Relazione: possibile non accorgersi di amare?
Gentilissimi,
da un anno ho iniziato un percorso di psicoterapia per un disturbo d'ansia, da sempre presente, ma che l'anno scorso ha conosciuto i suoi picchi.
Dal mio percorso ho potuto apprendere tanto, oltre agli strumenti pratici per gestire le situazioni per me un po' più complesse o questioni delicate, come ad esempio la morte (che, ad esempio, era un po' il fulcro di ogni mia crisi passata, non tanto l'idea della sofferenza in sé, quando più quella, appunto, di morire, poiché strettamente legata alla paura dell'abbandono).
Si è evinto, oltre a quanto appena detto, quanto io abbia una forte tendenza al perfezionismo e all'essere molto severa e giudicante con me stessa; inoltre, ho avuto una tendenza, fino a tempi recentissimi, a non interrogarmi troppo sulla vita e su cosa volessi, procedendo per inerzia, quasi.
Il fulcro di questo messaggio, come si può capire dal titolo, è la mia relazione: sto con lo stesso ragazzo dal 2016, una relazione inizialmente molto adolescenziale, con alti e bassi (pochi bassi, ma principalmente causati da me, all'epoca molto immatura e poco convinta), ma che si è evoluta parecchio, soprattutto negli ultimi quattro anni, con un esplosione, in positivo, nell'ultimo anno, da quando io ho iniziato terapia.
Non so bene come mettere a parole il tutto, ma ci provo, perché per me sta diventando un cavillo: io in questa relazione non ci avrei scommesso più di tanto, perché quando la iniziai ero convinta di aver già conosciuto l'amore della mia vita (ad oggi, ripensandoci, mi fa sorridere, ma è stata una convinzione che mi ha accompagnato molto a lungo, avendo ripercussioni nella relazione col mio fidanzato, naturalmente).
Poco prima di fidanzarmi col mio ragazzo, conobbi un ragazzo, con cui non ci fu assolutamente nulla, ma che mi è rimasto in testa, diventando, più che altro, il volto associato ad un'idea, ossia che l'amore fosse quello che ci fanno vedere nei film e che leggiamo nei romanzi.
Convinta di ciò a 14 anni, non mi sono MAI messa in discussione (e non l'ho fatto in nessun ambito della mia vita, che sia lavoro, università o simili), però ho ugualmente proceduto con le mie cose e questa relazione.
Quest'anno, per forza di cose, ho dovuto rimettere in discussione un po' tutto, in primis me stessa: per quanto sia stato un anno difficile, provo anche molta gratitudine nei confronti del tutto, perché sento di aver aperto finalmente gli occhi, lasciando andare convinzioni e preconcetti.
Io il mio fidanzato lo amo e lo faccio da anni, ma non sono stata in grado di riconoscerlo, nonostante nella pratica mi sia sempre impegnata.
Questa situazione mi crea sofferenza perché sento di non meritarlo e di avergli mancato di rispetto: è a conoscenza di tutto e ritiene non sia un problema, ma mi sento fortemente in colpa.
Come è possibile non rendersi conto di amare una persona?
da un anno ho iniziato un percorso di psicoterapia per un disturbo d'ansia, da sempre presente, ma che l'anno scorso ha conosciuto i suoi picchi.
Dal mio percorso ho potuto apprendere tanto, oltre agli strumenti pratici per gestire le situazioni per me un po' più complesse o questioni delicate, come ad esempio la morte (che, ad esempio, era un po' il fulcro di ogni mia crisi passata, non tanto l'idea della sofferenza in sé, quando più quella, appunto, di morire, poiché strettamente legata alla paura dell'abbandono).
Si è evinto, oltre a quanto appena detto, quanto io abbia una forte tendenza al perfezionismo e all'essere molto severa e giudicante con me stessa; inoltre, ho avuto una tendenza, fino a tempi recentissimi, a non interrogarmi troppo sulla vita e su cosa volessi, procedendo per inerzia, quasi.
Il fulcro di questo messaggio, come si può capire dal titolo, è la mia relazione: sto con lo stesso ragazzo dal 2016, una relazione inizialmente molto adolescenziale, con alti e bassi (pochi bassi, ma principalmente causati da me, all'epoca molto immatura e poco convinta), ma che si è evoluta parecchio, soprattutto negli ultimi quattro anni, con un esplosione, in positivo, nell'ultimo anno, da quando io ho iniziato terapia.
Non so bene come mettere a parole il tutto, ma ci provo, perché per me sta diventando un cavillo: io in questa relazione non ci avrei scommesso più di tanto, perché quando la iniziai ero convinta di aver già conosciuto l'amore della mia vita (ad oggi, ripensandoci, mi fa sorridere, ma è stata una convinzione che mi ha accompagnato molto a lungo, avendo ripercussioni nella relazione col mio fidanzato, naturalmente).
Poco prima di fidanzarmi col mio ragazzo, conobbi un ragazzo, con cui non ci fu assolutamente nulla, ma che mi è rimasto in testa, diventando, più che altro, il volto associato ad un'idea, ossia che l'amore fosse quello che ci fanno vedere nei film e che leggiamo nei romanzi.
Convinta di ciò a 14 anni, non mi sono MAI messa in discussione (e non l'ho fatto in nessun ambito della mia vita, che sia lavoro, università o simili), però ho ugualmente proceduto con le mie cose e questa relazione.
Quest'anno, per forza di cose, ho dovuto rimettere in discussione un po' tutto, in primis me stessa: per quanto sia stato un anno difficile, provo anche molta gratitudine nei confronti del tutto, perché sento di aver aperto finalmente gli occhi, lasciando andare convinzioni e preconcetti.
Io il mio fidanzato lo amo e lo faccio da anni, ma non sono stata in grado di riconoscerlo, nonostante nella pratica mi sia sempre impegnata.
Questa situazione mi crea sofferenza perché sento di non meritarlo e di avergli mancato di rispetto: è a conoscenza di tutto e ritiene non sia un problema, ma mi sento fortemente in colpa.
Come è possibile non rendersi conto di amare una persona?
Se ho ben capito questo primo ragazzo di cui parla è più che altro un'idea, un pensiero che la accompagna o la ha accompagnata e che ha interferito e probabilmente le impedisce ancora di vivere appieno consapevolmente il rapporto affettivo con il suo attuale ragazzo. Un disturbo del pensiero quindi assimilabile ad un problema di tipo ossessivo.
I disturbi ossessivi sono collegati all'ansia, quindi penso sia consigliabile sia approfondire nello specifico il suddetto problema di pensiero, sia continuare una psicoterapia per risolvere ed eradicare più profondamente il disturbo legato all'ansia di cui parla all'inizio del post.
I disturbi ossessivi sono collegati all'ansia, quindi penso sia consigliabile sia approfondire nello specifico il suddetto problema di pensiero, sia continuare una psicoterapia per risolvere ed eradicare più profondamente il disturbo legato all'ansia di cui parla all'inizio del post.
Valentina Sciubba Psicoterapeuta
Terapia Breve strategico-gestaltica
Colloqui a distanza
www.valentinasciubba.it
3381762781
Utente
Assolutamente legato ad un’idea, ma anche qui, non avevo molta consapevolezza della cosa (una certa immaturità di certo non ha aiutato), l’ho realizzato relativamente tardi, quindi ho condotto molti anni convinta che fosse vero. Prendere consapevolezza della cosa ha sicuramente aiutato, ma ora non riesco a godere del tempo col mio ragazzo perché mi turba in continuazione il senso di colpa. Ho avuto forti difficoltà con i pensieri intrusivi, che vanno e vengono, e si concentrano su specifici ambiti della mia vita, cosa che mi ha portato a sospettare di fare pensieri ossessivi, ma la mia psicologa non ha mai accennato a questa possibilità. Inoltre, il nostro percorso insieme sta quasi volgendo al termine: mi ha consigliato di vederci una volta al mese, scemando man mano fino all’interruzione. Non so
I pensieri intrusivi se creano molto disagio ed interferiscono significativamente con la qualità della vita si configurano come un disturbo di tipo ossessivo.
Valentina Sciubba Psicoterapeuta
Terapia Breve strategico-gestaltica
Colloqui a distanza
www.valentinasciubba.it
3381762781
Gent.Le Utente,
Lei parla di ansia; l’ansia e’ il sintomo dietro il quale si nascondono emozioni, pensieri, bisogni, paure.
Parla di paura della morte che dal percorso terapeutico ha compreso riconducibile alla paura di essere abbandonata.
Le propongo questa osservazione:
Si ha paura di essere abbandonati da chi non si ama o non si pensa di amare?
Ci rifletta.
Aspetto la sua risposta se desidera proseguire nel confronto.
Dott.ssa Angela Montuori
Psicologa/Psicoterspeuta
Studio: Via Turati n. 83 Caserta
3489167089
Lei parla di ansia; l’ansia e’ il sintomo dietro il quale si nascondono emozioni, pensieri, bisogni, paure.
Parla di paura della morte che dal percorso terapeutico ha compreso riconducibile alla paura di essere abbandonata.
Le propongo questa osservazione:
Si ha paura di essere abbandonati da chi non si ama o non si pensa di amare?
Ci rifletta.
Aspetto la sua risposta se desidera proseguire nel confronto.
Dott.ssa Angela Montuori
Psicologa/Psicoterspeuta
Studio: Via Turati n. 83 Caserta
3489167089
Utente
No, non si ha paura di essere abbandonati da chi non si ama.
Non lo intendo in modo tossico o totalizzante, ma il mio ragazzo è veramente la persona più importante della mia vita e mi disturba essermi fatta così poche domande, dandolo e dandoci per scontati. Era necessario che stessi male per aprire gli occhi?
Non lo intendo in modo tossico o totalizzante, ma il mio ragazzo è veramente la persona più importante della mia vita e mi disturba essermi fatta così poche domande, dandolo e dandoci per scontati. Era necessario che stessi male per aprire gli occhi?
Gent.Le Utente,
La paura dell’abbandono ha radici antiche e da quanto scrive in psicoterapia ha affrontato diverse situazioni.
Si chiede se era necessario stare male;
il punto è che la sua mente, le ha chiesto con quel malessere attenzione.
Se stessa ha chiesto a se stessa attenzione verso se stessa.
Mi lasci passare il gioco di parole.
Ora se questa star male, di cui ne comprendo la sofferenza, le ha consentito di prendersi cura di se, conoscersi e tra le tante cose accettare di amare il suo ragazzo senza averne paura, allora ne è valsa la pena.
Il ragazzo ombra di cui parla non era altro che un distrattore usato dalla sua mente per paura di vedere che era legata al suo ragazzo e per paura di essere felice di stare con lui.
Tutto questo era e si muoveva in lei a livello inconscio, Ma si muoveva e muoveva i suoi pensieri e comportamenti a sua insaputa.
Leggo che la sua psicoterapia volge al termine.
Parli con la psicologa del senso di colpa che la tormenta.
Posso solo dirle che a volte dietro il senso di colpa può nascondersi la rabbia.
Dott.ssa Angela Montuori
Psicologa/Psicoterapeuta
Studio: Via Turati n. 83 Caserta
3489167089
La paura dell’abbandono ha radici antiche e da quanto scrive in psicoterapia ha affrontato diverse situazioni.
Si chiede se era necessario stare male;
il punto è che la sua mente, le ha chiesto con quel malessere attenzione.
Se stessa ha chiesto a se stessa attenzione verso se stessa.
Mi lasci passare il gioco di parole.
Ora se questa star male, di cui ne comprendo la sofferenza, le ha consentito di prendersi cura di se, conoscersi e tra le tante cose accettare di amare il suo ragazzo senza averne paura, allora ne è valsa la pena.
Il ragazzo ombra di cui parla non era altro che un distrattore usato dalla sua mente per paura di vedere che era legata al suo ragazzo e per paura di essere felice di stare con lui.
Tutto questo era e si muoveva in lei a livello inconscio, Ma si muoveva e muoveva i suoi pensieri e comportamenti a sua insaputa.
Leggo che la sua psicoterapia volge al termine.
Parli con la psicologa del senso di colpa che la tormenta.
Posso solo dirle che a volte dietro il senso di colpa può nascondersi la rabbia.
Dott.ssa Angela Montuori
Psicologa/Psicoterapeuta
Studio: Via Turati n. 83 Caserta
3489167089
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 679 visite dal 22/09/2025.
Se sei uno specialista e vuoi rispondere ai consulti esegui il login oppure registrati al sito.
Se sei uno specialista e vuoi rispondere ai consulti esegui il login oppure registrati al sito.
Consulti su problemi relazionali
Altri consulti in psicologia
- Ansia da prestazione: è normale e come affrontarla?
- Ansia, isolamento e futuro: terapia è sufficiente?
- Disagio in terapia: le espressioni della terapeuta compromettono il lavoro?
- Sessualità stravolta: aumento desiderio e attrazione per uomini (genitali).
- Dipendenza dagli orgasmi: è possibile?
- Ansia dubbio voglia di vivere oppure morire