Rottura dopo 8 anni importanti a 36 anni
Buongiorno,
mi chiamo Luca, ho 35 anni e da 8 sono in una relazione molto profonda e bella con la mia compagna, coetanea.
Siamo sempre stati molto affiatati, complici, con valori comuni e grande sintonia.
Da circa due anni e mezzo conviviamo e, pur con caratteri diversi, avevamo trovato un buon equilibrio.
Le nostre differenze si sono fatte sentire soprattutto sul piano organizzativo: io sono molto preciso e pignolo nella gestione della casa e della pulizia, mentre lei è più flessibile.
Questo ha portato, nel tempo, a piccoli scontri, spesso generati dal mio modo brusco e poco diplomatico di esprimere disagio.
Riconosco di non essere bravo nel comunicare in modo costruttivo ciò che non mi va e questo ha generato una tensione che si è accumulata.
Aggiungo che pratico sport a livello agonistico (triathlon, 10 ore a settimana) e lavoro da remoto al 100%, fattori che probabilmente contribuiscono al mio livello di stress e alla difficoltà a staccare mentalmente.
Nel corso degli anni, in alcuni momenti di lite, ho avuto scatti di rabbia: mai violenza fisica vera, ma ci sono stati episodi in cui ho lanciato oggetti (mai verso di lei), una lieve spinta una volta, e parole forti e inopportune.
Lei mi ha detto che queste cose l’hanno allontanata un pezzetto alla volta, anche se per me erano scatti isolati e limitati.
Lei invece li ha vissuti come qualcosa di molto più profondo e doloroso.
Qualche giorno fa, dopo l’ennesima mia risposta sgarbata, ha deciso di prendere spazio e tornare a dormire dai suoi.
Dopo alcuni giorni mi ha detto di non amarmi più, che non riesce a stare nella stessa casa in questa situazione.
Allo stesso tempo, però, ha espresso parole molto forti e belle sulla nostra relazione, su quanto io sia importante per lei e quanto le manchino tanti aspetti di noi.
Sta malissimo, è molto confusa e anche arrabbiata, soprattutto perché il cambiamento che ora vede in me (ho reagito e sto già migliorando nel mio modo di comunicare) arriva troppo tardi rispetto a quanto avrebbe voluto.
Lei ha deciso di iniziare un percorso personale per imparare a gestire la tendenza a vivere ogni difficoltà come insormontabile, anche nel lavoro e nello studio.
Io ho deciso di cominciare un percorso psicologico per migliorare la mia gestione della rabbia e la mia modalità di comunicazione, non solo per la coppia ma anche per me stesso.
La mia domanda è: da un punto di vista esterno, e alla luce di quanto detto, pensate che una relazione con queste basi e con questa volontà di lavorare su sé stessi possa essere recuperata?
La cosa che più mi spaventa è che lei oggi mi dice di non amarmi più.
Ma dentro di me sento che qualcosa è ancora vivo, da entrambe le parti.
mi chiamo Luca, ho 35 anni e da 8 sono in una relazione molto profonda e bella con la mia compagna, coetanea.
Siamo sempre stati molto affiatati, complici, con valori comuni e grande sintonia.
Da circa due anni e mezzo conviviamo e, pur con caratteri diversi, avevamo trovato un buon equilibrio.
Le nostre differenze si sono fatte sentire soprattutto sul piano organizzativo: io sono molto preciso e pignolo nella gestione della casa e della pulizia, mentre lei è più flessibile.
Questo ha portato, nel tempo, a piccoli scontri, spesso generati dal mio modo brusco e poco diplomatico di esprimere disagio.
Riconosco di non essere bravo nel comunicare in modo costruttivo ciò che non mi va e questo ha generato una tensione che si è accumulata.
Aggiungo che pratico sport a livello agonistico (triathlon, 10 ore a settimana) e lavoro da remoto al 100%, fattori che probabilmente contribuiscono al mio livello di stress e alla difficoltà a staccare mentalmente.
Nel corso degli anni, in alcuni momenti di lite, ho avuto scatti di rabbia: mai violenza fisica vera, ma ci sono stati episodi in cui ho lanciato oggetti (mai verso di lei), una lieve spinta una volta, e parole forti e inopportune.
Lei mi ha detto che queste cose l’hanno allontanata un pezzetto alla volta, anche se per me erano scatti isolati e limitati.
Lei invece li ha vissuti come qualcosa di molto più profondo e doloroso.
Qualche giorno fa, dopo l’ennesima mia risposta sgarbata, ha deciso di prendere spazio e tornare a dormire dai suoi.
Dopo alcuni giorni mi ha detto di non amarmi più, che non riesce a stare nella stessa casa in questa situazione.
Allo stesso tempo, però, ha espresso parole molto forti e belle sulla nostra relazione, su quanto io sia importante per lei e quanto le manchino tanti aspetti di noi.
Sta malissimo, è molto confusa e anche arrabbiata, soprattutto perché il cambiamento che ora vede in me (ho reagito e sto già migliorando nel mio modo di comunicare) arriva troppo tardi rispetto a quanto avrebbe voluto.
Lei ha deciso di iniziare un percorso personale per imparare a gestire la tendenza a vivere ogni difficoltà come insormontabile, anche nel lavoro e nello studio.
Io ho deciso di cominciare un percorso psicologico per migliorare la mia gestione della rabbia e la mia modalità di comunicazione, non solo per la coppia ma anche per me stesso.
La mia domanda è: da un punto di vista esterno, e alla luce di quanto detto, pensate che una relazione con queste basi e con questa volontà di lavorare su sé stessi possa essere recuperata?
La cosa che più mi spaventa è che lei oggi mi dice di non amarmi più.
Ma dentro di me sento che qualcosa è ancora vivo, da entrambe le parti.
Gentile utente,
lei analizza con molta perspicacia quei suoi comportamenti che hanno reso sempre più sgradevole la relazione, tanto che addirittura pensa di lavorare per cambiarli.
Questo è un bene e non è da tutti; però come avviene sempre a chi si occupa di rapporti umani mi chiedo: e prima non si accorgeva che anziché costruire stava distruggendo? Perché dev'essere il distacco totale, la perdita, a segnalarci i nostri errori cosi come le nostre reali priorità?
Lasciando questo enigma alla sua riflessione, vengo alla domanda: "alla luce di quanto detto, pensate che una relazione con queste basi e con questa volontà di lavorare su sé stessi possa essere recuperata?".
Io penso che tra esseri umani che si sono amati si possono scavare solchi abissali, ma si hanno anche i mezzi per colmare questi abissi; altrimenti nessuna frattura sarebbe rimediabile e noi saremmo capaci soltanto di distruggere.
Detto questo, rimane il quando e il come.
Chi viene lasciato in genere vorrebbe ripristinare lo statu quo ante nel più breve tempo possibile e non è disposto ad accettare gli effetti pratici della separazione, meno che mai la libertà sentimentale e sessuale dell'altro/a, mentre lavorare su sé stessi vuol dire intraprendere nuove strade, separarsi fino in fondo per sperimentare il dolore ma anche l'autonomia della solitudine. Questo implica rinunciare ai contatti quotidiani, alle lamentose recriminazioni come alle nostalgiche rievocazioni dei tempi felici.
Molti partner lasciati temono che facendosi da parte perderanno l'altro definitivamente, senza rendersi conto che se lo assillano con le loro richieste lo confermano nell'opportunità di allontanarsi, in pratica lo hanno già perduto.
Provi a pensare nei termini di una libertà della sua ex che lei non può e non deve intralciare, e attui per parte sua, per sé solo prima di tutto, il cambiamento che auspica.
Il resto è nella regione imperscrutabile dei ricordi da lei lasciati nella sua ragazza; nelle ferite che vi siete inferte; anche nell'andamento della sorte, che può farvi incontrare altri/e e spingervi lontani, o al contrario riavvicinarci.
Le serva da bussola la ricerca di un nuovo equilibrio.
Auguri.
lei analizza con molta perspicacia quei suoi comportamenti che hanno reso sempre più sgradevole la relazione, tanto che addirittura pensa di lavorare per cambiarli.
Questo è un bene e non è da tutti; però come avviene sempre a chi si occupa di rapporti umani mi chiedo: e prima non si accorgeva che anziché costruire stava distruggendo? Perché dev'essere il distacco totale, la perdita, a segnalarci i nostri errori cosi come le nostre reali priorità?
Lasciando questo enigma alla sua riflessione, vengo alla domanda: "alla luce di quanto detto, pensate che una relazione con queste basi e con questa volontà di lavorare su sé stessi possa essere recuperata?".
Io penso che tra esseri umani che si sono amati si possono scavare solchi abissali, ma si hanno anche i mezzi per colmare questi abissi; altrimenti nessuna frattura sarebbe rimediabile e noi saremmo capaci soltanto di distruggere.
Detto questo, rimane il quando e il come.
Chi viene lasciato in genere vorrebbe ripristinare lo statu quo ante nel più breve tempo possibile e non è disposto ad accettare gli effetti pratici della separazione, meno che mai la libertà sentimentale e sessuale dell'altro/a, mentre lavorare su sé stessi vuol dire intraprendere nuove strade, separarsi fino in fondo per sperimentare il dolore ma anche l'autonomia della solitudine. Questo implica rinunciare ai contatti quotidiani, alle lamentose recriminazioni come alle nostalgiche rievocazioni dei tempi felici.
Molti partner lasciati temono che facendosi da parte perderanno l'altro definitivamente, senza rendersi conto che se lo assillano con le loro richieste lo confermano nell'opportunità di allontanarsi, in pratica lo hanno già perduto.
Provi a pensare nei termini di una libertà della sua ex che lei non può e non deve intralciare, e attui per parte sua, per sé solo prima di tutto, il cambiamento che auspica.
Il resto è nella regione imperscrutabile dei ricordi da lei lasciati nella sua ragazza; nelle ferite che vi siete inferte; anche nell'andamento della sorte, che può farvi incontrare altri/e e spingervi lontani, o al contrario riavvicinarci.
Le serva da bussola la ricerca di un nuovo equilibrio.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza
Riceve in presenza e online
Primo consulto gratuito inviando documento d'identità a: gairos1971@gmail.com
Utente
Gentilissima Dott.ssa,
La ringrazio per la chiarissima risposta, tanto diretta quanto preziosa.
Purtroppo durante la relazione non ho percepito di "distruggere" in questo modo. O meglio, a posteriori riconoscevo che fossero comportamenti negativi, ma non credevo arrivassero a tanto. Con il senno di poi avrei dovuto lavorarci immediatamente, ma ahimè questo lo capisco solo ora.
Tutta questa escalation è avvenuta in poco tempo, trasformando il rapporto da sano (con chiaramente qualche lamentela diluita nel tempo), o quantomeno così sembrava, a "problematico". Credo che la decisione che ha preso sia stata presa in un momento di poca lucidità, spinta dalla voglia di mettere fine alla sofferenza che provava in quel momento. Magari si poteva iniziare una terapia di coppia o un percorso mio. Purtroppo lei ha 1000 lati positivi e stupendi, ma una cosa che le viene davvero difficile è esternare argomenti complessi e importanti, quindi questo è uscito prepotentemente quando probabilmente c’era poco da fare.
Ora immagino che lei abbia bisogno di tempo per ritrovare sé stessa e credo anche per ripensare alla nostra storia. Fa davvero molto male tagliare le comunicazioni e tutto, ma ci sto provando, per rispettare la sua libertà.
Spero che la sorte e la sua visione del lavoro che sto facendo su me stesso, il mio percorso, possano riavvicinarci in futuro.
Grazie ancora per avermi aiutato a vedere con più chiarezza
La ringrazio per la chiarissima risposta, tanto diretta quanto preziosa.
Purtroppo durante la relazione non ho percepito di "distruggere" in questo modo. O meglio, a posteriori riconoscevo che fossero comportamenti negativi, ma non credevo arrivassero a tanto. Con il senno di poi avrei dovuto lavorarci immediatamente, ma ahimè questo lo capisco solo ora.
Tutta questa escalation è avvenuta in poco tempo, trasformando il rapporto da sano (con chiaramente qualche lamentela diluita nel tempo), o quantomeno così sembrava, a "problematico". Credo che la decisione che ha preso sia stata presa in un momento di poca lucidità, spinta dalla voglia di mettere fine alla sofferenza che provava in quel momento. Magari si poteva iniziare una terapia di coppia o un percorso mio. Purtroppo lei ha 1000 lati positivi e stupendi, ma una cosa che le viene davvero difficile è esternare argomenti complessi e importanti, quindi questo è uscito prepotentemente quando probabilmente c’era poco da fare.
Ora immagino che lei abbia bisogno di tempo per ritrovare sé stessa e credo anche per ripensare alla nostra storia. Fa davvero molto male tagliare le comunicazioni e tutto, ma ci sto provando, per rispettare la sua libertà.
Spero che la sorte e la sua visione del lavoro che sto facendo su me stesso, il mio percorso, possano riavvicinarci in futuro.
Grazie ancora per avermi aiutato a vedere con più chiarezza
Prego, gentile utente.
Ci tenga al corrente, se sente che le fa bene.
Ci tenga al corrente, se sente che le fa bene.
Prof.ssa Anna Potenza
Riceve in presenza e online
Primo consulto gratuito inviando documento d'identità a: gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 544 visite dal 23/07/2025.
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