Depressione, ansia, insonnia

Salve a tutti, da metà dicembre (dopo alcune avvisaglie sporadiche avute nei mesi precedenti ma che ho voluto provare a risolvere da solo) soffro di depressione a causa di vessazioni subite al tempo della scuola, che credevo fossero ormai acqua passata, ma che invece sono riaffiorate prepotentemente all'improvviso dopo tanti anni, senza che neppure io stesso mi renda conto del motivo: forse in parte a causa di carenze affettive, in parte a causa di un'insoddisfazione generale che ho della vita, in parte a causa della noia e della routine sia nella quotidianità che nei fine settimana con gli amici, noia in cui sono sprofondato dopo i tanti tentativi falliti di attività alternative che potessero in qualche modo stimolarmi e farmi aprire a nuove conoscenze, nessuno dei quali però mi ha fatto sentire realizzato.
Da dicembre, come ho detto, ho veramente iniziato a prenderla più sul serio con la comparsa dell'insonnia, di cui mai avevo sofferto, neppure in quei giorni di avvisaglie sporadiche di cui sopra. Così sto cercando di curarmi combinando farmaci antidepressivi ed ipnotici con una psicoterapia cognitiva comportamentale, fondata principalmente su esercizi di training autogeno.
E' da due mesi e mezzo che ho intrapreso questa psicoterapia con due sedute a settimana, ma al momento sento che, se non ci fossero i farmaci a tenermi un po' a galla, potrei affondare e sentirmi peggio di prima. La psicologa che mi segue mi ha chiesto 5-6 mesi di tempo, e sono disposto a concederglieli, al fine di poter dire che le ho dato il tempo che lei ritiene necessario, però ho il dubbio: dato che siamo ormai a metà del tempo su cui ci siamo accordati, i progressi a livello puramente psichico non dovrebbero cominciare ad essere più evidenti? Capisco che Voi che non mi conoscete e non Vi trovate davanti a me personalmente facciate fatica a dirmi se vada meglio un trattamento o un altro, perciò ho cercato di illustrarVi la situazione nel modo più esauriente possibile, anche a costo di dilungarmi un po’. Secondo Voi (ovviamente riguardo alla parte puramente psicologica) questo tipo di trattamento può essere efficace, oppure magari potrebbe essere migliore un trattamento diverso? Ad esempio, mi è capitato di leggere di psicologi che curano la depressione e l'ansia con terapie brevi (tipo 10-15 sedute) ed addirittura senza psicofarmaci (come ad esempio nella terapia emoto-cognitiva, di cui avevo letto qualcosa qui su internet). Credete sia possibile una cosa del genere? Come aiutate a vincere l'insonnia a livello psicoterapeutico? Questa è una domanda che mi sta veramente a cuore, perchè dopo le notti infernali che sto passando in questo periodo (spero mi capirete!) non mi riesce più di vedere il letto come il dolce luogo di riposo dopo le fatiche quotidiane, e, per quanto la psicologa mi esorti a non focalizzarmi troppo sull’esigenza di dormire, non riesco proprio a vivere in maniera naturale l’andare a letto. Vi ringrazio in anticipo per la Vostra cortesia.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Utente,
è necessario che riporti i dubbi che esprime qui alla sua curante in modo che ne possiate riflettere insieme in modo più accurato.

In ogni caso il percorso psicoterapeutico ha bisogno di tempi per produrre reali e più consistenti benefici ed è unico e specifico per ogni singolo caso, fermo restando l'uso di differenti tecniche secondo l'orientamento teorico del terapeuta. Non c'è dunque un unico modo per curare la sua sintomatologia.

Un fattore da cui non si può prescindere per un proficuo percorso è comunque l'alleanza terapeutica, cioè quel clima di mutua fiducia che si instaura tra paziente e terapeuta.
Come si trova con la sua curante?
Diagnosi, obiettivi?

Questo articolo può contribuire a chiarirle un po' le idee sui vari tipi di percorso, ma non può prescindere dal parlare con la sua terapeuta di quanto ha esposto qui
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

<come ad esempio nella terapia emoto-cognitiva> non mi risulta che tale approccio sia riconosciuto dal Miur.

Cordialmente




Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
<<soffro di depressione a causa di vessazioni subite al tempo della scuola, che credevo fossero ormai acqua passata, ma che invece sono riaffiorate prepotentemente all'improvviso dopo tanti anni, senza che neppure io stesso mi renda conto del motivo>>

Caro Utente,

concordo pienamente con quanto detto dalla Collega, dr.ssa Rinella, che mi ha preceduto e, in aggiunta a questo, vorrei chiederle come mai attribuisce il suo malessere attuale a cause che risalgono al tempo della scuola?

E' un aspetto che è emerso nel percorso di psicoterapia che sta seguendo?

<<Come aiutate a vincere l'insonnia a livello psicoterapeutico?>>

Non esiste una medodologia standard e valida per tutti i pazienti. In assenza di cause organiche, la difficoltà a prendere sonno, i continui risvegli notturni o i risvegli mattutini anticipati vanno inquadrati nella storia di vita del paziente che, come ogni altra, è unica e irripetibile.

La psicoterapia che sta seguendo si traduce esclusivamente in sedute di training autogeno?

Ci sono spazi in cui lei e la sua psicoterapeuta vi confrontate sui suoi vissuti e sui suoi dubbi?

E' fondamentale, per una buona riuscita del percorso, che lei riporti tutto quanto sta esprimendo a noi alla sua curante affinché possa diventare argomento da trattare in seduta che è, per elezione, un luogo protetto in cui sviscerare tutte le dinamiche che la portano a vivere il suo disagio.

Un caro saluto

Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com

[#3]
dopo
Utente
Utente
Gentile dr.ssa Rinella e gentile dr. Callina,

intanto Vi ringrazio per aver risposto. Riguardo al modo in cui io mi trovi con la psicologa da me scelta, non posso certo dire di trovarmi male, in quanto mi è apparsa preparata e molto cordiale. Principalmente, nei momenti in cui mi sento un po' più giù, mi vengono i dubbi che ho elencato sopra, ossia vedo la guarigione come una cosa molto lontana, o talvolta non la vedo affatto. La terapeuta sa che ho avuto più volte questi pensieri, e che a volte mi chiedo se riuscirò mai a guarire, perchè non mi sembra di vedere risultati concreti se non una condizione più sopportabile dovuta ai farmaci.
La psicologa mi dice che io sono una macchina che in questo momento è senza carburante, ed i farmaci sarebbero tale carburante che mi fa andare avanti. Se però vado avanti è solo perchè la macchina è in buone condizioni e non è guasta, altrimenti il carburante sarebbe inutile. Inoltre mi ha esortato alla pazienza e a non canalizzarmi sulla necessità di guarire, bensì al cercare di stare il meglio possibile, anche servendomi di tutti gli aiuti esterni richiesti dal caso, e lo stesso discorso me lo ha fatto riguardo al sonno, ossia al non volermi imporre di dormire, nè a drammatizzare quando non dormo un numero sufficiente di ore, però, come ho detto, non è facile, vista anche la condizione fisica generalmente debilitata in cui mi trovo il giorno dopo.

"vorrei chiederle come mai attribuisce il suo malessere attuale a cause che risalgono al tempo della scuola?

E' un aspetto che è emerso nel percorso di psicoterapia che sta seguendo?"

La risposta a questa domanda, caro dr. Callina, si trova nel fatto che i momenti più difficili in cui soffro di più sono quando nella mia mente riaffiorano tali pensieri, dai quali (specialmente prima di iniziare la terapia) non mi riusciva di distogliermi. Poi, come già detto nel primo messaggio, molto probabilmente questi pensieri sono affiorati in seguito alla noia e al fatto che, una volta raggiunto un passaggio d'età in cui non si fanno più cose che si facevano anni prima, mi sono come dire fermato, ed una volta fermato, ecco che è riemerso tutto ciò che consideravo appartenente al passato.
Riguardo al tipo di terapia che svolgiamo, ovviamente, prima dell'esercizio di training guidato, parliamo, racconto come sono andate le mie giornate, e lei mi dice che bisogna lavorare su cose come il non dare troppo peso ai pensieri negativi e ad ogni sintomo fisico che sento (cosa che purtroppo tendo a fare), sull'autostima, ed altre cose. Mi ha spiegato ad esempio come il nostro corpo riceva gli stimoli della nostra mente, mi ha spiegato il significato del calore psicologico, però mi chiedo, oltre al "bisogna lavorare su", cosa di concreto si stia facendo sulla parte psichica, e come posso fare a vivere questa mia situazione in maniera meno angosciante. Io sono sempre stato portato all'ansia ed alla tensione emotiva, ed è per questo che non vedo come possa cambiare ciò che sono. Ovviamente se ne parla di queste cose, però l'esercizio di training di per sè mi sembra molto più fisico che psichico.
E' questo ciò che mi preoccupa sull'efficacia del trattamento, e gliene ho parlato. Lei mi ha risposto che un'immagine che mi ha dato durante l'esercizio, ossia immaginare i pensieri come fogli di carta da accantonare e riporre in un cassetto, costituisce già una parte psichica in cui io dò un peso minore ai pensieri negativi, ed anche le spiegazioni che mi ha dato rappresentano la parte psicologica del training...Non so se magari sono solo io che non riesco a vedere come tale terapia possa migliorare il mio stato attuale, o se invece effettivamente non è il trattamento adatto per me. Ne ho parlato anche con lo psichiatra (consigliatomi da lei), il quale mi ha detto che due mesi e mezzo sono ancora troppo poco per poter parlare di risultati, e che in genere si rimane stazionari per un po', per poi vedere una svolta all'improvviso.
Perciò andrò avanti col trattamento per il tempo che mi ha richiesto la psicologa, poi magari vedrò cosa fare, magari richiedendo di nuovo un consulto anche a Voi.
Vi ringrazio di nuovo per il consulto. Cordiali saluti.

[#4]
Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Caro Utente,

dalla sua descrizione sembra che il percorso intrapreso sia corretto e coerente.

Credo che il suo bisogno di chiedere rassicurazioni anche a noi dipenda, almeno in parte, dal suo disturbo.

Il suo modo di dettagliarci il suo vissuto, la sua ricerca di soluzioni immediate, il suo chiedersi continuamente se il trattamento è quello adatto a lei, le sue preoccupazioni sugli esiti del trattamento, il suo non riuscire a distogliere la mente da certi pensieri non desiderati... sono tutti elementi che fanno pensare ad una modalità di pensiero di tipo ossessivo.

Tale modalità di pensiero si caratterizza anche per la ricerca di rassicurazioni; e credo che questo è quello che lei stia facendo qui.

Le consiglio di parlare con la sua terapeuta anche della necessità che ha sentito di chiedere a noi un secondo parere; anche questo è un elemento che potrebbe rivelarsi utile al fine della buona riuscita della terapia.

Per il resto, si affidi con fiducia alla collega che la conosce personalmente e che conosce di lei molti più aspetti rispetto a noi.

Se crede, ci tenga aggiornati.

Un caro saluto
[#5]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio per la Sua cortesia, dr. Callina. Sì, in effetti io stesso percepisco questa situazione come un'ossessione, e sicuramente anche la psicologa se ne sarà accorta, anche perchè, come già detto, sono sempre stato predisposto all'ansia, e credo che sia proprio questa mia caratteristica ad avermi portato in questa situazione.
Vorrei porLe un'altra domanda: da diverse settimane sto avvertendo un sintomo di pressione alla tempia sinistra. Ne ho parlato sia con lo psichiatra che con la psicologa: il primo mi ha detto che è una somatizzazione dell'ansia, mentre la seconda ha detto che (specialmente qualora avvenga durante le sessioni di training) è un modo per far emergere una tensione che ho dentro. Mi dicono tutti che non è nulla di preoccupante, ma il fatto che me lo stia trascinando dietro da settimane non mi lascia tranquillo. Lei cosa ne pensa?

Dr.ssa Rinella: qui Le allego un link su quella terapia di cui parlavo nel mio primo post.

http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=terapia%20emotocognitiva&source=web&cd=1&cad=rja&ved=0CDwQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.srmpsicologia.com%2Fcentro%2Fmetodologie.htm&ei=wbBEUbSlE8Tj4QTc4IDACQ&usg=AFQjCNGm_85fCV8dyBfGwoTnOKtH1lqP9A&bvm=bv.43828540,d.bGE

Grazie di nuovo.
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
<<il primo mi ha detto che è una somatizzazione dell'ansia, mentre la seconda ha detto che (specialmente qualora avvenga durante le sessioni di training) è un modo per far emergere una tensione che ho dentro.>>

Caro Utente,

credo che le due risposte, in un certo senso, si equivalgano.
La tensione che ha dentro altro non è che ansia somatizzata, in altre parole spostata "verso il corpo".
Tale tensione si può manifestare in vari modi; uno di questi è il senso di pressione alla tempia che lei vive.

Il fatto che si accentui durante le sessioni di t.a. può essere, effettivamente, un movimento contrario della tensione (dall'interno all'esterno).

Ma, come vede, è ancora qui a chiedere rassicurazioni e conferme...
:-)

Credo davvero che dovrebbe affidarsi ai suoi due curanti ed avere fiducia nel fatto che riuscirà a superare questo momento.

Un caso saluto

[#7]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio sinceramente, dr. Callina. Cercherò di fare del mio meglio per non soppesare ed interrogarmi su ogni singolo sintomo. Grazie ancora.
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Lieto di averle dato qualche spunto di riflessione.

In bocca al lupo per il suo percorso e, se crede, ci aggiorni sugli sviluppi.
Un caro saluto
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