Terzo figlio si o no?

Buonasera, ho 35 anni e 2 figlie di 11 e 8 anni, quest ultima con disabilità.


Lo scorso anno scopro con stupore di essere incinta.
Non era cercato, ma ero felice.
Alla 10 settimana purtroppo ho avuto un aborto interno e ho dovuto subire un raschiamento.
Da quel giorno il mio cuore si è rotto a metà.
Ci penso spesso, piango, era mio figlio per me e non riesco a farmene una ragione.
Purtroppo non si sa la causa, forse colpa dei polipetti che avevo nell’ utero.


Vado avanti ma ci penso sempre, penso a come sarebbe stata la vita con 3 figli e vorrei tanto cercarlo.
Però sono bloccata: da un lato la paura che possa succedere nuovamente, dall altro perché dovrei ricominciare tutto da capo, dovrei lasciare il lavoro, dovrei stare a letto perché le mie gravidanze sono brutte, con vomito e nausea ricorrenti fino al 6 mese e con una complicanza che le accomuna cioè calcoli alla colecisti e problemi al fegato.

A tutto ciò si aggiunge mia figlia che ha bisogno di terapie giornaliere.
Per cui come dovrei fare?


Da un lato lo vorrei, dall’ altro ci sono solo contro.
Solo che ho paura di pentirmi un giorno per non averci provato.

Che fare?
Dr.ssa Elisa Scuderi Psicologo 114 2
Gentile Utente,
quello che racconta parla di una ferita profonda, che ancora oggi cerca spazio per essere ascoltata. La perdita che ha vissuto, improvvisa e senza spiegazioni chiare, ha lasciato un vuoto che sembra convivere con tutto il resto: la quotidianità, le responsabilità, il lavoro, le cure per sua figlia.

È naturale che il pensiero di quel bambino torni, e che con lui tornino domande a cui è difficile dare risposte. A volte, il desiderio di un altro figlio non nasce solo dal bisogno di "aggiungere", ma anche dal tentativo, spesso inconscio, di dare un significato a ciò che si è perso, di trasformare il dolore in nuova possibilità. Eppure, come lei scrive, accanto a questo desiderio ci sono paure reali, fatiche concrete e un senso di dovere verso chi già c'è.

Mi colpisce una frase in particolare: "ho paura di pentirmi un giorno per non averci provato".
Cosa significherebbe per lei "provare"? Sarebbe un atto di coraggio? Di amore? Di riscatto?
E cosa teme di più: il rimpianto di non aver tentato o il peso di un nuovo percorso che potrebbe essere molto impegnativo, anche sul piano fisico ed emotivo?

A volte, nelle scelte più difficili, non si tratta solo di decidere "se" fare o non fare qualcosa, ma di ascoltare quale parte di noi sta parlando in quel momento: la madre, la donna, la figlia, la lavoratrice, la persona ferita. Quale voce ha più bisogno, oggi, di essere accolta?

Riconoscere questo intreccio di emozioni, timori e desideri non è semplice, ma è il primo passo per non lasciarsi definire solo da una parte del tutto.

Non esistono decisioni perfette, ma esistono scelte più consapevoli, che nascono quando si dà uno spazio sicuro a ciò che dentro di noi ha bisogno di tempo, ascolto e significato.

Spero che queste riflessioni possano aiutarla.

Resto a disposizione, un caro saluto
E.S. 

Dott.ssa Elisa Scuderi
Psicologa | A Genova e online
📧 elisascuderi.ge@gmail.com
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Utente
Utente
La ringrazio dottoressa per la sua risposta. Ha proprio ragione quando dice una ferita che cerca spazio per essere ascoltata . Tendo a tenermi tutto dentro, faccio finta che tutto va bene, ma dentro di me c’ è una tempesta.

Da un lato capisco che con un altro figlio la vita sarà molto più impegnativa e dovrò rinunciare a tante cose. La cosa che mi preoccupa di più è il dover stare al letto, perché io sono abituata a fare tante cose durante la giornata. Ma da un lato dico: e se arrivo a 45 anni quando andrò verso la menopausa e mi pento di non aver avuto il coraggio di affrontare tutto?
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Dr.ssa Elisa Scuderi Psicologo 114 2
Gentile Utente,
le sue parole arrivano chiare e profonde: una tempesta dentro, mentre fuori tutto deve sembrare sotto controllo. È una fatica invisibile ma costante, che spesso si accompagna al senso di dover "reggere tutto" da sola.

Il dubbio che esprime è carico di significato: non è solo una questione di scegliere se avere un altro figlio, ma di confrontarsi con il tempo, con il futuro, con il possibile rimpianto. E allo stesso tempo c’è un bisogno importante: non perdere sé stessa, la propria energia, la propria libertà d’azione.

È una situazione delicata, che coinvolge profondamente la sua identità di donna e madre. In casi come questo, poter dare spazio a tutte le sue parti (senza dover scegliere subito, ma semplicemente ascoltarle) può essere già un grande sollievo. E farlo insieme a un professionista che possa accompagnarla in questo ascolto, senza giudizio, può fare davvero la differenza.

Resto a disposizione, un caro saluto
E.S. 

Dott.ssa Elisa Scuderi
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Utente
Grazie mille dottoressa. Il suo consulto è stato prezioso
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Dr.ssa Elisa Scuderi Psicologo 114 2
Prego, le auguro buone cose.

Un caro saluto
E.S. 

Dott.ssa Elisa Scuderi
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