Devo partire senza di lui, ma la distanza fisica mi fa stare male. rinuncio a partire?

Buongiorno,
io e mio marito siamo sposati da molto tempo e non ci siamo mai separati dal primo giorno di matrimonio.

Questo perché amiamo stare insieme, siamo anche migliori amici oltre che innamorati.

Siamo comunque indipendenti e autonomi, nel senso che ognuno ha il suo lavoro, i suoi hobby e le sue uscite, ma la sera è bello ritrovarsi.

Ora io dovrei partire per pochi giorni per fare un'esperienza formativa a cui tengo tantissimo, ma più si avvicina la data della partenza e più vivo male la cosa.
So che mi mancherà non averlo vicino, soprattutto la sera e mi dispiace dargli un dispiacere perché so che anche per lui sarà triste tornare a casa e non trovarmi.
Lui mi dice in maniera altruistica di andare, ma so che gli peserebbe non avermi qui e che starebbe anche in pensiero perché il viaggio è lungo.
Non può venire con me perché lavora e se io, sentendomi troppo a disagio, decidessi di ritornare prima, ci metterei comunque ore per arrivare a casa.

Da settimane vivo tra alti e bassi, momenti in cui mi sento sicura ed entusiasta di andare e momenti in cui sono convinta di rinunciare, anche perché questa indecisione a cui non sono abituata per niente (in genere sono sicura di me) mi ha stancata.

Sono combattuta: se vado starò male per la distanza ma farò una bella esperienza e affronterò una sfida con me stessa che mi faanno crescere.
Se non vado posso finalmente rilassarmi e so che non farò soffrire lui e non soffrirò nemmeno io per la distanza.

Ma se poi mi pentirò dell'esperienza persa?
Se nei giorni a casa qualcosa andrà un po' storto e mi farà rimpiangere quel tempo che non mi sono dedicata?


Ho bisogno di un consiglio distaccato e professionale perché il rimuginare sta facendo solo peggio.


Grazie a chi mi aiuterà.
Dr.ssa Elisa Scuderi Psicologo 114 2
Gentile Utente,
ha descritto una situazione ricca di sfumature, che merita di essere accolta con attenzione.

La partenza imminente sembra far emergere in lei un’oscillazione profonda, non solo tra il desiderio di vivere un’esperienza importante e la tristezza del distacco, ma anche tra parti di sé che sembrano faticare a trovare un equilibrio. Da un lato c’è la donna autonoma, capace, curiosa di mettersi alla prova. Dall’altro, una parte più vulnerabile, forse meno abituata a separarsi da un legame che è stato per anni una base sicura e quotidiana.

Mi chiedo: davvero è solo il viaggio a farla sentire così combattuta? O questa situazione sta toccando qualcosa di più profondo, che forse non ha avuto ancora modo di osservare con calma?

Cosa le fa più paura: la distanza, il cambiamento che può portare questa esperienza, o la possibilità che quel "noi", così saldo, venga momentaneamente messo alla prova in un modo nuovo?
E ancora: cosa teme possa accadere se, per una volta, scegliesse solo per sé?

Il punto non è decidere "cosa fare" (partire o restare) ma ascoltare cosa sta emergendo dentro di lei in questa fase, cosa la sta toccando nel profondo, considerazioni che forse meritano uno spazio professionale per essere guardate con più gentilezza e meno fretta.

Mi chiedo ancora:
- che significato avrebbe, per lei, il fatto di riuscire a partire nonostante la fatica?
- e, viceversa, che significato avrebbe scegliere di non andare, non per paura, ma per cura verso un’esigenza profonda?
- cosa teme davvero di perdere nei giorni in cui sarebbe lontana: la presenza concreta dell’altro o qualcosa di più simbolico, come l’idea di un "noi" sempre unito?
- e ancora, se questa esperienza non fosse formativa ma un semplice viaggio, il conflitto sarebbe lo stesso?

Quando ci si sente così divisi, può essere utile non decidere in solitudine. A volte basta trovare un luogo dove poter dare voce a questi pensieri, senza giudicarli, per scoprire che la risposta non è tanto nel "fare", quanto nel comprendersi meglio.

Spero che queste riflessioni possano esserle utili.

Resto a disposizione, un caro saluto
E.S. 

Dott.ssa Elisa Scuderi
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📧 elisascuderi.ge@gmail.com
3774810243
www.psicologoagenova.wordpress.com

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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 5k 204
Gentile utente,
essendo in coppia con mio marito da ben 57 anni credo di poterle fornire, oltre a quello professionale, anche il parere dell'esperienza personale.
La vita di coppia può essere infernale per molti, e per alcuni fortunati una sorgente di benessere, sicurezza, crescita personale.
Mi fermo su quest'ultimo concetto: crescita. L'uno per l'altro non si dovrebbe essere un ostacolo, se la relazione è sana, ma uno stimolo ad aprirsi al mondo e a realizzarsi, nel sostegno e nell'incoraggiamento reciproco.
Di quest'apertura fanno parte la realizzazione professionale, gli hobby, le passioni condivise e quelle non condivise, soprattutto le amicizie e più in generale le capacità legate all'autonomia: dal semplice guidare l'automobile e caricare la lavatrice all'indispensabile capacità di provvedere a sé stessi col proprio lavoro.
Di questa autonomia sana fa parte anche la possibilità di distacchi temporanei, esperienze individuali che sono crescita personale e arricchimento per la coppia. Infatti una coppia affiatata può provocare, come tutte le relazioni umane, anche l'altra faccia, quella opposta al benessere: l'invischiamento.
Degli sposi soddisfatti, i più sani sono quelli che si riservano lo spazio per esplorare un po' il mondo anche assieme agli amici; che coltivano legami in cui non sono centrali ed esclusivi l'uno per l'altro, come nella coppia; altrimenti la coppia diventa una pericolosa confort zone dove si annidano l'infantilismo e le debolezze, quando non direttamente le nevrosi concomitanti dei due partner.
Adesso a lei e anche a suo marito si offre la possibilità di sperimentare voi stessi fuori dal rifugio. Siete giovani e sani. Rendetevi capaci di offrirvi questo livello avanzato della qualità del vostro matrimonio, un positivo allenamento, anche in considerazione del fatto che la vita può dare ben differenti e meno piacevoli occasioni di separazione.
Dalle frasi finali della sua richiesta vedo che lei è già consapevole di quale sia la scelta giusta.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza
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Buongiorno,
la ringrazio tanto per la sua risposta molto accurata e per il tempo che mi ha dedicato.
Mi sono fatta queste domande in questo periodo e non credo che ci sia altro, a parte la mancanza fisica che sentirei partendo. Non credo che il nostro rapporto, il nostro "noi" potrebbe esserne intaccato. Certo però mi dispiacerebbe essere causa di sofferenza in lui.
Riuscire nonostante la fatica per me significherebbe vincere una sfida con me stessa, uscire dalla zona di comfort e sentirmi quindi emotivamente più forte.
Non andare mi farebbe sentire come se mi fossi arresa ad una debolezza. Ma credo anche che se non andassi, come lei ha scritto, per cura verso me stessa e verso di lui, allora non dovrei giudicarmi e decidere di non andare in modo consapevole.
Se fosse un semplice viaggio non avrei dubbi: non partirei. Non per dovere ma perché non mi interessa minimamente viaggiare senza poterlo condividere con lui. Viaggiamo molto ma ci piace vivere queste esperienze insieme, per cui scegliamo sempre date compatibili con entrambi.
In questo caso è una esperienza che riguarda una mia passione che coltivo ogni giorno da anni e che è solo mia (anche se lui mi supporta sempre) e proprio perché ci tengo sono arrivata a CONSIDERARE di partire per più di un giorno. Prima di oggi non lo avevo mai preso in considerazione.
Spero di aver spiegato abbastanza la situazione. Mi rendo conto che on line e in poco tempo è difficile comunicare.
La ringrazio ancora.
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Dr.ssa Elisa Scuderi Psicologo 114 2
La ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità e profondità. Ha descritto con chiarezza una situazione emotivamente complessa, ma anche estremamente lucida, e ciò che emerge (leggendo tra le righe) è che dentro di lei la risposta forse c’è già. Solo che non trova ancora pieno permesso per essere vissuta.

Mi colpisce molto quella frase "mi dispiacerebbe essere causa di sofferenza per lui".
Perché pone il tema, sottile ma centrale, della responsabilità emotiva dentro una relazione affettiva profonda.
Nel legame di coppia (soprattutto quando è stabile, affettuoso, nutriente) è facile cadere, quasi senza accorgersene, in una forma di accudimento reciproco che rischia di diventare rinuncia, o controllo delle emozioni dell’altro. Ma provare dispiacere, sentire la mancanza, persino faticare nella distanza, non sono per forza segnali di sofferenza da evitare, bensì espressioni della qualità del legame.

Cosa succederebbe se per una volta lui si sentisse triste e lei non si sentisse responsabile, ma solo parte di un amore che regge anche la mancanza?

Ha parlato di un’esperienza che è solo sua, di una passione coltivata da anni, e della possibilità (nuova) di mettersi al centro per qualche giorno, non contro il vostro legame, ma dentro di esso, portandovi dentro anche questa dimensione di sé.
L’autonomia sana in una coppia non allontana, ma rafforza. Perché permette a entrambi di crescere come individui, pur restando una squadra.
E lei ha già iniziato a farlo, solo considerando questa partenza: qualcosa, in fondo, è già cambiato.

La domanda non è più solo "parto o non parto?", ma forse: come posso restare fedele a me stessa, qualunque decisione prenda?
E cosa cambierebbe se, invece di sforzarsi di non deludere nessuno, desse voce (con fiducia) proprio a quella parte di sé che, con tutte le sue esitazioni, sta già mostrando grande consapevolezza?

A volte serve solo uno spazio in cui lasciar maturare ciò che dentro di noi è già pronto, ma ha bisogno di essere ascoltato con un po’ più di fiducia. Lei ci è molto vicina.

Resto a disposizione, un caro saluto
E.S. 

Dott.ssa Elisa Scuderi
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Grazie per le sue bellissime parole.....perché ho pianto nel leggerle? Non sono sicura di quale sia il motivo. Perché dentro di me so di dover partire e questo mi rende triste?

Come anche la sua gentilissima collega ha scritto, mi sono detta più volte che in futuro potrebbero esserci cause di distacco meno piacevoli di questa, e che allora forse sarebbe meglio farlo ora, che almeno sarebbe per una mia scelta.

Ma allora perché sto cosi male? Non riesco a non sentirmi responsabile della sua tristezza. Obiettivamente so che questa esperienza ci farebbe crescere entrambi e come coppia. Eppure è così forte la tentazione di rinunciare e potermi finalmente rilassare, perché sono stanca di tanto rimuginare.
Farò tesoro delle sue parole e di quelle della collega, che ringrazio molto. Entrambe siete state utilissime e non mi avete fatta sentire giudicata.
Spero di poter presto togliermi ogni dubbio, qualsiasi sia la mia decisione.

Buona giornata.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 5k 204
Prego, gentile utente.
Ci tenga al corrente, se le fa piacere.

Prof.ssa Anna Potenza
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Dr.ssa Elisa Scuderi Psicologo 114 2
Di nulla.
Se ne ha piacere, ci tenga aggiornate.

Un caro saluto
E.S. 

Dott.ssa Elisa Scuderi
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