Come si reagisce all’immobilità?
Salve dottori, vi scrivo perché, onestamente, non lo so ma chiedere qui mi sembra, al momento, l'unico modo per non restare invisibile.
Da troppo tempo ormai mi sento bloccata in una situazione che mi soffoca e mi toglie tutte le energie e non so come uscirne.
So solamente che voglio farlo, con tutta me stessa, non mi voglio arrendere ma sta diventando sempre più difficile.
Il punto è che non so da dove ricominciare.
Mi guardo intorno e vedo il nulla più totale, nessun appiglio, nessuna possibilità di cambiamento concreta.
Sono ben consapevole che negli anni non sono stata in grado di costruire nulla, solo affondare le poche opportunità che mi sono capitate.
Ora ho 26 anni, avrei tanto da poter fare, ma mi sento senza delle basi solide da cui partire.
Vivo in un paesino del sud, isolato, triste, noioso, senza stimoli, senza possibilità economiche per poter andare via.
Non ho una vita sociale, amici "veri" né altri tipi di relazione.
Le uniche persone che vedo e con cui parlo sono i miei genitori (mia madre che sta a casa, perché papà lavora tutto il giorno) che si lamentano del fatto che sia apatica e resti a casa tutti i giorni, soprattutto ora che è estate.
Ma non saprei cos'altro fare: non ho ancora un lavoro, nonostante stia attivamente cercando, mando CV da quando mi sono laureata, ho partecipato a eventi di networking in altre città, ho contattato direttamente aziende e professionisti ma non sono riuscita a ottenere nulla.
Non ho soldi, non ho un auto e, nonostante voglia davvero provare a cambiare la situazione, non ho niente a cui aggrapparmi.
Ho già trattato i miei problemi relazionali, di ansia, depressione e pensieri ossessivi/intrusivi in terapia e con i farmaci (antidepressivi).
Ho interrotto le sedute perché mi sembrava di girare a vuoto: la terapeuta continuava a insistere sul fatto che dovevo cambiare atteggiamento e comportamenti, agire diversamente per produrre un cambiamento.
Ma nella mia realtà concreta, non esistono le condizioni per farlo.
E continuare a parlare di azioni quando non ho possibilità reali di muovermi, mi faceva sentire ancora più in colpa, più sbagliata, più sola.
Ora come ora, non so se riuscirei a sostenere un altro percorso, ricominciare da zero a investire soldi (che non ho) fiducia ed energie senza sapere se stavolta sarà diverso.
Vorrei fuggire, ma non so dove.
E' possibile che ci siano ancora delle strade da percorrere che non sono in grado di vedere?
Da troppo tempo ormai mi sento bloccata in una situazione che mi soffoca e mi toglie tutte le energie e non so come uscirne.
So solamente che voglio farlo, con tutta me stessa, non mi voglio arrendere ma sta diventando sempre più difficile.
Il punto è che non so da dove ricominciare.
Mi guardo intorno e vedo il nulla più totale, nessun appiglio, nessuna possibilità di cambiamento concreta.
Sono ben consapevole che negli anni non sono stata in grado di costruire nulla, solo affondare le poche opportunità che mi sono capitate.
Ora ho 26 anni, avrei tanto da poter fare, ma mi sento senza delle basi solide da cui partire.
Vivo in un paesino del sud, isolato, triste, noioso, senza stimoli, senza possibilità economiche per poter andare via.
Non ho una vita sociale, amici "veri" né altri tipi di relazione.
Le uniche persone che vedo e con cui parlo sono i miei genitori (mia madre che sta a casa, perché papà lavora tutto il giorno) che si lamentano del fatto che sia apatica e resti a casa tutti i giorni, soprattutto ora che è estate.
Ma non saprei cos'altro fare: non ho ancora un lavoro, nonostante stia attivamente cercando, mando CV da quando mi sono laureata, ho partecipato a eventi di networking in altre città, ho contattato direttamente aziende e professionisti ma non sono riuscita a ottenere nulla.
Non ho soldi, non ho un auto e, nonostante voglia davvero provare a cambiare la situazione, non ho niente a cui aggrapparmi.
Ho già trattato i miei problemi relazionali, di ansia, depressione e pensieri ossessivi/intrusivi in terapia e con i farmaci (antidepressivi).
Ho interrotto le sedute perché mi sembrava di girare a vuoto: la terapeuta continuava a insistere sul fatto che dovevo cambiare atteggiamento e comportamenti, agire diversamente per produrre un cambiamento.
Ma nella mia realtà concreta, non esistono le condizioni per farlo.
E continuare a parlare di azioni quando non ho possibilità reali di muovermi, mi faceva sentire ancora più in colpa, più sbagliata, più sola.
Ora come ora, non so se riuscirei a sostenere un altro percorso, ricominciare da zero a investire soldi (che non ho) fiducia ed energie senza sapere se stavolta sarà diverso.
Vorrei fuggire, ma non so dove.
E' possibile che ci siano ancora delle strade da percorrere che non sono in grado di vedere?
Buongiorno,
la condizione che descrive trasmette un senso di immobilità che non riguarda soltanto il piano pratico, ma coinvolge anche quello emotivo e mentale. Quando si vive in un contesto percepito come privo di stimoli e opportunità, con risorse economiche e relazionali limitate, è comprensibile sentirsi bloccati e senza direzioni concrete. Questo stato tende a rinforzarsi nel tempo: più ci si percepisce fermi, più diminuisce l’energia per tentare di muoversi, e meno si agisce, più si consolida la sensazione di non avere via d’uscita.
Dalle sue parole emerge che ha già cercato di attivarsi, inviando candidature e partecipando a eventi, ma senza risultati apprezzabili. È comprensibile che questo abbia intaccato la motivazione e la fiducia, soprattutto in presenza di vincoli esterni che sembrano difficili da superare. In queste circostanze la mente può concentrarsi quasi esclusivamente sugli ostacoli, fino a non riuscire più a vedere spiragli possibili.
Il fatto di avere già affrontato un percorso terapeutico e di interrogarsi se riprenderlo indica che non ha perso la volontà di reagire. È possibile però che in questa fase possa esserle utile un approccio più mirato alla sua realtà concreta, che non si limiti a sollecitare un cambiamento di atteggiamento , ma che fornisca anche indicazioni pratiche e obiettivi molto graduali, compatibili con le risorse attuali, così da evitare frustrazione e senso di fallimento.
Anche se oggi può sembrare di non avere alcun appiglio, spesso esistono piccole azioni che, pur non risolvendo subito il quadro generale, possono iniziare a scalfire l’immobilità. Non sempre queste possibilità sono visibili quando ci si trova immersi in un forte disagio emotivo, ed è proprio in questi momenti che un supporto esterno può aiutare a individuarle.
Il desiderio di fuggire è comprensibile, ma il cambiamento non passa necessariamente per una trasformazione radicale o per un trasferimento immediato. Esistono percorsi graduali, costruiti passo dopo passo, che possono ridarle un senso di padronanza e riaprire possibilità che ora le sembrano invisibili. Un confronto con un professionista che tenga conto sia degli aspetti psicologici sia delle difficoltà pratiche che vive potrebbe aiutarla a intravedere direzioni di cambiamento più realistiche per la fase in cui si trova.
Resto a disposizione,
la condizione che descrive trasmette un senso di immobilità che non riguarda soltanto il piano pratico, ma coinvolge anche quello emotivo e mentale. Quando si vive in un contesto percepito come privo di stimoli e opportunità, con risorse economiche e relazionali limitate, è comprensibile sentirsi bloccati e senza direzioni concrete. Questo stato tende a rinforzarsi nel tempo: più ci si percepisce fermi, più diminuisce l’energia per tentare di muoversi, e meno si agisce, più si consolida la sensazione di non avere via d’uscita.
Dalle sue parole emerge che ha già cercato di attivarsi, inviando candidature e partecipando a eventi, ma senza risultati apprezzabili. È comprensibile che questo abbia intaccato la motivazione e la fiducia, soprattutto in presenza di vincoli esterni che sembrano difficili da superare. In queste circostanze la mente può concentrarsi quasi esclusivamente sugli ostacoli, fino a non riuscire più a vedere spiragli possibili.
Il fatto di avere già affrontato un percorso terapeutico e di interrogarsi se riprenderlo indica che non ha perso la volontà di reagire. È possibile però che in questa fase possa esserle utile un approccio più mirato alla sua realtà concreta, che non si limiti a sollecitare un cambiamento di atteggiamento , ma che fornisca anche indicazioni pratiche e obiettivi molto graduali, compatibili con le risorse attuali, così da evitare frustrazione e senso di fallimento.
Anche se oggi può sembrare di non avere alcun appiglio, spesso esistono piccole azioni che, pur non risolvendo subito il quadro generale, possono iniziare a scalfire l’immobilità. Non sempre queste possibilità sono visibili quando ci si trova immersi in un forte disagio emotivo, ed è proprio in questi momenti che un supporto esterno può aiutare a individuarle.
Il desiderio di fuggire è comprensibile, ma il cambiamento non passa necessariamente per una trasformazione radicale o per un trasferimento immediato. Esistono percorsi graduali, costruiti passo dopo passo, che possono ridarle un senso di padronanza e riaprire possibilità che ora le sembrano invisibili. Un confronto con un professionista che tenga conto sia degli aspetti psicologici sia delle difficoltà pratiche che vive potrebbe aiutarla a intravedere direzioni di cambiamento più realistiche per la fase in cui si trova.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Elisabetta Carbone
Psicologa sistemico relazionale | Sessuologa clinica |
psicologa@elisabettacarbone.it | 351.777.9483
Gentile Utente,
innanzitutto ti ringrazio per aver trovato il coraggio di scrivere. C'è qualcosa di molto importante in ciò che hai detto, e vorrei partire proprio da lì: non ti vuoi arrendere. Anche se sei stanca, anche se ti senti sola e bloccata, anche se hai la sensazione che intorno a te ci sia solo vuoto, tu stai ancora cercando. Questa determinazione, anche se ora ti sembra fragile, dice molto di te.
E sai un’altra cosa? Non sei ferma. Forse non riesci a vedere il movimento, ma c’è.
Hai studiato, ti sei laureata, stai cercando lavoro, hai partecipato ad eventi di networking, hai contattato aziende. Nonostante tutto, hai cercato di far emergere qualcosa. Anche quando dentro sentivi che non avevi più appigli.
E questo non è poco. Non è "non aver costruito nulla", come dici tu. Forse il punto è che stai cercando di costruire qualcosa senza sentire di avere ancora le fondamenta solide, e questo è logorante. Ma non significa che tu non ci stia provando.
Mi chiedo: cosa intendi davvero per "fondamenta solide"? A cosa stai pensando, in cuor tuo, quando dici che non sai da dove ricominciare?
Forse la domanda non è tanto "da dove", ma "verso cosa".
Qual è, anche solo in lontananza, un obiettivo importante per te, qualcosa che ha un senso, qualcosa che (se anche ora non è realizzabile) senti che meriterebbe di essere tenuto presente, se non altro per orientarti?
Ti sei sentita invisibile, inascoltata, incompresa. E hai interrotto una terapia che ti faceva sentire ancora più sola.
È legittimo.
Quando una proposta terapeutica ti sembra staccata dalla tua realtà, può diventare un’ulteriore forma di silenziamento.
Ma io mi chiedo: sei davvero così priva di possibilità d’azione o forse nessuno ti ha ancora aiutata a distinguere quelle che sono piccole azioni "accessibili" da quelle che sembrano montagne invalicabili?
Non sto dicendo che sarà facile. Ma ci sono strade che esistono anche quando ancora non le vedi, e che iniziano a comparire proprio quando ti concedi lo spazio per riguardare la tua situazione con occhi nuovi, con uno Professionista che sappia stare accanto a ciò che provi, senza giudicare, senza forzare.
Forse il primo passo non è "fare qualcosa di diverso", ma sentire di nuovo che non sei sola in questo "fare".
È possibile che da sola tu riesca solo a vedere ostacoli. Ma con uno sguardo nuovo, condiviso, potresti iniziare a intravedere delle direzioni.
Hai già fatto il gesto più difficile: ammettere che vuoi cambiare davvero, anche se non sai ancora come.
Questo è spesso il momento in cui un percorso può davvero iniziare a funzionare.
E se anche non lo sai, forse sei già un po’ più vicina a quel "da dove cominciare".
Ti lascio con un'ultima domanda: e se quel cambiamento che cerchi tanto non fosse un salto, ma un cammino da costruire insieme ad un professionista, passo dopo passo?
Spero che queste riflessioni possano esserti utili.
Resto a disposizione, un caro saluto
E.S.
innanzitutto ti ringrazio per aver trovato il coraggio di scrivere. C'è qualcosa di molto importante in ciò che hai detto, e vorrei partire proprio da lì: non ti vuoi arrendere. Anche se sei stanca, anche se ti senti sola e bloccata, anche se hai la sensazione che intorno a te ci sia solo vuoto, tu stai ancora cercando. Questa determinazione, anche se ora ti sembra fragile, dice molto di te.
E sai un’altra cosa? Non sei ferma. Forse non riesci a vedere il movimento, ma c’è.
Hai studiato, ti sei laureata, stai cercando lavoro, hai partecipato ad eventi di networking, hai contattato aziende. Nonostante tutto, hai cercato di far emergere qualcosa. Anche quando dentro sentivi che non avevi più appigli.
E questo non è poco. Non è "non aver costruito nulla", come dici tu. Forse il punto è che stai cercando di costruire qualcosa senza sentire di avere ancora le fondamenta solide, e questo è logorante. Ma non significa che tu non ci stia provando.
Mi chiedo: cosa intendi davvero per "fondamenta solide"? A cosa stai pensando, in cuor tuo, quando dici che non sai da dove ricominciare?
Forse la domanda non è tanto "da dove", ma "verso cosa".
Qual è, anche solo in lontananza, un obiettivo importante per te, qualcosa che ha un senso, qualcosa che (se anche ora non è realizzabile) senti che meriterebbe di essere tenuto presente, se non altro per orientarti?
Ti sei sentita invisibile, inascoltata, incompresa. E hai interrotto una terapia che ti faceva sentire ancora più sola.
È legittimo.
Quando una proposta terapeutica ti sembra staccata dalla tua realtà, può diventare un’ulteriore forma di silenziamento.
Ma io mi chiedo: sei davvero così priva di possibilità d’azione o forse nessuno ti ha ancora aiutata a distinguere quelle che sono piccole azioni "accessibili" da quelle che sembrano montagne invalicabili?
Non sto dicendo che sarà facile. Ma ci sono strade che esistono anche quando ancora non le vedi, e che iniziano a comparire proprio quando ti concedi lo spazio per riguardare la tua situazione con occhi nuovi, con uno Professionista che sappia stare accanto a ciò che provi, senza giudicare, senza forzare.
Forse il primo passo non è "fare qualcosa di diverso", ma sentire di nuovo che non sei sola in questo "fare".
È possibile che da sola tu riesca solo a vedere ostacoli. Ma con uno sguardo nuovo, condiviso, potresti iniziare a intravedere delle direzioni.
Hai già fatto il gesto più difficile: ammettere che vuoi cambiare davvero, anche se non sai ancora come.
Questo è spesso il momento in cui un percorso può davvero iniziare a funzionare.
E se anche non lo sai, forse sei già un po’ più vicina a quel "da dove cominciare".
Ti lascio con un'ultima domanda: e se quel cambiamento che cerchi tanto non fosse un salto, ma un cammino da costruire insieme ad un professionista, passo dopo passo?
Spero che queste riflessioni possano esserti utili.
Resto a disposizione, un caro saluto
E.S.
Dott.ssa Elisa Scuderi
Psicologa | A Genova e online
📧 elisascuderi.ge@gmail.com
3774810243
www.psicologoagenova.wordpress.com
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 217 visite dal 08/08/2025.
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