Ripensamenti in amore

Ho 37 anni,una vita dura,un padre con problemi giudiziari,una famiglia in cui mi sono sentita poco amata e costretta a esser forte,un fratello con problemi psichiatrici per cui mi sento in colpa.L'unica via di salvezza è sentirmi amata,donare amore,magari a un figlio.12 anni fa conobbi R, che mi apparve come un angelo dopo una storia umiliante.Mi dimostrò di amarmi,cedetti anche se non mi coinvolgeva del tutto.Per la prima volta mi sentii rispettata.Vive altrove ma ha sempre passato con me almeno il week end.Con lui ho provato la condivisione,che considero un miracolo della vita.Facevamo mille cose,ha capito le mie esigenze,soffriva quando soffrivo.In lui vedevo qualcosa di salvifico.3 anni fa la crisi.In 8 anni avremmo potuto costruire:oltre a un tempo biologico con scadenza per le donne,lui avrebbe avuto più tempo di me per fare le cose (i miei problemi familiari peggioreranno in futuro).R si è preoccupato della mia situazione familiare,ma non si è posto il dubbio se piuttosto che risolvere quei problemi io non avessi bisogno di un'alternativa,una famiglia mia,un compagno non solo nei week end.Quando fui in crisi,invece di dimostrarmi un interesse a creare qualcosa,mi propose di suicidarci insieme.Non voglio sentire parlare di suicidio visti i miei trascorsi,e capii che forse non era pronto ad affrontare con me il peggio,che amare una persona non significa volerci morire insieme ma volerla vivere.Dicendomi 'tanto per me vivere o morire è la stessa cosa,io voglio solo stare con te' mi spaventò,sentii una specie di ricatto psicologico.Le sue scuse,disperazione.Disse che per la prima volta anche lui voleva un figlio e che le cose sarebbero cambiate.Ho aspettato,mi son detta che avrebbe dovuto compiere lui il passo successivo.Mi son sentita ingannata,l'ho accusato dentro di me di avermi rubato la giovinezza con false promesse.Mi son sentita ricattata dall'idea che senza di me avrebbe sofferto,ho avuto il terrore che senza di lui avrei sofferto io.Ho pensato di dovermi riprendere il maltolto,ho frequentato altri uomini.Piango, mi sento in colpa per i suoi 53 anni di solitudine,ma mi chiedo perché 3 anni non siano stati sufficienti per per darmi lui una speranza.Da tempo frequento (a insaputa di R) B, che mi ha scatenato una dolcezza che non sapevo a chi dare.E' analfabeta,gli ho insegnato a leggere e a scrivere,mi sono emozionata,anche se litighiamo perché non ha le stesse modalità di R,che mi riempiva di attenzioni,con cui potevo essere giocherellona.B viene da un paese in guerra,è duro,concede pochi slanci affettivi,ma mi ricompensa coi sogni.Vuole un figlio,sposarmi,domani dovremmo dare la conferma per una casa.Ultimamente,quando R. era qui,lo lasciavo a casa con gli occhi rossi,facevo la dura e fantasticavo su B.Ma è bastato che R non rispondesse al telefono per un giorno a farmi sentire confusa.Ho avuto paura che si fosse suicidato,di perderlo.E' arrivato a casa di notte,ubriaco, ho provato a parlargli ma ha detto che ne parliamo domani,che è depresso.Ho paura di fare la cosa sbagliata sia se provo a fare una nuova vita sia se rimango col rischio che nulla cambi.Dopo 11 anni ci saremmo meritati un happy end ma non è più tempo o forse non è ora.Poi penso che è solo con lui che mi sento libera di fare e di agire come voglio,anche se non c'è passione,anche se forse non è ancora pronto per un figlio.Vorrei che trovasse il modo di proteggersi da una situazione che mi vede come triste e depressa carnefice, vorrei che mi dicesse che non perde una speranza nel futuro, sia che gli riservi una vita da solo sia che gli tenga nascosto un ritorno con me.Ho paura di perdere B,che mi dice di avvertire che non sono sicura di voler stare con lui.Ho paura di buttare la vita,che la persona giusta sia R,con cui condividevamo pensieri e cose fatte insieme (cosa che con B non faccio perché abbiamo interessi diversi e qualche differenza culturale).Dovrei seguire il cuore, ma non so più dove si trovi il cuore,e non ho il tempo di cercarlo.Domani l'agenzia,e non capisco se questi ripensamenti siano dettati da amore mai sopito o se l'amore sia andato e io sia presa dalla paura di cambiare dopo anni.Ho paura di domani
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

forse il modo in cui Lei ha elaborato molte informazioni e fatti del passato, La condiziona anche oggi e La rende una donna molto generosa con gli altri, ma anche troppo vulnerabile.

Come mai si sta circondando di uomini che La trattano in modo umiliante il primo, oppure che Le propongono un suicidio insieme?

Non crede di meritare qualcosa di sano?

Ha mai pensato di rivolgersi allo psicologo di persona per parlare di questa situazione?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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dopo
Utente
Utente
Buonasera,
grazie mille innanzi tutto. In effetti la cosa che da sempre mi sento dire è che sono troppo buona, e io stessa sento di tenere troppo alla fine che faranno gli altri, poche volte alla mia, per quanto mi spaventi. La persona con cui sto da 12 anni, che mi ha proposto il suicidio, poi si è scusata, è tornata sui suoi passi. E oggi, dopo tre anni che lo umilio lasciandolo sempre a casa da solo a disperarsi e vivendo la mia storia parallela con B, sento purtroppo che mi manca, perché era sempre attento ai miei bisogni e perché con lui potevo dialogare. Quello della proposta di suicidio è stato l'unico episodio destabilizzante, per il resto l'unica cosa di cui soffrivo era la sua 'sindrome di Peter Pan', perché io da sempre possiedo un innato bisogno di fare figli, di dare amore. Ma non so... Oggi che dopo tre anni in cui sono stata un'aguzzina e in cui ero convinta di amare la persona che sto parallelamente frequentando, succede che il mio fidanzato storico mi appare come una 'casa'... E' come se fossi partita per un lungo viaggio di conoscenza e di formazione ma che ora abbia l'esigenza di tornare nel tepore delle coperte tanto familiari. Domani devo per forza fare una scelta e non so quale fare... L'uno o l'altro ci rimarrà male. Sono andata in passato da una psicologa della mutua. Dopo circa sei mesi mi ha congedata con una stretta di mano, dicendomi che mi ringraziava perché raramente nel suo lavoro aveva conosciuto persone di tale spessore, che però io avevo problemi troppo pesanti (legati soprattutto alla mia famiglia) e che dovevo smetterla di farmi carico dei mali del mondo. Mi ha detto di non sentirsi sufficientemente in grado di aiutarmi, che avrei avuto bisogno di uno più bravo (di quelli che costano e non posso permettermi). E io mi sono sentita come se quei sei mesi fossero serviti solo alla sua casistica personale di casi clinici...
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile signora,

ha spiegato molto bene il problema, ma da questo schema è necessario uscirne, altrimenti, in maniera del tutto automatico e inconsapevole, tenderà a ricercare sempre storie del genere, a farsi trattare in un determinato modo, a sentirsi sempre in colpa.

Che tipo di percorso ha fatto con la psicologa dell'ASL? Non ho ben capito che tipo di lavoro psicologico avete fatto insieme... in che modo crede sia stato utile quel lavoro?
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dopo
Utente
Utente
Beh, funzionava così: io andavo da lei, lei quasi non mi faceva domande. Ogni volta mi prendeva l'ansia, mi sembrava di averle ormai raccontato tutto (mio padre che era stato in carcere dopo un fatto di cui si era parlato in tutto il mondo, mio fratello e i suoi tentativi di suicidio e le sue crisi psicotiche con delirio, la depressione di mia madre e le sue aspettative su di me, vaghi ricordi di molestie subite da un parente da bambina, la difficoltà di concludere percorsi personali come la laurea, l'autolesionismo con il cibo divorato e altre cose), poi invece arrivavo lì ed ero un fiume in piena di parole e lacrime. Lei difficilmente mi interrompeva, si limitava a scrivere. Ogni tanto poche domande, e un saluto e un augurio alla fine dell'ora stabilita... Se devo essere sincera non mi sono sentita aiutata. Mi sarei aspettata, dopo il suo congedo, che almeno una volta mi scrivesse una mail per chiedermi se fossi ancora viva o morta, ma niente, e questo mi ha provocato l'ennesima frustrazione. Forse avrei bisogno di qualcuno che lavorasse più sull'inconscio che sul conscio. Come la stessa psicologa mi diceva, sono molto brava ad auto-analizzare lucidamente il perché e il per come faccio certe cose, il problema forse è scavare più a fondo, dove non vedo o non ricordo, non lo so
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
In realtà io credo che il lavoro psicologico più indicato -pur con i limiti del consulto on line- sia l'opposto di quello che Lei sta delineando.

Ad esempio, con una storia di vita così difficile, avete visto SE e capito in che modo OGGI quel passato La sta infleunzando?

E' stato chiaro per Lei comprendere come funziona (cioè pensa e agisce) oggi?
Inoltre Lei parla di condotte autolesive, di problemi col cibo, ecc...

Che tipo di diagnosi era stata posta?
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dopo
Utente
Utente
Mi potrebbe dire di che tipo di terapeuta avrei bisogno e a chi posso rivolgermi?
Il SE e l'OGGI di cui lei mi chiede purtroppo non trovano risposta, poiché davvero parlavo quasi esclusivamente io... Tutte le congetture erano fatte da me, lei semplicemente prendeva atto, e poi ha concluso con il darmi ragione (ma solo alla fine). Anche sulle mie condotte autolesioniste non ho avuto riscontro né diagnosi...
Tra pochissimo devo uscire, ma la pregherei di rispondermi.... Eventualmente leggerò domani.
La ringrazio tantissimo
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Per prima cosa sarebbe opportuno avere una diagnosi chiara del problema.
Per questo può rivolgersi all'ASL, sia da uno psicologo sia da uno psichiatra.

Solo in seconda battuta si potrà parlare di terapia.

Un lavoro psicologico in cui parla solo il pz in genere, soprattutto con i problemi come il Suo, non va bene. Se un pz attua delle condotte autolesive (che potrebbero essere anche, in casi drammatici ma non rari, mortali) è dovere dello psicologo psicoterapeuta per prima cosa dare indicazioni per superare prima questo problema e poi fare una psicoterapia, dal momento che non si può fare terapia con un cadavere!
Inoltre le ipotesi e le congetture vanno verificate INSIEME. E' vero che il pz è l'esperto di se stesso, ma lo psicoterapeuta è il facilitatore, colui che pone le domande giuste al momento giusto e che aiuta a mettere ordine.

E nel Suo caso c'è un po' di confusione e un po' di questioni irrisolte di cui Lei, con buona probabilità, non è consapevole. Ecco perchè rimette in atto le stesse dinamiche disfunzionali nelle relazioni. Modificare tali dinamiche è un lavoro terapeutico.

Quindi, ricapitolando:

- diagnosi dal medico psichiatra o dallo psicologo

- poi ci scriva nuovamente

Un cordiale saluto,
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dopo
Utente
Utente
Grazie Dottoressa,
sono rimasta un po' di più a casa perché ero ansiosa di leggerla.
Cercherò di fare come mi ha detto, mi rivolgerò di nuovo alla ASL per la diagnosi, poi le saprò dire.
Nel frattempo sono molto turbata per domani, non so cosa fare. Ma mi sembra di capire che qualsiasi mia scelta sarà giusta e sbagliata insieme. Quello che devo risolvere è dentro di me, non con gli altri. Ma ho troppa paura di perdere tempo, e di perdere magari la persona giusta per me, che contribuisca al mio equilibrio, è questo.
Grazie ancora.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile signora,

in tali circostanze, quando ci sentiamo confuse (e capita a tutti gli esseri umani), è sempre una buona idea "ascoltare" questa confusione e non prendere nessuna decisione fino a quando le idee non saranno decisamente più chiare.

Se si tratta davvero della persona giusta per Lei, non la perderà procrastinando la scelta nel tempo.

Comunque la priorità è stare bene e ripartire da Lei.

Le faccio tanti auguri per il Suo futuro,