Insonnia e ansia

Buongiorno.
Ho 48 anni, ho già fruito dei consulti Medicitalia nei mesi scorsi, prima Neurologo (dr. Ferraloro) e poi Dietologo (dr. Marcolongo).
Tutto è cominciato infatti per una paralisi al VII nervo cranico avvenuta a dicembre.
All'inizio l'ho affrontata con molta serenità e fiducia in una rapida e completa guarigione ma dopo qualche settimana hanno cominciato a manifestarsi in me un sacco di paure che fosse il sintomo di qualcosa di grave, paura "rinforzata" dal fatto che la guarigione sembrava più lenta del previsto. Pian piano la guarigione si è manifestata, ma le paure non scomparivano, anche perché ho commesso l'errore di cercare su Internet di "farmi le diagnosi". Così ho messo in relazione dei sintomi che avevo (formicolii e brevi parestesie alle mani, di notte, dovute probabilmente a compressione) con la paralisi e ho temuto di avere malattie come il diabete, o altre malattie neurologiche gravi.
Ho cominciato ad avere frequenti risvegli notturni, la qualità e la quantità del sonno mi hanno ulteriormente debilitato, ho perso alcuni chili e parecchia serenità, anche se non sono mancate giornate felici (gite in montagna con mia moglie ma anche altre cose più "da tutti i giorni"). A fine gennaio mi sono venuti degli acufeni all'orecchio del lato paralisi che tuttora perdurano e questo mi rende difficile dormire.
Nel frattempo la paralisi è guarita, forse non del tutto ma ciò che resta è minimo, gli esami che ho fatto hanno escluso diabete e altre malattie, anche i vari sintomi (di origine psicosomatica?) non ci sono più ma il problema insonnia diventa sempre più grave e ne soffro parecchio.
A febbraio il mio medico di base mi ha consigliato di prendere Lendormin 0,25 (una compressa alla sera, dopo che camomille e valeriana si erano rivelate inefficaci) e per qualche settimana, prendendola, ho cominciato a dormire di più, comunque mai come il mio solito (prima della paralisi nei WE dormivo anche 9-10 ore e durante la settimana se non suonava la sveglia...) ma solo 6-7 ore, con uno o due risvegli ma mi riaddormentavo subito.
Io avevo paura di assuefarmi e di peggiorare i sintomi alla fine del trattamento (che sul foglietto doveva durare al massimo 2 settimane), il mio medico mi disse di non far caso a ciò che era scritto ma io ho provato a ridurre la dose. All'inizio con successo, mi addormentavo senza nessun ausilio e al risveglio prendevo metà o un quarto di compressa, a volte dormivo anche senza prendere nulla!
Ma da qualche giorno purtroppo nonostante il sonnifero non mi riaddormento più, mi innervosisco, sono un'anima in pena e mi prende l'ansia di non tornare più quello di prima... Ho paura di essermi assuefatto al farmaco (ho preso 33 compresse in due mesi) e temo che sia per questo che non fa più effetto. La notte per me è diventata una sofferenza, anche perché mi rendo conto di nuocere alla salute anche di mia moglie che, poverina, mi aiuta in tutti i modi ma alla fine dorme male anche lei... Vi chiedo aiuto... Grazie!
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 740 20
Gentile Utente,
Se gli accertamenti medici hanno escluso ulteriori cause organiche, il fatto che permanga l'insonnia sembra essere la conseguenza della sua intensa preoccupazione sulle possibili e invalidanti malattie che lei ha immaginato e ingigantito nella sua mente. La ricerca su Internet, come anche lei dice, non ha fatto che aumentare l'ansia e la paura. Il fai da te
,in soggetti predisposti, e' deleterio, mi creda! Vedo che anche nel caso del sonnifero, lei ha provato, da solo, a ridurre la dose, nonostante quello che le aveva detto il medico. Questo non va bene, perché gli psicofarmaci devono essere gradualmente scalati, non possono in alcun caso essere sospesi bruscamente, e solo il medico può dire in che misura. Gli effetti della sospensione sono una recrudescenza dei sintomi.
Vorrei sapere se, in passato, lei ha avuto altri periodi di stress come quelli che descrive. Può DEFINIRSI una persona ansiosa? Vi sono preoccupazioni all'interno del contesto familiare, lavorativo, personale che possano essere correlate ai suoi disturbi? Perché, vede, l'insonnia e'solo un sintomo, andrebbero ricercate le cause che stanno dietro il sintomo. Una valutazione psicologica sarebbe appropriata.
Cordiali saluti
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad ind. Clinico

Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale

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Utente
Utente
Buongiorno e grazie per la risposta.
Sono consapevole di aver sbagliato a cercare di "far da me" con le diagnosi. Purtroppo credo che molti vi ricorrano in mancanza di meglio. Se avessimo tutti un parente od un amico medico certamente ci rivolgeremmo di preferenza a lui. Le strade percorribili dalla "gente comune" sono complicate se non impraticabili. Ma non desidero polemizzare con il SSN, per cui mi fermo qui.
Riguardo alla riduzione della dose di sonnifero, nella mail precedente non l'ho precisato ma il mio medico mi aveva detto che potevo modulare la dose (metà o un quarto) a seconda del bisogno, in base anche all'ora del primo risveglio, in modo da "arrivare alla mattina". Mi sembrava di aver "scalato", non ho fatto interruzioni brusche. Può essere che la riduzione graduale io non l'abbia fatta come andava fatta, questo sì. Ma comunque, come ho scritto, ne ho prese 33 compresse in due mesi... So che c'è gente che li prende per anni e poi fatica a smettere. Nel mio caso spero di non essere diventato "dipendente", comunque era anche per questo che ho scritto, speravo di ricevere una corretta indicazione su come procedere.
Rispondo volentieri alle Sue domande sui miei stress passati e presenti.
Sono molto preoccupato, come credo quasi tutti gli italiani, per la crisi, particolarmente perché l'azienda per cui lavoro un anno e mezzo fa ha annunciato la delocalizzazione e nel frattempo molti miei colleghi, alcuni erano anche amici, hanno trovato un altro lavoro. La loro perdita, soprattutto umana, mi ha sicuramente arrecato dispiacere. Inoltre temo ovviamente per il mio posto di lavoro, anche perché è l'unica fonte di reddito della mia famiglia.
Dieci anni fa ho avuto una separazione dolorosa dalla mia prima moglie, sarebbe troppo lunga da raccontare ma comunque è passata e dopo due anni ho conosciuto la mia attuale moglie con la quale posso dire di aver trovato la felicità coniugale.
Prima della paralisi facciale riuscivo a gestire, anche se con fatica, lo stress legato alla situazione lavorativa, dormivo senza problemi, magari a volte avevo degli incubi ma non ricorrenti e comunque non spesso. Pensavo sempre che, dopo tutto, avevo le due cose per me più importanti ossia la salute e l'amore ed in fondo il lavoro ancora c'era e potevo sempre sperare di trovarne un altro.
Anche ora, tutto sommato, passata la fase peggiore della paralisi e scongiurate le malattie dovrei poter dire lo stesso. E' vero che gli acufeni sono difficili da tollerare, specie di notte e purtroppo l'oggettiva difficoltà a curarli per mancanza di terapie efficaci e di conoscenze mediche (ho fatto due visite otorino, non hanno trovato nessuna causa ma neanche soluzione...) mi crea molto disagio.
Detto questo: posso definirmi una persona ansiosa? E' sempre difficile autodefinirsi, specie se non si hanno le conoscenze. Io non conosco, come la maggior parte delle persone, il significato preciso della parola ansia. Spesso mi pare che venga usata, dai non addetti, a sproposito come quando si dice di essere in ansia per l'attesa di un evento, magari lieto. Istintivamente mi verrebbe da rispondere di non essere una persona ansiosa, però la mia reazione emotiva alle mie vicende attuali mi ha creato un disagio che forse si può chiamare ansia...
Grazie per l'aiuto che vorrà darmi.
Cordiali saluti.
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 740 20
Gentile Utente,
In un consulto on line non ci è' possibile dare indicazioni diagnostiche né', tanto meno, rispetto ai farmaci, che non sono di competenza degli psicologi ma solo degli psichiatri. Quello che possiamo fare, con tutti i limiti del web, e' formulare domande che servano come spunti di riflessione e/o invitare l'utente a rivolgersi agli specialisti più adeguati.
In merito a quanto scrive che "se tutti avessimo un parente o un amico medico certamente ci rivolgeremmo di preferenza a lui", non mi sento di concordare del tutto. Per due motivi: il primo, perché la stragrande maggioranza delle persone non ha ne' amici ne' parenti medici, eppure si cura, secondo, perché, anche qualora qualcuno li avesse, non sarebbe proprio il caso di rivolgersi a loro. Se poi avessimo parenti o amici psicologi, ancora meno! Che poi il SSN sia in totale decadimento, soprattutto per tagli o cattive politiche, su questo mi trova completamente d'accordo.
Rispetto all'ansia, essa è' una reazione normale e adattiva nei confronti degli avvenimenti quotidiani quando attiva l'attenzione, la vigilanza, il senso del controllo. Diventa disfunzionale quando supera una soglia, che è' personale, ma che si configura come disagio o disturbo. L'insonnia, di cui parla, e' un sintomo di un'ansia eccessiva che ha superato il limite di soglia. Sintomo importante perché segnala un livello di attivazione superiore a quello normalmente richiesto. Non riposarsi o avere un sonno disturbato e non ristoratore non permette di ricaricare le energie e va preso in attenta considerazione per prevenire stati ansioso-depressivi anche seri. I problemi ai quali si riferisce sono oggettivi e possono predisporre ad alcune preoccupazioni. Tuttavia, e' la nostra lettura e interpretazione degli eventi che fa la differenza. In una persona predisposta all'ansia, ogni avvenimento negativo sarà amplificato e questo genererà altra ansia, in una spirale che va interrotta. Come? I farmaci aiutano ( e non si crea dipendenza, come lei teme, se vengono scalati gradualmente), tecniche di rilassamento (training autogeno, biofeedback ecc.) e un sostegno psicologico sono altamente consigliati .
I miei più cordiali saluti.
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad ind. Clinico
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Utente
Utente
Gentile dott.ssa Scolamacchia, negli ultimi 4 mesi io ho fatto 2 visite specialistiche da neurologo, 2 da otorino con 4 esami diagnostici, analisi complete di sangue ed urine, una visita oculistica ed alcuni appuntamenti con il mio medico di base.
Mi sembra di essermi rivolto a dei professionisti come fa "la stragrande maggioranza delle persone" per curarmi nella maniera corretta.
Il motivo per cui ho anche cercato sul web (ribadisco di essermi accorto a mie spese di quanto sia errata questa strada!) è che non ho trovato presso i medici le risposte che volevo. Molte delle risposte che ho ricevuto alle mie domande mi sembravano molto sbrigative e non soddisfacenti. Il mio medico di base è una persona gentile e disponibile, ma per prendere un appuntamento bisogna stare un'ora al telefono e poi ottenere 10 minuti al massimo di visita...
Non lo biasimo perché non può fare diversamente con 2200 pazienti!
Non va meglio con gli specialisti ospedalieri, anche pagando la visita ho faticato a prenotare e comunque la visita è stata sommaria. D'altra parte, grazie al Cielo, non ho patologie, avevo bisogno più che altro di consigli e rassicurazioni, ma ho sempre avuto l'impressione che avessero (e sicuramente avevano!) pazienti e problemi ben più gravi. Però anche chi ha problemi meno gravi, ma ne soffre, ha bisogno di essere aiutato.
Anche il mio timore della dipendenza dagli psicofarmaci deriva da questo. Avrei preferito che il mio medico mi mandasse da uno specialista anziché prescrivermi quel sonnifero, dicendomi di prenderlo con tranquillità perché lo prende anche lui (sarà vero? o l'ha detto per tranquillizzarmi?). Allora perché sul foglietto sta scritto, più volte, di non protrarre l'uso oltre le due settimane? Io l'ho preso per 20 gg, dopodiché ho visto che mi addormentavo anche senza e bastava che ne prendessi una dose ridotta al risveglio. E' quasi un mese e mezzo che non prendo più una compressa intera, non è sufficientemente graduale come scalatura? Lo so che non mi risponderà a questa domanda per i motivi che mi ha scritto. Il mio medico di base non mi infonde abbastanza fiducia per avere da lui una risposta. Il problema è che negli ultimi giorni, come ho scritto, le cose sembrano peggiorate, dormo una notte sì e una no (la scorsa non ho dormito nemmeno un minuto e non Le dico il disagio, oggi sono in piedi così come i giorni scorsi, ma non so da dove prendo le energie, ho paura di crollare...). Quando ho parlato al mio medico di rivolgermi ad uno psicologo, mi ha detto di lasciar stare per il momento e di pensare agli acufeni. Mi sto dando da fare anche lì, ho prenotato una visita, ma la cura, ammesso che esista (purtroppo per gli acufeni la scienza è molto indietro...), sarà lunga ed invece il problema dell'insonnia è urgente! Quanto posso resistere così?
Io sento di poter gestire i problemi oggettivi di cui Le ho parlato (lavoro ed acufeni), sto cercando in giro soluzioni per questi problemi ma ho bisogno di tornare a dormire come qualche mese fa, quando non mi passava neanche per la testa l'idea di poter diventare insonne (ero un dormiglione e lo ero anche quando, in passato, ho vissuto periodi forse anche più duri). Confido che le tecniche di cui parla mi possano aiutare, ho fissato comunque per lunedì un appuntamento con una psicologa, mi spiace di contraddire il mio medico ma in fondo sto solo affrontando due problemi anziché uno. Per quanto riguarda i farmaci, credo che dovrò rivolgermi ad uno specialista, però visto che sono riuscito, in qualche modo, a ridurre o eliminare il sonnifero (anche perché le ultime due volte che l'ho preso è stato inefficace), mi auguro di trovare un medico che non mi riempia di psicofarmaci, da cui poi dovrò liberarmi con altra fatica... Possibile che esistano solo le benzodiazepine con tutte le loro controindicazioni??
Non ho le idee chiare... Le sarò grato se vorrà ancora rispondermi.
Cordiali saluti.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Gentile Signore,

il quadro che ci descrive è di natura eminentemente psicologica ed è per questo che i medici non le hanno saputo rispondere in maniera esauriente e soddisfacente.
Purtroppo accade a volte che per ignoranza (o anche diffidenza verso la Psicologia) i medici pensino che tutto ciò che non è "fisico" non sia degno di attenzione, che sia qualcosa di secondario, di superabile col tempo e la volontà, di esagerato dal paziente:

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/631-e-solo-ansia-stia-tranquillo.html

In realtà in questo si perde tempo e si allontana la ricerca di una soluzione, tamponando con farmaci ansiolitici ciò che potrebbe essere affrontaato da subito rivolgendosi ad uno psicologo ed evitando di assumere farmaci che, come lei ha appreso, danno dipendenza e tolleranza (necessità di aumentare progressivamente la dose per ottenere il medesimo effetto).
Riguardo al suo timore di essere diventato dipendente in breve tempo dal farmaco non mi sembra che quanto ci dice lo faccia pensare: non pensa che forse non ha risolto il problema solo perchè il farmaco non è la soluzione e che per questo se non lo prende non dorme?

L'indicazione del suo medico ("mi ha detto di lasciar stare per il momento e di pensare agli acufeni") non solo non è utile, ma è anzi potenzialmente controproducente, perchè se la seguisse non farebbe che dilatare ulteriormente i tempi e lasciare magari che il problema peggiori ulteriormente.
Ha fatto perciò benissimo a prendere appuntamento con una psicologa e sono sicura che a ragion veduta sarà contento di averlo fatto.

Da quanto ci ha raccontato di sè e della sua vita attuale e passata penso che lei abbia accumulato vari stress sul piano sia personale che lavorativo/sociale e che sia arrivato ad un punto di rottura, manifestatasi forse inizialmente proprio con la paralisi facciale (paralisi di Bell?) che è stata poi seguita dal malessere che ha descritto.
In questo senso farsi seguire da una psicologa per occuparsi di ciò che ha accumulato nel tempo potrà consentirle di alleggerirsi e di abbattere la quota di stress di cui sta soffrendo, consentendole il recupero del sonno e, più in generale, di uno stato di tranquillità.

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Utente
Utente
Gentile d.ssa Massaro, La ringrazio molto per il Suo intervento, anche se mi farebbe piacere, se desidera farlo, ricevere anche il commento della d.ssa Scolamacchia, che non ho dubbi sarà in sintonia.
Io ho avuto una paralisi di Bell, come Lei scrive ed anche questo è un punto: da quanto ho capito e da quanto mi hanno detto i medici è, fra tutte le forme di paralisi facciale, la più benigna, infatti è guarita in pochi mesi, senza grossi sforzi (pochi farmaci e nessuna terapia riabilitativa). Però è definita idiopatica, cioè NON SE NE CONOSCE LA CAUSA.
Io credo che tutto sia partito da questa non conoscenza, perché se non si sa qual'è la causa, potenzialmente essa potrebbe essere dappertutto. Questo è il ragionamento che, più o meno consciamente, credo di aver fatto. D'altra parte, mi son sempre detto, sarebbe stato meglio se la causa fosse stata chiara e quindi (visto il tipo di problema) grave (ictus o altro)? CERTO CHE NO!
Da lì è partita la mia ricerca "fai da te", cogliendo nel mio corpo un sacco di piccoli sintomi (risvegli frequenti con parestesie alle mani, piccoli dolori ai polsi, tensione muscolare al viso ed altri che non sto ad elencare) spariti poi da soli oppure che si manifestano "solo se ci penso", da mettere in relazione con malattie tipo diabete etc.
Dopo aver fatto gli esami diagnostici che hanno escluso queste malattie, io mi sono tranquillizzato, nel senso che ho cessato da tempo di fare questi pensieri e ricerche sul web. Razionalmente mi sono convinto di essere sano, la paralisi è guarita e malattie non ne ho. Gli acufeni sono un disturbo molto fastidioso, soprattutto mi spaventa molto il fatto che non ci siano molte possibilità di cura e che spesso bisogna imparare, col tempo, ad ignorarli (tanti ci riescono, pare). Anche questi però, non hanno ancora una causa perché le due visite otorino non hanno chiarito nulla e devo ancora purtroppo impegnare tempo e soldi in altre indagini, senza poter contare su nessun esperto (ho contattato un Centro Foniatria, ma pare che gli acufeni siano un osso duro anche per dei luminari...).
Il fatto che non mi spiego è che, paradossalmente, ora che ho meno motivi di preoccuparmi rispetto a un paio di mesi fa e che agli acufeni dovrei un pochino aver cominciato ad abituarmi (non sono aumentati di intensità). dormo meno e peggio!
Io non ho mai pensato che il sonnifero fosse la soluzione definitiva, non poteva esserlo visto che potevo prenderlo per 2 settimane al massimo! E dopo? Comunque come ho scritto ora ho smesso di prenderlo da un paio di giorni perché non mi fa più effetto e non mi piace l'idea di sostituirlo con un altro, magari più forte. Mi da l'idea di entrare in un tunnel sempre più profondo.
D'altra parte avendo commesso finora molti errori (non solo per colpa mia ma ciò non mi consola affatto), non voglio assolutamente farne altri. Da qui la mia volontà di cercare qualcuno che mi indichi la strada giusta, che sia solo psicoterapeutica o anche temporaneamente farmacologica non lo so, l'importante è che sia finalmente quella risolutiva!
Grazie e cordiali saluti.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
"paradossalmente, ora che ho meno motivi di preoccuparmi rispetto a un paio di mesi fa e che agli acufeni dovrei un pochino aver cominciato ad abituarmi (non sono aumentati di intensità). dormo meno e peggio!"

Se le cose sono andate come ho ipotizzato non vi è nulla di paradossale in ciò che le succede.
Se ha "accumulato" stress e tensioni, e ad un certo punto tutto ciò ha portato all'esplosione del malessere sul piano fisico, aver risolto il problema della paralisi non significa aver risolto il problema che può aver causato anche quel sintomo (molte malattie idiopatiche sono psicosomatiche) oltre ai pensieri di contenuto ipocondriaco e alla sua attuale insonnia.

Per questo ha fatto benissimo a cambiare strategia e a rivolgersi ad una psicologa, che le saprà dare risposte diverse da quelle che ha ricevuto finora.
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Utente
Utente
Chiedo cortesemente ancora dei chiarimenti.
Assodato che mi rivolgerò alla psicologa, mi pongo il problema di come comportarmi nel frattempo, ossia prima dell'inizio della terapia e durante la stessa (so che ci vuole tempo, anche se poi i risultati durano a lungo).
Io ho ridotto fino a zero l'assunzione di sonnifero (Lendormin 0,25), ho fatto "da solo" con la scalatura, giusto o sbagliato ormai quel che è fatto è fatto.
Ora l'insonnia peggiorata (una notte dormo ed una no.. ?????) può essere dovuta ANCHE alla sospensione o alla errata scalatura, no?
Che faccio? Tengo duro, nel senso che se ancora non dormo resisto senza prendere nulla (anche prendendo una compressa intera chissà se sarebbe efficace...), pensando che l'effetto "rimbalzo" durerà pochi giorni? E' vero poi che dura pochi giorni???
Oppure parallelamente alla psicoterapia è meglio che riesca a dormire "in un modo o nell'altro"?
Se non mi può rispondere Lei, chiedo se c'è un medico in linea che può rispondermi. Non me la sento di andare dal mio medico di base per i motivi che ho già descritto. Dovrei andare da uno psichiatra? Non saprei da chi... Io abito tra Treviso e Venezia, per favore datemi un suggerimento. Conosco qualche nome perché in passato ci è andato qualche conoscente, ma si sono tutti riempiti di farmaci tipo Tavor... NO!
Grazie e saluti.
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Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 740 20
Gentile Utente,
Sono contenta che abbia preso appuntamento con una psicologa per una valutazione e un sostegno. Credo che sia la strada giusta. Riguardo alla sua insonnia, nel frattempo, quello che le suggerisco è' di darsi momenti di pausa durante il giorno, anche solo per fare una passeggiata o un po' di esercizio fisico,o quattro chiacchiere con amici, avere orari piuttosto regolari per andare a letto, seguire un'alimentazione leggera ma nutriente prima di andare a dormire. E se non riesce a dormire? Non si sforzi di dormire a tutti i costi. È' preferibile alzarsi e fare qualche altra cosa - leggere, guardare la televisione- piuttosto che imporsi di dormire. Esercizi di respirazione guidata aiutano, se sa come farli. Se poi la tensione e' troppo alta, faccia una telefonata al medico curante e gli chieda cosa può prendere. Consideri i farmaci non come medicine a vita ma solo in funzione di un tamponamento momentaneo . Per il resto, si affidi alla psicologa e vedrà che una buona relazione terapeutica e buone competenze professionali la aiuteranno moltissimo. Quando vedrà la dottoressa?
Un cordiale saluto
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad ind. Clinico
[#10]
Utente
Utente
La vedrò lunedì sera. E' da un paio di mesi che ci pensavo, l'avevo già contattata per raccontarle le mie vicende e mi aveva detto che è frequente in pazienti con Paralisi di Bell lo sviluppo di ansia.
Il ragionamento che feci però era: se le analisi non sono buone, allora i miei disturbi hanno una natura non psicologica, quindi prima devo accertarmi che tutto sia a posto.
Grazie a Dio lo è stato, quindi ho preso coscienza che i miei problemi sono dovuti ad altro. Pensavo che l'insonnia si risolvesse da sola, quando ho capito che non era così ho preso l'appuntamento, ma nel frattempo ho scritto a voi perché mi rendo conto che non posso pretendere che la psicoterapia risolva immediatamente tutto e nel frattempo devo "tirare avanti", devo riuscire a venire al lavoro, ad avere una vita familiare dando anche un po' di gioia a quell'angelo che mi sta accanto e che, dormendo con me in una casa piccola, senza altre stanze da letto, soffre suo malgrado assieme a me. Lei non me lo fa pesare, anzi, ma la vedo sempre più stanca...
Questo rende difficile fare come suggerite, se mi alzo e vado in salotto a guardare la TV (a parte il fatto che di notte le trasmissioni sono peggiori che di giorno...) comunque la disturbo, leggere non mi rilassa. Pensavo che forse mi converrebbe vestirmi ed andare a fare una passeggiata, ora che è primavera e poi tornare nella speranza che mi venga sonno. Qualche vicino mi prenderà per matto ma non me ne importa nulla.
Avevo anche pensato ad andare, per un po', a dormire a casa dei miei, nella mia vecchia stanzetta di quando ero ragazzo. Questo non piace molto a mia moglie perché starebbe da sola, ma che posso fare? Almeno lì se tengo la luce accesa non disturbo nessuno. I miei genitori sono ultraottantenni, non sono sicuro che capirebbero che è solo una tecnica per superare un periodo difficile, temo che si preoccupino più del necessario. Per loro dormire con i sonniferi è normale, non sono riuscito a far loro capire che per la mia età non è così...
Gli altri consigli che mi ha dato sto già cercando di seguirli, la cena non è mai pesante, ieri sera ho bevuto 33 cc di birra mangiando, non mi pare di poter dire di aver assunto alcool... comunque di solito bevo acqua, sia a pranzo che a cena. Raramente un bicchiere di vino rosso. Non ho mai fumato e di caffè ne prendo uno al giorno, dopo pranzo. Prima qualche volta me ne concedevo un altro al mattino, ora neanche quello...
A proposito di fai da te: io uso a volte degli integratori alimentari, ma non regolarmente, di solito nei WE, dopo una gita in montagna (in questi mesi nonostante tutto ho fatto 3 escursioni sulla neve ed un po' di sci da fondo), Multicentrum oppure Magnesio e Potassio. Il magnesio ha proprietà rilassanti, per cui ho provato anche con quello ma... non sempre ho sentito i risultati. Ho provato anche con la camomilla e con prodotti omeopatici a base di piante.
Di tutto ciò ho sempre informato il mio medico e mi ha detto che potevo farlo usando il buon senso. Però mi domando se in questa fase sia meglio evitarli?
Grazie per il Suo interesse e saluti.
[#11]
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 740 20
Se il suo medico glieli ha prescritti, di certo ha fatto le sue valutazioni sul suo caso, quindi non si preoccupi per questo. Quanto a fare una passeggiata, perché' no? Scelga lei la soluzione migliore per se' e per sua moglie, l'importante e' non sforzarsi di dormire a tutti i costi! Aspetti fiducioso lunedì sera. Un sostegno psicologico molto spesso e' risolutivo. Se poi lei già conosce la psicologa, ancora meglio. Ha fatto bene a fare tutti gli accertamenti medici. Medicina e psicologia vanno d'accordo, una aiuta l'altra. L'essere umano non è' solo corpo ne' solo mente ma vi è' un'interazione costante tra i due. Non solo non si escludono a vicenda ma si complementano.
Un caro saluto
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
[#12]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Penso che l'idea di andare a dormire dai suoi per qualche giorno non sia cattiva, ma che le permetterebbe anzi di attuare quelle misure che dormendo a casa sua non può attuare (alzarsi e fare altro, uscire, ...).
E' infatti possibile che il pensiero di disturbare sua moglie peggiori il suo stato di tensione e di conseguenza anche la sua insonnia, perciò se può faccia questo cambiamento temporaneo per evitare di aggiungere anche questa preoccupazione a quelle che ha già.

[#13]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4k 201
Gentile utente,
" l'insonnia peggiorata (una notte dormo ed una no.. ?????) può essere dovuta ANCHE alla sospensione o alla errata scalatura, no?"
Direi di sì, se soffre di insonnia su base ansiosa e non assume il sonnifero, una notte non dorme e la successiva crolla di stanchezza, poi prevale l'ansia e non dorme per un'altra notte e così via.
Si è infilato in un vicolo cieco: se prende un sonnifero teme la dipendenza e alla fine "resiste" al farmaco, lo riduce, lo sospende, insomma prendere o non prendere il farmaco diventa un problema. Come risultato ci vorrebbe un'anestesia generale per farla dormire, altro che una pillola!
A costo di aumentarle l'ansia, le consiglio di non aspettarsi un risultato troppo rapido sul sintomo insonnia dalla psicoterapia. Sicuramente la scelta che ha fatto è corretta e le sarà di aiuto, ma ci vuole tempo.
Il consiglio che le do è di eliminare per almeno due settimane il dilemma farmaco sì o no: lo assuma regolarmente, senza pensarci ogni volta. Se riposa un po' meglio (non come prima, perché ha ancora tante emozioni da smaltire) starà meglio anche durante il giorno.
Cordiali saluti

Franca Scapellato

[#14]
Utente
Utente
Buongiorno dottoresse, vi ringrazio davvero molto per i vostri consigli ed il vostro interessamento al mio caso.
Le vostre riflessioni e la conferma che avete dato ai miei ultimi propositi mi tranquillizzano, facendomi percepire che adesso dovrei essere riuscito finalmente a capire la strada per uscire dal labirinto.
Quanto alla battuta sull'anestesia, ne aggiungo un'altra. La vicina di casa ha suggerito a mia moglie di provare a darmi il mattarello sulla testa...
Sdrammatizzare un po' non fa male.
Sono già consapevole che i risultati della Psicoterapia non sono immediati, non è la prima volta che ne sento parlare, in passato l'ho vissuta indirettamente perché persone care vi avevano fatto ricorso.
Ma credo anche che i tempi dipendano dall'entità del disturbo e da quanto tempo è trascorso prima che uno si sia deciso ad intervenire.
Nel mio caso, voglio essere ottimista e pensare che tutto sommato ho deciso di intervenire abbastanza precocemente, prima che il disturbo si aggravi ulteriormente.
Per il momento mi sembra di non avere altre richieste, se volete vi aggiornerò nei giorni/settimane seguenti.
Un cordiale saluto a tutte ed un sincero ringraziamento.
[#15]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Sicuramente il fatto di non aver atteso tanto tempo prima di chiedere un intervento psicologico la avvantaggia, ma si dia il tempo che servirà per sistemare tutto (che non è prevedibile in partenza e potrebbe essere anche breve, come invece potrebbe essere più lungo di quel che adesso desidererebbe).

Ci faccia avere sue notizie.
Un caro saluto,
[#16]
Utente
Utente
Vi scrivo ancora, a quest'ora del mattino, dopo ore passate invano a cercare di star bene e dormire.
Sto cercando di seguire i consigli e continuo a credere nella psicoterapia (ancora non iniziata) come strada giusta, ma permane il problema di come riuscire a vivere nel frattempo.
Purtroppo gli acufeni ci sono e sembra che diventino più forti, probabilmente sono IO a sentirli più forti nei momenti in cui sto male, così si crea un circolo vizioso acufeni-insonnia-ansia che non riesco a spezzare.
Le ultime due notti erano andate un po' meglio, la prima avevo dormito abbastanza bene, con un paio di risvegli ma mi sono riaddormentato subito, ieri invece alle 5.30 mi sono alzato ma comunque fino allora avevo dormito 5-6 ore, meglio di niente.
Ma stanotte... ho cominciato dal pomeriggio a temere che sarebbe successo, cercavo di scacciare il pensiero ma tornava sempre.
Ho dormito un'ora, poi non riuscivo più, ho fatto come da suggerimenti, mi sono alzato e sono andato in salotto, poi sono tornato a letto, poi mi sono vestito ed ho fatto una camminata di mezzora a passo svelto, mi sentivo piuttosto "carico" di stress, speravo di scaricarmi e stancarmi. Sono tornato a letto ma mi sentivo agitato e con gli acufeni forti. Allora mi sono rassegnato a provare a prendere (per la prima volta) 5 gocce di Xanax come suggerito l'ultima volta dal mio medico di base. Sono tornato a letto e forse avrò dormito un'ora, ma non ne sono neanche certo.
Il peggio è che oltre a non dormire mi sento braccia e gambe tese, addirittura tremo e faccio fatica a calmarmi. Aggiungiamo il sopraggiunto caldo di questi giorni che sebbene non ancora quello estivo sicuramente viene percepito maggiormente perché così repentino dopo mesi di freddo... E non abbiamo il condizionatore in casa. Rimane sempre il problema di disturbare mia moglie, che come se non bastasse ha in questi giorni i suoi malesseri.... E' vero, come ha detto la d.ssa, che il pensiero di non nuocere a lei mi si aggiunge ai tanti miei...
Eppure oggi al lavoro ero stato abbastanza bene, non ho ricevuto ansie particolari.
Io credo che gli acufeni, questo sibilo continuo e snervante e la speranza delusa che passassero o fossero curabili siano in questo momento la causa primaria. Sicuramente in me ci sono ancora le scorie degli stress dei mesi passati, la cui causa non c'è più e che sono quindi sicuro di riuscire a rimuovere col tempo, ma per gli acufeni non so come farò, non sono una cosa che passa in fretta purtroppo.
Se avete esperienze con pazienti con acufeni, vi prego di darmi qualche consiglio.
Da quasi tre mesi ne soffro, ho fatto tutto quello che potevo, l'otorino mi ha fatto due visite sommarie e prescritto farmaci inutili (cortisone prima e integratore poi), nessuna analisi specifica e mirata al mio disturbo, nessun cenno a terapie come la TRT (devo saperne io più di loro?) Anche su Medicitalia ho trovato un articolo https://www.medicitalia.it/minforma/otorinolaringoiatria/985-novita-terapia-trt-acufeni-cura-efficace-senza-uso-di-farmaci.html
dal mio medico e dall'otorino nemmeno un cenno, mercoledì prossimo avrò una visita al Centro Foniatria di Padova, chissà se almeno loro sono esperti? Da come mi hanno risposto al telefono tenderei ad essere scettico!
Se andrà male lì bisogna che trovi presto un VERO centro specializzato. Mi piacerebbe sapere il vostro parere sulla TRT anche se è materia da otorino, perché ho letto che anche il supporto psicologico fa parte della terapia.
Cordiali saluti e grazie per l'aiuto che vorrete ancora darmi.
[#17]
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 740 20
Gentile Utente,
Non sono esperta in materia di acufeni, però lei chiede se conosco persone che abbiano questi problemi. Si, ne conosco un paio e anche loro hanno girato parecchio non per risolvere il problema(anche se è molto migliorato) ma soprattutto per accettare di avere un problema e imparare a gestirlo. La differenza tra le due persone in questione sta nei loro temperamenti e nei modi di reagire. La prima ha una tendenza ansiosa accentuata e, quindi, i risultati sono meno soddisfacenti, la seconda reagisce con molta meno reattività ed è' riuscita a superare il fastidio, tanto che ormai non ne parla più. Come vede, in base a una casistica molto limitata, molto dipende da come il problema, pur fastidiosissimo, viene affrontato. Nel suo caso specifico, un sostegno psicologico e' raccomandato proprio per andare a lavorare su come lei percepisce gli avvenimenti e su cosa può fare per gestirli in modo protettivo per lei. Quello che posso suggerirle, nell'attesa che vada dalla psicologa, e' di non preoccuparsi se una notte non dorme, ma, se può, cerchi di recuperare la stanchezza facendo pause dal suo lavoro durante il giorno. Ha amici con cui uscire e distrarsi, nel frattempo? Hobby rilassanti e piacevoli?
Un cordiale saluto e buona giornata!
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad ind. Clinico
[#18]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Perchè non segue l'indicazione della d.ssa Scapellato e non prende tutte le sere per un paio di settimane il farmaco che le è stato prescritto?
Come avrà capito non basta così poco per diventare dipendenti, quindi può stare tranquillo.

Riguardo agli acufeni vorrei segnalarle l'interpretazione psicosomatica di questo disturbo.
E' possibile che lei abbia sviluppato questo sintomo per due motivi:

1- sta ignorando qualcosa che riguarda il suo corpo e/o la sua mente e il fischio riporta la sua attenzione con prepotenza verso lei stesso.
Del resto fischiare è un modo diffuso per attirare con forza l'attenzione di qualcuno.

2- non vuole "sentirci" riguardo a qualcosa che sta accadendo attorno a lei e il fischio è la rappresentazione di questa perturbazione dell'udito/capacità di cogliere i segnali esterni.
Può esserci insomma un'incapacità a intendere o un rifiuto di intendere qualcosa.

Chiaramente noi non possiamo sapere di cosa si tratti, ma la invito a non continuare a considerare questi sintomi come organici e a cercare di capire cosa sta succedendo nella sua vita e di cosa non si sta accorgendo o non sta tenendo sufficientemente conto.

Si tratta di temi che approfondirà con la nostra collega, ma intanto può cominciare a pensarci senza scartare alcuna ipotesi, perchè è chiaro che qualcosa le sta succedendo.
[#19]
Utente
Utente
Buongiorno.
Temo di assomigliare alla prima delle persone di Sua conoscenza...
Normalmente io reagisco agli avvenimenti con molta reattività, almeno all'inizio ma poi essendo abbastanza razionale, passata l'emotività mi placo e spesso con la calma trovo la soluzione. Se c'è...
Dipende chiaramente dagli avvenimenti. L'unico che posso paragonare, come sofferenza, al momento che sto vivendo adesso è la fine del mio primo matrimonio. Mi ci vollero molti mesi, direi un anno e mezzo prima di vedere lo spiraglio della soluzione e capire che dovevo concedermi la possibilità di amare un'altra donna.
Possibilità in realtà prospettatami da molti fin da quasi subito, ma mi ci è voluto tempo per accettarla.
Stavolta la differenza principale è che non sono io ad aver bisogno di convincermi di accettare una soluzione, ma la mancanza o la grande difficoltà di trovarla.
Come hanno affrontato il problema le due persone che conosce? Solo col sostegno psicologico o affidandosi ad un Centro Specializzato? So che nella zona di Roma ce n'è uno famoso, anche senza nominarlo mi può dire se è quello?
Comunque ho provato a contattarli, per quanto lontani sarei disposto a muovermi, ma pare che sia impossibile prendere la linea...
Venendo alle Sue domande, io faccio delle pause dal mio lavoro, innanzitutto a pranzo torno a casa, ho la fortuna di poter pranzare in famiglia e non con un panino al bar...
Quando torno a casa, alla sera, cerco di fare un po' di moto (passeggiata a piedi o bicicletta) oppure occuparmi del giardino, ho anche un piccolo orticello. Di solito questo mi rilassa, ma se mi prendono momenti come stanotte pare che non ci sia niente da fare...
Gli amici... una volta ne avevo ed anche nel passato periodo difficile di cui scrivevo prima mi hanno aiutato, e uscivo con loro, una volta con qualcuno, un'altra con un altro, a fare cose diverse... Ma allora o non erano ancora sposati oppure non avevano figli... Ho notato che nella mia "cerchia" di amici, man mano che la famiglia cresce tende a chiudersi... Così ci vediamo molto molto di rado. Anche con mio fratello è così, se ci vediamo è solo per cenare tutti assieme con le famiglie al completo...
Tutti hanno una vita piena, nessuno pare avere tempo e a stento si riesce a trovarlo per fare quello che piace: c'è chi va a pescare, chi in bici (come me), chi va in palestra o a nuoto... ma ognuno per conto suo oppure con nuove persone conosciute.
La mia compagna di "avventure" è mia moglie, nel senso che abbiamo molto in comune, pur con le ovvie differenze anche di "prestanza fisica". Facciamo quasi tutto assieme, d'altra parte io sono al lavoro tutto il giorno, quando sono libero mi piace stare con lei. Prima di ammalarmi tutto quello che facevamo (escursioni, sci da fondo, turismo...) mi appagava e mi ricaricava di positività. Negli ultimi mesi ci sono state ancora giornate così, ma un po' di meno per la mia salute psicofisica. Ho dovuto sforzarmi (riuscendoci!) di organizzare e di fare le cose che ci piacciono, anche se dopo una notte con numerosi risvegli. Guidare la macchina e camminare per ore in salita è più difficile se non si è dormito bene... ma ho sempre scoperto, meravigliandomene, che sembravo avere tutte le energie necessarie (non so da dove le prendevo, visto che sono anche dimagrito di diversi chili!). Questo mi ha reso fiducioso in me stesso e nelle possibilità di recupero del mio corpo. Ora però, da una settimana, sembra che la questione acufeni-insonnia si sia aggravata, io non voglio rinunciare, non sopporto l'idea di chiudermi in casa a dormicchiare sul divano di giorno! Ma obiettivamente se non si dorme (anche mia moglie dorme meno e male, anche se più di me) bisogna anche stare attenti a non rischiare incidenti!
[#20]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4k 201
Gentile utente,
5 gocce di alprazolam sono assolutamente insufficienti per calmare l'ansia nel suo caso, ce ne vorrebbe almeno il doppio. La cosa migliore sarebbe consultare uno psichiatra per una terapia non sintomatica del disturbo ansioso, che aumenta la sua sensibilità all'acufene in un circolo vizioso. Questo non comprometterebbe la psicoterapia.
Come le ho detto, alterna notti in cui dorme un po' perché smaltisce in parte la stanchezza accumulata e notti in cui prevale l'ansia e quindi non riesce a prendere sonno.
[#21]
Utente
Utente
Ho letto ora la risposta della d.ssa Massaro.
E' interessante la Sua osservazione, confesso che pur senza l'analisi che ha fatto Lei avevo pensato anch'io, di istinto, che potesse essere qualcosa di psicosomatico.
Io pensavo che fossero una conseguenza del mio dormir male e delle mie "ipocondrie" (le chiamo serenamente così, senza vergogna) sviluppate nel primo mese e mezzo dopo la paralisi, nella fase più acuta durante la quale temevo di avere brutte malattie. Ora non sono più solo una conseguenza ma anche la causa, in quel circolo vizioso di cui scrivevo...
Altre cose non saprei, dei miei problemi sul lavoro e della difficoltà oggettiva a vedere una via d'uscita (con tutte le aziende che chiudono, trovare lavoro è difficilissimo, specie per un quasi-50enne...) ho già accennato, come pure al disagio che mi provoca ogni cosa che avviene in azienda (dimissioni di colleghi bravi, scelte astruse da parte della direzione). Quasi non passa giorno senza che abbia motivo di dispiacermi, d'altra parte lavoro qui da 20 anni e ho contribuito, col mio lavoro, a far crescere questa azienda che ora altri stanno distruggendo.
Ma queste considerazioni mi pare che non si inquadrino nei due casi che ha descritto.
Proverò a pensarci e a parlarne con la psicologa, ma nel frattempo voglio continuare sulla strada della TRT, per cui proverò a chiedere un consulto on line anche ad un otorino. Sperando di non abusare di questo utile servizio...
Grazie ancora e saluti.
[#22]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
E' possibile che ci sia qualcosa che lei da solo non riesce a vedere/sentire, perciò le sarà utile confrontarsi con la psicologa.

Per quanto riguarda la TRT può chiedere tranquillamente un consulto nell'area più indicata.
[#23]
Utente
Utente
Gentile d.ssa Scapellato, io ho preso la dose che mi aveva prescritto il mio medico di base. Può darsi che io non sia riuscito a fargli capire l'intensità del mio disturbo e che lui abbia pensato che bastava una dose blanda.
D'altra parte in 10 minuti di visita, quasi tutti dedicati a darmi il recapito del Centro di Foniatria...
Mi potrebbe spiegare cosa significa "terapia non sintomatica"? Inoltre la mia preoccupazione di andare da uno psichiatra è questa (la esprimo con molta chiarezza sperando di non urtare la suscettibilità di nessuno): se ho la sfortuna di incappare in uno specialista convinto che la cura (non temporanea) sono i farmaci e non mi prescrive un trattamento "per due settimane" come Lei scriveva io non me la sento... Ho troppa paura di non liberarmene. Già adesso a volte rimpiango di essere ricorso ai sonniferi, che anche allora (mi era stato detto) dovevano essere solo per qualche settimana...
Se il risultato di aver provato a non prenderli per qualche notte è l'alternanza "una notte dormo ed una no", le mie paure di non liberarmene aumentano...
Un'altra domanda che mi faccio è: ma questo effetto di peggiorare l'ansia alla sospensione (rimbalzo?) quanti giorni dovrebbe durare? Non è ipotizzabile che sia sufficiente resistere così ancora qualche notte per "smaltire"? Non sarebbe comunque consigliabile, prima di passare ad un altro farmaco, finire con il precedente?
Abbia pazienza, La prego, per la mia insistenza nel porre queste domande, magari on line non può rispondermi, in che altro modo posso avere una risposta?
Sentite grazie e saluti.
[#24]
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia Psicologo, Psicoterapeuta 740 20
Gentile Utente,
Ovviamente quello che le consiglia la dott.ssa Scapellato per dormire e' la soluzione più efficace e più diretta, però vedo che lei mostra forti resistenze rispetto al farmaco, per timore di poter diventare dipendente (come i suoi). È' un timore infondato se trova professionisti psichiatri, piuttosto che il medico curante e se vi affianca la psicoterapia. I casi che le ho segnalato non si sono rivolti a un Centro ma hanno effettuato i soliti giri di routine. Ad una di loro e' stata consigliata una risonanza, tanto per escludere qualsiasi patologia organica. Credo anch'io, come la dott. Massaro, che, al di la' della causa ,organica o meno, la componente psicologica sia molto importante e che un'interpretazione possa essere quella di non aver dedicato-inconsapevolmente- sufficiente attenzione a qualcosa che la riguarda. Solo una psicoterapia può aiutarla in questo. Sia comunque fiducioso, perché le e' già successo di aver superato periodi di stress, quindi ha le capacità di venirne fuori!
Cordiali saluti
Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa ad ind. Clinico.
[#25]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4k 201
Gentile signore,
le benzodiazepine, come lo xanax, sono farmaci sintomatici, come gli analgesici per la cefalea, e come questi ultimi si usano per brevi periodi quando servono. La dose efficace viene valutata sul paziente, alcuni rispondono a dosi molto basse, altri hanno bisogno di dosi maggiori. In situazioni di forte ansia è necessaria una dose un po' più alta perché in circolo ci sono neurotrasmettitori che ne contrastano l'effetto. L'emivita dello xanax è di 11 ore circa, per cui lo smaltimento è molto veloce e non è ipotizzabile un effetto rimbalzo.
Il discorso dei farmaci "terapeutici"nel suo caso è un po' accademico considerata la sua resistenza all'uso di farmaci psicoattivi, ma si basa sugli inibitori della ricaptazione di serotonina, che agiscono sul meccanismo dell'ansia a livello di neurotrasmettitori, però vanno assunti per lunghi periodi di tempo.
Cordiali saluti
[#26]
Utente
Utente
Grazie delle risposte e delle spiegazioni, ovviamente ho capito solo fino ad un certo punto ma mi basta...
Per il discorso del rimbalzo io mi riferivo al Lendormin, che ho preso per un paio di mesi, compresa la "pseudoscalatura"...
Un chiarimento, perché non so se ho capito: quando parla della mia "resistenza all'uso" intende che sono riluttante ad usarli oppure si riferisce alla resistenza del mio fisico alla loro azione?
Ho pensato a questa idea: farmi consigliare dalla psicologa un nominativo di uno psichiatra che possa darmi, se necessario, una cura farmacologica da affiancare alla psicoterapia. Essendo due discipline che si complementano, come mi pare abbiate affermato, forse esiste già una "collaborazione" di questo tipo in atto anche per altri pazienti.
Ciò mi darebbe la fiducia di non star facendo due azioni scoordinate con eventuali "danni" di cui sarei l'unico a far le spese (in tutti i sensi...).
Per quanto riguarda la TRT e gli acufeni, ho cercato fra gli specialisti di Medicitalia ed ho trovato un professionista che mi ispira fiducia, almeno a quanto ho potuto dedurre dalle indicazioni sul suo sito, che esercita non lontano da dove risiedo. Se non sarò soddisfatto della visita di mercoledì prossimo penso già al prossimo passo.
Vedremo e vi farò sapere.
Cordiali saluti.
[#27]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Per "resistenza" si intende un atteggiamento ostile e riluttante (in questo caso) verso l'assunzione di farmaci, non una sua reazione fisica insussistente e quindi la loro inefficacia.

Vedo però dal suo ultimo post che sta iniziando a valutare la possibilità di non opporsi ad un'eventuale terapia anche farmacologica, se si rendesse opportuna, e questo è senz'altro positivo.
[#28]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4k 201
Gentile utente,
la possibilità di una collaborazione tra chi prescrive i farmaci (lo psichiatra) e chi effettua la psicoterapia è largamente accettata, e se gli specialisti già si conoscono e si stimano è ovviamente meglio.
La "resistenza" le è stata spiegata ottimamente dalla dott. Massaro.
La saluto cordialmente
[#29]
Utente
Utente
Buongiorno dottoresse.
Un rapido aggiornamento ed una richiesta di suggerimento.
Ho avuto ieri sera il primo appuntamento con la Psicologa e abbiamo programmato, per il momento, di vederci una volta a settimana, tenendo conto anche dei ponti e festività delle prossime due settimane. Poi vedremo se sarà il caso di fare due incontri a settimana...
Sul biglietto da visita della d.ssa è scritto che è specialista in Psicoterapia Dinamica Breve, non ho idea di cosa significhi, so che esistono diverse "scuole" ma confido che non sia così determinante nel raggiungere i miei obiettivi una specialità piuttosto che un'altra. Ma è più che altro una curiosità.
Infine un suggerimento più di tipo medico (che non chiedo al mio medico di base per i motivi che ho già descritto): il mio riposo notturno è reso difficoltoso, oltre che dagli acufeni, anche da un fastidio al polso ed al braccio della mano sinistra, che si irradia fino alla spalla, che era presente da prima della paralisi e dell'insonnia ma che allora tolleravo meglio perché era l'unico...
E' come se il braccio fosse sempre in tensione, non rilassato.
Penso che sia correlato con l'ansia però anche col mio lavoro (ore passate alla scrivania davanti al PC ed alla tastiera, con una postazione non del tutto idonea e forse anche a causa della mia postura).
Pensavo di farmi visitare, ma non so quale sia lo specialista più indicato (neurologo, fisiatra, ortopedico?).
Grazie per l'aiuto e cordiali saluti.
[#30]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Come si è trovato con la dottoressa?
Non ha infatti tanto importanza il tipo di orientamento psicoterapeutico, quanto la relazione che si instaura con il paziente.
[#31]
Utente
Utente
Mi sono trovato a mio agio, è gentile, professionale, ha confermato l'impressione che istintivamente avevo.
Mi è sembrata interessata ad occuparsi del mio caso, è disposta ad aiutarmi e da questo deduco che si sente in grado di farlo.
Con tutti i limiti di una conoscenza appena iniziata, mi sento fiducioso.
[#32]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Molto bene, allora è la persona giusta per occuparsi di lei.
[#33]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4k 201
Gentile utente,
il disturbo che lamenta al braccio è probabilmente di confine tra le tre specialità che ha nominato; la cosa migliore è chiedere al suo curante di indicarle uno specialista di fiducia, e nel frattempo fare quello che tutti noi che lavoriamo al pc non facciamo mai, e invece dovremmo: curare la postura e interrompere di tanto in tanto per rilassare spalle e schiena.
Cordiali saluti
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