Enorme difficoltà a scegliere tra due percorsi professionali molto diversi tra loro
Ho quasi 45 anni e finora ho avuto 3/4 esperienze lavorative, di durata differente, tutte insoddisfacenti.
Sono una laureata col massimo dei voti, sono una persona precisa e molto diligente ma sono ormai 10 anni circa che non riesco a trovare la motivazione per impegnarmi davvero in un campo lavorativo.
Soffro di depressione da quando ho 20 anni, sono stata da 4 psicoterapeuti e ho ogni volta terminato la terapia dopo 4 mesi circa perché sentivo che non mi stavano aiutando.
La sensazione era solo quella di perdere soldi preziosi.
Ora davanti a me ho un bivio: imboccare, con un ritardo spaventoso, la strada dell' insegnamento pubblico oppure provare a creare un' impresa autonoma su un argomento che ho molto a cuore e che, se fosse un successo economico, mi farebbe sentire fortemente gratificata.
Avrei insomma trovato il mio posto nel mondo.
Ho già avuto 2 esperienze lavorative nella scuola pubblica, la prima è stata un anno di supplenza in cui sono ingrassata di 8 chili e sono uscita svuotata completamente.
La seconda esperienza è terminata dopo 5 giorni perché mi sono licenziata, dopo aver pianto ininterrottamente durante il rientro a casa al 4 giorno.
Non c'era nulla in quel ruolo che mi facesse sentire che ero nel posto giusto.
Il mio dilemma è questo: un lavoro come insegnante mi darebbe sicurezza economica e gratificherebbe tutti gli anni e i sacrifici fatti passando a studiare e tutti i soldi spesi.
Un lavoro autonomo sarebbe l'incertezza economica più totale, ora e negli anni a venire.
E io già ho una certa età.
Ogni volta che mi dico ' segui il tuo cuore' c' è sempre una seconda voce che ripete 'non buttare all' aria ciò che hai fatto finora, scegli un posto fisso, scegli la sicurezza economica che è la cosa più importante '.
So che questa è la voce di mia madre, insegnante ossessionata dai soldi, dalle proprietà e soprattutto dalla perdita dei soldi.
Sono dilaniata internamente da mesi, forse anni, e non so dove sbattere la testa.
Non c' è tempo ora per andare di nuovo in psicoterapia perché è una decisione che devo prendere nel breve periodo.
Chiedo consigli, punti di vista... grazie
Sono una laureata col massimo dei voti, sono una persona precisa e molto diligente ma sono ormai 10 anni circa che non riesco a trovare la motivazione per impegnarmi davvero in un campo lavorativo.
Soffro di depressione da quando ho 20 anni, sono stata da 4 psicoterapeuti e ho ogni volta terminato la terapia dopo 4 mesi circa perché sentivo che non mi stavano aiutando.
La sensazione era solo quella di perdere soldi preziosi.
Ora davanti a me ho un bivio: imboccare, con un ritardo spaventoso, la strada dell' insegnamento pubblico oppure provare a creare un' impresa autonoma su un argomento che ho molto a cuore e che, se fosse un successo economico, mi farebbe sentire fortemente gratificata.
Avrei insomma trovato il mio posto nel mondo.
Ho già avuto 2 esperienze lavorative nella scuola pubblica, la prima è stata un anno di supplenza in cui sono ingrassata di 8 chili e sono uscita svuotata completamente.
La seconda esperienza è terminata dopo 5 giorni perché mi sono licenziata, dopo aver pianto ininterrottamente durante il rientro a casa al 4 giorno.
Non c'era nulla in quel ruolo che mi facesse sentire che ero nel posto giusto.
Il mio dilemma è questo: un lavoro come insegnante mi darebbe sicurezza economica e gratificherebbe tutti gli anni e i sacrifici fatti passando a studiare e tutti i soldi spesi.
Un lavoro autonomo sarebbe l'incertezza economica più totale, ora e negli anni a venire.
E io già ho una certa età.
Ogni volta che mi dico ' segui il tuo cuore' c' è sempre una seconda voce che ripete 'non buttare all' aria ciò che hai fatto finora, scegli un posto fisso, scegli la sicurezza economica che è la cosa più importante '.
So che questa è la voce di mia madre, insegnante ossessionata dai soldi, dalle proprietà e soprattutto dalla perdita dei soldi.
Sono dilaniata internamente da mesi, forse anni, e non so dove sbattere la testa.
Non c' è tempo ora per andare di nuovo in psicoterapia perché è una decisione che devo prendere nel breve periodo.
Chiedo consigli, punti di vista... grazie
Buongiorno,
grazie per aver condiviso con tanta chiarezza e profondità la complessità del momento che sta vivendo. Quello che racconta non è semplicemente un dubbio lavorativo: è il peso di anni in cui ha cercato un senso, un posto, un riconoscimento autentico, e il bivio che ora si trova davanti è un conflitto che tocca corde molto profonde.
Ci sono alcune cose che meritano di essere riconosciute.
Nonostante la sua storia clinica ha studiato, si è laureata col massimo dei voti, ha provato e ha sperimentato. Ha già tentato percorsi di terapia, con frustrazione per non aver trovato qualcuno che la aiutasse davvero. Questa delusione, purtroppo, è più comune di quanto si pensi, ma non significa che la terapia non possa essere utile, se fatta in un contesto giusto e con una relazione di fiducia autentica. Il suo corpo e le sue emozioni le hanno già parlato in modo chiaro: quando ha tentato la strada dell’insegnamento, qualcosa dentro la ha avvisata: forse non era solo stanchezza, ma qualcosa di più profondo. Allo stesso tempo, sente che seguire il cuore è rischioso, perché c’è una parte interna che la ammonisce: non rischiare troppo, non restare senza soldi, non deludere ciò che sei stata...
Ora, il punto non è scegliere tra libertà e sicurezza come se fossero in contrapposizione assoluta. Il punto è: come può scegliere qualcosa che non la tradisca? Come può decidere senza silenziare nessuna parte di sé?
Infine, anche se capisco il senso di urgenza, vorrei suggerirle di non archiviare del tutto l’idea di un supporto psicologico.
Un caro saluto,
grazie per aver condiviso con tanta chiarezza e profondità la complessità del momento che sta vivendo. Quello che racconta non è semplicemente un dubbio lavorativo: è il peso di anni in cui ha cercato un senso, un posto, un riconoscimento autentico, e il bivio che ora si trova davanti è un conflitto che tocca corde molto profonde.
Ci sono alcune cose che meritano di essere riconosciute.
Nonostante la sua storia clinica ha studiato, si è laureata col massimo dei voti, ha provato e ha sperimentato. Ha già tentato percorsi di terapia, con frustrazione per non aver trovato qualcuno che la aiutasse davvero. Questa delusione, purtroppo, è più comune di quanto si pensi, ma non significa che la terapia non possa essere utile, se fatta in un contesto giusto e con una relazione di fiducia autentica. Il suo corpo e le sue emozioni le hanno già parlato in modo chiaro: quando ha tentato la strada dell’insegnamento, qualcosa dentro la ha avvisata: forse non era solo stanchezza, ma qualcosa di più profondo. Allo stesso tempo, sente che seguire il cuore è rischioso, perché c’è una parte interna che la ammonisce: non rischiare troppo, non restare senza soldi, non deludere ciò che sei stata...
Ora, il punto non è scegliere tra libertà e sicurezza come se fossero in contrapposizione assoluta. Il punto è: come può scegliere qualcosa che non la tradisca? Come può decidere senza silenziare nessuna parte di sé?
Infine, anche se capisco il senso di urgenza, vorrei suggerirle di non archiviare del tutto l’idea di un supporto psicologico.
Un caro saluto,
Dott.ssa Elisabetta Carbone
Psicologa sistemico relazionale | Sessuologa clinica |
psicologa@elisabettacarbone.it | 351.777.9483
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 206 visite dal 02/08/2025.
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