Rapporto padre-figlia

il tema è delicato e spero di riuscire a sintetizzarlo in maniera soddisfacente per consentire la risposta alla mia domanda che è la seguente: Un padre molto assente nella vita di una figlia sia in termini quantitativi che qualitativi ha "senso" che continui a farci parte o addirittura sarebbe meglio che si facesse da parte?La domanda nasce da una mamma abbandonata al 7° mese di gravidanza di conseguenza la bimba,da un papà che ha scelto di ritornare presso la sua famiglia d'origine composta da moglie e due figlie attualmente di 4 e 6 anni. Mia figlia Gaia ne ha 2,ha sempre vissuto da sola con me e da quando è nata vede il padre 4 ore a settimana e due giorni al mese nel week end per circa una quindicina di ore.E' stata inserita nel contesto familiare paterno quindi sorelle zii e nonni che vede con una frequenza di una volta al mese. Al di la di questi episodi il padre è totalmente assente nella sua vita, non ne conosce l'organizzazione se non per sommi capi, i disagi,le esigenze nè se comunicate mostra interesse o coinvolgimento. Inizialmente questo comportamento era giustificato dalla tenera età della bambina e dalla contestuale doverosa ripresa del suo matrimonio che aveva subito un forte scossone e quindi dalla necessità di far digerire con i giusti tempi alla moglie quanto accaduto e ricambiare del perdono e dell'accettazione di questa bimba nella loro famiglia.Ma a distanza di due anni e mezzo nulla è cambiato nella gestione per cui si è giunti ad una conclusione diversa da lui stessa affermata.Gaia ha rappresentato nella sua vita uno sconvolgimento a cominciare dall'aspetto economico a quello organizzativo pertanto tutto è vissuta come un'imposizione e con senso del dovere e di responsabilità e nulla con il piacere e il sentimento che normalmente un padre come lui molto attento, presente ed affettuoso con le altre figlie,sente.Riconosce una sensibilità differente rispetto alle esigenze o eventuali manifestazioni di disagio tra le figlie di primo letto e Gaia ma non riesce a fare diversamente.Fino ad oggi, accantonando le ricevute come donna ricevute da questa situazione,ma attezionando l'aspetto genitoriale,ho sempre pensato che per Gaia fosse importante pur con questa situazione mantenere un rapporto col padre che quindi ho sempre incentivato.Ultimamente nutro dei dubbi e da qui la mia domanda iniziale,scaturiti da comportamenti di Gaia dopo un’assenza estiva del padre di 20 giorni in tutti i sensi,manifesta la volontà di non incontrarlo se non in compagnia mia.Noto un attaccamento morboso alle figure femminili ed un distacco da quelle maschili come il nonno e lo zio che fino a pochi mesi fa erano da lei molto ricercati.Anche dicendole che con il papà ci sono le sorelline che prima cercava tanto,nemmeno ci vuole andare.Nei pochi minuti in cui ci vive insieme quando la prende o la porta a casa Gaia ha recentemente chiesto di scambiarci gesti di affetto come coccole e baci.Tutto questo mi sta buttando ancora più giù e da qui la mia domanda
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Signora,
Ci sono svariate teorie psicologiche sulle famiglie monoparentali, cioe' composte da un solo genitore.
A mio avviso, anche se difficoltoso e doloroso, il legame padre- figlia, va tutelato ed incentivato, soprattutto per la serenita' della bambina e per le sue future possibili complicanze, con le figure maschili.
A volte i sentimenti di noi adulti, passano ai figli, che sia rabbia, gioia, dolore, sconforto, ecc...e spesso influenzano le loro scelte ed il loro comportamento.
Lei preferirebbe recider la frequentazione con la bambina?
Per quale motivo, oltre ai disagi da lei riportati?
V. Randone

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr. Alessandro Raggi Psicologo, Psicoterapeuta 479 13 31
Gentile Signora,
premesso che la situazione dev'essere difficile sia per lei che per la sua bimba e probabilmente anche per il papà di Gaia, le vorrei passare le mie considerazioni su alcuni aspetti da lei evidenziati, per poi tentare di dare una risposta alla sua domanda iniziale.

<<Al di la di questi episodi il padre è totalmente assente nella sua vita, non ne conosce l'organizzazione se non per sommi capi>>
- il tempo assegnato al papà (tribunale?) è un tempo abbastanza comune in questi casi e purtroppo evidentemente non del tutto sufficiente a permettere al padre di conoscere dettagli della vita quotidiana della figlia che inevitabilmente sono demandati a lei. Il papà sfugge a questi momenti, o queste ore sono effettivamente dedicate alla bambina?

<<Gaia...è vissuta come un'imposizione e con senso del dovere e di responsabilità e nulla con il piacere e il sentimento...>>
- Mi permetta ma il vissuto di "imposizione" è un suo giudizio, non possiamo sapere quale sia il vissuto del papà. Cosa le fa pensare questo? Quali sono i suoi attuali sentimenti verso quest'uomo? In ogni caso, se il papà della bimba affronta con "senso del dovere e di responsabilità" il suo ruolo paterno, mi sembra già almeno una cosa molto positiva ed importante per Gaia. S'immagini se fosse il contrario (tanto piacere e nessuna responsabilità), come purtroppo avviene in molti casi...

<<Gaia dopo un’assenza estiva del padre di 20 giorni in tutti i sensi,manifesta la volontà di non incontrarlo se non in compagnia mia>>
- può essere una reazione del tutto naturale poichè la bambina si può essere sentita esclusa. Bisognerebbe comunicare alla piccola, in modo comprensibile per lei, e dovrebbe farlo il papà, prima di assentarsi per periodi così lunghi che lui comunque c'è e le vuole bene e sarebbe il caso di chiamarla al telefono ogni tanto, anche se lei non volesse parlare (cosa comune nei bambini) anche solo sentire la voce del papà le farebbe bene. Dovrà comunicarlo anche lei alla bambina che il papà pensa a lei ugualmente. Questo è solo un bene per la bimba.

Veniamo alla sua domanda iniziale: <<Un padre molto assente nella vita di una figlia sia in termini quantitativi che qualitativi ha "senso" che continui a farci parte o addirittura sarebbe meglio che si facesse da parte?>>

- da ciò che lei racconta, non sembra che il papà sia poi così assente, almeno non più "assente" di tanti padri in coppie non separate. Mi sembra in verità che ci sia molto del suo sentimento che la porta a pensare questo. Comunque si, ha ancora un senso e non sarebbe il bene di sua figlia allontanarlo. Almeno in questo caso.

La saluto molto cordialmente

Dr. Alessandro Raggi
psicoterapeuta psicoanalista
www.psicheanima.it

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dopo
Utente
Utente
Quando scritto è molto prezioso per me.
Per la Dott.ssa Randone: il dubbio se continuare o meno il rapporto è dettato dalla paura di riscontrare che quelle che sono attualmente "non significative" esternazione della bambina possano in realtà degenerare in sofferente e disagi nella sua crescita nella quale sono sola non solo in termini organizzativi e materiali ma anche psicologici.

Per il dott.Raggi
-Il papà sfugge a questi momenti, o queste ore sono effettivamente dedicate alla bambina?
La causa in tribunale c'è il prossimo mese, quest'organizzazione è stata decisa da lui e pur se da me contrastata perchè scarsa prosegue dalla nascita. Non è mai venuto meno se non per periodi di ferie dal lavoro che ha sempre secelto di trascorrere solo con la famiglia d'origine.
-Cosa le fa pensare questo? Quali sono i suoi attuali sentimenti verso quest'uomo?
Me lo fa pensare quanto da lui stesso affermato cioè quello che ho fedelmente riportato. I miei sentimenti sono di delusione,ho lavorato in psicoterapia per allontanare la rabbia e la perdita come uomo, confidando in lui come padre, ed invece le sue parole e i suoi comportamenti mi stanno abbattendo anche sotto questo punto di vista. Il consiglio fornito sullo spiegare alla bambina la lontanza e sopperirla con qualche telefonate gli è stato da me suggerito, ma con effetti negativi. E' proprio al rientro dalle vacanze che affrontato l'argomento ha esternato con franchezza i suoi sentimenti e i suoi limiti.
Sono consapevole che ci sono padri più assenti e questo è ciò che mi ha spinto d incentivare il rapporto parlando sempre bene del padre con lei, evitando sfoghi con parenti e amici in sua presenza, sorridendogli pur con la morte nel cuore tutte le volte che la prende o la riporta, ma di fronte a queste sue affermazioni mi sono scoraggiata temendo che mia famiglia, vivendo uan situazione monoparentale come tante ma con la variante della presenza di due sorelline che godono della presenza fissa del padre e soprattutto di un evidente legame più profondo da ambo le parti, possa nel corso della crescita, risentirne dal momento che i comportamenti del padre non favoriscono un attutimento di questo rischio. Le fa incontrare ma molto di rado, non le fa mai sentire al telefono, non l'ha mai portata in casa sua ma quando si vedono tutti insieme è sempre a casa dei nonni paterni, nei casi in cui la bimba ha fatto delle esternazioni che mi hanno colpito, come ad es. mamma è mia e non deve dare baci a nessuno solo a Gaia e a papà, ho provato a parlarne ricevendo leggerezza nella risposta. L'ho incitato nel trascorrere anche se saltuariamente del tempo insieme alla bimba, anche un'oretta ad un parco giochi in occasione del compleanno, o a Natale anche solo per lo scambio dei regali, ma sostiene che non è fattibile, non se la sente e soprattutto lo ritiene fuorviante per la bambina perchè vedrebbe anche in singoli e sporadici episodi come questi, un'illusione alla bambina di un contesto familiare che non esiste. E' corretto? Ho chiesto di venire di tanto in tanto con le sue piccole a casa nostra per favorire anche un'integrazione con me sempre pensando al futuro di integrazione tra le piccole, ed anche questo non è ritenuto opportuno, azi fuori luogo. Mi chiedo, sono folle?

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Dr. Alessandro Raggi Psicologo, Psicoterapeuta 479 13 31
No signora gentile, lei non è folle, mi sembra solo una donna delusa e addolorata.

Dai dettagli che ha fornito, di cui la ringrazio, continuo a pensare che comunque non debba recidere il (poco) tempo che il padre dedica a Gaia e non debba far rinunciare alla bambina a quel poco che il padre le può dare.

<<non l'ha mai portata in casa sua ma quando si vedono tutti insieme è sempre a casa dei nonni paterni...>>
- Si ricordi che dall'altro lato c'è un'altra donna e un'altra mamma, che con ogni probabilità ha sofferto anche lei per il tradimento e l'abbandono del marito, che poi è tornato...non è difficile immaginare (siamo nel campo delle pure congetture) che sia complicato anche per lei e per la sua famiglia gestire questa doppia paternità del marito.

<<L'ho incitato nel trascorrere anche se saltuariamente del tempo insieme alla bimba, anche un'oretta ad un parco giochi in occasione del compleanno>>
- Intende tempo trascorso tutti e tre insieme o il papà solo con la bambina? Perchè nel primo caso potrebbe effettivamente ingenerare false aspettative nella bimba.

E' importante che la bambina senta e sappia che mamma e papà le vogliono bene e che ci sono e ci saranno sempre per lei, anche se mamma e papà non vivono assieme, loro sono la sua mamma e il suo papà e lo resteranno.

<<Ho chiesto di venire di tanto in tanto con le sue piccole a casa nostra per favorire anche un'integrazione con me sempre pensando al futuro di integrazione tra le piccole>>
- capisco il senso di questo suo desiderio, ma effettivamente se dall'altra parte non c'è lo stesso desiderio, lei può farci molto poco.
Ma non è folle immaginare queste cose, lo potrebbe essere l'idea di pretenderle e mi sembra che invece lei sia abbastanza equilibrata da non avere questo tipo di pretesa.

E' stata brava a dare alla bambina messaggi positivi sul padre. Vada avanti e non si scoraggi.

La saluto con vera cordialità




[#5]
dopo
Utente
Utente
Grazie mille, lei mi lancia davvero un segnale che mi rincuora. Soffro molto per questa situazione e forse non mi da l'energia per guardare al futuro e alla sua crescita con serenità e spensieratezza. Ho letto molti libri in proposito e senza nemmeno particolari sforzi ho messo in pratica i consigli che vengono dati sull'importanza di spiegare ai bimbi punti fermi come l'amore di mamma e papà indipendentemente dalla loro separazione. Forse ho amplificato questi concetti "pretendendo" per Gaia un atteggiamento da parte del papà che è poco coniugabile con la sua condizione di marito e padre di un'altra famiglia. Vederla di più, chiamarla al telefono, interagire con me per conoscere il quotidiano che lui non può vivere direttamente e che lo agevola nell'interazione che ha con lei nei pochi momenti che vivono assieme, "allargare" la famiglia non limitandomi nei rapporti con le sorelline o con i nonni di Gaia che non hanno invece mai voluto conoscermi, tutte forme di tutela che intravedevo verso Gaia e un risparmio di domande che prima o poi inevitabilmente arriveranno. Ma in effetti, se dall'altro lato non ci sono le stesse paure e quindi le stesse esigenze/visioni, poco posso farci come ben dice lei.
E ho pensato che allonarlo dalla nostra vita era un gadagno per entrambe, considerato che non riesco neanche a ricostruirmene un'altra per come sto...altra cosa che spesso penso sarebbe anche meglio per Gaia; nessuno sostituisce il vero padre, ma un uomo in casa che si prende cura di noi, con cui magari creare il nostro nucleo familiare e regalare anche a lei questa possibilità...con questi stati d'animo son passati tre anni e lo vedo un traguardo ancora molto lontano.
Forse è anche la paura di non riuscire io stessa a dare a Gaia ciò di cui ha veramente bisogno vivendo in una famiglia monoparentale, essendo continuamente distrutta psicologicamente dal pensiero e le consguenze di queste "mancanze".
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Dr. Alessandro Raggi Psicologo, Psicoterapeuta 479 13 31
la sua capacità di accettare e comprendere la realtà e anche il punto di vista altrui, per quanto distante sia dal suo, è una sua grande capacità e un punto di forza.


<<nessuno sostituisce il vero padre>>
- no non si sostituisce, si allontana, ma solo se ci sono validissimi presupporti e nel suo caso è l'esatto contrario, per fortuna della bimba (con tutti i limiti del caso che abbiamo già esaminato...)

<<ma un uomo in casa che si prende cura di noi, con cui magari creare il nostro nucleo familiare>>
- è un desiderio sano e comprensibile

<<con questi stati d'animo son passati tre anni e lo vedo un traguardo ancora molto lontano>>
- tre anni in certi casi possono non essere sufficienti a permetterle di elaborare una situazione così difficile e dunque a rendersi "psicologicamente libera" per fare spazio nella sua vita ad altre persone, ma ci riuscirà. Tre anni a lei sono sembrati molti, ma non lo sono in assoluto...

<<Forse è anche la paura di non riuscire io stessa a dare a Gaia ciò di cui ha veramente bisogno vivendo in una famiglia monoparentale>>
- personalmente credo che invece proprio la sua esperienza le potrà consentire di evitare con Gaia errori magari fatti con lei, come mi pare stia riuscendo a fare.

Cari saluti


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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Signora,
anche se con dolore e difficoltà, credo che la relazione vada mantenuta e facilitata.
La genitorialità è differente dalla coniugalità e, per il bene della bambina, il padre diventa una figura indispensabile e di riferimento.
Le allego, un mio articolo, sull'argomento, sperando di poterle essere d'aiuto nella comprensione di questa difficoltosa situazione.

http://www.valeriarandone.it/home/articoli/106-identitacomplesse
[#8]
dopo
Utente
Utente
Grazie, letto...è proprio così.