Isolamento, incomprensione e sofferenza: come affrontarli?

Gentili dottori,

ultimamente vi ho scritto per diverse cose.
Oggi vi scrivo per riflettere su quelle che, penso, siano le sofferenze principali che mi affliggono.
Tra le tante.
Ieri un caro amico è venuto a trovarmi e mi ha parlato, cercando di avere tatto, di come io risulti strano e bizzarro agli occhi di diversi amici che abbiamo in comune.
Ho saputo di essere stato volutamente scartato da una festa di Capodanno.
Il motivo per cui hanno deciso di escludermi è proprio questo: ai loro occhi sono strano, bizzarro, non faccio trasparire sicurezza, mostro anzi di essere molto ansioso, nervoso, agitato.

Quando accadono queste cose, quando sento questo di me tendo ad isolarmi.
A sentirmi profondamente solo ed incompreso.
A pensare a quanto siano cattive le persone.
I "diversi" come me vengono scartati.
Rifiutati.
Mi vengono tanti pensieri contrastanti, tante emozioni contrastanti: tristezza, rabbia, dolore, angoscia, voglia di vendicarmi, pensieri violenti, crudeli.
Li allontano, li respingo questi pensieri.
Perché sono pesanti, non mi appartengono.
Sono poche le persone che mi stanno vicine.
Sempre di meno.
Un ragazzo che conoscevo, con in comune il fardello della malattia mentale, diceva sempre che la malattia mentale isola.
Fa soffrire.
Se ci ripenso, quanto è vero.
Quanta incomprensione, quanta difficoltà in ogni cosa.

Quando ero "scompensato", quando non mi curavo e non avevo diagnosi incolpavo di tutto gli altri.
Ora ho la consapevolezza della malattia e so che purtroppo molto dipende da me.
Ma essere escluso comunque non è bello.
Soprattutto quando la gente sa che sono in cura e ho periodi delicati, come questo che sto vivendo adesso.
La gente intorno a me sa come sto, sa cosa mi affligge, ma spesso le persone mi respingono, mi ignorano, non sentono il mio dolore.

Riprenderò la psicoterapia a gennaio, ogni giorno scrivo e telefono alla mia psicologa.
Mi calma sempre.
Le sono molto affezionato, anche perché potrebbe essere una sorella maggiore, non c'è tantissima differenza d'età.

Ultimamente sto subendo anche comportamenti di umiliazione e sfruttamento da parte di un "amico".
Lo sto ignorando, se ne approfitta di me.
Sta male anche lui psicologicamente.
Tutti i miei amici stretti sono malati di mente.
Forse siamo uniti da questo senso di isolamento, ma a volte non ricevo rispetto.
Faccio bene ad ignorare?

Ringrazio chi mi risponderà.

Sono solo, ho bisogno di parlare tanto, di dialogare.
Dr. Maurizio Mazzani Psicologo, Psicoterapeuta 2
Gentile utente, da ciò che scrive emerge una sofferenza reale e comprensibile, legata sia al sentirsi escluso sia alla consapevolezza della propria fragilità. L’esclusione fa male a prescindere, anche quando si è in cura, e non va minimizzata. Allo stesso tempo è importante distinguere ciò che dipende dagli altri da ciò che può imparare a proteggere e regolare dentro di sé. Ignorare chi la umilia o la sfrutta può essere una forma di tutela, ma è un tema da approfondire in terapia, per capire come mettere confini senza isolarsi ulteriormente. Sta facendo bene a riprendere la psicoterapia: continui a portare lì questi vissuti, perché meritano ascolto e comprensione in uno spazio sicuro. Le auguro di poter trovare relazioni più rispettose e di continuare il lavoro su di sé.

Dr. MAURIZIO MAZZANI

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Grazie mille per la risposta. Purtroppo molto spesso non ho amor proprio, e mi lascio trattare male. Ma me ne rendo conto sempre dopo. Ne parlerò nuovamente con la terapeuta.
Grazie.
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