Coming out tardivo: paura e amore per la famiglia.

Un saluto a tutti coloro che leggeranno questa richiesta.
Sono un ragazzo gay di 26 anni che non si è mai dichiarato.
Cercherò di raccontare sinteticamente la mia situazione: sono cresciuto in un ambiente fortemente omofobo e quando da ragazzino mi resi conto di essere omosessuale promisi di tenerlo nascosto per tutta la vita.
Col passare del tempo le cose sono un po’ cambiate, mi sono accettato ma non ho mai trovato il coraggio di parlarne con nessuno.
Complice una situazione familiare complicata con un fratello disabile mi ero convinto che sarei stato tutta la vita al servizio della famiglia, ma da poco ho conosciuto un ragazzo con cui stiamo iniziando una relazione a distanza.
Vorrei tanto conciliare tutto ma per me il coming out con la mia famiglia è un passo talmente grande da farmi sudare le mani al solo pensiero, da farmi venire la sensazione di svenire.
Penso che vorrei affrontarlo ma al tempo stesso continuo a scappare.
È vero non posso sapere la loro reazione, ma ho sempre visto cosa ne pensano degli omosessuali e al solo pensiero che possano vedermi in quel modo, sto male.
Ho bisogno di loro, non posso pensare di rinunciarci.

Sembrano quasi due desideri inconciliabili, eppure continuo a chiedermi che soluzione possa esserci.
Lo so che non cadrà magicamente dal cielo e che spetta solo a me, ma io proprio non ho coraggio e mi sento un fifone.
Dr. Vincenzo Capretto Psicologo 35 4
Salve,
quello che senti è comprensibile, ma a un certo punto la domanda non è più e se non ce la faccio? bensì quanto mi costa continuare così? . Tenere tutto separato , ciò che sei, ciò che desideri, ciò che vivi, nel tempo logora più di quanto immagini, anche se oggi ti sembra l’unico modo per sopravvivere.

Forse la strada non è un coming out totale e immediato, ma scegliere un primo movimento, piccolo e tuo: parlarne con una sola persona sicura, iniziare un percorso psicologico, o permetterti di vivere questa relazione senza sentirti in colpa per esistere. Restare fermo per paura è già una scelta, e spesso è quella che fa più male nel lungo periodo.

Non devi rinunciare alla tua famiglia oggi, ma nemmeno rinunciare a te stesso per sempre. La vera domanda, forse, è: sei disposto a continuare a vivere dimezzato pur di non rischiare?
Da lì, la direzione inizia a chiarirsi.
Un abbraccio

Dr. Vincenzo Capretto, psicologo.
Ricevo a Roma e on line.
vincenzocapretto.psy@icloud.com

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