DAG e problemi di relazione

Salve, mi presento, mi chimo Giovanni e sono un ragazzo di 20 anni; A marzo dell'anno scorso mi è stato "diagnosticato" da una psichiatra un disturbo d'ansia generalizzata che ha conseguentemente minato la mia vita sociale e sentimentale. Premetto che assumo Xanax da marzo 2011, inizialmente 30 gocce giornaliere, poi diminuendo sempre più fino a riuscire a interromperle a febbraio di quest'anno; purtroppo 2 settimane fà ho sentito il bisogno di riniziare il trattamento per via di alcune "finestre" di sindromi che avevo prima di cominciare il trattamento (ora il dosaggio varia da 0 a 15 gocce al dì).
Chiudendo la premessa vi riassumo sinteticamente il mio problema attuale:
inizialmente la mia malattia iniziò con disturbo da attacchi di panico e attacchi d'ansia, in contemporanea all'accrescere dei disturbi ho iniziato una relazione con una ragazza, con il quale sono stato due anni, e con la quale condividevo tutto ciò che mi passava per la testa; tutte le mie paure e preoccupazioni; in modo reciproco anche lei sfogava alcuni suoi diguidi famigliari e problemi quaotidiani con me, cose che spesso condizionavano il mio umore e il mio stato d'animo, portandomi a vere e proprie depressioni. Purtroppo questa mia condizione a portato a creare tensione nel rapporto e a scatenare parecchi litigi anche per frivolezze quali vedersi a casa di uno o a casa di un altro (perchè spesso, nell'ultimo periodo di relazione, faticavo a trovare l'energia e il coraggio per uscire di casa e andare a trovarla), tanto che abbiamo raggiunto un punto in cui ci siamo resi conto di non essere più felici assieme, e abbiamo realizzato di interrompere il rapporto un anno fà per il bene di tutti e due. La rottura ha portato più serenità in me all'inizio, per il fatto di non avere preoccupazioni e vincoli relazionali da rispettare, ma sopratutto per l'interruzione degli ormai quasi continui litigi.
Ora, a un anno di distanza, la mia vita sociale non è migliorata molto, se non fosse per un gruppo musicale con cui suono. ma la vita sentimentale si è come fermata. il desiderio sessuale è diminuito, la voglia di una relazione è ostacolata da un ansia a me inspiegabile, e la paura di non piacere caratterialmente a una ragazza mi martella..
Detto questo volevo gentilmente chiedervi NON una differenziale su di me, ma un parere su questo mio "blocco", su questa mia insicurezza nel socializzare e in me stesso (che non ho mai avuto), e su quali possano essere le cause e le ragioni di tutto ciò; possibilmente un consiglio vostro, personale, su come affrontare la cosa..? senza smantellarmi subito dicendomi solo di rivolgermi ad uno psicologo.
Grazie infinite dell'attenzione.
Cordialmente


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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Utente,
non è affatto uno smantellamento, come lo chiama lei, un invio ad uno specilaista, nè uno sminuire il suo sentire.
Ha effattuato una terapia combinata alle sua pregresse difficolà?
Ha integrato la terapia farmacologica alla psicoterapia?
La vita sociale ed emozionale ed il successivo blocco, non sono affatto disguinti dalla vita psichica.

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Utente
Utente
Gentile Dottoressa Randone non volevo affatto risultare maleducato, mi scusi se dalle ultime righe sono apparso tale.
Rispondo alle sue domande:
1.Ho iniziato una terapia con uno psicologo presso un consultorio qui nella mia città, utilizzava un terapia strategica, che purtroppo non sono riuscito a portare a termine causa le difficoltà nell'uscire di casa.
2. No, Purtroppo non ne ho avuto modo, o semplicemente non ne ho avuto forza ne costanza a mantenere quello già intrapreso.
Chiedevo un consiglio personale perchè la strada dello psicologo è quella che vedo più dura e frustrante, sicchè nell'ultima occasione mi ha portato a rinunciare.
Cosa può consigliarmi lei a distanza, oltre il rivolgermi ad uno specialista?
Sò che la mia situazione non è così grave, e che forse gonfio un pò le cose, ma sono preoccupato di restare chiuso in queste preoccupazioni.

Cordialità
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Purtroppo i consigli non servono a molto e soprattutto non sono terapeutici.
La psicoterapia, è l'unica strada possibile da percorrere , da affiancare alla farmacoterapiua, che le consente poi di uscire da casa, per far chiarezza all'interno del suo disagio.
Tutto il resto vedrà che si chiarirà da solo.
Non si trovava bene con il terapauta che la seguiva?
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile ragazzo, quello che hai descritto è in un certo senso fisiologico nei disturbi d'ansia:

"La rottura ha portato più serenità in me all'inizio, per il fatto di non avere preoccupazioni e vincoli relazionali da rispettare..."

è chiaro che nel momento in cui eviti di fare qualcosa che ti mette in ansia, l'ansia stessa scende immediatamente. Alla lunga però questa strategia si rivela disfunzionale in quanto il tempo amplifica ansia e paure. Allora stai bene se ti isoli, ma quando ritorni nelle situazioni sociali, ti spaventi e ti senti spiazzato: ecco che si presenta la paura di non piacere, e altri mille dubbi.

Quindi la prima cosa in generale nei disturbi di questo tipo da fare è evitare l'evitamento!

In che termini per te la psicoterapia è la strada più difficile da intraprendere? Hai difficoltà ad uscire da casa? anche accompagnato da altri?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Utente
Utente
Dottoressa Randone la ringrazio per le risposte celeri e l'interessamento.
Rispondendo alla sua domanda, in realtà mi trovavo molto bene, era una terapia insolita e curiosità che a differenza di un alltra che avevo provato prima mi permetteva di interagire con me stesso facendo delle cose a casa, e mi permetteva di scoprire da solo dove sbagliavo, purtroppo la pigrizia insieme al disagio che provavo ad uscire hanno vinto sulla determinazione.
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Utente
Utente
Grazie anche del suo intervento Dottoressa Pilelci, diciamo che il fatto di intraprendere nuovamente una psicoterapia mi preoccupa perchè conosco la mia poca costanza, e sopratutto per il fatto di dovermi muovere da solo per arrivare da un eventuale specialista.
Non ho PAURA di uscire da solo, diciamo che in compagnia sono tranquillissimo, da solo mi sento più di qualche volta a disagio, per paura di qualche tremore che mi viene ogni tanto, per paura che si veda, anche se mi rendo conto che è una sciocchezza.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Le auguro, che determinazione e desiderio di qualità di vita, possano battere la pigrizia e maccanismi di difesa !
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Dr.ssa Paola Cattelan Psicologo, Psicoterapeuta 536 10 16
Certamente superare la pigrizia e il fastidio ad uscire di casa sono quel minimo di fatica che è richiesta per intraprendere una cura. La prenda come una medicina che seppur amara l'aiuta a guarire.

Spesso ci troviamo a dire a persone che vorrebbero guarire "con la sola volontà" che non basta. Ma, senza uno sforzo in prima persona, la situazione non si risolverà.

Non esiste una bacchetta magica per far passare tutti i guai. Nè il "consiglio giusto".

Lei ha bisogno di seguire un percorso con un terapeuta che la aiuti a comprendere-maturare-modificare i suoi meccanismi psicologici disfunzionali.

Per ogni disturbo c'è la sua cura. Per i disturbi psicologici c'è la psicoterapia.

Dr.ssa Paola Cattelan
psicologa psicoterapeuta
pg.cattelan@hotmail.it

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Utente
Gentili Dotoresse vi ringrazio nuovamente per le risposte e per l'indiscutible disponibilità, probabilmente questo periodo della mia vita è più stressante di quello che ho appena passato, il fatto di essere riuscito a smettere lo xanax e a stare spensierato tutto il giorno senza essere sotto l'effetto di ipnotici per me era stata una conquista. Forse ora che ho riiniziato mi sento nuovamente frustrato, e oltremodo stressato da quando ho analizzato la mia vita e mi sono reso conto di non aver realizzato nulla forchè magnifiche congetture sul lavoro, la salute e l'affetto. Sicuramente il cambiamento mi spaventa, ma è una cosa che voglio fare.
Io credo che la sola volontà possa ancora fare qualcosa, non voglio che questo sia un procrastinare le cose, voglio provare ad affrontare tutto ciò che mi blocca e mi spaventa, se non dovessi farcela lo specialista sarà la prima persona a cui mi rivolgerò. Anche perchè se sono riuscito a farcela una volta posso ancora farcela, e lo voglio.


Vi ringrazio della gentilezza, e vi auguro solo cose belle.
Coridialmente
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75


Gent.le ragazzo,
temo che il rapporto con i farmaci sta catalizzando la sua attenzione, "drenando" energie che potrebbe orientare nell'avvio di un percorso terapeutico.
A tal proposito la invito a leggere questo articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#11]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dottoressa Campione,
ho letto i suoi paragrafi e li ho trovati molto interessanti, sopratutto per quanto riguarda la parte iniziale dove mi sono identificato nel paziente che affronta e vede la psicoterapia come ultima spiaggia, come per non voler credere di stare vivendo qualcosa di patologico o anche no.
Probabilmente la mia paura è quella di affrontare uno specialista poichè questo potrebbe essere segno di "debolezza", o di paura di identificarsi come persona "malata". Infatti dalle risposte che ho dato in precedenza si nota confusione, perchè non sapevo come identificare questa sensazione che provavo nel pensare di dover tornare da uno psicologo.
Prendo atto del suo articolo e cerco di prendere la decisione giusta, che quasi sicuramente è quella della psicoterapia.
Grazie infinite
Cordialmente


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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le ragazzo,
è comprensibile che lei si difenda dall'idea di percepirsi "debole" o "malato" ma forse sarebbe riduttivo e fuorviante ricondurre il suo disagio ad un "giudizio", in realtà il suo vissuto comprende tante sfumature diverse che potranno emergere all'interno del percorso terapeutico trasformandolo in un processo di crescita personale più che di guarigione.
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