C'è una alternativa valida allo psicologo di coppia visto il rifiuto di mia moglie?

Sono un uomo di 55 anni affetto dalla sindrome di Rebecca.
Sposato da 26 anni (+ 3 anni di fidanzamento) incontrai mia moglie nel lontano 1996.
Lei veniva da una relazione durata 6 anni.
Oltre al suo partner storico aveva avuto altre due relazioni durate pochi mesi.
Io invece avevo avuto la mia prima ed unica relazione con una ragazza della mia città che mi lasciò dopo circa 2 anni.
Venivamo entrambi da delusioni e questo comune dolore ci ha uniti fin da subito.
Ovvia la differenza di esperienze (purtroppo la cultura inculcatami dall'infanzia dell'uomo che sposa solo la verginella era molto forte) che ha minato il rapporto nel tempo.
Infatti ogni 4-5 anni vado in crisi e le chiedo cosa ha fatto con i suoi partners precedenti, generando in lei forte stress e ansia.
Come siamo arrivati ad oltre 25 anni di matrimonio?
Be, all'inizio mi dicevo che il tempo aggiusterà tutto, cicatrizzerà ogni ferita (cosa assolutamente non vera), poi sono arrivati i figli (3), il lavoro, il trasferimento in un altra città, insomma la vita.
Tutto ciò non è bastato.
Leggo spesso i blog riguardo questo argomento e mi accorgo che chi scrive ha appena iniziato una relazione o al massimo c'è dentro da un anno.
Io invece ho superato il quarto di secolo!! !... Come ho fatto?...Con i tradimenti!! ! Non La classica amante, ma le prostitute o le massaggiatrici (senza però nessun beneficio a lungo termine).
Negli anni ho anche provato a rivolgermi ad un professionista (psicologo) che mi ha consigliato di effettuare le sedute anche in coppia con mia moglie (la quale però si è sempre rifiutata).
Sono ad un punto morto.
Mi chiedo, si può soffrire tutta una vita in questo modo?
Quale altra soluzione potrei trovare?
Dr.ssa Elisabetta Carbone Psicologo, Sessuologo 251 10
Gentile utente,

quello che descrive è un quadro complesso segnato da sofferenza interiore e da un conflitto che la accompagna da decenni. La cosiddetta sindrome di Rebecca è una condizione che può diventare invalidante proprio perché si radica in convinzioni profonde e in schemi culturali appresi molto presto nella vita. Lei stesso lo evidenzia: l’idea che l’uomo sposi solo la verginella le è stata inculcata dall’infanzia, e nonostante l’amore per sua moglie, il tempo, i figli e gli impegni di vita, questo nucleo di pensiero è rimasto vivo e doloroso.

Il fatto che ogni 4-5 anni il problema riaffiori con forza, generando nuove crisi e forti tensioni nel rapporto, dimostra che non basta resistere o distrarsi con la vita , perché il disagio trova sempre il modo di tornare a galla. Non sorprende che abbia cercato sollievo altrove, non risolvono la radice del problema e, come ha già notato lei stesso, offrono solo un sollievo temporaneo, lasciandola poi con lo stesso peso interiore.

Il percorso psicologico individuale è sicuramente importante, ma in casi come questo può rivelarsi essenziale lavorare in modo profondo sul significato che attribuisce al passato della sua compagna, al confronto con lei e al suo senso di identità maschile. Non si tratta di cancellare il passato di sua moglie (cosa impossibile), ma di cambiare il modo in cui lei lo percepisce e lo vive dentro di sé, trasformandolo da ferita a elemento neutro o accettabile della storia.

Il fatto che sua moglie non abbia voluto partecipare a un percorso di coppia è un ostacolo, ma non un impedimento assoluto. In molti casi, anche un lavoro personale ben mirato (ad esempio con un terapeuta che abbia esperienza specifica di sessuologia clinica o terapia delle ossessioni e delle gelosie) può aiutarla a spezzare il circolo vizioso che la tormenta.

La risposta alla sua domanda ( si può soffrire tutta la vita così? ) è chiara: no, non è inevitabile. Ma per cambiare serve un lavoro costante e profondo, diverso da quello che ha già tentato. Ciò che la blocca non è tanto il passato oggettivo di sua moglie, ma il significato che lei gli attribuisce e il modo in cui questo entra in conflitto con le sue credenze e con l’immagine che ha di sé.

Le suggerirei di rivolgersi a un professionista che conosca bene la sindrome di Rebecca, le dinamiche di gelosia retroattiva e i meccanismi ossessivi che la sostengono.

Resto a disposizione,

Dott.ssa Elisabetta Carbone
Psicologa sistemico relazionale | Sessuologa clinica |
psicologa@elisabettacarbone.it | 351.777.9483

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