Andare dall'analista mi scatena il panico

Salve, scrivo perchè vorrei un parere chiarificatorio, sono oramai 10 anni che soffro di disturbo d'ansia generalizzato con agorafobia con episodi di attacchi di panico. Il primo attacco di panico della mia vita l'ho sperimentato a 19 anni subito dopo gli esami di maturità, e da allora fra alti e bassi convivo con l'ansia, che in alcuni periodi mi blocca totalmente a casa. Ovviamente sono anni che sto in terapia, dapprima con un medico psicoterapeuta che mi combinava una terapia composta di ansiolitici e psicoterapia, ma purtroppo sono una di quelle persone a cui l'ansiolitico fa effetto boomerang,per cui stavo peggio quando prendevo il farmaco piuttosto che se non lo prendessi,così, dietro consiglio del mio medico di base mi sono rivolta al consultorio della asl e successivamente sono stata indirizzata presso la mia attuale analista. Cambiando terapeuta dopo sei mesi devo dire che mi ha molto giovato, ma ad oggi dopo anni di analisi non riscontro risultati apprezzabili, ciclicamente ho degli "scivoloni" e torno punto e accapo e non solo, quando sono in periodi di "chiusura" cioè ho picchi di agorafobia tali da non consentirmi una vita normale,( non esco mai di casa da sola, non guido la macchina) mi capita che l'idea di andare in seduta e fare analisi mi genera veri e propri attacchi d'ansia. Spesso mi è capitato di avere attacchi d'ansia o panico vero e proprio mentre ero in seduta analitica. L'analista mi ha spiegato che questo tipo d'atteggiamento è una reazione delle mie resistenze passive all'analisi e che quindi bisogna insistere; ma io non ce la faccio più, convivo con questo problema da ormai dieci anni sono stanca e demoralizzata, e non riesco a venirne fuori. La mia analista per venirmi incontro mi faceva fare delle sedute di psicoterapia direttamente a domicilio, o via telefono, e dopo qualche mese in tal senso poi un pò ripartivo. Adesso però mi ha imposto la presenza necessariamente a studio, non consentendomi piu di fare analisi a casa, quindi io contiunuo a saltare le sedute perchè non riesco a muovermi, ad uscire, e non riesco ad andare da lei perchè l'idea di stare li mi genera un disagio enorme. Sono tanti anni che sono in terapia e cmq sia non ho ottenuto risultati incoraggianti. Forse ho sbagliato terapeuta? O l'approccio analitico che ho seguito fino ad ora era errato?
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Per i disturbi d'ansia sono molto adatti gli approcci attivi e focalizzati, come lo strategico e il comportamentale. Può leggere qui per alcune delle differenze:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2336-scegliere-lo-psicologo.html

Ogni approccio può risolvere problemi di ogni tipo, quello che possono cambiare sono la metodologia, i tempi e i presupposti su cui ci si basa.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Dr. Alessandro Raggi Psicologo, Psicoterapeuta 479 13 31
gentile utente, potrebbe specificare meglio il percorso che ha seguito?
Ha fatto una prima psicoterapia con un medico che le prescriveva farmaci per quanto tempo? Che tipo di psicoterapia ha già seguito prima dell'analisi?

Poi è passata a un'analisi personale, durata (sino ad oggi) per quanto tempo?

Mi risulta però molto atipico il racconto che lei fa di sedute a domicilio o via telefono, lei è certa che il suo analista sia uno psicoterapeuta iscritto all'albo? Che tipo di analisi sta facendo?

Grazie

Dr. Alessandro Raggi
psicoterapeuta psicoanalista
www.psicheanima.it

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dopo
Utente
Utente
Si, sono certa sia un analista accreditato e iscritto all'albo, ha anche pubblicato diversi saggi sulla psicoterapia. La modalità è atipica lo so bene, è stato scelto di percorrere questa strada perchè a volte mi capita di essere sopraffatta e non riuscire a muovermi (agorafobia) e dunque, mi sarebbe impossibile fare analisi se non in questo modo poco ortodosso. Con questo terapeuta sono in analisi dal 2008, per cui a maggio prossimo saranno 5 anni,precedentemente ho seguito un percorso al consultorio della asl con un gruppo di sostegno del quale ho partecipato a tre incontri ma non ho tratto giovamento; precedentemente ancora ho seguito una terapia durata circa un anno composta da psicoanalisi e farmaci psicoanalisi comportamentale e dapprima lexotan al bisogno, poi en 10 gocce la sera, ma come spiegato avevo molti problemi con i farmaci per cui il medico ha optato per un approccio diverso. All'inzio della nuova terapia,(per cui nel maggio del 2008) ho avuto da subito un beneficio, poi però la cosa è come se si fosse un pò "arenata" e mi sento veramente stanca. Mille grazie.
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Dr. Alessandro Raggi Psicologo, Psicoterapeuta 479 13 31
Capisco, anche se mi è meno chiaro che tipo di terapia sia la psicoanalisi comportamentale, forse intende psicoterapia cognitivo comportamentale?

Comunque per quanto attiene al percorso di analisi che sta facendo, dovrei premettere che seppure l'analisi non è di norma incentrata sugli aspetti sintomatici, questi ultimi generalmente scompaiono comunque o si alleviano dopo un certo tempo ed in maniera stabile.
Però, stante la premessa, sono pur sempre 5 anni di analisi, e se non ha ottenuto risultati soddisfacenti sinora, ciò potrebbe voler dire che qualcosa non sta funzionando come dovrebbe.

La sua reazione potrebbe anche essere una resistenza all'analisi come dice il suo terapeuta, ma l'analisi, a mio avviso, non dovrebbe durare 5 anni senza che vi sia un cambiamento apprezzabile, resistenza o non resistenza.

Per quanto riguarda i farmaci ha provato a chiedere un consulto ad uno psichiatra ultimamente? In tanto tempo la farmacologia ha fatto notevoli passi in avanti e magari potrebbero esserci delle molecole più recenti che lei potrebbe tollerare...e chieda anche circa il tipo di farmaco perchè potrebbe magari aver bisogno di qualcosa di differente da un semplice ansiolitico...chieda anche ai colleghi medici psichiatri di MI, magari facendo riferimento a questo consulto.
cari saluti
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dopo
Utente
Utente
Grazie, avrei una ulteriore domanda, ho letto che trovare l'analista giusto, è come "azzeccare" il giusto dosaggio di un farmaco, per cui mi chiedevo se per caso questo analista non fa per me e magari fosse il caso di cambiare terapeuta? E però in termini analitici la sostituzione "in corsa" di uno psicologo è controproducente perchè occorre ricominciare tutto daccapo? Sui farmaci sono un pò restia, perchè ho riscontrato che mi incutono un certo timore, per cui alla fine mi viene l'effetto paradosso, non nego che oltre alla cattiva tolleranza c'è anche qui sicurmante un problema di resitenza profonda,cmq chiederò una consulenza in tal senso. Infine si era un percorso di psicoterapia cognitivo-comportamentale il primo che ho fatto, o almeno credo lo fosse, non mi è stato mai chiarito, ma era una cosa totalmente diversa da ciò che faccio ora. Grazie ancora.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> era un percorso di psicoterapia cognitivo-comportamentale il primo che ho fatto, o almeno credo lo fosse
>>>

Durante questo percorso, ricorda quali compiti specifici le sono stati assegnati per fronteggiare la sua ansia, se ne ha ricevuti?

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Dr. Alessandro Raggi Psicologo, Psicoterapeuta 479 13 31
si in generale ciò che dice lei può essere vero.
Comunque dopo 5 anni un analisi, a mio avviso, potrebbe concludersi. A meno che questo momento di difficoltà non sia effettivamente un ultima resistenza prima del cambiamento, ma questo non possiamo saperlo e lei dovrà o terminare o fidarsi del suo terapeuta e proseguire, ma non all'infinito però!
Non sempre cambiare significa ricominciare daccapo, dipende dal tipo di terapia che le viene proposta dallo psicologo che lei sceglierà.
Però se ha provato con la terapia cognitivo comportamentale e poi con l'analisi, vedrei davvero utile abbinare, per ora, al trattamento in corso un consulto con lo psichiatra.
Dopodichè deciderà il da farsi.
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dopo
Utente
Utente
No, per fronteggiare l'ansia non mi è mai stato dato alcun compito specifico, solo farmaci per "contenerla" e durante le sedute mi faceva immaginare se fossi stata in un determinato ambiente (ad es un autobus, un ristorante) ciò che cosa mi suscitava, e poi grandi chiacchierate sulla mia infanzia e la mia famiglia.
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dopo
Utente
Utente
terminare l'analisi senza essere giunti ad una conclusione mi farebbe sentire un pò come dire "persa". Certo l'analisi non è la panacea di tutti i mali però io sento che stiamo girando intorno al problema, ma non riesco a metterne a fuoco le radici profonde. Ad ogni modo, devo riconoscere che ultimamente sono veramente poco collaborativa, perchè mi sento molto stanca e sfiduciata. Comunque grazie per il consiglio. A presto.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Se non ha ricevuto alcun compito specifico, quasi certamente non ha ricevuto una terapia cognitivo comportamentale. Perciò non sarebbe corretto affermare "la TCC con me non ha funzionato", perché ancora la deve provare. Legga con attenzione i link che le ho fornito, potrà avere qualche indizio di ciò che comporta tale forma di terapia.

Se poi ha domande specifiche le può fare, potranno risponderle direttamente anche i colleghi TCC.

>>> non riesco a metterne a fuoco le radici profonde
>>>

In un'ottica strategica, per risolvere ansia e panico ciò non è affatto necessario.

In un'ottica TCC è necessario solo un lavoro sul contenuto di pensieri ed emozioni a un livello cosciente o preconscio.

In entrambi i casi, comunque, spesso non è necessario scavare troppo nel passato.

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dopo
Utente
Utente
Grazie di cuore per la risposta. Proverò anche questo tipo d'approccio allora.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
"No, per fronteggiare l'ansia non mi è mai stato dato alcun compito specifico, solo farmaci per "contenerla" e durante le sedute mi faceva immaginare se fossi stata in un determinato ambiente (ad es un autobus, un ristorante) ciò che cosa mi suscitava, e poi grandi chiacchierate sulla mia infanzia e la mia famiglia. "

Gentile signora,

questa non è una psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale. Se ha letto gli articoli suggeriti, troverà un interessante contributo del Collega dott. Calì sulla terapia cognitivo-comportamentale.

Concordo sul fatto che approcci più direttivi, come appunto la cognitivo-comportamentale siano di maggior elezione per i disturbi che Lei ha descritto qui.

Sono sinceramente perplessa inoltre dal momento che sono passati ben 11 anni (se i dati inseriti sono corretti) dal primo episodio di panico. Nell'ottica cognitivo-comportamentale sappiamo che ciò che genera e mantiene l'ansia sono le idee e le credenze disfunzionali che il pz. ha su di sè e sul disturbo e anche che più passa il tempo, più l'ansia si rafforza, amplificando la sofferenza.

Inoltre i sintomi d'ansia sono decisamente semplici da eliminare. Al contrario, più se ne parla, più la persona ci pensa e va in ansia, anzichè stare meglio.

Un cordiale saluto,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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dopo
Utente
Utente
Si è corretto, sono più di dieci anni che fra alti e bassi ho di questi disturbi, dopo una prima terapia come spiegavo sopra, nel 2008, ho intrapreso un percorso analitico piu tradizionale, e sono quasi 5 anni che seguo questa analisi,però adesso sono ad un punto "morto" per cui ho ancora i disturbi e attuo le strategie di evitamento,e pur essendo in analisi non riesco a sentirmi finalmente libera da ciò. A periodi va meglio ma mai completamente bene. Proverò qualcosa di diverso, anche se però dover cambiare analista e ricominciare mi spaventa alquanto. Grazie per il consiglio.
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Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
Gentile Utente,

se la spaventa cambiare analista può cambiare cosa dice al Suo attuale analista.

Di solito dopo un'analisi di questa durata è opportuno parlare con l'analista ed iniziare un percorso di distacco e di separazione.

Noto che ha scritto, quando Le è stato chiesto da quanto tempo fosse in analisi, che a maggio prossimo fa 5 anni, ed anche qui continua a parlare di 5 anni.

Sembra quasi che il 5 anno per Lei sarà cruciale ed importante, e che in un certo qual modo si sia data questa scadenza.

Oggi siamo a settembre, per cui ha dei mesi di preparazione fino a maggio 2013.

Personalmente lo trovo un aspetto interessante! Che ne pensa?

Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492

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dopo
Utente
Utente
grazie per la risposta,io penso che piu che una scadenza sono arrivata ad un punto di saturazione, mi sento stanca e sotto pressione e non sento di essere approdata ancora a niente; devo riconoscere che le cose negli ultimi anni sono migliorate, ma non risolte, quando in realtà arrivata a questo punto dovrei essere già senza sintomi nevrotici. L'analisi fino ad oggi intrapresa forse non aveva l'approccio giusto. Qui alcuni colleghi mi suggeriscono di sperimentare la terapia cognitivo comportamentale, il mio terapeuta però me l'ha sempre sconsigliata, o comunque me l'ha dipinta come risolutiva ma non in maniera definitiva. Adesso mi trovo ad essere confusa e spaesata. Proverei anche questa ma ho paura di peggiorare le cose cambiando analista e metodo. Stiamo parlando con l'analista di prenderci del tempo e cominciare un certo distacco, ma distaccarsi senza essere guariti è una buona soluzione? Grazie per l'attenzione.
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dopo
Utente
Utente
In riferimento alla risposta della dott.ssa
Ci terrei a precisare che io ho fatto fino ad ora due analisi con due analisti diversi, il primo era un medico psicoterapeuta che oltre alla psicoterapia mi proponeva dei farmaci all'occorrenza mentre adesso sto facendo un' analisi individuale con uno psicologo. Ma certamente dalle spiegazioni che mi avete fornito, probabilmente non si trattava di terapia Cognitivo comportamentale in nessun caso.
Grazie.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> il mio terapeuta però me l'ha sempre sconsigliata, o comunque me l'ha dipinta come risolutiva ma non in maniera definitiva
>>>

Se il suo terapeuta le ha detto questo, si sbaglia. Se non ci sono complicazioni particolari l'approccio strategico può risolvere ansia e panico nel giro di una decina di sedute, in media. Tempi analoghi per l'approccio comportamentale.

Dato però che ha inserito in passato richieste di consulto relative a irregolarità del ciclo mestruale e alterazioni dell'umore, potrebbe essere indicato un consulto medico per indagare eventuali correlazioni fra difficoltà psichiche e sintomi somatici, ad esempio presso uno psichiatra.

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile signora,

come già precisato, ci sono evidenze empiriche in letteratura che mostrano l'efficacia di alcuni trattamenti rispetto ad altri e per particolari quadri psicopatologici.

Per l'ansia un trattamento che non Le permette concretamente di superare le Sue difficoltà di tutti i giorni non può avere successo, semplicemente perchè parlarne e riparlarne ma non provare a modificare l'approccio verso ciò che fa paura e che magari non si affronta più sistematicamente grazie alle condotte di evitamento non fa altro che alimentare il problema.

Nel momento in cui, invece, Lei sperimenta una situazione per Lei critica e riesce a monitorarla con l'aiuto del terapeuta, attraversando le sue paure, si modifica l'atteggiamento verso quella situazione temuta. Solo facendo ciò che si teme si può modificare l'idea (magari irrazionale o sbagliata) che avevamo prima. Probabilmente le sarà capitato tante volte di pensare a qualcosa come "difficile" e poi quando l'ha fatta, si è resa conto che si trattava di una sciocchezza.

Alcune forme di terapia sono maggiormente adatte ai disturbi d'ansia perchè, proprio grazie alle prescrizioni del terapeuta, permettono di modificare comportamenti e credenze disfunzionali che generano e mantengono il problema.

D'altra parte comprendo anche la sua difficoltà a cambiare: tuttavia se questo percorso non ha portato i risultati sperati in quattro anni e mezzo di lavoro, ha senso indugiare?

Quali erano gli oniettivi terapeutici che vi eravate posti?

Infine, tenga presente che più il problema legato all'ansia viene procrastinato e più le paure si rafforzano.
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Dr. Alessandro Raggi Psicologo, Psicoterapeuta 479 13 31
<<le cose negli ultimi anni sono migliorate, ma non risolte, quando in realtà arrivata a questo punto dovrei essere già senza sintomi nevrotici.>>

forse il compito della sua analisi, rispetto ai sintomi si è concluso, e ciò che ha fatto le sarà utile per stabilizzare un lavoro successivo. Per quanto riguarda l'"essere ormai senza sintomi nevrotici", questo non lo può sapere nessuno di noi da qui, perchè vi sono sintomi in alcuni casi in alcune persone che con qualunque terapia si attenuano, ma non scompaiono.

<<distaccarsi senza essere guariti è una buona soluzione?>>

dipende, se riuscirà, lei con il suo analista, a gestire un buon distacco, a renderlo significativo per lei e per la sua vita, forse potrà essere un ulteriore passaggio verso la guarigione.

<<Qui alcuni colleghi mi suggeriscono di sperimentare la terapia cognitivo comportamentale>>
mi sembra che l'abbia sperimentata, anche se come dicono i colleghi era atipica. Ma anche la sua analisi è atipica, ne abbiamo parlato.

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dopo
Utente
Utente
Vorrei ringraziare di cuore tutti quanti perchè questo servizio che state fornendo è veramente di grande conforto, e concordo con quanto mi dice la dottoressa approposito dell'indugiare su una terapia se non funziona, la mia analisi è decisamente atipica ma del resto ogni essere umano è fatto a sè. Parlerò all' analista approposito del distacco e mi sto convincendo di tentare la strada della terapia comportamentale. Mi rendo conto che sono due scuole di pensiero diverse e dunque il terapeuta che mi ha seguito fino ad ora, avendo una formazione differente, naturalmente utilizza metodi diversi d'indagine psicologica e da dei pareri discordanti con chi invece è un fervente della terapia comportamentale. Approposito dei miei disagi fisici, si devo riconoscere che ho parecchi disturbi somatici, di origine nervosa, per i quali anche la mia ginecologa mi ha detto che c'è una correlazione fra ormoni e umore. Sono in attesa di fare un controllo specialistico,perchè oltre alla somatizzazione c'è anche un problema di origine organica,comunque grazie veramente.
Ansia

Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.

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