi definitivamente la vita, che già adesso percepisco distrutta.
Sono disperata.
Non so come andare avanti, non riesco a risollevarmi, non mi era mai capitato in vita mia di stare così male.
Da due mesi mi sveglio con un peso sul cuore e piango per la vita che conducevo prima, e che sento essermi stata strappata via con violenza.
Pur non avendo riportato danni, ho il terrore di aver in realtà sofferto di un trauma uditivo "nascosto", non visibile con i classici esami, e non riesco ad evitare di sentirmi in pericolo, come se la mia vita dovesse essere ulteriormente rovinata da un momento all'altro.
Sono sempre stata una ragazza ansiosa e in passato ho seguito un percorso con una psicoterapeuta per pensieri ossessivi che mi tormentavano, ma questa volta davvero non riesco a vedere vie d'uscita, speranza; non reagisco agli stimoli che normalmente mi fanno star bene, ho abbandonato sport e hobby, non rispondo agli amici, sono completamente apatica e allo stesso tempo reattiva solo nei confronti del dolore che questa situazione mi sta infliggendo.
Sto male e mi sento in colpa per chi mi sta attorno, in primis genitori e fidanzato.
Allo stesso tempo però mi sento molto sola.
Posso ancora vivere normalmente?
mi trovo purtroppo in una situazione molto complicata da due mesi a questa parte.
A fine novembre ho accompagnato un'amica a ballare in discoteca: pur essendo lontana dalle casse, ne sono uscita con udito molto ovattato (sintomo mai scomparso del tutto nei giorni successivi) e acufene, che purtroppo ancora permane, nonostante non abbia riportato danni all'udito.
Sono stata visitata da diversi otorini, che si sono detti fiduciosi riguardo una scomparsa della sintomatologia, ma essendo ormai passati due mesi inizio a perdere le speranze.
Ho vissuto questa situazione sin da subito con molta ansia e preoccupazione.
Le prime settimane, complice anche la cura cortisonica iniziata subito dopo l'evento traumatico, ho fatto molta fatica a dormire; ancora adesso, faccio fatica a dormire da sola e devo appoggiarmi al mio ragazzo, che purtroppo non vive con me, con tutti i disagi che ne conseguono.
Sono terrorizzata dall'idea che questo fischio non vada più via.
Alterno momenti di lucidità a momenti di fortissima ansia e panico, accompagnati da pensieri negativi e dalla paura che l'acufene di cui soffro adesso e che percepisco solo in silenzio possa peggiorare drasticamente e rovinarmi definitivamente la vita, che già adesso percepisco distrutta.
Sono disperata.
Non so come andare avanti, non riesco a risollevarmi, non mi era mai capitato in vita mia di stare così male.
Da due mesi mi sveglio con un peso sul cuore e piango per la vita che conducevo prima, e che sento essermi stata strappata via con violenza.
Pur non avendo riportato danni, ho il terrore di aver in realtà sofferto di un trauma uditivo "nascosto", non visibile con i classici esami, e non riesco ad evitare di sentirmi in pericolo, come se la mia vita dovesse essere ulteriormente rovinata da un momento all'altro.
Sono sempre stata una ragazza ansiosa e in passato ho seguito un percorso con una psicoterapeuta per pensieri ossessivi che mi tormentavano, ma questa volta davvero non riesco a vedere vie d'uscita, speranza; non reagisco agli stimoli che normalmente mi fanno star bene, ho abbandonato sport e hobby, non rispondo agli amici, sono completamente apatica e allo stesso tempo reattiva solo nei confronti del dolore che questa situazione mi sta infliggendo.
Sto male e mi sento in colpa per chi mi sta attorno, in primis genitori e fidanzato.
Allo stesso tempo però mi sento molto sola.
Posso ancora vivere normalmente?
Gentile utente,
ci sono eventi c.d. traumatici, che in persone ad alta sensibilità possono risvegliare le sensazioni di ansia e forte preoccupazione. Se ha già intrapreso un percorso terapeutico, saprà già che ciò che sta provando, non è la realtà. Le proiezioni\pensieri pessimistici sul futuro non sono il vivere qui ed ora. Senz'altro sofferenze e disagi fisici che l'acufene comporta possono essere una condizione destabilizzante, ma è importante separare il problema "medico" dall'ansia e ricordare che l'ansia stessa possa amplificarlo. Provi a razionalizzare: è un momento, che ha avuto un inizio, e avrà una fine, non necessariamente determinerà la sua vita in modo permanente, e allora perchè far sì che questi pensieri negativi e intrusivi abbiano la meglio su prospettive future di guarigione e ripresa totale delle funzionalità e qualità di vita precedente? Lavorerei riflettendo sulla sua reazione emotiva, caratterizzata da ansia e apatia, partendo da questo vissuto che ha segnato un nuovo momento spartiacque fra uno stare bene e un ricadere nella paura, probabilmente l'esperienza vissuta e i suoi strascichi a livello fisico possono aver sconvolto un equilibrio ritrovato. Pensi a una cosa: se il suo percorso con la psicoterapia precedente ha messo in evidenza che lei hai già strumenti per affrontare difficoltà simili, perchè non dovrebbe essere così anche questa volta?
Per quanto riguarda l'acufene, continui a seguire i consigli dei medici e parli con loro anche delle sue preoccupazioni, potrà trovare empatia e risposte che la tranquillizzeranno.
Per affrontare l'ansia e i pensieri negativi che ora stanno prendendo il sopravvento, sarebbe utile considerare di riprendere il supporto terapeutico. Molti pazienti trovano benefici dall'EMDR per l'elaborazione di un trauma, magari provi ad individuare nella sua zona un terapeuta con approccio cognitivo comportamentale che pratichi l'EMDR. Si dia tempo, pazienza, ma con il supporto giusto vedrà che la via d'uscita è molto più vicina di quanto possa pensare.
Con i migliori auguri,
ci sono eventi c.d. traumatici, che in persone ad alta sensibilità possono risvegliare le sensazioni di ansia e forte preoccupazione. Se ha già intrapreso un percorso terapeutico, saprà già che ciò che sta provando, non è la realtà. Le proiezioni\pensieri pessimistici sul futuro non sono il vivere qui ed ora. Senz'altro sofferenze e disagi fisici che l'acufene comporta possono essere una condizione destabilizzante, ma è importante separare il problema "medico" dall'ansia e ricordare che l'ansia stessa possa amplificarlo. Provi a razionalizzare: è un momento, che ha avuto un inizio, e avrà una fine, non necessariamente determinerà la sua vita in modo permanente, e allora perchè far sì che questi pensieri negativi e intrusivi abbiano la meglio su prospettive future di guarigione e ripresa totale delle funzionalità e qualità di vita precedente? Lavorerei riflettendo sulla sua reazione emotiva, caratterizzata da ansia e apatia, partendo da questo vissuto che ha segnato un nuovo momento spartiacque fra uno stare bene e un ricadere nella paura, probabilmente l'esperienza vissuta e i suoi strascichi a livello fisico possono aver sconvolto un equilibrio ritrovato. Pensi a una cosa: se il suo percorso con la psicoterapia precedente ha messo in evidenza che lei hai già strumenti per affrontare difficoltà simili, perchè non dovrebbe essere così anche questa volta?
Per quanto riguarda l'acufene, continui a seguire i consigli dei medici e parli con loro anche delle sue preoccupazioni, potrà trovare empatia e risposte che la tranquillizzeranno.
Per affrontare l'ansia e i pensieri negativi che ora stanno prendendo il sopravvento, sarebbe utile considerare di riprendere il supporto terapeutico. Molti pazienti trovano benefici dall'EMDR per l'elaborazione di un trauma, magari provi ad individuare nella sua zona un terapeuta con approccio cognitivo comportamentale che pratichi l'EMDR. Si dia tempo, pazienza, ma con il supporto giusto vedrà che la via d'uscita è molto più vicina di quanto possa pensare.
Con i migliori auguri,
Utente
Dottoressa la ringrazio infinitamente per la risposta.
Sto già seguendo un percorso psicologico, mi sono rivolta a una dottoressa con approccio comportamentale non appena mi sono resa conto, qualche giorno dopo l'evento, che non ero in grado di gestirmi da sola.
Purtroppo però la situazione non sta migliorando come vorrei.
Sono molto stanca, perché da due mesi a questa parte sono sempre sempre sempre allerta. In questi due mesi mi sono fatta visitare da due otorini diversi, oltre a quelli che mi hanno vista in pronto soccorso, e da un neurologo: tutti, esami alla mano, mi hanno rassicurata dicendomi che sto bene, che non ho nulla che non vada a livello uditivo, che devo stare tranquilla. Eppure questa sensazione di terrore non mi abbandona. Mi sento sempre in pericolo, come se le cose potessero precipitare da un momento all'altro.
Non mi sento più me.
Sto già seguendo un percorso psicologico, mi sono rivolta a una dottoressa con approccio comportamentale non appena mi sono resa conto, qualche giorno dopo l'evento, che non ero in grado di gestirmi da sola.
Purtroppo però la situazione non sta migliorando come vorrei.
Sono molto stanca, perché da due mesi a questa parte sono sempre sempre sempre allerta. In questi due mesi mi sono fatta visitare da due otorini diversi, oltre a quelli che mi hanno vista in pronto soccorso, e da un neurologo: tutti, esami alla mano, mi hanno rassicurata dicendomi che sto bene, che non ho nulla che non vada a livello uditivo, che devo stare tranquilla. Eppure questa sensazione di terrore non mi abbandona. Mi sento sempre in pericolo, come se le cose potessero precipitare da un momento all'altro.
Non mi sento più me.
Gentile utente,
le preoccupazioni per la propria salute, e gli stati ansiosi che ne derivano assorbono tantissime energie mentali, nel quadro che descrive, stanchezza e incessante stato di allerta ne possono far parte in questo momento, soprattutto considerandone l'intensità. Le spiego cosa può accadere in queste situazioni: ogni rassicurazione medica che lei cerca non le è ora sufficiente, lei dunque rimane intrappolata in un cerchio che si autoalimenta di paura e stress. Senza che lei ne abbia potere di controllo, la sua mente tende a focalizzarsi sull'idea che qualcosa possa andare storto, e questo la mette in una sensazione di pericolo costante, anche laddove pericolo non vi è. Considerato il suo percorso in ambito prettamente medico con specialisti che ne seguono il decorso, è molto positivo che lei abbia intrapreso un percorso di supporto anche psicologico, provi a parlare con il suo terapeuta, qualora utilizzi l'EMDR potrebbe esserle di aiuto a superare gli ostacoli che i ricordi le mettono davanti, anteponendo alla realtà scenari che non trovano risposte congrue con le evidenze mediche. L'EMDR ha dimostrato efficacia proprio nell'elaborazione di traumi come quello che può aver vissuto e che tuttora condiziona la sua vita in una sorta di realtà aumentata, negativamente amplificata dalla sua mente.
L'ansia viene a noi per comunicarci qualcosa, ma a volte esagera: è una risposta naturale alla paura di una condizione fisica che non si risolve in tempi brevi, o come lei si aspettava, e così lei sente il pericolo sempre dietro l'angolo. Si dia tempo e quando la sua mente va a questi pensieri provi a razionalizzarli pensando alle rassicurazioni dei medici: non ci sono condizioni cliniche che giustifichino queste paure. Non sentirsi più sè stessi: può capitare, come conseguenza ad un evento reale (chiamiamolo il trauma e la sofferenza fisica che ha senz'altro realmente provato) di non sentirsi più come prima, è una sensazione di disconnessione e frustrazione, ma anche un segnale forte che il suo corpo e la sua mente stanno cercando di far fronte a una situazione di stress prolungato. La sua mente sta reagendo a un evento che l’ha destabilizzata, non vede oltre la paura e la sofferenza, nonostante le rassicurazioni dai medici, dati oggettivi che però sembrano non essere sufficienti a spegnere la paura. Da dove nasce dunque questa paura, angoscia: dal suo profondo, mente e corpo sono ancora in modalità pericolo a causa del trauma psicologico, e non è facilmente controllabile dalla sua componente razionale in questo momento. Si affidi alla sua terapeuta, ma sia consapevole che ciò che state facendo insieme è un lavoro che richiede pazienza, che i risultati verranno con gradualità: una combinazione di approcci terapeutici, come l'EMDR, la mindfulness, l'esposizione graduale e altre tecniche comportamentali, le porteranno gradualmente a un miglioramento.
Sia gentile con sè stessa, sta facendo tutto ciò che è in suo potere per affrontare la situazione. Continui a lavorare su se stessa e si conceda di essere gentile con la parte di lei che le chiede di essere paziente con il processo di guarigione. Quando i pensieri negativi prendono il sopravvento, si conceda invece di fare qualcosa che le piace per distoglierli e riprendere il contatto con la realtà e la consapevolezza che l'ansia anticipatoria non trova risposta ad un pericolo imminente che non c'è. Non ci pensi e trovi una valvola di sfogo per i momenti più critici.
Con i migliori auguri,
le preoccupazioni per la propria salute, e gli stati ansiosi che ne derivano assorbono tantissime energie mentali, nel quadro che descrive, stanchezza e incessante stato di allerta ne possono far parte in questo momento, soprattutto considerandone l'intensità. Le spiego cosa può accadere in queste situazioni: ogni rassicurazione medica che lei cerca non le è ora sufficiente, lei dunque rimane intrappolata in un cerchio che si autoalimenta di paura e stress. Senza che lei ne abbia potere di controllo, la sua mente tende a focalizzarsi sull'idea che qualcosa possa andare storto, e questo la mette in una sensazione di pericolo costante, anche laddove pericolo non vi è. Considerato il suo percorso in ambito prettamente medico con specialisti che ne seguono il decorso, è molto positivo che lei abbia intrapreso un percorso di supporto anche psicologico, provi a parlare con il suo terapeuta, qualora utilizzi l'EMDR potrebbe esserle di aiuto a superare gli ostacoli che i ricordi le mettono davanti, anteponendo alla realtà scenari che non trovano risposte congrue con le evidenze mediche. L'EMDR ha dimostrato efficacia proprio nell'elaborazione di traumi come quello che può aver vissuto e che tuttora condiziona la sua vita in una sorta di realtà aumentata, negativamente amplificata dalla sua mente.
L'ansia viene a noi per comunicarci qualcosa, ma a volte esagera: è una risposta naturale alla paura di una condizione fisica che non si risolve in tempi brevi, o come lei si aspettava, e così lei sente il pericolo sempre dietro l'angolo. Si dia tempo e quando la sua mente va a questi pensieri provi a razionalizzarli pensando alle rassicurazioni dei medici: non ci sono condizioni cliniche che giustifichino queste paure. Non sentirsi più sè stessi: può capitare, come conseguenza ad un evento reale (chiamiamolo il trauma e la sofferenza fisica che ha senz'altro realmente provato) di non sentirsi più come prima, è una sensazione di disconnessione e frustrazione, ma anche un segnale forte che il suo corpo e la sua mente stanno cercando di far fronte a una situazione di stress prolungato. La sua mente sta reagendo a un evento che l’ha destabilizzata, non vede oltre la paura e la sofferenza, nonostante le rassicurazioni dai medici, dati oggettivi che però sembrano non essere sufficienti a spegnere la paura. Da dove nasce dunque questa paura, angoscia: dal suo profondo, mente e corpo sono ancora in modalità pericolo a causa del trauma psicologico, e non è facilmente controllabile dalla sua componente razionale in questo momento. Si affidi alla sua terapeuta, ma sia consapevole che ciò che state facendo insieme è un lavoro che richiede pazienza, che i risultati verranno con gradualità: una combinazione di approcci terapeutici, come l'EMDR, la mindfulness, l'esposizione graduale e altre tecniche comportamentali, le porteranno gradualmente a un miglioramento.
Sia gentile con sè stessa, sta facendo tutto ciò che è in suo potere per affrontare la situazione. Continui a lavorare su se stessa e si conceda di essere gentile con la parte di lei che le chiede di essere paziente con il processo di guarigione. Quando i pensieri negativi prendono il sopravvento, si conceda invece di fare qualcosa che le piace per distoglierli e riprendere il contatto con la realtà e la consapevolezza che l'ansia anticipatoria non trova risposta ad un pericolo imminente che non c'è. Non ci pensi e trovi una valvola di sfogo per i momenti più critici.
Con i migliori auguri,
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.1k visite dal 05/02/2025.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.
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