Ipocondria
Buongiorno, so che a primo impatto può essere una richiesta magari un po’ stupida però vorrei un attimo raccontare la mia situazione e capire come agire su questo.
Sono un uomo di 43 anni soffro gli attacchi di panico dal 2006 sono stato subito in terapia con paroxetina, e devo dire di essere stato meglio poi nel 2012 ho avuto una ricaduta dopo la morte di mia mamma e un incidente, ha avuto dove ci ho messo circa quattro anni per poterne uscire cambiando farmaco e passando alla Fluoxetina prendendo tre compresse al giorno.
avevo paura a fare tutto uscire di casa stare da solo dal 2012 in avanti finché poi ho trovato quella che è diventata mia moglie e mi sono trasferito in Emilia Romagna, da Torino, a convivere e ora abbiamo un figlio di quattro anni.
I primi anni sono andati benissimo non ho avuto nulla anzi ho fatto un grande passo dalla qua così nell’immediato dopo il COVID qualcosa è cambiato, però ho preso la decisione di interpretare un percorso di psicoterapia con EMDR, per circa un anno, e ne sono uscito.
Essere da un paio di mesi che di nuovo mi sento un pochino più di ansia e mi vengono spesso degli attacchi di panico, però a differenza di prima e che riesco comunque a star da solo a stare con mio figlio e quindi non ho difficoltà.
Ho già sentito la psicoterapeuta e riprenderò di nuovo questo percorso a settembre.
Il problema qual è, è che ho un’ipocondria pazzesca ogni minimo sintomo che il mio corpo mi dà io penso che sia legato un po’ qualcosa di grave soprattutto ho paura di quelle malattie fulminanti, infarti ictus aneurismi piuttosto che magari cancro o altre cose del genere.
questo mi porta a vivere costantemente sentendo i segnali del mio corpo quindi sia al mattino mi sveglio, inizio ad avere dolore al petto.
Penso che mi possa venire qualcosa e di conseguenza la mia giornata è già rovinata perché vivo costantemente con l’ansia tutto il giorno nello stesso tempo.
Queste paure però ce le ho anche se non ho Sintomi.
Capita che magari i punti in bianco mentre sono a casa inizio a pensare e se mi succede qualcosa, cosa faccio che sono da solo e quindi da lì inizio andare in panico.
Questo relativamente solo sulle malattie fulminanti, e come potete capire è una cosa invivibile.
Anche quando magari leggo una notizia di un giovane che è morto improvviso io nell’arco di cinque minuti ho quella stessa paura che possa succedere anche a me.
So che non si può fare niente online, però esiste un metodo, un modo o qualcosa prima di iniziare la psicoterapia che possa non farmi vivere così?
Sono un uomo di 43 anni soffro gli attacchi di panico dal 2006 sono stato subito in terapia con paroxetina, e devo dire di essere stato meglio poi nel 2012 ho avuto una ricaduta dopo la morte di mia mamma e un incidente, ha avuto dove ci ho messo circa quattro anni per poterne uscire cambiando farmaco e passando alla Fluoxetina prendendo tre compresse al giorno.
avevo paura a fare tutto uscire di casa stare da solo dal 2012 in avanti finché poi ho trovato quella che è diventata mia moglie e mi sono trasferito in Emilia Romagna, da Torino, a convivere e ora abbiamo un figlio di quattro anni.
I primi anni sono andati benissimo non ho avuto nulla anzi ho fatto un grande passo dalla qua così nell’immediato dopo il COVID qualcosa è cambiato, però ho preso la decisione di interpretare un percorso di psicoterapia con EMDR, per circa un anno, e ne sono uscito.
Essere da un paio di mesi che di nuovo mi sento un pochino più di ansia e mi vengono spesso degli attacchi di panico, però a differenza di prima e che riesco comunque a star da solo a stare con mio figlio e quindi non ho difficoltà.
Ho già sentito la psicoterapeuta e riprenderò di nuovo questo percorso a settembre.
Il problema qual è, è che ho un’ipocondria pazzesca ogni minimo sintomo che il mio corpo mi dà io penso che sia legato un po’ qualcosa di grave soprattutto ho paura di quelle malattie fulminanti, infarti ictus aneurismi piuttosto che magari cancro o altre cose del genere.
questo mi porta a vivere costantemente sentendo i segnali del mio corpo quindi sia al mattino mi sveglio, inizio ad avere dolore al petto.
Penso che mi possa venire qualcosa e di conseguenza la mia giornata è già rovinata perché vivo costantemente con l’ansia tutto il giorno nello stesso tempo.
Queste paure però ce le ho anche se non ho Sintomi.
Capita che magari i punti in bianco mentre sono a casa inizio a pensare e se mi succede qualcosa, cosa faccio che sono da solo e quindi da lì inizio andare in panico.
Questo relativamente solo sulle malattie fulminanti, e come potete capire è una cosa invivibile.
Anche quando magari leggo una notizia di un giovane che è morto improvviso io nell’arco di cinque minuti ho quella stessa paura che possa succedere anche a me.
So che non si può fare niente online, però esiste un metodo, un modo o qualcosa prima di iniziare la psicoterapia che possa non farmi vivere così?
Gentile utente,
la sua richiesta non è affatto stupida , anzi: contiene una consapevolezza importante e una lucidità che meritano rispetto. Lei descrive un percorso di grande impegno personale, fatto di ricadute, riprese, passaggi critici della vita (come un lutto o una genitorialità recente) e decisioni coraggiose come intraprendere una psicoterapia, spostarsi di città, costruire una famiglia.
Quello che racconta oggi sembra essere una nuova fase, in cui l’ansia e l’ipocondria non impediscono più il funzionamento come in passato, ma creano comunque una sofferenza intensa, soprattutto per la componente anticipatoria: l’aspettativa che qualcosa di grave possa accadere in qualunque momento, anche senza sintomi reali. Questa forma di vigilanza costante sul corpo e sui segnali fisiologici, infatti, è tipica dei disturbi d’ansia con componente ipocondriaca: ogni sensazione viene ingigantita, interpretata come presagio, e vissuta come potenzialmente letale.
Il fatto che riesca a identificare i suoi pensieri, a distinguere ciò che sente da ciò che razionalmente sa (cioè che è improbabile avere un infarto ogni mattina, o che la notizia tragica che legge non implichi un rischio immediato per sé), è già un punto di partenza terapeutico molto valido.
Dal punto di vista psicologico, la paura delle malattie fulminanti ha spesso a che fare con un bisogno profondo di controllo, soprattutto dopo eventi traumatici (come quelli da lei vissuti) in cui la sensazione di sicurezza è venuta meno. Il corpo diventa così una specie di allarme vivente , che lei monitora nella speranza spesso inconscia di poter prevenire l’imprevedibile.
Ciò che sta facendo ha già un valore terapeutico: mettersi in ascolto, raccontarsi, cercare risposte. Il suo non è un punto di partenza, ma un punto di continuità. La differenza rispetto al passato c’è, e lei la sta già praticando.
Un caro saluto,
la sua richiesta non è affatto stupida , anzi: contiene una consapevolezza importante e una lucidità che meritano rispetto. Lei descrive un percorso di grande impegno personale, fatto di ricadute, riprese, passaggi critici della vita (come un lutto o una genitorialità recente) e decisioni coraggiose come intraprendere una psicoterapia, spostarsi di città, costruire una famiglia.
Quello che racconta oggi sembra essere una nuova fase, in cui l’ansia e l’ipocondria non impediscono più il funzionamento come in passato, ma creano comunque una sofferenza intensa, soprattutto per la componente anticipatoria: l’aspettativa che qualcosa di grave possa accadere in qualunque momento, anche senza sintomi reali. Questa forma di vigilanza costante sul corpo e sui segnali fisiologici, infatti, è tipica dei disturbi d’ansia con componente ipocondriaca: ogni sensazione viene ingigantita, interpretata come presagio, e vissuta come potenzialmente letale.
Il fatto che riesca a identificare i suoi pensieri, a distinguere ciò che sente da ciò che razionalmente sa (cioè che è improbabile avere un infarto ogni mattina, o che la notizia tragica che legge non implichi un rischio immediato per sé), è già un punto di partenza terapeutico molto valido.
Dal punto di vista psicologico, la paura delle malattie fulminanti ha spesso a che fare con un bisogno profondo di controllo, soprattutto dopo eventi traumatici (come quelli da lei vissuti) in cui la sensazione di sicurezza è venuta meno. Il corpo diventa così una specie di allarme vivente , che lei monitora nella speranza spesso inconscia di poter prevenire l’imprevedibile.
Ciò che sta facendo ha già un valore terapeutico: mettersi in ascolto, raccontarsi, cercare risposte. Il suo non è un punto di partenza, ma un punto di continuità. La differenza rispetto al passato c’è, e lei la sta già praticando.
Un caro saluto,
Dott.ssa Elisabetta Carbone
Psicologa sistemico relazionale | Sessuologa clinica |
psicologa@elisabettacarbone.it | 351.777.9483
Utente
Buongiorno Dottoressa, grazie mille per la risposta. L’ho letta molto attentamente. Mi sono contento di aver ricevuto una risposta così logica. ed è proprio come dice lei io ho iniziato il mio percorso nel 2006 quindi stiamo parlando di vent’anni fa con alti e bassi anche sugli attacchi di panico cambiando farmaci, provando tutte le soluzioni possibili e sicuramente ciò che ho fatto adesso nel 2017, spostandomi di regione prevenire qua e costruirmi una famiglia, dato che mia moglie lavora in ospedale non avrebbe avuto la possibilità di spostarsi sicuramente per me è stato un grande passo. In effetti tutto ciò mi ha reso molto più felice e anche gli attacchi di panico sembrano essere andati via Non mai definitivamente. Purtroppo ci sono state tante cose in questi periodi che non sono andate bene io dopo il COVID ho dovuto chiudere la mia attività, essendo un masso terapista, chiusa esattamente sei mesi fa non riuscendo più a lavorare per via della crisi, quindi sono subentrati altri problemi che possono aver influenzato la mia salute, una cosa che non ho mai però curato né in passato e né l’anno scorso con la psicoterapeuta è stata proprio l’ipocondria, perché nel momento in cui io stavo bene non avevo ansia e non avevo attacchi di panico, non avevo minimamente neanche paura delle malattie e non ero ipocondriaco, l’ipocondria spesso mi viene fuori nei momenti in cui sono più ansioso come negli ultimi periodi è vero che non possiamo prevedere nulla e tantomeno impossibile che venga un infarto o chissà cosa ogni giorno e anche vero però Che come dice lei sembra quasi che io stia aspettando un momento del genere, non godendomi quelle che sono le giornate, soprattutto perché questa è una cosa che non può e non si può sapere. Sicuramente sono una persona all’infuori degli attacchi di panico sana, soffro di pressione alta ma sono in cura con i farmaci, mi sto impegnando per poter settembre e perdere peso andare in palestra e ritornare proprio dalla psicoterapeuta per me stesso e ovviamente per il mio corpo, però non è normale svegliarsi al mattino e ogni giorno ogni mattina sentire un minimo sintomo e agitarsi in più la cosa che più mi dà da fare è quella che non solo al minimo sintomo mi agito, ma a volte anche se sono tranquillo, sto bene puntualmente il mio corpo la mia testa vanno a pensare che può succedermi qualcosa e da lì parte tutto. Quindi, secondo lei, un medico dice che continuare la psicoterapia è la cosa migliore?
Il percorso di terapia rappresenta una risorsa importante, soprattutto in presenza di vissuti complessi come quelli che descrive, nei quali l’ansia si intreccia con preoccupazioni legate alla salute e a un senso di allerta costante rispetto al proprio corpo.
La psicoterapia può offrire uno spazio per comprendere meglio questi meccanismi, lavorare sulle paure sottostanti e sviluppare modalità più funzionali per gestire i pensieri e le emozioni.
Il fatto che lei abbia già sperimentato miglioramenti con un percorso precedente e che abbia deciso di riprendere il lavoro terapeutico indica una consapevolezza preziosa e una motivazione utile per affrontare le difficoltà attuali.
Nel frattempo, continuare con le "buone pratiche" per la cura del corpo e della mente, come l’attività fisica e uno stile di vita equilibrato, sostiene il benessere generale.
Penso che, dentro di sé, lei già sappia cosa sia la "cosa migliore" da fare in questo momento, a prescindere dai consigli e dalle aspettative di chi la circonda.
Resto a disposizione,
La psicoterapia può offrire uno spazio per comprendere meglio questi meccanismi, lavorare sulle paure sottostanti e sviluppare modalità più funzionali per gestire i pensieri e le emozioni.
Il fatto che lei abbia già sperimentato miglioramenti con un percorso precedente e che abbia deciso di riprendere il lavoro terapeutico indica una consapevolezza preziosa e una motivazione utile per affrontare le difficoltà attuali.
Nel frattempo, continuare con le "buone pratiche" per la cura del corpo e della mente, come l’attività fisica e uno stile di vita equilibrato, sostiene il benessere generale.
Penso che, dentro di sé, lei già sappia cosa sia la "cosa migliore" da fare in questo momento, a prescindere dai consigli e dalle aspettative di chi la circonda.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Elisabetta Carbone
Psicologa sistemico relazionale | Sessuologa clinica |
psicologa@elisabettacarbone.it | 351.777.9483
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 292 visite dal 30/07/2025.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.
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